dal web |
Nati pronti insomma. Lo abbiamo già detto tante volte. Il viaggiatore vive in un suo stato di tranquilla assenza di preoccupazione, in fondo il fine del viaggio è il viaggio stesso, l'insopprimibile, nell'uomo, desiderio di muoversi verso qualche luogo, anche solo virtuale, non importa quale sia lo scopo, la conoscenza, la curiosità o anche solamente lo sforzo mentale di lasciare qualche cosa per spostarsi, trovandosi così ad affrontare il cambiamento inteso come categoria dell'essere, accettato con la pace che ne deriva, uno stato che giustifica e appaga se stesso, indipendentemente da qualsiasi meta precisa, pensata o immaginata. Il povero turista invece, evoluto o scafato che sia, oppure ingenuamente alle prime armi, vive una situazione di agitata preoccupazione, una aporia aristotelica sul concetto stesso di moto; in ispecie nelle difficoltà alle quali si trova davanti nella preparazione del viaggio, sia che di tale difficoltà si ritenga raggiungibile la soluzione, sia che essa appaia intrinseca alla natura stessa della cosa e quindi ineliminabile. Insomma per settimane dopo che ha deciso la sua meta, questo è quello che più gli preme in fondo, si tortura per prevedere ogni problema, anzi li elenca con costante precisione e li spunta con cura non appena ritiene di aver raggiunto una soddisfacente misura nella loro soluzione. Fatto, fatto, fatto. Così studia per giorni quale sia l'itinerario migliore e quale il volo più opportuno, prezzo, comodità e sicurezza, non prima di aver interpellato quanti hanno già compiuto la stessa esperienza, recriminando non appena ha cliccato il numero della carta di credito, sul fatto che il prezzo sia, da poche ore, appena diminuito.
Passa poi ad esaminare con cura, oggi con internet la cosa si è esasperata al limite della follia, le possibilità di pernottamento, con le molteplici opzioni; le opportunità e i modi degli spostamenti interni, naturalmente dopo che si erano già esaminati fino all'esasperazione gli itinerari; controlla la carta geografica con cura maniacale alla ricerca di strade secondarie che ne faciliteranno il percorso, sempre troppo lungo rispetto ai giorni programmati; poi le prescrizioni sanitarie e quelle burocratiche, assicurative, visti e compagnia bella che se li porti via, Marco Polo non aveva bisogni di passaporti et similia, al massimo bastava una lastra d'oro con la raccomandazione del Gran Kan e via per anni attraverso deserti e montagne, e per finire la composizione dei bagagli con la presunzione di avere al seguito quanto servirà. Insomma un vero lavoro a tutto campo che turba e crea nervosismo, in quanto si sa bene per esperienza pregressa, che mai si è stati previdenti fino in fondo, che sempre è saltato poi fuori qualche cosa imprevista, che non andava, che creava problemi, tutti risolvibili per carità, ma che lagna nei confronti del viaggiatore che parte e basta e non si cura di quello che gli capiterà per la strada, anzi questa sorpresa continua, sarà proprio l'essenza del viaggiare. Tutto chiaro no? E allora perché è quasi un mese che mi dibatto a cercare, compitare scartabellando guide e rubriche di viaggiatori, a smanettare sulla tastiera per ore alla ricerca di notizie precise e non solo per sentito dire? Perché sono fatto così, perché in definitiva nasco turista e non viaggiatore.
Dunque eccomi qua che, dopo aver consultato lo sportello del viaggiatore della mia città, efficientissimo, per carità, sono ancora qui indeciso su che antimalarico ordinare. Eccomi nervoso perché il consolato del paese in oggetto, ha il telefono staccato e non risponde alle mie mail, nonostante siano stati proprio loro , cortesemente ad indicarmela. E poi i vari albergatori che tirano sul prezzo, anzi sono io che tiro, mentre loro non mollano, con la scusa che tutto è aumentato, capirà. Insomma questo che ha tutto il sapore di uno sfogo malmostoso, altro non è che la semplice routine che mi attanaglia sempre prima di ogni partenza. Bisogna prenderla appunto con filosofia e soprattutto con calma, tanto queste cose nessuno te le risolve, se non tu stesso applicandoti con buona voglia. E badate bene, siamo già parecchio avanti in quanto la scelta della meta era stata decisa quasi tre anni fa in tempi non sospetti, prima che la peste bubbonica non bloccasse tutto e ci costringesse a questo lazzaretto in cui siamo rimasti imprigionati in attesa di un liberi tutti che non arriva mai. Ma che bello sarebbe lasciarsi andare alla corrente del fiume che ti porti senza sforzo nella direzione voluta, ma che ci volete fare, non siamo capaci a percorrere questa autostrada, a noi piace avventurarci per sentieri più impervi, con panorami arditi, là dove volano solamente le aquile, anche se poi viste da vicino sono solo corvacci malevoli. Avrete capito dunque da questo post propedeutico, che è ormai scattato il preallarme. Va beh, allora lasciatemi lavorare, che devo ancora ordinare i medicinali del caso e il famoso Biokill con cui irrorare vestiti e futuri giacigli.
Nessun commento:
Posta un commento