domenica 11 gennaio 2015

Gelindo

La locandina
Alessandria di tradizioni ne ha ben poche. Noi alessandrini le guardiamo sempre con un certo sospetto sempre alle prese con la sindrome dl'avucàt Truncòn, cùl c'là sfach la cà per vendi i mòn. Che volete ci prendiamo gusto nell'autodistruggerci. Però quello di Gelindo è un appuntamento che un mandrogno doc, difficilmente si perde. Non tutti naturalmente, io, ad esempio, in 68 anni non c'ero mai andato. Si tratta della Divota Cumedia, una rappresentazione di origine medioevale che racconta in dialetto locale, la storia del gruppo di pastori coinvolti nella nascita di Gesù. I personaggi, i pastori che accompagnano Gelindo, il mattatore della rappresentazione, nei loro caratteri da commedia dell'arte, il fannullone, il vecchio brontolone, l'amico maldestro, contribuiscono a rendere questa recita, che segue il filo conduttore dei tanti Presepi viventi italiani, assolutamente unica e imprevedibile, con tutto un florilegio di battute che lasciano la vicenda sullo sfondo, trasformandola in un testo di comicità ingenua ed arguta al tempo stesso, che fonda le sue basi nella tradizione dialettale. 

La parte più succosa è naturalmente l'introduzione di Gelindo, opera nell'opera, la cosiddetta Businà, che riprende i temi politici e di attualità cittadina dell'anno appena trascorso, per mettere alla berlina con battute e satira bonaria, le autorità o i maggiorenti cittadini. Questa parte viene ovviamente riscritta ogni anno ed è la parte più attesa dagli aficionados, che si ripresentano all'appuntamento fedeli, per poter fare paragoni con quelle degli anni precedenti. Questo era il novantesimo appuntamento della manifestazione che si tiene attorno al Natale, nel teatrino dei Frati di via San Francesco, fin dal 1924, non interrotta neppure dalla guerra. Tra gli appassionati Umberto Eco che ha scritto anche un importante contributo in un saggio di Leydi sull'opera. Lui stesso viene ogni anno, ricordando forse le sue frequentazioni bambine e le volte in cui ha direttamente partecipato al lavoro, inclusa la parte della Madonna, così recita la vulgata, quando al tempo, non c'erano donne sul palco e questa figura, che rimaneva muta, era affidata ad un ragazzino. A Gelindo è stato anche assegnato la De.Co (denominazione Comunale) quindi, come ha detto il buon pastore: adess à sùma cmè la sigùla d'Tropea e la burgunsola d' Nuvara. La sala come sempre è strapiena, gli alessandrini si sbellicano alle battute in dialetto ormai desuete in città e cosa rara per i mandrogni, tributano applausi ed ovazioni agli attori. Io, circondato da concittadini doc che aspettavano le battute che ormai sapevano a memoria, mi sono proprio divertito, segno che gli anni passano e che ormai basta poco per intenerirmi, cosa comune agli anziani, inoltre alla lotteria benefica ho anche vinto il primo premio, un chilo di caffè, per cui direi che la serata è andata nel migliore dei modi.


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3 commenti:

Juhan ha detto...

A Lisandria ci sono due eroi popolari, conosciuti in tutto il mondo; OK, adesso l'altro, dai cunta su!

Pierangelo ha detto...

Gelindo è un piacere da vedere per i mandrogni, anche se non sempre è possibile.
Complimenti per il kg di caffè, sperando sia di tuo gusto (peccato che tu non abbia vinto una padella di belecada - farinata)
Pierangelo

Enrico Bo ha detto...

@ju-di Gagliaudo e Baudolino si sono già occupate ben altre penne, per cui mi limito al buon Gelindo.

@Pier -la bellecalda era il secondo premio.

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