venerdì 19 luglio 2013

Finalmente in Vacanza.

E così è venuto finalmente il momento di partire per i monti.  Era quasi ora col caldo che fa. Intanto, di primo mattino è cominciato lo stivaggio dei materiali. Macchina in cortile e montagna di masserizie accumulate a fondo scala. Nascosti con cura dietro le finestre i vicini ridacchiano. Ogni volta sempre di più,  un cumulo immenso di pacchi, borse, sacchetti che rigurgitano di ogni cosa pensabile e occupano una superficie talmente vasta da far pensare ad un esodo biblico, una transumanza definitiva, un cambio di vita con conseguente abbandono di un territorio sfruttato al massimo, una migrazione senza ritorno. Una fuga impietosa da un paese dei Calderoli e degli Alfani, vani desideri, sogni impraticabili. Appare quasi certo, invece, che l'auto, con i suoi spazi pur piuttosto capienti tra bagagliaio e sedili lasciati liberi dagli esuli, possa contenere tutto il carico. Ma l'addetto allo stivaggio è vecchio del mestiere e la lunga esperienza fa sì che a poco a poco, provando varianti diverse con pazienza certosina, tutto trovi il suo giusto spazio, ogni più piccolo pertugio sia colmato, ogni bagaglio si incunei nella posizione perfetta che consenta anche agli altri di prendere il proprio posto. Infin si parte, il nonno convinto a fatica e timoroso per l'avventura, gli altri frementi di abbandonare la città fallita, precorritrice di Detroit, avvolta fino all'ottavo miglio, dalla cappa rovente dell'afa estiva implacabile. 

Con tante cose imbarcate, c'è praticamente la certezza che nulla sarà stato dimenticato. Si risale la val Chisone, dopo aver lasciato al fianco Piùbes, per l'ennesima volta senza andare a trovare l'amico Juhan del Tamburo a scroccargli un caffè, valle che risplende, verde e selvatica per la pioggia frequente di questa umida estate e finalmente la silhouette frastagliata del Forte si staglia sul fianco della montagna. Riaprire una casa dopo un anno è sempre impresa dura, non fosse altro per lo scarico di tutto quanto portato seco. Ragnatele e terra dovunque, polvere che impasta l'occhio umido del nonno che sale a fatica i gradini, terrorizzato per il temuto freddo montano, il vero incubo che ha impedito fino ad oggi una partenza più anticipata. Nella concitazione della partenza, ha dimenticato gli occhiali da lettura, suo unico svago. Sarà dura. Ma non il termometro per controllare con attenzione la temperatura. Eccola là, ci sono diciannove gradi e giù maglioni. Bisogna correre ai ripari, che non siamo mica a pettinare le bambole. Tutto previsto. Mano allo scatolone preparato per la bisogna. Conoscendo la situazione ecco saltar fuori una apposita stufa da montagna portatile. 

Sarà sufficiente istallarla per avere un bel tepore in pochi minuti.  Si sa che io appartengo alla categoria degli inetti nelle cose pratiche, pertanto mi ero preoccupato di acquistare un attrezzo idiot proof. Il venditore, cui  la mia insistenza di avere una cosa davvero semplice da maneggiare, aveva causato una manifestazione di quasi insopportazione malcelata, alla mia ennesima richiesta di rassicurazioni, mi aveva tagliato corto con un: Guardi c'è un bottone On/off e aveva battuto lo scontrino abbandonandomi al mio destino con lo scatolone tra le braccia. Tirato fuori l'attrezzo, spunta subito un libretto di istruzioni di 124 pagine.  Non mi sembra che ci sia solo un bottone  di accensione. Anzi, noto subito un display di dimensioni generose. Ho già capito che sarà una grana. Intanto la lettura del libro dell'illuminazione, come dicono i cinesi, è subito superiore alle mie forze per cui lo metto subito da parte. E' chiaro che l'operazione fondamentale deve essere quella del riempimento del serbatoio di carburante di cui sono fornito di una generosa tanica. Subito si nota che l'estrazione del marchingegno non combacia coi disegni del libretto. Non riesco neanche a capire come si apre il tappo, non parliamo della pompa di plastica, in stile "sigugnòla" da travaso del vino che mi ricorda antiche battaglie tra il mio papà ed una damigiana da 54 litri. 

Dopo diversi tentativi qualcosa scorre dalla tanica al serbatoio, ma troppo presto si gridò vittoria, il liquido arriva impetuoso, abbondante ed al momento del troppo pieno, il flusso si presenta inarrestabile e subito trabocca in ogni dove, inondando il pavimento di pericoloso materiale infiammabile. Parole di cui poi ci si pente, cominciano a salire al cielo con toni sempre più alti ed accezioni decisamente inurbane, da festa della Lega.  Bisogna rendersi conto, una volta per tutte, che ognuno dovrebbe dedicarsi alle cose che sa fare e basta, invece le esperienze passate non servono a nulla ed ogni volta si ripetono gli stessi errori idioti. Ed eccomi qui alle prese con il fiotto di liquido che deborda e mi sta corrodendo le mani peggio dell'acido muriatico. La devastazione è totale, ne è finito più fuori che dentro. Toccherà aspettare che asciughi la più grossa, per lo meno sulle pareti del serbatoio prima di reintrodurlo nella sua sede, sempre che riesca a rinserrare il tappo, che le istruzioni minacciano di maneggiarlo con speciali cure pena la decadenza della garanzia o in alternativa l'esplosione della stufa stessa. Le pagine del libretto dedicate allo scoppio di incendi sono più di quelle che mettono in guardia dall'avvelenamento dell' ossido di carbonio. 

Speruma bén. Devo accelerare i tempi per sottrarmi allo sguardo disperato dell'avo intirizzito, mentre a me cola il sudore dalla fronte per la difficoltà dell'operazione. Basta, succeda quel che deve succedere, infiliamo la spina e muoia Sansone con tutti i Filistei. Troppo semplice, come prevede la legge di Murfy, se devi infilare una spina in una presa nuova, benché a possibilità multiple, questa sarà certamente dell'unico tipo non previsto dall'elettricista installatore. Mentre il nonno sempre più preoccupato rinserra i lembi di una ulteriore coperta attorno alle spalle, un veloce messo viene inviato alla ricerca di un apposito raccordo che consenta l'accensione. Finalmente tutto sembra a posto. E' l'ora della verità. Accendiamo e se alte si alzeranno le fiamme dell'inferno, accada quello che deve accadere, il fuoco purificatore farà giustizia di tutto. Ma una serie infinita di opzioni deve ancora essere tarata, altitudine, data e ora, temperatura di spegnimento automatico e altre piacevolezze del genere. Infine con un piccolo scoppio una fiamma azzurrognola si leva e un grato puzzo di idrocarburo combusto avvolge l'ambiente. Mentre il nonno si rannicchia sotto le coperte in attesa che l'ambiente si arroventi, crollo esausto  sul terrazzino. Finalmente le vacanze sono cominciate.


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La vita è un casino.

2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Ad maiora! Un po' mi mancano i monti...

Enrico Bo ha detto...

@Adri -Anche il mare però...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!