lunedì 22 luglio 2024

Caucaso 7 - Verso Kazbegi

La chiesa della Trinità - Gergeti - Georgia - maggio 2024

Invaso Jinvali

Stamattina il tempo è piuttosto bigio e non mette certo di buonumore. Si decide quindi di andare a fare colazione alla Fabrika, dove un tempo si favoleggia ci fosse un buffet pantagruelico. Ma ahimè i tempi cambiano dappertutto e qui l'ambiente col tempo si è trasformato da spazio per collettivi studenteschi in una roba da fighetti, per cui le colazioni sono diventate una scelta à la carte, certo di qualità, ma dall'apparenza piuttosto esclusiva e pertanto di prezzo proporzionato. Vada, comunque sia per noi è sempre poco e poi i cappuccini, pancakes e torta di mele erano davvero buonissimi, pazienza se erano conditi con un certo distacco e sconditi di simpatia. Calmata la fame facciamo un salto a ponte Secco, sede di un mercatino delle pulci che ha molte caratteristiche in comune con l'Ismailovsky park di Mosca e quindi altro tuffo al cuore al rimestare vecchie rimembranze di tante domeniche passate su quella collinetta a girovagare tra mille banchetti per cercare mirabolanti occasioni. Quante ore a battere i piedi per il freddo contrattando tappeti o vecchie macchine fotografiche. Qui, benché più in piccolo, il mood è lo stesso. Tante bancarelle con anziani che espongono memorabilia dell'URSS, dalle file di medaglie e distintivi di merito, alle collezioni di orologi militari russi, i bei Commandirsky o i più titolati Poliot. 

La fortezza di Ananuri

Poi tante cosette carine da guardare lentamente; bisognerebbe avere ore a disposizione per passare in rivista le tazzine antiche, i bicchierini di cristallo, le caraffe, i piatti, i vecchi giocattoli di latta o di  legno, burattini e macchinine o anche solo per ammirare le file di lampadari d'epoca appesi alle stanghe dei banchi. Diciamo che siamo fortunati perché è ancora presto e molti sono ancora chiusi, ma vi indico questo posto, come uno di quelli da non perdere se siete appassionati di queste cose. Alla fine lasciamo il nostro obolo ad una vecchia babuska, avvolta in una serie di sciarpe di lana colorate, che sponeva una bella serie di collane e altri gingilli di sedicente ambra e ce ne andiamo che il tempo stringe. Usciti dalla città seguiamo la valle dell'Aragvi il fiume che scende dalla catena Caucasica con la forza di una corrente che tutto sembra trascinare verso il mare. Poi una grande diga sbarra la valle e la dilata in un immenso lago dove diversi belvedere si affacciano per permettere di considerarne la grandiosità. Anche qui banchetti a profusione naturalmente, ma i turisti che si fermano a valutare i souvenir sono per la massima parte russi, non si sente che questa lingua, se tendi l'orecchio e anche se guardi le ragazze che si aggirano con aria svagata tra i banchetti in cerca di souvenir ne hai la conferma. Bisogna dire che il panorama sull'invaso artificiale è davvero molto bello e la sosta vale la pena a prescindere, anche magari per buttar giù un boccone, se è giunta l'ora. 

Portale della chiesa della dormizione

Comunque poi basta proseguire ancora per qualche chilometro sempre costeggiando il lago Jinvali e raggiungere uno dei punti chiave della giornata, il castello di Ananuri, una fortezza circondata da mura che corona uno sperone a picco sul lago, luogo storico per le innumerevoli battaglie avvenute tra i litigiosissimi Eristavi (così si chiamavano i signorotti locali) della valle dell'Aragvi. Sia la posizione sulla valle che le costruzioni interne sono davvero meritevoli della visita, non per nulla il sito è candidato Unesco. Appena passate le mura ti trovi subito dentro un dedalo di passaggi tra le due torri, una superiore e l'altra molto più disastrata, direttamente affacciata sul lago, ben visibili dai camminamenti che bordano le mura stesse. Ma lo spettacolo assolutamente speciale è dato dalle due chiesette che sorgono all'interno del forte, la più antica chiesa della Vergine, in mattoni, risale al XVII secolo, che contiene un notevole baldacchino in pietra, mentre l'altra, la Chiesa della dormizione costruita alla fine dello stesso secolo contiene ancora i residui di molti affreschi, danneggiati dagli incendi durante i vari scontri e soprattutto degli spettacolari rilievi e le decorazioni sulle facciate e sui muri esterni. Questa è una caratteristica che ritroveremo più volte nei tanti altri monumenti religiosi che vedremo in seguito, ma ogni volta bisogna dire che lasciano assolutamente ammirati per la loro raffinatezza. 

La torre

Quasi appoggiata all'abside della chiesa inferiore una curiosa torre di stile Svan (come avremo modo di vedere nello Svaneti), quasi si appoggia alla parete della chiesa, decisamente incurvata, forse a causa dei terremoti che qui sono piuttosto frequenti, o anche per una certa illusione ottica, dovuta al ristretto punto di osservazione. Poco più avanti superata la zona del lago, il fiume riprende il suo percorso di acque vorticose, diresti quasi a carattere torrentizio, quando al riunirsi con un suo immissario, si può assistere ad un fenomeno piuttosto curioso. Infatti i due fiumi detti appunto Aragvi bianco e Aragvi nero hanno acque colorate nettamente nelle due sfumature suddette che, dopo il congiungimento rimangono nettamente separate per molti chilometri, dando luogo ad un fenomeno decisamente curioso, anche se non rarissimo, ricordo infatti analoga cosa a Manaus e in Croazia, nella zona di Plitvice. Naturalmente è subito fiorita la leggenda delle due sorelle, bionda l'una e mora l'altra, innamorate dello stesso bellissimo cavaliere, che infine decise di sposare la bionda, mentre l'altra per la disperazione si uccise gettandosi appunto nel fiume nero. Ma anche la sorella a questo punto disperata, si tolse la vita, creando appunto il fiume bianco che da allora scorre a fianco del nero. Più a valle si uniscono ad un terzo fiume, quello del cavaliere che a questo punto se le prende tutte e due e che ne confonderà finalmente i colori, mettendo fine alla diatriba. 

Gli Aragvi bianco e nero

Sia come sia il fenomeno è curioso e ben apprezzabile da una terrazza dove i visitatori poi appongono nastrini bianchi sulla balaustra di legno, per chiedere benevolenza alle anime delle due sorelle. Facciamo anche noi il nostro dovere e poi risaliamo la valle costeggiando il territorio dell'Ossezia del sud, zona chiusa e completamente bandita dopo l'occupazione dal parte della Russia, una delle tante guerre dimenticate. Il panorama diventa sempre più spettacolare man mano che si sale verso la barriera del Caucaso e le sue cime di oltre 5000 metri. Superiamo il monumento della pace, costruito in un punto particolarmente panoramico per glorificare la fine delle ostilità tra i due paesi confinanti, che poi nella realtà continuano a non potersi sopportare. La neve è sempre più presente sui costoni circostanti e le cime che contornano la valle, sempre più imponenti. Siamo ormai nella regione del Kazbegi e arriviamo allo Jvari pass a quasi 2400 metri, area ormai votata agli sport invernali che ha fatto sorgere nella zona di Gudauri, una gran quantità di moderni alberghi davanti agli skilift che portano alle quote più alte. Noi procediamo ancora verso il confine che non dista ormai più di una ventina di chilometri in una infinita coda di camion che testimoniano i fittissimi scambi commerciali tra i due paesi, moltiplicatisi moltissimo da quando sono scattate le famigerate e controproducenti, almeno per noi, sanzioni anti russe. 

Passo Jvari
Le cime della catena caucasica si possono ormai toccare con un dito, almeno questo è l'effetto e non posso non andare al mio passato quando ero appena al di là di quella cresta a percorrere la scacchiera delle tante repubblichette nordcaucasiche, una delle quali, la Cecenia doveva ancora far parlare di sé e tristemente. La strada è assolutamente infame, completamente sgretolata e fangosa, macinata dalle migliaia di automezzi pesanti che la percorrono verso Vladikavkaz, lo snodo nell'Ossezia del nord, punto di passaggio per le diverse regioni della Russia. Praticamente si procede a passo d'uomo, fino alla cittadina di Stepantsminda (o Gergeti), l'ultimo punto di sosta prima della frontiera. Il paesaggio scendendo dal passo è davvero entusiasmante, ma ancora di più se consideriamo che qui siamo appena sotto il massiccio del monte Kazbek (5033 m.), un imponente vulcano ancora vivo, vista la presenza di molte sorgenti calde nella zona. Sopra la cittadina incombe un monticello coronato da uno dei simboli della Georgia, la Chiesa della Trinità di Gergeti, più volte distrutta, sconsacrata durante il periodo sovietico, ma rimasta comunque punto di grande interesse turistico, proprio per la sua posizione. Ci si arriva con una stradina asfaltata che risale l'altura, ma naturalmente qui si è creata una specie di mafia che vieta la salita con la propria auto, ma obbliga a ricorrere ad una sorta di navetta taxi locale, che porta in cima e concede una sosta di mezz'ora come massima concessione. 

La valle

Certamente la vista sulla valle e sulla catena circostante è mozzafiato. Cerchiamo un punto di osservazione idoneo per scattare un'immagine della chiesetta con lo sfondo della valle. Certamente il luogo è molto fotogenico. Una turista cinese, che scopro provenire dallo Yunnan, dopo un primo contatto umano mi elargisce un mucchio di consigli fotografici suggerendomi inquadrature perfette, anzi imponendomi posizioni in equilibrio sullo strapiombo per meglio inquadrare il soggetto. Obbedisco anche per non precipitare in basso, opponendomi. La migliore visuale sarebbe su un monticello alle nostre spalle, ma ci vuole una buona mezz'oretta per arrivarci e di certo rinuncerei allo scatto, ma il nostro Luca assicura che per lui si tratta di un allenamento minimale e parte di corsa. Risale la collina e ridiscende dopo aver effettuato qualche scatto in meno di 5 minuti! Incredibile. Troppi però per il nostro irascibile taxista che evidentemente ha degli obblighi misteriosi, tali da imporgli di essere a valle entro una data ora e nonostante il nostro ritardo totale sia inferiore ai quattro minuti quattro, continua a cercare il litigio sproloquiando a più non posso, in georgiano stretto, che nessuno di noi capisce comunque. Alla fine ci defiliamo per evitare il peggio e scendiamo in paese a mangiare un boccone. Qui un simpatico oste ci dà qualche piattino delizioso per toglierci la più grossa accompagnato dal pane più speciale, friabile e fragrante che avremo mai occasione di assaggiare durante il resto del viaggio, assieme ad una magnifica zuppa, involtini di carne e melanzane squisite. Forse l'ho già detto, ma non si mangia niente male da queste parti. Comunque direi che è venuta l'ora di tornare, che il tempo passa e la nebbia scende. 

Massiccio del Kazbek

SURVIVAL KIT

L'iconostasi

Fortezza Ananuri - A circa 70 km da Tbilisi, seguendo la valle dell'Aragvi verso la frontiera russa . Una castello con cerchia di mura merlate, contenente le rovine di due torri di difesa e due piccole chiese molto belle, la seconda famosa per aver conservato per secoli la più preziosa reliquia del paese, la cosiddetta Croce di Santa Nino, evangelizzatrice del paese. Tra panorama e vista calcolate un'oretta.

Ristorante Kazbegi Good Food - Gergetis Ubani E117 -Vicino alla strada principale nel paesino di Stepantsminda. Gestore simpaticissimo e cibo locale a prezzi molto ridotti. Ottime zuppe e Kachapuri. Pane assolutamente sublime. Consigliatissimo sia se siete di passaggio che se arrivate qui solo per vedere la chiesa della Trinità.

I fregi della facciata della chiesa della Dormizione di Ananuri


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