Vietri sul mare - La confraternita - foto T.Sofi |
Quando la vacanza finisce la storia è sempre la stessa, da un lato hai addosso la tristezza del tornare a casa, dall'altro hai la gioia del tornare a casa. Bella dicotomia, eh! In fondo però è comprensibile perché vacanza non equivale a viaggio, nel quale il piacere è insito proprio nella sua categoria ontologica, godi perché viaggi indipendentemente dalle cose che vedi, anche il negativo, i problemi che sorgono, le difficoltà, contribuiscono al piacere del viaggio stesso e saranno ricordati proprio nel loro essere legati all'andare, senza avere come punto di riferimento finale una meta. La vacanza al contrario è più un piacere definito, la voglia di prendersi un periodo preciso di stacco dal proprio mondo abituale, con un punto di arrivo, date precise di partenza e di ritorno, biglietti in tasca con l'ora stampigliata bene in chiaro. Dunque quando finisce hai voglia di tornare ad assaporare la piacevole certezza del tuo letto, di salutare gli amici rompendogli le palle col racconto di quanto è stato bello questo e quello, voglioso di condividere piaceri non condivisibili e dei quali a nessuno frega nulla, magari di scrivere scemenze su blog e libri che nessuno leggerà, presupponendo illusoriamente che possano essere di utilità a qualcuno. Hai quella frenesia che ti spinge a caricare la macchina e a partire, magari trascurando un po' le cose che avevi lasciato per ultime nella lista del da farsi. Accanto c'è il dispiacere delle cose che finiscono, perché sai che di certo hai lasciato indietro cose che ti avrebbero dato altra gioia, altro piacere e che dato lo scorrere del tempo, probabilmente non avrai più occasione di inserire nell'agenda.
Perché comunque stare in giro è piacevolissimo e domani non starai più in un ristorante a gustarti gli scialatielli ai frutti mare o gli gnocchi alla sorrentina, ma, specie se sei femmina, ti toccherà decidere cosa fare da pranzo al marito neghittoso, oppure che ti tocca tornare a casa, magari dopo aver lasciato n clima delizioso e un panorama straordinario, in cambio di un caldo soffocante o di un umido gelo nebbioso, per ritrovarti davanti ad una montagna di posta che di solito rappresenta solo grane da risolvere, bollette da pagare e avvisi di scadenze entro e non oltre. Insomma che menata la fine della vacanza! Dunque a mio parere è sempre bene trovare il modo di programmarsi per il termine del godimento qualche cosa che serva come di suggello piacevole e che non renda il ritorno un semplice trasferimento menoso, con già la testa alle grane che ti aspettano nella pur dolce sweet home. Dunque dopo aver salutato con simpatia ed affetto la famiglia dei gestori dell'hotel 7bello e il loro staff che ci hanno simpaticamente coccolato per cinque giorni, carichiamo con le nostre masserizie la macchina, quasi fosse un Conestoga in attesa di prendere la pista per il lontanissimo nord, con chili di limoni appena colti, cartoni di liquori e carichi di nostalgia, prendiamo la contorta strada della costiera, lasciando Minori alle nostre spalle. Ma la macchina sembra non aver affatto voglia di tornare a casa, così invece di prendere la via del nord, continua la strada verso est, per godere almeno ancora un po' della bellezza del paesaggio e per proporci, passato l'abitato di Cetara (quante cose sei obbligato a lasciare indietro), un'ultima tappa a Vietri sul mare.
Proprio all'ingresso del paese c'è una bella piazza sul belvedere che apre la vista sul porto e dove puoi lasciare la macchina tranquillamente per fare due passi nelle viuzze che si arrampicano fino al centro dell'abitato. Beh, sarà che in questa stagione l'affollamento dei visitatori è minore, ma lungo i vicoli l'aria appare un po' diversa e più familiare degli altri centri famosi della zona. Senti donne chiacchierare in dialetto più stretto, gente che si parla dai balconi, signore che contornano i negozi che offrono pesci e crostacei appena arrivati per accaparrarsi il meglio della giornata. E che balla roba, accidenti, gamberoni magnifici, cozze di dimensioni ragguardevoli, bei pesci argentei dall'occhio ancora vivace, di sicuro da queste parti il pesce è una ricchezza che invita alla tavola. Peccato che è ancora mattina presto. Certo ci sono anche i negozi per i turisti, anzi intere pareti sono ricoperti dalla ricchezza di Vietri, una rutilante e coloratissima ceramica fatta di piatti di ogni dimensione, di oggetti tra i più fantasiosi, da sedie e tavolini, che vorresti, io almeno, in un tuo giardino, posto che tu ce l'abbia, in qualche posto assolato della Côte, magari a disegni azzurri e gialli, o con uccelli variopinti o con quei soli straordinari che sembrano inondare di raggi tutto l'ambiente all'intorno. Ma quello che ancor più colpisce è la fantasia di questi straordinari artigiani nell'inventarsi centinaia di disegni e geometrie sempre diverse per questi piatti enormi che da soli arrederebbero una grande sala.
Me la immagino con le finestre spalancate su una terrazza sulla quale allungarsi su una chaise longue dalla tela a righe, a meditare ben riparato all'ombra, magari leggendo qualche pagina della Recherche, una limonata ghiacciata sul vicino tavolino, anche lui in ceramica per non fargli un torto e scivolare lentamente in un dormiveglia accarezzato dalla brezza del mare. Voglio troppo? Probabilmente sì, d'altra parte siamo nati per soffrire, questo ragiono mentre faticosamente metto un piede dietro l'altro, lungo una salita, per altro non troppo faticosa, per arrivare alla piazzetta sommitale dominata, vicino alla casa della Confraternita, dalla chiesa di San Giovani Battista, con la sua facciata classicheggiante eretta sul suo basamento in pietra chiara di Piperno, mentre le due colonne laterali scandiscono l'ingresso con il nero netto del tufo di Fiano, quasi fosse un tratto deciso di una pennellata di china. Nell'oculo chiuso che lo sovrasta non poteva mancare una grande ceramica che raffigura il Santo, la firma della specialità del paese. Un'occhiata alla bella pala d'altare di un maestro locale e poi giù verso il parcheggio, sotto portici e vicoli che nascondono altri negozietti, altri lavori d'arte, altre genti sedute davanti alle porticine che ti sorridono al passaggio, d'altra parte tu porti grano e ovviamente sei benvenuto, anche al di là della naturale propensione della popolazione indigena. Che bello questo paese, forse anche perché è quello che ci saluta definitivamente con allegrezza, anche se abbiamo speso solo pochi euro, per qualche ricordino da frigo, praticamente una autoobbligazione malcelata a cui si sottoponiamo come per una dipendenza inestinguibile. Dai, salite in macchina che la strada è lunga.
Ceramiche di Vietri |
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