martedì 12 agosto 2014

Albania 22: Ultimo giorno


La costa verso il parco del Karaburun

Affreschi della chiesa di Santa Maria
E', come sempre prima o poi accade, l'ultimo giorno. La signora degli appartamenti col marito, hanno esagerato nella colazione, con le uova arrivano formaggio, miele e una specie di gnocco fritto, poi le marmellate di casa, ciliege ed albicocche e un caffè forte e profumato. Poi bisogna risalire la costa fino a Durrès. C'è ancora tutto il giorno e tante cose da vedere, comprese le tante piccole insenature in basso che puoi guardare solo da lontano lasciandoti la voglia di scendere a buttarsi nel blu. Un blu intenso che quasi nasconde la sagoma ingombrante di Corfù, corpo inerte onnipresente in questo sud fascinoso ed intrigante. In alto uno dei tanti piccoli paesi, lontani dal mare, quasi volessero tenersene in disparte, paesi di pastori, disinteressati a quella grande superficie, estranea anche se sempre presente. Alla sommità a dominare i tetti delle case, una chiesetta dove puoi vedere gli affreschi meglio conservati del paese. Visi antichi sugli archi e nelle absidi, un giudizio universale dove si affastellano una reiterata serie di diavoli che infliggono terribili pene ai peccatori; immagini per educare i fedeli più delle parole e dei sermoni, che adesso ti guardano con occhi ipnotici, nella penombra dell'abbandono. 

Un altro affresco
Un piccolo cimitero circonda l'edificio, con le lastre di marmo grigio, le fotografie sbiadite che da anni, da qui, osservano il mare. Il mare che ti sembra di poter toccare con la mano e invece siamo ai quasi mille metri del passo di Logaraja, nel parco costiero della penisola di Karaburun, ad abbracciare con lo sguardo uno spazio infinito, ad assaggiare lo yogurt con miele e noci tritate, senza lasciare un momento la vista della linea dell'orizzonte, che tenta di separare due azzurri troppo simili per essere distinti. Il monte è ricoperto di pini d'Aleppo, un verde grigio che ne dipinge il versante in tante sfumature diverse. Subito dopo una discesa vertiginosa verso una grande laguna. Qui Antonio, vittorioso, inseguiva Pompeo in fuga disperata verso l'Egitto. Nel fitto dei canneti, non senti più passi ritmati di legioni romane, clangore di daghe contro scudi. Anche il mare si è allontanato, ora c'è solo la quiete degli stagni, delle folaghe e delle egrette, minuscole e candide sulle loro zampe sottili a muoversi a piccoli scatti puntando i becchi aguzzi sotto la superficie fangosa. Anche l'aria è ferma ed immobile nel calore del giorno pieno. Valona è vicina. Il lungomare appare tutto sottosopra. 

Laguna
E' tutto un fervore di rifacimenti, di sistemazioni, appena al di là del viale lungo la costa, le macerie continue delle costruzioni abbattute dalla polizia edilizia. Già, da una parte sembra che qui ognuno costruisca come gli pare in barba a leggi e regolamenti, strano, eh? Dall'altra, di tanto in tanto recapitano un avviso a lasciare l'edificio entro e non oltre, poi un mattino arriva una ruspa e butta giù tutto, senza mezze misure, vedete un po' voi. Poi, perché non di sola cultura vive l'uomo (e anche la donna naturalmente), un sontuoso pranzo con una decina di antipasti di pesce freddi e caldi, crudi e fritti vari, prima di ripartire ancora verso nord. Oggi siamo sulla Land Rover di Bashkim, un ragazzo che organizza tour in Albania appassionato di off road. Prima un isolotto in mezzo ad una laguna. Una lunga passerella di legno un po' malandata che porta fino al monastero di Fjetja, una costruzione ancora ben conservata, tetti rossi, i sei archi del portico, il cilindro di pietra della cupola. C'è solo un vecchio guardiano che finge di non vedere se fai qualche foto qua e là. Una atmosfera di tranquillo abbandono. 

Monastero di Fjetja
Al di là delle barene la spiaggia infinita e deserta, sulla cui sabbia lanciare le macchine e guardare le righe degli pneumatici che ti seguono docili. Un canale dagli alti bordi di pietra sbarra la strada verso un'altra spiaggia senza fine. Bashkim lancia la macchina a capofitto nel mare, sembra una follia, ma evidentemente lui conosce il passaggio, le ruote masticano sabbia, l'acqua si alza ai fianchi, entra dalle portiere, sembra difficile uscire da questa situazione, anzi la direzione sembra opposta a quella più logica e si allontana ancora dalla riva, poi a poco a poco, la profondità del mare decresce, l'acqua si abbassa e si arriva sulla battigia, all'asciutto finalmente. Una botta di adrenalina. Dopo Fier, una sosta per rimettere in sesto i mezzi, togliere il sale ed asciugare un po' tutto, centraline comprese, poi un ultimo balzo ed ecco Durrès, per godere l'ultimo tramonto dall'alto della collina, per trattenere fino all'ultimo la luce, per poter prolungare ancora un po' se possibile gli istanti, dilatare fino all'ultimo il tempo, salutare meglio i nuovi amici già da lasciare, fissare meglio l'album dei ricordi per non farli sbiadire troppo presto.


SURVIVAL KIT

Off road sulle spiagge
Albania - Cultura e Avventura -di Bashkim Hyka - http://www.bashkim-hyka.al/ -Organizza viaggi culturali e off road. Grande esperienza essendosi occupato di turismo in Italia per quasi 20 anni. Parla un italiano perfetto e conosce i posti migliori (e i ristoranti anche).

Restorant Pulbardha - Perballe Pallatit te Sportit - Skele - Valona - Ristorante di pesce al primo piano, un po' difficile da trovare. Direi notevole. Abbiamo avuto un menù fisso con vino bianco di : involtini di pesce, palline di pesce, crudo di salmone marinato, filetti di pesce, altro crudo di pesce, polipo e melanzane, ostriche, gamberetti, spaghetti di mare, capesante gratinate e per finire zuppa di pesce. Totale 11 € a persona. Vedete voi.

Tramonto a Durrès

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!