mercoledì 11 maggio 2016

Primavera e pensioni

dal web

Giornata grigia anche oggi, anzi più che altro piove da magnìn, come direbbero nel torinese. Altro che primavera. Ma forse no, la primavera è proprio questa, un continuo alternarsi di tempi diversi, acqua, sole fresco, tiepido, insomma quella sana variabilità, la cui mancanza ci fa blaterare sul fatto che non esistono più le mezze stagioni. Proprio ieri, in cui parlavo della primavera per i cinesi, ho fatto un giro fuori città e che meraviglia vedere il frumento ormai alto nei campi e le prime foglioline del mais in lunghe file appena spuntate sulla terra nuda. Questo è il vero miracolo della primavera, il risveglio dopo l'assopimento, la fine del letargo invernale insomma. Che balzo straordinario, quello dei cereali. In pochissimi giorni, dalla fase invernale in cui il cespo si irrobustisce ma, apparentemente rimane basso e sempre uguale per mesi, gli steli crescono a dismisura in uno slancio che li porta verso il cielo quasi volessero vincere i vicini nella corsa, superarli di slancio e invece eccoli lì tutti meravigliosamente uguali che anelano alla luce, al calore estivo, alla riproduzione, quel magnifico stato che in tutte le specie, tranne che l'uomo, prelude inevitabilmente la morte. Una spiga gonfia e turgida che in un attimo seccherà, rinsecchita fino a girarsi verso il basso, incurvarsi definitivamente in attesa della fine. Che cosa triste per un essere pensante. 

La vita ha maturato un meccanismo che la porta, con uno slancio vitale e vigoroso fino alla riproduzione, unico atto utile a far proseguire la specie, poi tutto diventa inutile, superfluo, addirittura dannoso. L'anziano consuma solo irrimediabilmente risorse senza produrre utilità. Dovrebbe andarsene in fretta per lasciare spazio a chi sopraggiunge. E noi invece, vecchi balordi e micraniosi, per i quali tutto fa schifo e come andava meglio prima e come sono ignoranti e vuote le nuove generazioni e come tutti non hanno voglia di lavorare e neanche sanno farlo in maniera decente e ancora, ancora, insopportabilmente saccenti e lamentosi, resistiamo con pervicacia degna di lode, questa unica dote ammirevole ancorché dannosa, divorando risorse allo stato. Usque tandem direbbero le legioni che alle spalle cercano di prendere il posto occupato con disonorevole attaccamento. Inutile che si facciano illusioni, siamo ancora qui pervicacemente attaccati con le unghie e con i denti e sarà dura farci mollare anche se Boeri e compagni cercano in ogni modo di scavare la terra sotto le nostre pantofole felpate. Bisogna togliere a forza pensioni e vitalizi a quei farabutti di politici, si deve sempre attaccare prima un nemico comune odiato da tutti, questa è la strada maestra. Appena si sarà ottenuto questo col giubilo universale, la diga sarà aperta e poi si potrà con finalmente ottenuta, correttezza costituzionale e morale, partire all'attacco delle pensioni retributive, sempre che il calo dell'aspettativa di vita non risolva il problema prima.

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3 commenti:

Unknown ha detto...

Ma che bello esser vecchi: quando la solitudine è compagna e 'n sei mai solo

Enrico Bo ha detto...

@Tent - aveder buche ciarlando che niente va

Unknown ha detto...

Enrico: anche le buche pensano

E un saluto

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