1994 |
Un mio caro amico di Mosca mi manda questa foto emersa da un cassetto di ricordi, facendomi un piacere che non riesco neppure ad estrinsecare. Erano i miei primi approcci alla Grande Madre ed i colleghi di lassù erano venuti in Alessandria per conoscere la realtà aziendale a cui dovevano fare riferimento, così erano finiti a casa mia. Avevamo ancora una vita davanti, insomma trenta anni non sono pochi e allora Mosca era nello sprofondo più totale. Uno di loro, se ne è già andato e sono sicuro che se può ancora dare un'occhiata di lassù, sorride amaro al vedere quello che sta succedendo alla sia amata Russia. Sorriderà anche perché ormai sa tutta la verità sugli Ufo, cosa che in vita, lo perplimeva assai, oppure, come pensava sicuro, sarà già rinato e sicuramente, visto quello che ha già pagato in questa vita, sarà in una situazione migliore e avrà di certo una vita più serena. Il biondino invece, che veniva da una piccola città del Nord del Caucaso, in Circassia, fremeva già allora, dopo aver mollato la moglie a favore di una scialba segretaria, e potrebbe essere emigrato in Usa o Canada, visto che già ci era andato un suo figlio. Quello che più mi fa stringere il cuore è il primo a sinistra in piedi, figura dostoievskiana, magrissimo dalla voce profonda che si sentiva pochissimo, dietro le lenti spesse di occhiali di stato, che in una Ukraina devastata dalla crisi economica, con l'inflazione del 100.000%, si arrabattava per cercare qualcuno che avesse qualche svanzica per comprare un qualsivoglia impiantino che gli desse aggio di una provvigione se pur minima.
Aveva un paltò leggero e liso, nero come la notte in cui si avvolgeva con l'aiuto di uno sciarpone pesantissimo che lo proteggeva dai - 20°C di gennaio, quando mi accompagnava in giro per il Dombass in quell'inverno duro, in cui la mancanza di metano in arrivo da Mosca, visto che era stata dichiarata l'indipendenza costringeva a mantenere nei condomini una temperatura massima di 13 gradi, non so se mi spiego. Credo non avesse neanche i soldi per mangiare e quei 500 $ al mese che gli anticipavamo dovevano essere una manna insperata per la sua famiglia. Ne cambiava dieci per volta perché la ipersvalutazione ne cambiava il valore dalla mattina al pomeriggio dello stesso giorno, ancora tanto per ricordarci quanto ha già passato quella gente. Però teneva in tasca sempre un mazzetto di Cuponi di piccolo taglio, la carta straccia che circolava allora in Ukraina, e davanti alle chiese in cui mi accompagnava per mostrarmene le bellezze nei momenti di pausa, li distribuiva con meticolosa precisione alle decine di vecchiette che mendicavano davanti alle porte, prima delle funzioni. Non ebbe successo e ci lasciò presto in cerca di altre opportunità. Mi dissero anni dopo, che lavorava per i tedeschi nell'ambito farmaceutico e aveva aperto diverse farmacie a Kharkhov. Chissà se oggi dopo trenta anni le sue farmacie sono ancora in piedi o se le bombe hanno raso al suolo ogni cosa e soprattutto se lui è riuscito a scamparla? Chi avrebbe potuto immaginarlo allora? Se sei vivo Alex, resisti, ne hai viste tante, passerà anche questa, sempre che quel tizio non tiri la bomba definitiva.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento:
Posta un commento