venerdì 14 marzo 2014

La mattina al parco


La notte passa in fretta, soprattutto perché se dormi secco non te ne accorgi. La sera, popolata di giovani in movimento convulso, di ristorantini pieni, di vie zuppe di traffico leggero, luci e neon lampeggianti, ha contribuito ancor di più a dare l'ultima mazzata dopo il percorso di avvicinamento. La sera stanca. Mi è parso però di respirare comunque un aria tranquilla che mette curiosità priva di ansia, nell'attesa della mattina successiva. Alle sei, il movimento è già abbastanza sostenuto, l'aria già calda. Il soffio umido del tropico ti avvolge facendoti sentire l'odore della città più intensamente. Sui marciapiedi cominciano a prendere posto i primi esercizi di strada. Arrivano donnine con i cappelli a cono e i bilancieri appesantiti che si flettono ad ogni passo, condotto con un caratteristico movimento ondulato di contrappeso. In due ceste, chi ha il negozio di frutta, chi uno spaccio di drogheria, chi un piccolo ristorante compresa cucina e sgabellini. In fondo alla strada c'è un parco, alberi e vialetti ben curati. I ragazzi di ieri sera, non ci sono più o dormono ancora dopo aver riempito i locali di karaoke fino a tardi o sono già in marcia per il lavoro. Ma il giardino è popolato ugualmente di figure che arrivano come formichine dalle vie laterali. E' l'ora degli anziani. Anche qui forse, i vecchi dormono poco. A differenza dei loro nipoti, sono molto più secchi e stortagnoli, i vestiti un po' più logori. Molti, le donne specialmente, coi pantaloni leggeri e scuri della campagna. Tutti sintomi di un passato più difficile e che forse, fa loro vedere il presente in maniera più rosea. 

La generazione della guerra, quella che infinite volte racconterà alla sera storie e vicende di fame, di miseria e di morte, che nessuno ormai vuole più sentire per averle già udite mille volte, mantra dolorosi che i nipoti sopporteranno per devozione filiale, allontanandosi con uno sguardo di sopportazione rivolto al soffitto. Ma l'anziano anche qui è tignoso e non rinuncia facilmente alle proprie abitudini e per la verità da quanto si vede, non vuole rinunciare neppure alla propria forma fisica, anche se questo non parrebbe evidente. Eccoli infatti qui tra gli alberi, tutti questi vecchi, alcuni neanche tanto in verità, moltissime le donne, che da soli o in piccoli gruppi cominciano a muoversi secondo i dettami della tradizione, residuo, anche se ammetterlo darebbe ai vietnamiti un enorme fastidio, della cultura cinese che ha permeato e intriso fino alla radice quella vietnamita. 

Certo qualcuno esegue esercizi di stretching all'occidentale. Gruppetti, guidati da una capa, con una fonte musicale messa a terra tentano addirittura serie di aerobica. Ma sono i movimenti codificati degli esercizi di ginnastica cinese ad andare per la maggiore. Dopo un po' di riscaldamento ecco che molti, isolati o in gruppo cominciano qualche forma di Tai Ji. Mi parrebbe uno stile sinovietnamita, più veloce e contorto del classico Yang. Da solo in un angolo, tra due siepi, un uomo piuttosto giovane ha posato su una panchina la giacchetta da impiegato ed una borsa portadocumenti ed esegue con impegno una forma che mi sembra comprendere molte tecniche della 32 Wang. E' molto bravo, i suoi movimenti sono decisamente armoniosi ed i passaggi tra una figura e l'altra, davvero continui e morbidi. Si sente tutta la potenza della tecnica ed allo stesso tempo l'equilibrio delle posizioni, i piedi saldamente ancorati a terra dove l'energia pare scendere visivamente, abbassando il baricentro dell'uomo quasi fino a fargli sfiorare il terreno. In un angolo del parco l'unico gruppo di ragazzi, più o meno una ventina, tutti vestiti uguali, con il simbolo di una palestra o di un club sulle magliette nere, che allenano tecniche di kung fu ai comandi ritmati di un giovane maestro. 

Si respira bene in mezzo agli alberi, non arrivano i fumi del traffico che scorre attorno, anche i rumori sono attutiti. Un vecchio su una panchina, ha appoggiato il bastone di lato e guarda con interesse ed evidente piacere una bella gabbietta di certo molto vecchia a giudicare dalle delicate sculture dei legni di sostegno laterali, che ha appeso al ramo più grosso di un arbusto. La campana di stoffa damascata, dai rilievi rosso oro che la ricopriva è stata alzata di fianco, come la cortina di un sipario appena aperta per il primo atto. Dentro, un uccellino coloratissimo che saltella leggero, tra un sostegno e l'altro ha cominciato a cinguettare in tanti toni diversi, come a salutare la nuova giornata. Il vecchio ha gli occhi socchiusi e sembra respirare i profumi di erba e di terra umida che lo circondano. Mi sposto verso l'esterno. Tutti si impegnano per almeno un'altra mezz'oretta. Poi verso le sette i più se ne vanno velocemente, forse verso una qualche attività che sta per cominciare nelle strade e nei vicoli vicini. Intanto il flusso dei motorini è decisamente aumentato. Bisognerà pensare a come attraversare la strada per tornare verso l'albergo prima che diventi quasi impossibile farlo. E' ormai ora di dedicarsi ad una prima esplorazione della città.


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SURVIVAL KIT 4

Se il vostro albergo è nel distretto 1, il più centrale e comodo, raggiungerete facilmente a piedi il parco Tao Dan  (Dong Nguyen Thi Minh Khai), circa 10 ettari di verde dove la mattina dalle 6 si vedono i gruppi che fanno Tai Ji.

Per mangiare, serie infinita di ristorantini dai prezzi vari a secondo del vostro budget. Molte anche le catene a tema. Interessante per assaggiare il piatto tipico vietnamita quella del Pho 99, che serve oltre ad altri piatti tipici, in ambienti moderni e puliti, la zuppetta classica di noodles di riso con fettine sottili di manzo. Piatti tra i 3 e i 5 $. Birra 1 $. Le varie birre locali, Saigon, Tiger, Hanoi sono accettabili.


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1 commento:

Unknown ha detto...

Ah sì, aspettavo dei racconti così.
Crei un'atmosfera capace di invogliare chiunque a visitare un luogo.
Cristiana

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