Ci sono cose strane al mondo e non facili da spiegare. Alcune poi seguono regole contorte ma che si muovono sempre nella medesima direzione. C’era quello spiritosone che affermava, ad esempio che le tette le avevano inventate per i bambini, ma poi alla fine ci si divertivano soprattutto i papà. In effetto sono cose che succedono di frequente. Prendete per esempio il modellismo, di cui in questi giorni c’era una bella esposizione qui a Mentone nel Palais de l’Europe. Davvero singolare che a passeggiare tra i molti banchi, ripieni fino all’inverosimile di soldatini di ogni specie, dimensione, arma ed epoca, modellini di auto, aerei, navi e treni, plastici di città fantasy con creature mostruose e ogni altra cosa che vi può venire in mente, non ho visto neanche un bambino. Eppure vi assicuro che c’era da rimanere incollati ai banchi per osservare da vicino, anche con apposite lenti in alcuni casi, tanto erano minuscole le opere esposte, una serie di oggetti che definire capolavori non è esagerato. Invece ecco una serie di personaggi di ogni età pencolare attorno, ammirando, commentando, facendo richieste del come, del quando e soprattutto del quanto. Vi assicuro che c’erano soldatini tanto minuscoli da guardarli con la lente, ussari prussiani, generali napoleonici, ulani con le lance in resta, truppe austriache ed inglesi, dipinti così perfettamente e minuziosamente, che potevi contar loro gli alamari o rimirar le medaglie appuntate sul petto ad una ad una. Aerei di ogni tipo, con i portelli semi aperti così che se ne potessero apprezzare i particolari interni fino alle cinture di sicurezza mollemente slacciate.
Velieri maestosi, con la tolda ricoperta di minuti oggetti, botti, materiali,
sartiame come malamente abbandonato e invece messo apposta con cura minuziosa
che avrà necessitato di ore e ore di attento e paziente lavoro. Il capolavoro
assoluto era in un banchetto il cui espositore presentava tutti mezzi bellici
che parevano abbandonati alla incuria del tempo. Legno corroso e spezzato,
lamierini contorti e rugginosi, reti consunte e ruote ormai sgonfie ed
affondate in quello che pareva fango di palude. Davvero straordinari. Ma come
mai gli uomini sono attirati da queste cose? Da piccolo non avevo mai
desiderato il famigerato trenino elettrico. Appena ho avuto una figlia, mi sono
precipitato comprarne uno, unico sodale in famiglia, mio suocero, con cui
abbiamo concordato forma dimensioni, percorso delle rotaie e naturalmente
numero e forma dei vagoni. La scatola troneggiava al posto d’onore sotto
l’albero di Natale. Cercammo di finire in fretta e furia il pranzo natalizio
con gran disdoro delle femmine di casa che come ovvio ci tenevano al menù
approntato in giorni e giorni, per buttarci subito nel montaggio che durò quasi
tutto il pomeriggio. Quando finalmente la locomotiva coi vagoncini al seguito
cominciò a fare il suo mestiere, rimanemmo estatici a rimirarcela, quasi ci
dimenticammo di chiamare mia figlia, che aveva seguito distrattamente di lontano
tutto quell’armeggiare. Lo guardò per un attimo, poi se ne andò via subito,
annoiata, verso la casa della Barbie.
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2 commenti:
Enrico,
se non vado errato, tu, da piccolo, il trenone ce lo avevi a vapore ;)
@marty - beh mio papà faceva il ferroviere...
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