lunedì 6 ottobre 2014

Mozambico 11: Le scuole di Mitava


Uno degli attuali pozzi funzionanti di Mitava

La scuola elementare
Roberto Nani era un mio concittadino ed era anche una gran bella persona, mica dovete credere che tutti gli alessandrini siano dei tipi da lasciar perdere. Lui, ad esempio, oltre a fare l'insegnante, ha passato la vita ad aiutare gente in giro per il mondo. Negli ultimi anni si era dedicato ad un sobborgo di Lichinga, uno dei più poveri, di una delle provincie più povere del Mozambico, che è uno dei paesi più poveri del mondo. Passava qui qualche mese all'anno, le sue vacanze e in qualche tempo è riuscito a realizzare, con soldi raccolti qua e là dall'ICS, una scuola elementare, una scuola media, una biblioteca e un pozzo. Guardate che non è poco, perché anche fare le piccole cose è difficile, ci vuole tanta voglia e determinazione, specialmente nei posti dove la situazione contingente, il modo di vita ed i precedenti storici rendono tutto così vischioso e lento, addirittura immobile nel tempo, come se tutto fosse cristallizzato ed immutabile. A dicembre se ne è andato, di certo con il magone che quanto è stato fatto fosse abbandonato a se stesso. Questo è il motivo per cui si è pensato di portare avanti altro e proprio lì. Le cose, alla fine vengono sempre decise da episodi. Così oggi andiamo proprio a Mitava a definire gli ultimi dettagli, prima di procedere a cominciare i lavori. Dalla nazionale, una strada dritta taglia il terreno ondulato e spoglio, rosso di terra rossa e polverosa. 

In attesa
Anche i residui secchi delle povere culture sono minimali, accuratamente spazzati via dalla fame delle rade capre che stazionano intorno, ripulendo con cura tutto quanto la mancanza d'acqua non ha ancora provveduto a fare scomparire. Il grande borgo di Mitava è sparso su una superficie piuttosto ampia, una serie infinita di capanne di mattone crudo coperte di paglia, distanziate da larghi spazi. Lo spazio, già, è l'unica cosa che non manca qui. Un grande albero segna il centro del villaggio. La casa del capo è una capanna tra le altre. Lui è piuttosto anziano e malato, ci riceve nel cortile seduto su una panca di legno. Fa caldo, ma lui si tiene addosso un giaccone pesante; anche in Africa i vecchi hanno sempre freddo. Parla lentamente, con voce flebile facendo fatica, ma si capisce che non vuol mancare di accogliere in qualche modo questa gente venuta da lontano, soprattutto perché li sa amici di Roberto. La conversazione non è facile perché lui parla solo un dialetto locale, che qualcuno traduce al professor Ahongo che poi provvede a ritradurlo a noi, una sorta di telefono senza fili che porta generalmente ad una gran confusione, ma alla fine basta guardarsi e anche gli occhi spenti dell'anziano, riescono ugualmente a comunicare quello che è necessario. Le due scuole, oltre al dispensario, davanti al quale c'è già una fila di donne con bimbi in braccio, in attesa dell'arrivo di una infermiera che passa di tanto in tanto, sono tra i pochissimi edifici in muratura del paese. 

Al dispensario
Sono coperti di mosche, che le madri non perdono neppure più tempo a cacciare. In quella elementare, ci sono due aule coi banchi e una lavagna nera appesa sul muro di fondo, ma i bambini presenti sono pochissimi, la maggior parte malati, gli altri non sono venuti a scuola per i motivi più vari, anche se adesso non è stagione di lavoro nei campi. In realtà credo che la ragione principale sia che non c'è la possibilità economica di dare loro da mangiare alla fine delle lezioni, cosa che di certo le renderebbe affollatissime. Addirittura sarebbero previsti due turni. Nella scuola media invece la presenza è molto maggiore, in ognuna delle due aule c'è almeno una ventina di ragazzi e ragazze. In una si sta facendo lezione di inglese e gli allievi stanno ricopiando su un quadernetto dalla copertina nera come quelli che avevo io alle elementari, le parole scritte man mano alla lavagna. E' pur vero che il tetto, nella stagione delle piogge perde un po', ma  quello che marca una assoluta differenza con le abitazioni circostanti, è la presenza in fondo al cortile di veri gabinetti in muratura, ben divisi per alunni e professori, invece del consueto recinto di frasche. Nel resto del paese che conta circa duemila adulti, ci sono già cinque o sei pozzi, ma la maggior parte è secca oppure, trattandosi di fori aperti nei quali si cala il secchio o la tanica sono inquinati e fangosi. In ogni caso la profondità attorno alla decina di metri non consente una portata adeguata alla necessità. 

Il capovillaggio
I nostri tre, saranno di trenta metri, chiusi con una pompa standard e dovrebbero garantire il fabbisogno dell'intera comunità. Giriamo ancora un poco tra le capanne, buttando l'occhio al di la dei recinti di cannucciato, inseguiti dal solito corteo di bambini. Le donne sono impegnate nelle attività di tutti i giorni, lavare e preparare una pentolata di polenta bianca o di fagioli, su un fornelletto nell'angolo più riparato del cortile, anche la legna da ardere è preziosa e fatica quotidiana il raccoglierla sempre più lontano ogni giorno. Mentre torniamo verso il grande albero si discute con i responsabili della comunità sulle modalità migliori per procedere, poi ad un tratto dalla strada principale dove su qualche straccio a terra viene esposta della poverissima mercanzia e qualche pesciolino secco, in quello che vorrebbe essere un emblema di mercato, arriva un gran polverone ed uno strombazzare di clacson. E' un grande pick up bianco carico di ragazzi che cantano slogan e sventolano bandiere. Passando di gran carriera incipria bene la fila di donne che torna a casa con in testa le taniche gialle piene di acqua. Sono i sostenitori di uno dei partiti in lizza, che vengono a fare la campagna, distribuendo schede facsimile e soprattutto le graditissime magliette con in logo del partito e la foto del candidato. Non vogliamo disturbare questa opportunità, gli abitanti del villaggio sono preparati, quella dell'altro candidato, i cui propagandisti sono già passati nei giorni scorsi, se la sono già tolta a tempo, per accaparrarsi quella nuova. Eh, di elezioni ce ne fosse almeno una all'anno!

La scuola media di Mitava


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