mercoledì 11 settembre 2013

Recensione: T. Mann - I Buddenbrook.

La rilettura dei classici  rimane sempre un esercizio interessante e che vale la pena di compiere. Da un lato perché i valori riconosciuti vorranno pur dire qualche cosa, dall’altro per, come dire, controllare la loro tenuta ed attualità  nel tempo. Il tomo di Mann è un po’ uno dei suoi pezzi forti, con un tema comunque classico, la storia e la caduta di una grande famiglia. Il romanzo, anche se rileggendolo oggi, mostra una certa ridondanza barocca, soprattutto nelle descrizioni accuratissime dei personaggi, sia fisiche che del loro abbigliamento che dura intere pagine, rappresenta comunque un colossale affresco sulla vita della borghesia nordeuropea dell’800. Un’ambientazione fastosa che certamente eccitava la fantasia di un Visconti, con ambienti carichi di mobili d’epoca e tappezzerie fastose, vestiti di seta, trine, ghette e guanti bianchi. 

La storia si snoda attraverso quasi cinque generazioni della famiglia Buddenbrook nella città anseatica di Lubecca, l’inno al potere di una borghesia rampante che stava soppiantando la nobiltà in forza degli affari, dei commerci e del danaro che tutto questo comportava. Il danaro che, ad onta di tutto il resto, dignità, onestà, reputazione, era poi alla fine l’unico ed il vero strumento di misura del potere per cui le diverse famiglie lottavano senza tregua, per avere la supremazia e il rispetto nella città. Un raccontare ricco e puntiglioso in cui vengono ben delineate le diverse figure con tutti i loro particolari, i loro difetti, molti, e le loro virtù, poche. Ritratti gustosi e tristissimi che si alternano attraverso le vicende umane che conducono infine alla decadenza della famiglia, ridotta alle poche donne che rimangono alla fine del secolo, prive di sostanze e degli uomini che, pare, fossero gli unici in grado di dare lustro, in un finale che, fin dall’inizio, appare come un destino già scritto ed inevitabile. Se non ve lo ricordate più, una scorsa non fa male; per lo meno, pur con le ovvie tare che si portano dietro le cose scritte un secolo fa, si pesa subito la differenza tra un grande scrittore e tanta robaccia stampata adesso.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

3 commenti:

Sandra M. ha detto...

Un bel TOMO, sì. Ma come dici tu vale la pena.
Sono alle prese con Anna Karenina...ci sto mettendo un po'.

Enrico ha detto...

Davvero un ottimo commento!
Ancora non ho letto nulla di Mann, ma ho già sul comodino "La morte a Venezia"...che tra l'altro è molto meno mattone (passatemi la parola mattone come aggettivo ;) )
A presto :)

Enrico Bo ha detto...

@Sandra - Coi classici non sbagli mai, vai tranquilla.

@Enrico - Caro omonimo , benvenuto, la morte a venezia poi è struggente, libro e film!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!