Un libro molto in linea con lo
stile più classico dell’autrice, profonda conoscitrice della Cina e seguito ideale de La buona terra. Una saga familiare che
pone la sua attenzione, come si evince dallo stesso titolo, sull’importanza che
rivestono i figli, naturalmente maschi, nella storia delle famiglie. Nella Cina
estremamente indebolita dell’inizio del secolo scorso, in cui il potere centrale
aveva scarsa presa sulle provincie lontane, si creavano centri di potere locali
nelle mani di piccoli signorotti della guerra che con milizie proprie tenevano
un predominio sulle popolazioni. Su tutto, i concetti, comuni a tutte le
culture, della roba e della terra, topoi
costanti delle storie della Buck. I tre figli di un ricco proprietario
terriero, che era partito da umili origini e che aveva creato dal nulla la
potenza della famiglia, prendono strade diverse ed i loro figli ancora di più,
vista la loro incapacità di trovare una dirittura di insegnamento che potesse
metterli in grado di proseguire le orme del capostipite. Alla fine il ritorno a
quella terra che aveva dato la potenza alla famiglia e che era stata poi
snobbata in favore di altre, più lucenti chimere. Nel mezzo tutta una serie di
figure tipiche della società contadina e provinciale cinese, come sempre
godibilissime, sempre pronte a sottolineare la dura posizione della donna, davvero
marginale e meschina in quella società. Ma il nuovo avanza e sullo sfondo
incombono le avvisaglie di quei movimenti e quelle idee rivoluzionarie che
ancora fumose ed embrionali di cui nessuno riesce ancora a capire la portata
futura dirompente. Per chi ama il genere e soprattutto l'ambientazione, si può ancora leggere con piacere.
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