lunedì 27 ottobre 2014

La castagna d'India

foto dal web

Quando comincia a rinfrescare l'aria, va a finire che ti prendi un raffreddore. Bisogna ricorrere al guardaroba e tirare fuori qualche cosa di un po' più caldo, che ti riscaldi anche dentro intendo. Ieri mi è capitato tra le mani un vecchio giaccone, una cosa che era lì da anni in fondo all'armadio. Sapete com'è, gli armadi degli anziani son sempre pieni di cose vecchie, che magari non usi per anni e che non ti risolvi mai a buttare via definitivamente, per fare spazio. Chissà, forse questo rimanere restii a comprare cose nuove e rimanere affezionati alle vecchie con maligna pervicacia, fa parte di quel malinconico attaccamento al passato, quello che ti fa vedere meraviglioso tutto quanto accadeva una volta e tutto pessimo ed inaccettabile quanto accade di nuovo. Giovani ignoranti e incapaci, cibo avvelenato da gnomi malefici che governano il mondo, politici ancora peggiori di quelli che hanno mandato in rovina periodicamente il tuo paese. Deve essere qualcosa di genetico, una tossina che si sviluppa con gli anni e che aumenta il livello di accidia. Però che soddisfazione tirare fuori quel vecchio giaccone, in fondo non era niente male, bello caldo e comodo, eh, oggi le cose non le fanno mica più come una volta. Ti sembra di essere avvolto in abbraccio caldo, metti le mani nelle tasche imbottite e più avanti quando farà più freddo, non avrai neanche bisogno dei guanti, robaccia moderna, di plastika, un orrore anche epistemologico. 

Tra l'altro, frugandoci in fondo a quelle due tasche, ci si trovano magari cose dimenticate da anni che saltano fuori così, quasi per magia, quasi volessero avere uno scopo preciso di riallacciare vecchi ricordi, momenti particolari ormai difficili da mettere a fuoco tra le onde del tempo. Eccola lì, proprio in fondo alla tasca sinistra, pensavo fosse una pallina o una biglia di metallo tanto era dura, invece, ripescata con cura e riemersa alla luce rivela la sua natura umile. Una piccola castagna d'India, dalla buccia marrone scuro, ancora lucidissima, forse il tanto maneggiamento inconscio a cui inavvertitamente è stata sottoposta in quegli anni. E' come un'onda di calore antico, un fuoco di un camino che risveglia ombre lontane. Era una vecchia mania del mio papà. Se vuoi essere sicuro di non prenderti un brutto raffreddore all'inizio dell'inverno, devi tenerti una castagna d'India in tasca. Andavamo assieme nei giardini della stazione dove c'erano dei grandi ippocastani, quando arrivavano le prime giornate fredde dell'autunno, ai primi d'ottobre quando ancora non andavo a scuola. Certo oggi non ci sono più quei freddi di una volta, lo sanno tutti, il tempo è tutto cambiato e non ci sono più neanche le mezze stagioni. Cercavamo per terra nelle aiuole di erba rada qualche mallo spaccato, cercando tra quelli più piccoli, il più tondo e regolare.

Era un po' come una caccia al tesoro a cui mi dedicavo con cura e passione, fino a che non saltava fuori la prescelta, piccola, tonda, lucidissima quando sgusciava fuori dalla spessa buccia verde scuro. Sembrava quasi bagnata. Quando era ben pulita, me la mettevo in tasca tutto soddisfatto e lì rimaneva, una specie di talismano curativo di un rito sciamanico padano che veniva dalla notte dei tempi. Ogni tanto il raffreddore me lo prendevo ugualmente, ma leggero, diceva mia mamma. Chissà, tutto merito della castagna. Eccola qui tra le mie mani, questa pallina tonda tonda che quasi scivola tra le dita. Come sarà finita in questa tasca? Forse una ventina di anni fa, quando il giaccone era nuovo, il mio papà ce l'ha infilata di nascosto, quando andavo a trovarli, sempre troppo frettolosamente, sempre preso dalle tante cose importanti da fare, troppo importanti per dare davvero retta a quei vecchi, come un ultimo tenero gesto di protezione, che per carità, non sarà vero, ma intanto che cosa ti costa. E' stata lì per vent'anni. Io ce la lascio, tanto male non fa, anzi sembra che tenga ancora più caldo questo giaccone, come una carezza od un abbraccio prolungato. Ma deve essere la temperatura che oggi si è alzata un po'. Mi sa che quest'anno lo scampo il raffreddore, non vengono mica più quei freddi umidi di una volta.

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1 commento:

chicchina ha detto...

Quanto è dolce questo post!La mania di conservare,chissà può sempre servire,non credo sia cosa da vecchi,ma se è così,bene,abbiamo più saggezza dei giovani,mi ci trovo anch'io.
Insieme agli oggetti ci conserviamo i ricordi,le nostalgie,gli affetti,è per questo che ci sembrano cose preziose. Anche qui le prime giornate fredde e piovose.Ciao

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