venerdì 1 agosto 2014

Albania 16: Gjirokastro


Case di Gjirokastro


L'interno della fortezza
Dopo una lunga assenza sono tornato alla città grigia e immortale. I miei piedi hanno toccato appena timidamente la parte superiore del selciato. Ho parlato. Mi avete riconosciuto, pietre! In città straniere, camminando per gli ampi viali, i miei piedi spesso andavano a sbattere dove non si incontra nessuno. I passanti si voltavano sorpresi; ma lo sapevo: eravate voi. Balzavate fuori di colpo dall’asfalto e ne uscivate subito dopo per trascinarmi nell’abisso. La strada. La cisterna. La vecchia casa. Le travi, i pavimenti, i suoi davanzali gemevano piano, molto piano, con un crepitio costante, monotono. Che c’è? Che cosa ti fa male? Sembrava lamentarsi come se le facessero male le ossa e le membra, vecchie di secoli. La nonna Selfixe, Xexo, la zia Xemo, la bisnonna Donna Pino ... Ormai non sono più qui. Ma tra i crocicchi, dietro agli angoli delle pareti, mi è parso di scorgere delle sagome familiari, qualcosa di simile a volti umani, a ombre di guance e di occhi. Stanno lì, immutabili, pietrificate nei muri, insieme alle tracce lasciate su di loro dai terremoti, dai lunghi inverni e dalle tempeste umane.
                                                           I. Kadaré - Cronaca della città di pietra.

La torre dell'orologio
Sono queste le frasi finale di uno dei più famosi romanzi del discusso, ancorché famosissimo scrittore albanese, secondo alcuni colluso col regime, secondo altri invece grande letterato aspirante al Nobel. Ed è proprio scorrendo le pagine di questo libro che respiri davvero l'anima della città di pietra: Gjirokastro, l'antica Argyrocastron, la Fortezza d'Argento. E questo è davvero l'unico nome che le si adatta a pennello. La pietra è la sua anima, la sua essenza, quella in cui tutti i suoi edifici sono stati costruiti, coma anche tutte le strade in forte pendenza che penetrano il bazar fino all'incrocio centrale e poi salgono in alto, fino ad arrivare all'imponente fortezza, sulla cima della rocca che domina la valle, che riflette i raggi del sole in ogni ora del giorno creando un effetto magico, per chi arriva da lontano, la visione del baluginare della luce su una gigantesca scultura d'argento che un artista divino ha sbalzato sul fianco della collina. Tutte le antiche case che ne coronano la parte superiore mostrano le stesse mura di pietra bianca, sbozzata a mano da un esercito di scalpellini nel corso dei secoli e il selciato bianco è segnato in ogni sua parte da sottili merletti di pietra nera che ne decorano la superficie con una trina infinita. La fortezza dalle mura possenti, eretta e ingigantita all'eccesso da Alì Pashà, esaltò lo stesso Byron, che nel suo gran tour non trascurò questa parte d'Europa, prima di approdare definitivamente alla sognata Grecia della classicità. Sarebbe già ora di chiusura veramente, ma il guardiano ti lascia entrare lo stesso, visto che arrivi da lontano, a patto che una volta dentro non ti faccia vedere troppo sporgendoti dalle mura.

Il bazar
All'interno una fuga di corridoi altissimi e in ogni angolo, enormi cannoni di epoche passate, mezzi di guerra, possenti bocche da fuoco. Dalla rocca domini la città, la sera, mentre gli ultimi raggi accarezzano l'argento della pietra viva. Nel bazar, dove le vie si incrociano come in una stella alchemica, le case basse, vive di negozi, locali, bar. Un crogiolo di merci e anche di culture, perché questa in fondo è una città di frontiera, una delle più antiche del paese, dove i popoli dominatori si sono succeduti sopraffacendosi a vicenda, dagli Illiri ai greci, ai romani, ai bizantini, agli ottomani e poi gli Italiani stessi che nel conflitto greco tornarono e fuggirono per innumerevoli volte, come è raccontato benissimo nel libro. E tutt'oggi la regione è ricca di minoranze, da quella greca, assai forte, ai vlacchi e ai çaban di origine rumena. Visitare l'interno di una delle case storiche è come entrare nel passato. Una delle più belle è la casa Zakat, ancora abitata dall'ultimo proprietario, un anziano e distinto signore discendente di una delle famiglie più importanti di Gjirokastro. L'architettura è uguale a quella di tutte le altre case importanti della città, due alte torri laterali di pietra e un corpo centrale rientrato che ospita delle verande in legno con la vista sulla valle. Tutto il piano terra fungeva da magazzino per custodire le scorte durante i lunghi inverni nevosi e freddi. 

La sala della casa Zakat
Poi man mano che si sale, le cucine con le stanze delle donne, le stanze per ricevere, fino all'ultimo piano con la grande sala in cui si riunivano gli uomini, per discutere, per prendere le decisioni importanti o semplicemente per chiacchierare e stare insieme, dal momento che a quei tempi probabilmente non si andava al bar. La casa è quasi spoglia di arredamento, che tuttavia doveva essere minimale, dal momento che i sedili erano in pietra addossati alle pareti e gli armadi rientranze degli spessi muri, ma le pareti bianchissime, a contrasto con i soffitti di legno finemente intarsiati, i disegni affrescati sui muri e le soprafinestre in vetri colorati, uno stile molto vicino a quello delle case torre yemenite,  danno all'insieme un tono davvero ricco e regale, di una vita vissuta nella tranquillità e nel benessere. Pietra e legno, che geme e scricchiola al tuo passaggio, mentre nelle stanze semibuie la luce che penetra, disegna ombre colorate sulle pareti. Proprio come dice Kadaré, "stanno lì, immutabili, pietrificate nei muri, insieme alle tracce lasciate su di loro dai terremoti, dai lunghi inverni e dalle tempeste umane". Certo il proprietario a cui lo stato concede la gestione di questo bene storico, non è allegro. Ha tre figlie e dopo di lui, il nome della famiglia scomparirà, assieme, forse a questo privilegio. Scende la sera sulla città d'argento, le case alle nostre spalle sulla collina brillano, i bastioni della fortezza raccolgono gli ultimi raggi da occidente sulla bandiera con l'aquila nera che si agita sul pennone più alto, nel suo orgoglio che non vuole lasciare spazio alla notte.

I monti attorno a Gjirokastro
SURVIVAL KIT

Casa Zakat
Gjirokastra Hotel -Lagjia Partizani, Rruga Shezai Como,- Camere spaziose e pulite, nel centro storico, a 50 m dall'ingresso della fortezza,TV satellitare, wifi free. 30 €. Bar e ristorante con ottime colazioni. Propone anche una cena tradizionale completa con antipasti, verdure, insalate, torte salate, feta calda con pomodori, Peperoni e pomodori ripieni, pollo arrosto e patate fritte, crema di yogourth, frittini, frutta e caffé attorno ai 10 €

Da visitare nella città, patrimonio dell'Unesco, oltre alla fortezza, il bazar, il museo etnografico, il centro storico, la piccola moschea, una casa storica come la casa di Zakat (400 Leke).  


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