mercoledì 12 ottobre 2016

Spade a Pechino

Tien An Men - Pechino - fine anni '90

La primavera avanzata a Pechino ti può regalare anche giornate terse e gioiose, con lo sguardo che arriva lontano e non offuscato come di solito dalla caligine nebbiosa dello smog o dal fastidioso polverino giallo del loss che il vento di nord ovest porta da lontano e che rimane a mezz'aria per giorni. Era piovuto abbondantemente nei giorni precedenti, pulendo l'atmosfera come accade di rado. Una domenica mattina serena che invitava a passeggiare col naso per aria in giro per la città ancora poco affollata di mezzi a quattro ruote. Gli intasamenti erano ancora di là da venire. Solo qualche stripelliodi campanelli delle grandi biciclette nere. Così mi piaceva andare per parchi a respirare la primavera che in Cina è una stagione piena di gioia e di speranze. La collina del carbone si alza proprio dietro la Città proibita ed il giardino che la contiene e la circonda è sempre piuttosto affollato di turisti, grazie alle belle vedute sui cortili segreti del palazzo, mentre al di là delle mura rosse riesci quasi ad intravedere la vastità dell'immensa piazza fino al mausoleo sullo sfondo, ma quella mattina, non c'era ancora quasi nessuno, forse anche perche era davvero troppo presto e l'orda dei turisti, benché allora non fosse ancora così numerosa, era ancora bloccata negli alberghi a fare colazione. 

Così me ne stavo seduto su una panchina rivolto verso il palazzo, come direbbe il Buddha, a respirare in solitudine serena. Poi un gruppo di donne, una quindicina almeno, arrivò silenziosamente da un punto dietro le mie spalle, dove stava nascosta una entrata secondaria. Avevano il passo strascicato delle anziane cinesi, poco abituate a cammminare con le scarpe moderne, quell'andamento con la postura un poco arretrata che fa gettare i piedi verso l'esterno, un po' come le papere, che a noi appare buffo, ma che sembra sia una mano santa per la postura ed i dolori della colonna. Si disposero con un certo ordine dietro quella che sembrava la capa, silenziosamente e rivolte nella mia direzione. Solo allora mi accorsi che ognuna di loro teneva nella mano sinistra una spada Jiàn, l'arma cinese più nobile che rappresenta il fuoco e forse era quella di più difficile uso. E' una spada diritta a doppio filo, leggera e dalla punta flessibile, cosa che la rende particolarmente maneggevole ed elegante. Nel pomello posteriore dell'impugnatura è legato un lungo fiocco, motivo per il quale viene anche detta la spada dal fiocco rosso, che non aveva soltanto una funzione estetica, ma serviva nelle varie tecniche di combattimento per trattenere l'arma, distrarre l'avversario o portare attacchi diretti ed inattesi, tanto che un tempo era formato da fili metallici con uncini utili ad offendere. 

La spada Jiàn
L'antico ideogramma rappresenta due uomini a sinistra evidentemente pronti a duellare e una lama a doppio taglio a destra. La storia della forgia di queste spade ha qualche tratto di mitico, nella tecnica dei maestri forgiatori a simiglianza delle katane giapponesi, anche se qui risaliamo molto più in là nel tempo. In origine costruite in bronzo, hanno poi visto l'avvento dell'acciaio che poteva venire disteso fino a cinque strati diversi di differente durezza a differenza dell'arma giapponese in cui due strati di diversa durezza vengono ripiegati più volte su se stessi. Vedere l'eleganza dei movimenti che si utilizzano nell'uso di quest'arma, in particolare nelle tecniche e nelle forme del Tai Ji Quan, ti incanta. Il gruppo di donne dopo essersi sciolte un poco con lenti movimenti articolari, rimase a lungo immobile con la spada con la punta verticale verso l'alto dietro la spalla sinistra. Erano tutte piuttosto anziane e non apparivano così pronte ad un qualsiasi esercizio fisico. La maggior parte aveva ai piedi quelle specie di babbucce nere con la suola di corda usate dagli anziani, così comode e silenziose nei movimenti ed erano quasi tutte coperte di casacche scure coi bottoni davanti. Una di loro aveva ancora addirittura una delle tradizionali giacchette blu del periodo maoista. Al Kai Si della maestra iniziarono con estrema lentezza i movimenti della forma. 


Le braccia si muovevano quasi all'unisono nei movimenti iniziali, anche se qualcuna di quelle nelle ultime file li eseguiva in modo un po' più approssimativo. Tuttavia il colpo d'occhio di insieme era davvero emozionante e la morbidezza con cuisi muovevano non si sarebbe potuta immaginare per persone non più giovanissime come apparivano. I polsi ruotavano lenti e l'impugnatura passò alla mano destra, le punte si alzavano alcielo e poi, con misurata lentenzza il filo calava fino all'orizzontale, per poi protendere la punta avanti a ferire l'aria. La mano sinistra vuota a pugno con le due dita a puntare la direzione, bilanciava il gesto, fino al salire del corpo, eretto sulla gamba destra, col piede sinistro a protezione del ginocchio. Nessun rumore, solo il lento dipanarsi delle respirazioni, fruscio di vesti ed un piccolo, leggero scricchiolio della ghiaietta sotto le calzature morbide. Nel gesto perfetto della maestra, leggevi facilmente, la tensione della tecnica, l'energia che fluisce fuori dal corpo fino alla punta estrema della spada, la perfezione del movimento che permette l'evoluzione senza tentennamento del fiocco che danza sul braccio senza aggrovigliarsi. 

Quando vedi un bravo maestro subito capisci il senso della pratica dell'arma nel Tai Ji. Questa amplificazione del corpo che ti permette di sensibilizzare anche visivamente i piccoli errori impercettibili nella pratica a mano nuda, le incertezze del movimento, della precisione e del colpo d'occhio, della corretta canalizazione dell'energia. Diversamente che senso avrebbe oggi apprendere il maneggio di uno strumento così antico e totalmente inutile nella vita moderna. Le donne continuarono la forma fino alla sua conclusione e quasi tutte eseguirono il calcio con l'esterno del piede, opposto al taglio della spada in orizzontale, una delle tecniche più complesse soprattutto per la rotazione nella posizione incerta, con buon equilibrio. Quando la mano sinistra raggiunse l'elsa per raccoglierla e riportare la spada nella posizione iniziale e tutte rimasero erette, mentre il respiro scendeva lento nella suo ultimo ciclo per il termine dell'esercizio, un senso di grande calma era sceso su tutto il giardino.  Silenziosamente il gruppetto si allontanò lungo il vialetto da cui era arrivato. Ti pareva di sentire crescere l'erba. Poi uno strombettare stridulo e sgradevole ruppe il silenzio. Era arrivato il primo pullman.


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2 commenti:

Pierangelo ha detto...

Deve essere stato un bellissimo spettacolo, poi per chi ama quelle discipline, il piacere aumenta.
Ciao suocero, benvenuto tra noi.

Enrico Bo ha detto...

Grazie carissimo

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