giovedì 8 settembre 2022

Un tour d'Italie 32 - Sorrento

Sorrento - Chiostro di S. Francesco - foto T. Sofi


 Tecnicamente, a rigor di termini questa non sarebbe neppure più Costiera Amalfitana. Il traghetto, partito da Amalfi, borbottando ha ormai superato da un pezzo le perle ormai a noi note, Praiano, Positano, percorrendo il lungo tratto di costa che diventa sempre più selvatico e privo di case, man mano che si va verso occidente. Solo qualche torre di avvistamento aragonese o saracena a secondo se quadrata o rotonda, che ci sono sempre stati i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini, perché al mondo se non ci si scanna non si è contenti, fino a doppiare punta Campanella, qui la torre è quadrata, ormai siamo in faccia a Capri e si distinguono nettamente le sagome note dei Faraglioni, a quattro o cinque miglia di distanza, per poi piegare a nord entrando direttamente in quel golfo di Napoli che da pochi giorni ci siamo lasciati alle spalle. La sagoma del Vesuvio dai fianchi che si raccordano alla pianura con una curva delicata e tranquilla, così dolce alla vista da far apparire impossibile che da quella montagna abbia potuto scatenarsi una tale furia di morte e distruzione, costituisce un fondale perfetto da ammirare. Infine doppiato un ultimo capo che racchiude la microscopica insenatura detta i Bagni della regina Giovanna, un sito dai richiami millenari, ecco comparire lo scuro muraglione dell'alta costa sopra la quale scorgi le case di Sorrento. Questi cosiddetti bagni sono una vera e propria piscina naturale circondata da alte rocce, nascosta alla vista dal mare, sulle quali si estendeva una delle più spettacolari ville romane di cui ci sia traccia, quella di Pollio Felice, un nobile partenopeo del I secolo a.C., evidentemente ricchissimo dato che era citata come una delle più belle dell'epoca, dato che occupava oltre 30.000 mq coperti, ed è raccontata dal poeta Stazio che la descrive come "posta su colli dove l'uva non teme il confronto con quelli di Falerno e dall'altro lato sembra nuotare su un mare di vetro, così che mentre un'ala della casa sembra tremare per il fragore delle onde, un'altra ignora invece i flutti e preferisce il silenzio dei campi". 

Accidenti se sapevano vivere questi romani, almeno quelli che avevano il grano! Oggi, solo più qualche pietra sparsa, qualche muracciolo che segna il tracciato della costruzione, qualche pietra sbrecciata, dove il mecenate che amava circondarsi di dotti e di poeti, trascorreva il suo tempo negli studi, gli ozi come venivano chiamate allora le ore dedicate al piacere dell'arte e delle lettere, circondato da pitture di Apelle e statue di Fidia, di Mirone e di Policleto e poi la polvere dei secoli, almeno fino all'arrivo di questa fantomatica regina Giovanna, una Angioina dalla fama piuttosto chiacchierata, che sembra amasse trascorrere qui le sue ferie estive, tra amanti e dame di compagnia con cui ne faceva di tutti i colori, dicono le malelingue, crudelissima coi sottoposti, tanto che pare abbia poi fatto una brutta fine, strangolata da un parente, che evidentemente ambiva a prenderne posto e averi. Ma noi sbarchiamo alla marina piccola e poi grazie al comodo ascensore saliamo fino in città, cominciando a goderci il panorama assolutamente spettacolare dal belvedere della piazza superiore. Davvero una vista mozzafiato e quante ne abbiamo avute in questi giorni una dietro l'altra a non finire, non ci si può davvero lamentare. Poi, due passi nelle viuzze che offrono la consueta serie di negozietti che devono obbligatoriamente mostrare tutta quella serie di cose alle quali i turisti non sanno resistere, ovviamente il tema di fondo è il limone e tutti i suoi derivati che da queste parti impazza, ma anche la serie di palazzi antichi che fanno da corona, vuole la sua attenzione. 

Naturalmente non si può non dare un'occhiata al duomo col suo sontuoso interno barocco e lo spettacolare soffitto e il colossale organo che sovrasta l'ingresso, oltre a tutte le altre opere d'arte che ne fanno un contenitore di grande interesse. Altra tappa obbligata il Chiostro di S. Francesco dell'omonima chiesa con i suoi archi in diversi stili che ti immerge in un'aria mistica e solenne. Una curiosità in cui ci si imbatte passeggiando tra le vie della città è la Sedil Dominova, un locale di cui si ammirano le tracce di magnifici affreschi in una loggia esterna sulla strada, che ospita tuttora la Società Operaia di Mutuo Soccorso, costruito nel XIV secolo a seguito delle lotte fratricide tra i nobile della città che costrinsero all'intervento addirittura il Vescovo che stabilì la costruzione di due edifici separati in due parti della città dove si potessero riunire le due fazioni separatamente. Di qui l'origine del maestoso palazzo che ha resistito fino ai tempi nostri.  Camminiamo ancora un po' attorno a piazza Tasso, comprendendo come questa fosse una tappa obbligata del Grand Tour dei nobili nordeuropei che scendevano in Italia per toccare con mano lo spessore dell'antichità, dell'arte, della bellezza; poi piano piano ce ne andiamo verso la stazione, dato che abbiamo optato per rientrare a Minori in bus, così da avere un ulteriore punto di vista, un altro lato attraverso cui apprezzare questa terra. Un'oretta che ti fa apprezzare, dato che non hai fretta, le strade tortuose, le curve a strapiombo sul mare, le ville sui dirupi, i paesini abbarbicati alle coste alte e scoscese, le terrazze ricoperte di limoneti e ulivi. Arriviamo in tempo per darci una rassettata e, ironia della sorte la sera ci riserba l'offerta di succulenti gnocchi alla sorrentina, pianto famoso nel mondo che chiosa la giornata. Noblesse oblige.

Negozio del centro

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