giovedì 25 febbraio 2021

Recensione: G. Ferron - Lo sguardo del lupo

 


Un libro che si ascrive alla ormai imperante vulgata modaiola dell'inno talebano alla Natura santificata come Madre martirizzata e soluzione unica ai problemi creati dalla malefica razza umana devastatrice per antonomasia e per malvagità innata. Ovviamente il messaggio che passa è quello della beatificazione assoluta di quella decrescita felice che tanto affascina in contrapposizione a tutto quello che è il modello di sviluppo che fino ad oggi ha consentito ad una umanità di quasi otto miliardi di persone di vivere molto meglio di quanto non facessero i nostri nonni.  Ovviamente trionfano le invettive contro la bieca agricoltura "intensiva" che usa perfidi concimi kimici e velenosi pesticidi portatori di monte, in contrapposizione di una idillica vita nella natura montana fatta di boschi popolati da spiritualità olistica ed esoterica, che tutto idealizza e conduce alla felicità perfetta. Come sapete io sono visceralmente avversario di questa nuova religione che ha ormai conquistato completamente il popppolo e che, temo, influenzerà pesantemente le politiche del prossimo futuro, che ovviamente tendono a seguire l'onda del comune sentire, ma non posso negare che il libro abbia un suo fascino perverso in questo fatato rapporto con i lupi ed il loro sguardo magnetico, che rimane la chiave del racconto. 

E' la storia ammiccate del manager bello e scontento, fatto apposta per autoidentificarsi, che rifiuta la civiltà e si rifugia nel bosco identificandosi quasi con questa vicinanza esoterica con lupo e una ragazza alla ricerca delle stesse cose che ne rimane perdutamente affascinata, nella quale molte vorranno a loro volta autoidentificarsi. Ovviamente piacerà moltissimo agli molti adepti di queste sette new age, schiavi delle città e delle scrivanie che odiano anche se consentono loro di campare e bene, ma dalle quali anelano fuggire verso un fatato eden fatto di vita all'aria aperta e di fusione con una natura inesistente nella realtà e di certo meno a chi la montagna la abita davvero con tutte le sue difficoltà e che verso questi cittadini anelanti ad un mondo ideale che non è mai esistito, ha un atteggiamento piuttosto critico, sul lupo poi in particolare. Ma il racconto è scritto bene e come tutti i libri di similfantasy affascinante e ti fa venir voglia di finirlo. Anche siete conoscitori veri di agricoltura vera e di natura reale, liberi dalla fuffa bioorganic sano e senza glutine e senza olio di palma, sarete affascinati da questi personaggi che si perdono in un bosco magico alla ricerca di una unione viscerale con questo animale iconico e vi piacerà comunque.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!