sabato 9 agosto 2014

La pierrade!

Foto A. Ripandelli


Foto A. Ripandelli
Ogni tanto bisogna tirare il fiato. Quindi si prescrive di unirsi ad un bel gruppo di cari amici e andare a mettere le gambe sotto al tavolo in un luogo dove sei sicuro e tranquillo di non avere sorprese, anzi hai la garanzia di trovare il piacere di essere accolto come un amico più che come un cliente e che ti verrà servito qualche cosa che darà un senso alla tua serata. Dunque di questo posto credo di avervi già parlato una volta, ma repetita juvant e quindi vorrei ribadire che il ristorante I cacciatori di Sabina e Cristiano, 41, Regione Castel Del Bosco - 10060 Roure (TO) - tel: 0121 809841, è forse il migliore in cui potrete fare sosta in Val Chisone e penso di non sbagliarmi affatto. Inutile confermare l'ambiente cordiale, l'ottima qualità dei cibi, la loro curata presentazione e last but don't least i prezzi molto morigerati e di questo ho già parlato, ma questa volta vorrei sottolineare anche la possibilità di avere, dietro prenotazione, serate con piatti specifici. Data la presenza nel nostro gruppetto di trimalcionici mangiatori, di un congruo numero di amanti della buona carne, abbiamo gradito la proposta di una serata con protagonista la cosiddetta pierrade, piatto presente in tutta l'area del Delfinato. 

Una cosa in fondo semplice semplice, trattasi di null'altro che di una lastra di pietra appositamente arroventata su cui vengono messi a sfrigolare ed a cuocersi con calma le più diverse parti che la fantasia propone. Si comincia con la serie delle vivande grasse, che hanno anche il compito di ricoprire la pietra di un corretto strato di untume saporoso che darà aiuto anche a quanto seguirà. Fette di pancetta tagliate piuttosto spesse, si alternano a salsicce, wurstel e capocollo, seguite a distanza da larghe fette di petti di pollo e bistecche di manzo di giusta consistenza. Una serie di salse, dal gaspacho alla senape di Dijon, accompagna ed arricchisce di sapore la parte carnivora. A questo si aggiunge un congruo numero di uova sode, che divise a metà giacciono sulla pietra a raccogliere i sentori di quello che li ha preceduti, per poi essere annegate in una deliziosa salsa tonnata. 

Foto A. Ripandelli
Parte poi in alternanza, il trionfo delle verdure, radicchio rosso, fette sottili di cipolle di Tropea e poi melanzane, rosse ciocche di peperoni, sottili strisce di zucchina dolcissima. Infine su appositi sostegni di stagnole, robuste fette di stagionata toma di montagna da sciogliere al calore intenso per arricchire ancora di più quanto ha preceduto. Il materiale si sussegue sulla pietra rovente, continuamente rabboccato in caso di bisogno. Quando pare che nessuno riesca ad ingurgitare ulteriore quantità di pietanze, la pietra, libera ormai di gusti salati, viene asportata, prontamente ripulita e rimessa in opera per un ultimo e ormai meno gravoso compito. Ecco arrivare infatti vassoi ricolmi di fette di mela, di arance e banane, da scottare spietatamente, quindi ricoprire di zucchero di canna e infine aspergere di abbondante Grand Marnier. Vino a fiumi e a suggellare il tutto un buon caffè, per un conto di 26 € cadauno; direi di cominciare a prendere nota per prenotare.


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2 commenti:

Unknown ha detto...

La pietra saporita e intrisa poi, naturalmente, ben macinata, che fa da ammazza-desert

Enrico Bo ha detto...

@Tent- desert incluso, a bocca piena uso e con abuso, da non poterne più per qualche giorno ingordo e senza fondo domani è un altro giorno con altro menù di più

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