martedì 19 agosto 2014

A Briançon

Briançon - la piazzetta



Quest'anno l'estate è un po' strana e qui tra i monti, ancor di più. Acqua e ancora acqua, nebbie e nuvole, pochi gli sprazzi di sole, e anche un certo frescolino, roba da accendere la stufa insomma. Così le cose da fare rimangono poche, scartabellare FB per farsi un po' gli affari degli altri, leggere un libro e mettere i piedi sotto il tavolo, cosa che, tutto sommato non è poi così malvagia se penso all'apoteosi di gnocchi di ieri sera dalla mia amica Carla. Poi se si ha voglia di salire in macchina si può andare a fare qualche giretto intorno. Ad esempio a poco più di un'oretta di strada di montagna, decisamente panoramica, se si vedesse qualche cosa al di là della nebbia, puoi arrivare a Briançon, la porta della Francia, arrivando da qua. Intanto in una ventina di minuti arrivi a Sestriere ed è già sole forte, perché qui siamo al colle e o pioggia e tormenta o sole pieno, poi giù di corsa sulla strada della Cesana-Sestriere, tutta curve come si conviene ad un tracciato scelto per l'automobilismo di montagna. Poi risali i contrafforti del monte verso il confine di Monginevro di fianco al gigante dello Chaberton e infine la rapida discesa verso la cittadina francese che se ne sta lì ad aspettare i turisti. L'architettura delle fortezze del Vauban dominano tutta la valle, dal forte alto alle mura che circondano la città antica. Pare che ai francesi si possa toccare tutto tranne Napoleone e il Vauban, questo architetto militare che ha costellato le Alpi con le sue fortezze, anche se i maligni dicono che ha tratto pesanti ispirazioni dagli esperti italiani del settore di tutto il '500. 

Ma tant'è anche per come sono conservate queste vestigia, è davvero un piacere passeggiare lungo le mura, affacciarsi ai bastioni, sporgersi dalle garitte di guardia agli spigoli delle tenaglie. Poi si scende lentamente la via centrale, lungo la rapida discesa, circondata da negozi di souvenir, di ristorantini e di locali che si alternano ai portoni antichi e alle fontane di pietra. questo è un esempio di come una cittadina di montagna possa campare di turismo, il triste contraltare dei nostri paesini del versante italiano, dove i "villeggianti" sono a mala pena sopportati, salvo le lamentele di prammatica per gli alloggi sfitti e i bar semideserti. Sarà anche colpa del tempo o della crisi, ma al di là del confine è tutto un organizzare eventi, proporre divertimenti e offrire possibilità di gite guidate nelle più varie soluzioni, bici, piedi, asini e chi più ne ha più ne metta. Bisogna dire che anche qui si notano molti negozi vuoti e con la scritta à vendre o à louer e che lungo la via centrale di gente ce n'è molto meno, soprattutto di turisti italiani che qui la facevano da padrone. Che sia arrivata anche qui la crisi? Chissà. Intanto godiamoci una tartiflette, piatto tipico di quest a parte delle Alpi, patate, prosciutto e reblochon al gratin, poi si torna alla base.


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