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Nella storia dell'umanità, ci sono stati popoli che hanno costruito la loro rilevanza come disruttori, conquistatori e creatori di regni ed imperi più o meno grandi costruiti principalmente sull'uso della forza e l'appropriazione delle conoscenze elaborate da altri popoli, di cui si sono appropriati elaborandole e poi terminando il loro ciclo, più o meno lungo, quando, dopo una fase di decadenza militare, altri sono sopravvenuti a sostituirli con forze fresche e più giovani, ma parimenti violente e prevaricatrici. Altri invece, hanno fondato la loro rilevanza su conoscenze ed inventive proprie, naturalmente assorbendo e rielaborando tutte quelle con le quali venivano a contatto. Di norma questi ultimi non sono mai stati vere e proprie potenze militari primarie, ma sono sempre risultati soccombenti di fronte alla forza dei primi, pur rilasciando una forte influenza sui loro dominatori. Tuttavia bisogna dire che questi popoli sono i responsabili primi del progresso umano, grazie non solamente alla loro inventiva ed alla capacità di sviluppare le idee, ma soprattutto al merito di averle fatte liberamente circolare, in una miscela straordinariamente fruttuosa che, a strascico, ne ha generato altre sempre più complesse, raffinate ed utili, necessarie alla edificazione della nostra civiltà. Dopo questo bel pistolotto programmatico, eccoci al punto di oggi, nel quale volevo parlarvi dei Fenici, popolo straordinario che da tempo attira la mia attenzione e che, a mio parere è uno dei responsabili primari della primazia assunta della nostra civiltà occidentale.
Di origine Cananea, da quella mezzaluna fertile fonte primaria della storia moderna dell'uomo, dove si è concretizzata l'invenzione prima dell'allevamento e poi dell'agricoltura, che ha segnato il passaggio fondamentale dalla vita nomade dei cacciatori raccoglitori alla stanzialità con la nascita delle prime comunità dei paesi ed infine delle città, dopo più o meno dieci millenni, si sviluppò sulle rive del Mediterraneo orientale come popolo di mercanti navigatori, che portarono attraverso tutto un mare di facile navigabilità, le loro trovate tecniche e scientifiche. Anche i cinesi inventarono molto, ma il fatto di non avere un mare navigabile come il nostro, li restrinse ad uno sviluppo chiuso in se stesso che non consentì la circolazione di idee necessarie e che sul mondo occidentale invece ha avuto. Il loro grande merito, che è proprio di tutti i mercanti, fu sempre quello di essere poco interessati alla conquista di spazi e di popoli, ma solo quello di creare e mantenere contatti il più possibile solidi e fruttuosi di scambio di merci, senza mai avere grandi eserciti o bisogni militari. Infatti nel loro periodo di grande sviluppo storico che dura all'incirca 800 anni, dall'XI secolo al periodo di Alessandro Magno, durante il quale non crearono mai un regno vero e proprio ma una serie di città stato dedite ai commerci, si lasciarono tranquillamente conquistare da tutte le potenze belligeranti dell'area, contro le quali non combatterono mai convintamente, affrettandosi ad allearsi o ad arrendersi, pagando regolari tributi a patto che fossero lasciati liberi di continuare i loro affari.
Così Egiziani ed Ittiti prima, poi gli Assiri, quindi i Babilonesi, i Persiani e infine Alessandro, divennero via via i teorici dominatori dell'area costiera che va dal mare alla catena montuosa circostante, ma le città, via via saccheggiate e ricostruite, oppure semplicemente assoggettate passivamente, continuarono il loro fruttuoso lavoro, producendo ricchezza ed esportando idee. Pensate che Biblos conta oltre 25 strati di epoche di successivo sviluppo. Invece di cercare di costruire imperi millenari, fondarono soprattutto colonie in ogni parte del mediterraneo, che non erano altro che empori per scambiare merci, fare affari, aumentare la ricchezza. Da Lixos in Marocco, a Cadice ed Utica in Spagna, in almeno una dozzina di siti in Sardegna dove modificarono profondamente la civiltà nuragica e nella stessa Etruria, nel sito di Pyrgi dove è stata ritrovata una famosa stele in lingua fenicia appunto, in Sicilia a Lilibeo e Mozia, a Lampedusa, a Malta e naturalmente la più famosa di tutte, la potentissima Cartagine, che aveva subcolonie dappertutto ed era interessata soprattutto al commercio e che il nascente potere di Roma non poteva sopportare, ma doveva sottomettere ad ogni costo, perché lì c'era il grano, quello vero, di cui appropriarsi. Addirittura secondo Erodoto, riuscirono a circumnavigare l'Africa partendo dal mar Rosso, come riporta nel IV libro delle sue Storie. Vero o falso che sia, bisogna considerare che se lo dice, si sapeva che questo era cosa possibile ed esisteva già allora l'idea di un periplo del continente africano.
Già, coi vichinghi, furono i più grandi navigatori di tutti i tempi, che grazie al legno di cedro disponibile, che esportavano fino in Egitto, inventarono i concetti di chiglia, fondamentale per la navigazione in mare e degli incastri delle travi a tenone e mortasa (diverse soluzioni di maschio e femmina), che consentirono la costruzione di navi di grandi dimensioni e delle prime biremi e successivamente delle triremi, come risulta da un resoconto assiro del 700 a.C. Loro sono le prime cartografie dei porti e la capacità di progettare porti artificiali autopulenti come Sidone, Tiro, Acri. Una delle loro invenzioni più straordinaria e di successo fu l'anfora di terracotta, che consentì il trasporto e la conservazione di derrate solide e liquide a grandi distanze, divenuta poi di utilizzo comune in tutto il mondo conosciuto. Furono in effetti i primi esportatori (verso l'Egitto come risulta da moltissimi documenti) del Vino e naturalmente anche della vite, arrivata dal Caucaso, ma diciamo così, industrializzata proprio da loro. E' venuta alla luce una cantina di vinificazione per l'esportazione in una fattoria a sud di Sidone e la tecnologia fu poi esportata in Sicilia e per tutto il Mediterraneo. Il commercio prima di tutto. Tra le altre invenzioni fondamentali per i loro commerci ci fu la soffiatura del vetro, mentre prima si univano solo tra di loro le due semivalve e la produzione dei tessuti colorati di porpora dalla famosa conchiglia, due must dell'antichità di straordinario successo, oltre alla capacità conclamata nella lavorazione del bronzo, dei metalli, dell'avorio. I pagamenti? Oro in Egitto e dove c'era e argento, dalla Sardegna e dalla Spagna, ma soprattutto lo stagno, su cui si basò lo sviluppo della civiltà del bronzo. Ecco cosa significa il commercio, l'apertura senza confini, la commistione di culture diverse, nel progresso e nell'avanzare di una civiltà.
E pare infatti fossero estremamente dinamici nell'accogliere stranieri, naturalizzarli, farli entrare a far parte del loro mondo. Il mercate è amico di tutti e di nessuno, soprattutto è amico di se stesso, ma questo alla fine contribuisce allo sviluppo del genere umano. Non per nulla, come tutti i commercianti, i Fenici erano giudicati come astuti, furfanti, ingannatori ed inaffidabili, dalle buone popolazioni rivierasche che preferivano sicuramente risolvere le diatribe con un buon colpo di spada piuttosto che con bizantine contrattazioni, in cui venivano costantemente messi nel sacco. E l'apertura mentale, la dimostrarono sempre ad esempio con la rilevanza delle donne nella società; si ricordano infatti regine e principesse al comando di città fenice, per non parlar della più nota, la leggendaria. Didone. Inoltre si ricordano attorno al VI secolo, assemblee di popolo democratiche e la nascita delle prime associazioni di categoria, che facevano valere appunto come lobbies primordiali, i loro interessi. Per ultimo bisogna fare cenno all'invenzione di certo più importante e significativo per il successivo sviluppo della civiltà Mediterranea, quella dell'Alfabeto. Infatti questa semplificazione della scrittura, che abbandonava definitivamente le complessità del geroglifico o dei segni cuneiformi, che relegavano questa conoscenza ad una ristretta cerchia di sapienti e dunque di potere, sviluppò questa serie di segni fonetici a base consonantica, che ne distaccava definitivamente il significato intrinseco di ideogramma, restringendolo a notazione di suono e che dilagò attraverso il mare diventando base di tutti gli alfabeti successivi dall'etrusco, al greco, al romano. Questo è stato, credo il maggior lascito di questa affascinante civiltà, di cui siamo debitori del nostro sviluppo definitivo. Una civiltà che credo meriti di essere conosciuta più da vicino, eheheheheheh, per quello che ancora ne rimane.
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