domenica 1 ottobre 2023

Un'altra in meno

immagine da RaiNews


 Così un'altra nazione è scomparsa, negletta da tempo, dimenticata da tutti, semplicemente ignorata, dai media ovviamente e dai governi a cui fa comodo far finta di niente. Naturalmente assieme alla nazione perduta scompaiono anche i suoi abitanti, quei 120.000 armeni destinati a subire una sorte ormai consueta per questo popolo disgraziato, un po' come gli ebrei, che tutti i vicini hanno sempre cercato di eliminare fisicamente, come si chiama già? Ah sì, pulizia etnica, così ci sono un po' di migranti in più da stipaare in qualche campo profughi magari chiedendogli il pizzo, che mica ti possiamo mantenere a gratis o a marcire per decenni, fino a quando non scompariranno del tutto, comunque sempre utili al più a quei partiti politici che hanno bisogno, per coprire le proprie incapacità, di pompare qualche pericolo esterno e raspare qualche voto in più dalle menti più deboli di ogni territorio. Ce ne sono in giro per il mondo di questi popoli disgraziati, che portano con sé l'imprinting dell'essere odiati a prescindere e che alla fine la storia conduce sempre allo stesso epilogo. I più veloci o i più fortunati o quelli più disponibili a rinunciare alla loro identità culturale, riescono a sgusciare via in anticipo, altri appena un attimo prima che che si scateni il pogrom, altri infine, gli ultimi, chiamiamoli "fortunati" addirittura durante il momento del massacro finale, pescando gli ultimi biglietti della lotteria della via. E i momenti del macello di susseguono nel tempo, perché l'uomo pervicacemente resiste all'essere sterminato, non vuol cedere, non si rassegna a quello che sembra essre il suo inevitabile destino. 

Così dopo l'opera di macelleria sistematica dell'inizio del '900, come mi raccontava a lungo con le lacrime agli occhi il mio caro amico Sarkis, nipote di una donna raccolta al largo di Cipro da una nave francese e di lì finita a Parigi e poi in Italia, dove lui poi era nato e cresciuto, altri eventi si sono susseguiti per un secolo. Pensate un po' allora erano i Francesi che giravano per il Mediterraneo a salvare vite e portarle a Marsiglia e il transito Italia-Francia quella volta era avvenuto al contrario. Eravamo ancora in clima belle époque e il clima generale non risentiva ancora del furore distruttivo che si stava addensando sul continente per esplodere solo pochissimi anni dopo e forse questi non erano ancora valutati come problemi. Però anche dopo quel macello che sembrava definitivo, la diaspora continuà per altri decenni prima della II guerra mondiale, quando il Sangiaccato di Alessandretta passò alla Turchia ad esempio, creando nel vicino Libano, da sempre terra di arrivo per i transfughi di tutto il Medioriente, importanti comunità, addirittura nuove città di profughi.. E' sempre così, quando il tuo storico persecutore si ingrandisce allargandosi oltre i suoi confini, la fuga deve riprendere, perché anche quel luogo che sembrava la salvezza, diverna terra bruciata per te e la tua disgraziata famiglia. Ma per questi popoli odiati da Dio, evidentemente, sorgono sempre nuovi nemici, vicini potenti a cui pesi e che a poco a poco, dal malsopportare la tua presenza diventano vogliosi di predazione e decidono prima o poi di utilizzare qualche vario tipo di soluzione finale. 

Così è morto anche il Nagorno Karabag, i suo poveri abitanti, fuggiti tutti attraverso il confine, destinati ancora a qualche scampolo di vita miserabile, ma almeno vivi, mentre gli artefici dell' "operazione militare speciale", questa volta avvenuta con successo secondo le modalità credute possibili per l'altra, più grande, festeggiano alla grande spalleggiati dal Grande Protettore che li ha benedetti, ma soprattutto ottenuta grazie alla totale indifferenza del mondo che questa volta non saprebbe davvero più dove andarsi a cercare il gas. Capirà, adesso arriva di nuovo l'inverno e un gasdotto dall'Angola è un po' un problema e poi gli italiani mica li voglioni i rigassificatori, sporcano, sono pericolosi e poi che li facciano a casa degli altri, noi dobbiamo già discutere dello spot della pesca. E poi questi sono talmente lontani  e chi lo ha capito, signora, dove e soprattutto cosa cacchio è questo Nagorno Karabag? Così va il mondo, facciamocene una ragione e poi Stepanakert, manco l'abbiamo mai sentita nominare. Inoltre diciamo pure la verità, 'sto stato non era stato riconosciuto proprio da nessuno e se lo zar dà il permesso ai vicini assatanati e carichi di odio di invaderlo, facciano pure a chi vuoi che freghi qualcosa. Una cacca di mosca (con la m minuscola naturalmente, absit iniuria verbis) sui libri di storia. Quindi addio a questa piccola enclave armena in territorio azero e pensare che l'avevo inserita come tappa nel viaggio del 2020, poi saltato a carsa del Covid. E comunque tranquilli il gas continuerà ad arrivare e quest'inverno staremo coi piedi al calduccio.


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