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Tutto è fatica, purtroppo, e non parlo del lavoro naturalmente, fatica a cui l'uomo è condannato per maledizione biblica per procurarsi da vivere, ma di tutto il resto. Anzi di norma, quando uno, a causa (e non dico grazie) dell'età, riesce a liberarsi di questo peso, sembra addirittura che questa categoria ontologica della faticosità aumenti proporzionalmente. Solamente per ottemperare agli obblighi, civili, familiari, etici, financo al divertirsi. E direi che questo è davvero il colmo. Tuttavia, non so se sia una questione di età o di forma mentis, questo senso di faticosità, lo avverto sempre di più, anche nella cosa che più mi interessa in questo momento, quella di riuscire ancora a vedere qualche brandello di mondo, prima di tirare definitivamente i remi in barca, come si diceva un tempo, vedendo lo striscione del traguardo finale che oramai campeggia sullo sfondo (tutta chiacchiera apotropaica naturalmente, ma capirete si incrociano sempre le dita). Forse non è del tutto vero, allora, che il fare un lavoro che ti piace, non è più neppure un lavoro; come si dice a Napoli, non è faticà. Proprio io che ho sempre amato, nel preparare un viaggio, procedere, man mano a programmare personalmente ogni cosa, dall'itinerario a tutti i necessari punti di appoggio, adesso comincio a sentirli come un peso, una fatica necessaria solo per rientrare in budget sempre più risicati ed attenti. Diciamo che, potendo, forse lascerei ad altri le incombenze della preparazione del viaggio, salvo poi, sono sicuro, me ne lamenterei furiosamente, non riuscendo a trovare tutto quello che meticolosamente avrei potuto progettare di persona.
E' la natura sbagliata dell'uomo, l'incontentabilità, che comunque lo spinge a ricercare continuamente il meglio, la perfezione, senza mai trovarla, anzi spesso ricadendo nelle trappole del rimpianto. Comunque sia, questo lungo preambolo l'ho buttato giù di getto, per raccontare come gli ultimi giorni prima della partenza, anche se per una parentesi pur breve a cui di norma non sono neppure abituato (ma avete notato come ormai i viaggi proposti dalle varie organizzazioni non superino la settimana?), siano ansiogeni e preda costante dell'affanno generato dalla paura di dimenticare le cose essenziali o ai timori dell'imprevisto. In più ci si mettono anche i pari problemi collaterali, come i terremoti o le guerre viciniori in procinto di essere scatenate, tanto è vero che per la prima volta nella mia vita, pensate a che punto sono arrivato, ho provveduto anche a registrarmi sul sito della Farnesina. Robe da matti, se penso che da giovani, si partiva col solo biglietto in tasca e quando arrivavi sul posto ti cercavi il primo albergo che sembrasse accettabile e poi cominciavi a ragionare di itinerario, bisogna davvero dire che con l'età si peggiora, perché non credo affatto che siano i tempi a cambiare, anzi, mai come adesso, internet alla mano, è diventato così facile impostare un viaggio in tutti i suoi particolari. Non parliamo dell'assicurazione, ormai giudicata da tutti indispensabile e costoso orpello del viaggiator cortese. E se ti ammali, e se devi essere riportato a casa in barella, per non parlare del rientro della salma,
Figuratevi se quando camminavo nell'Himalaya, in vista del campo base dell'Annapurna, mi veniva in mente di curarmi dei vari coccoloni o gambe rotte che ci si potesse provocare durante il trek! Comunque sia, sono agitato. Continuo a computare i documenti e le prenotazioni per scovare qualche dimenticanza, cerco continue rassicurazioni da chi verrà con noi, continuo a scartabellare siti e diari di viaggio per scovare ulteriori tips. E va già bene che non devo preoccuparmi minimamente dei dettagli pratici, in sostanza della roba da mettere in valigia, a parte il fatto che ormai anche lì sorgono nuove condizionalità, dato che anche le compagnie un tempo più titolate, nel nostro caso Lufthansa, ti vendono il bagaglio in stiva a parte, utilizzando un prezzo civetta nudo e crudo che non contempla neppure i posti vicini. Comunque dai, che oramai ci siamo. Adesso vado a controllare l'attrezzatura fotografica, tanto per occupare il tempo e compensare i dubbi. Sarete d'accordo con me, credo, che nella nostra epoca, dati reali alla mano, tutto è diventato più sicuro, più facilmente programmabile, gli incidenti e gli inconvenienti sono costantemente in diminuzione e meglio prevedibili e quindi evitabili, eppure la paura insita dentro di noi ed i timori dell'imponderabile, crescono in continuazione. Insomma le signore sono terrorizzate dall'uscire di sera anche se i crimini sono al minimo storico assoluto, non siamo mai stati così sicuri, ma tant'è ci si vorrebbe barricare in casa, neppure quelle poi così tranquille. Dunque razionalmente concluderei che una bella e razionale meditazione, sull'ansia del viaggiatore moderno andrebbe fatta, per verificare se man mano che le cose vanno meglio e tutto diventa più facile, forse per contrappasso, siamo sempre più ansiosi e preoccupati. E con ciò speriamo che vada tutto bene.
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1 commento:
Enrico....aspettiamo il prossimo libro !!!!!!!!
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