sabato 6 luglio 2024

Caucaso 4 - Per le vie di Tbilisi

Cattedrale di Tbilisi - Georgia - Maggio 2024

Dalla cattedrale

Così abbiamo continuato a passeggiare per il centro del nostro quartiere, tra vecchie case, palazzi zaristi e locali di ogni tipo. Certamente la città mostra segni di ottima ripresa economica, dopo gli anni bui succeduti al crollo dell'URSS, la guerra e le successive turbolenze che hanno lasciato un forte astio nella popolazione comune verso l'attuale Russia, come si vede spesso nei vari graffiti rivolti direttamente all'indirizzo di Putin. Tuttavia bisogna considerare che l'attuale forte spinta economica di cui beneficia il paese è dovuto in gran parte proprio all'ingombrante vicino, infatti, in conseguenza delle sanzioni imposte internazionalmente, gli affari e il movimento di merci e persone continua allegramente come prima, ma attraverso i paesi confinanti e tra questi ci sono sicuramente Georgia e Armenia. Oltre a ciò considerate che sembra che almeno mezzo milione di giovani siano fuoriusciti dalla madrepatria per evitare appunto di essere coinvolti nel richiamo nell'esercito, correndo il rischio di dover andare al fronte a morire nel fango ukraino e al momento risiedono stabilmente a Tbilisi o a Batumi, contribuendo all'economia con un forte afflusso di soldi nonché ad un considerevole anche se sgradito aumento degli affitti. In effetti nei locali, senti un sacco di giovanotti robusti e muscolosi che parlano in russo e spendono soldi. 

Le mura sul fiume Kura

Noi che abbiamo finito la giornata su un locale della piazza, ne eravamo circondati. Naturalmente andando a caso abbiamo scelto il ristorante sbagliato e ci è capitato un simil americano che serve solo hamburger per di più cari, ma che ci volete fare, eravamo ancora completamente rimbambiti dal viaggio e nei prossimi giorni staremo più attenti. Intanto torniamo al nostro residence con le pance piene e stramazziamo nel letto dove ci abbandoniamo al sonno del giusto nel tentativo di recuperare le forze per domani, visto che ci attenderà una scarpinata intensa, visto che sarà anche l'unico giorno pieno a Tbilisi. La mattinata si apre con un bel solicello che fa risaltare il cielo blu e gli sbuffi bianchi delle nuvolette passeggere. Con un comodo taxi Yandex ci portiamo subito alla Cattedrale della Santissima Trinità nel quartiere armeno di Avlabari. Questo è evidentemente il modo più comodo per spostarsi in tutte le città georgiane e armene, infatti se siete in tre o quattro, i prezzi saranno addirittura inferiori al costo dei biglietti della metro. La costruzione è decisamente recente, la sua costruzione è cominciata dopo il disfacimento dell'URSS ed è stata inaugurata solo nel 2004, ma svetta sulla collina proprio per la sua imponenza. Costruita, tra grandi polemiche sopra un antico cimitero armeno, con notevole dispendio di mezzi e di materiali di pregio, ha le tipiche caratteristiche delle architetture religiose georgiane con pianta a croce greca e altissima cupola centrale rivestita d'oro. 

Rudere di antica chiesa armena a Avlabari

Anche l'ampia scalinata di accesso su cui salgo sbuffando, contribuisce a magnificarne le dimensioni e la presenza isolata in mezzo ad un bel giardino, con un complesso edificio che funge da campanile eretto ad una certa distanza. Bisogna dire che dalle terrazze intorno si gode di un magnifico panorama sulla città e sul fiume Kura che la divide in due con le sue acque tumultuose. Di qui vedi bene il quartiere armeno sottostante, il monte con la fortezza ed i lontani quartieri periferici come Suburtalo, dove l'orribile foresta di caseggiati sovietici, le famigerate krushiovke, sorte velocemente per risolvere i problemi abitativi di quel periodo e quindi strutture dalla bruttezza e dallo squallore rimasto proverbiale, rimangono ancora oggi a raccontare quei tempi difficili. Scendiamo poi nel quartiere armeno che è in via di ristrutturazione e molte delle case che incontri sono già state riportate all'antico splendore, e mostrano con i loro balconi e terrazze, la bellezza di questa architettura antica che mescola note di Medioriente a cavallo tra Persia e Turchia e che puoi ritrovare con piccole varianti anche in altri paesi vicini. Il contrasto tra le case sistemate e quelle ancora malandate o addirittura in rovina, è forte e ti fa capire quanto doveva essere bella in origine questa città. 

Porta

Un'altra cosa che colpisce immediatamente sono i portali di queste case, di questi palazzotti, bellissime e di complessa fattura, miscuglio di legni e ferri battuti, di vetri colorati e intarsi complessi, splendide quelle restaurate, magnifiche nel loro potenziale, che bene si intravede sotto la patina di vecchio abbandono, quelle ancora da sistemare. Una ricchezza davvero unica e di certo da valorizzare ulteriormente, che colpisce in ogni caso il passante ed il visitatore straniero. Tra le case una vecchia chiesa armena è rimasta lì in completo abbandono perché pare non ci si riesca ad accordare per contrasti politico-etnico. Vecchie storie che in questa area dove le etnie e le sottoetnie presenti sono un numero imprecisato, rimangono fonte di contrasti irresolubili e infiniti. Arriviamo a quello che rimane delle mura che circondavano questa parte di città; siamo proprio sopra il fiume, su una sorta di bastione su cui le case si affacciano; indubbiamente un gran bel colpo d'occhio e appoggiato ai grandi merli arrotondati, in mattoni rossi, rimani a guardare le acque limacciose che scorrono sotto di te, come se stessero portando via veloci le scorie dei secoli e le violenze che le genti che qui hanno vissuto, hanno dovuto vedere, sopportare, subire. 

Monumento al fondatore della città

Scendiamo lungo le viuzze in discesa su un'acciottolato antico per arrivare fino alla Chiesa di Metekhi, isolata anche questa su uno sperone roccioso sul fiume e dedicata, come la maggioranza delle chiese georgiane, naturalmente a S. Giorgio, patrono della città. La chiesa è bellissima, come scolpita nella nuda roccia dorata, consumata dai secoli, con le sue linee semplici e pulite. Entri attraverso un piccolo nartece quasi nascosto e l'interno spoglio e minuscolo, le absidi quasi nascoste, invitano immediatamente a concentrarsi nel silenzio e nella meditazione; anche i visitatori che la percorrono passano come figure senza tempo che non disturbano l'atmosfera. Un gruppo di ragazze, sicuramente russe, molto belle, escono compostamente. Hanno tra i capelli coroncine di roselline che le fanno apparire come miniature di Palech, deliziosi visi che non puoi fare a meno di fotografare quando sciolgono dolci sorrisi. La lingua russa, soprattutto se pronunciata da una donna è dolce e musicale, quasi una melodia che esce da labbra rosse e profumate. Mi chiedo come sia possibile che popoli così vicini ed alla fine così simili si odino mortalmente, quando forse basterebbe guardare negli occhi queste fanciulle per sopire ogni odio, ogni inutile e sciocca rivalsa. 

Chiedo ad una di loro, che avanza lentamente con passo leggero, il permesso di fare uno scatto. Mi scioglie subito uno sguardo da madonna del rosario e piega appena la testa di lato, la lunga treccia scura che le circonda il capo. Anche i suoi occhi grigi come le perle dei mari del sud sorridono. Eh, santo cielo come è strano il mondo! Sotto la terrazza che circonda la chiesa ancora larghi spazi della città e del sottostante parco Rike, verdissimo, verso cui scendiamo dopo aver buttato un occhio da sotto la imponente statua equestre del re Vakhtang Gorgasali, il fondatore della città, che getta lo sguardo amorevole e volitivo sulla sua città, portando tuttavia con sé quel che di tronfio e pretenzioso c'è sempre nello stilema del realismo sovietico. Nel giardino ci concediamo, in un bel localino tra le aiuole, un bicchiere di amabile vino georgiano, mi sembra fosse Kindzmarauli, piacevolmente profumato, tanto per capirci non lontanissimo dal nostro Brachetto acquese. Ma sul vino bisognerà fare poi tutto un discorso, perché questo è un capitolo importante per il Caucaso tutto, quindi su questo argomento ci risentiremo più avanti. Poi attraversiamo il parco e prendiamo la funivia che porta a Narikala, la fortezza sulla montagna che, questa sì, domina davvero la città dall'alto. Il nome, ricevuto dai Mongoli significa piccolo castello e quello che rimane, dopo guerre e terremoti, risale al XVI secolo e corona il monte che sta a guardia della città. 

La Madre Georgia

Dietro sui fianchi ripidi del monte si trova il gigantesco parco orto botanico, attraverso il quale si scende alla cascata ed alle sorgenti sulfuree che sboccano nel quartiere Abanotubani, dove hanno sede i famosissimi stabilimenti termali della città o quanto meno i sette che sono rimasti in funzione. Di qui la vista è davvero magnifica ed arriva fino all'altra chiosa di montagne che coronano Tbilisi dall'altro lato. Il luogo è molto frequentato perché qui sorge anche l'enorme statua metallica della Madre Georgia o Kartlis Deda, alta più di venti metri, che tiene nella mano sinistra una coppa di vino per accogliere chi viene come amico e nella destra la spada per opporsi senza esclusioni, a chi invece si presenta come nemico. Ci sono un sacco di turisti e bancarelle, dato che ci arrivano tutti i turisti in visita della città. Un baffuto e corpulento signore che di vino evidentemente ne ha già versato molto per rendersi egli stesso più accogliente a tutti, suona una fisarmonica sciorinando le arie dei paesi a cui appartengono quelli che man mano salgono per il sentiero. Per noi stava per attaccare un O' sole mio, ma visto che non gli abbiamo dato molta corda, passa subito ad un nutrito gruppo di Kazakhi che ci seguono, eseguendo compìto, il loro inno nazionale. Le ragazze dai visi larghi e bonaccioni, emule docili di un Gengis Khan meno combattivo, si sciolgono subito e si esibiscono in coro, le consistenti forme fasciate dalla bandiera nazionale. Sarà meglio che scendiamo.

Kazakhe in vacanza

SURVIVAL KIT

Metekhi sul Kura

Tbilisi - Per la visita della città, che è una delle più interessanti del Caucaso, dovete calcolare almeno due giorni pieni. Obbligatorio passeggiare per i tre quartieri storici: il Georgiano (Chugureti), l'Armeno (Avlabari), l'Azero (Kala) e quello di Sololaki, ognuno dei quali conserva innumerevoli edifici da ammirare al passaggio che raccontano i diversi stili architettonici che hanno caratterizzato la città, dal bizantino al neoclassico, e poi zarista, quello art nouveau particolarmente ricco, il mediorientale, seguito dal pesante stile sovietico moderno. poi da vedere la torre dell'orologio e teatro delle marionette; la Piazza della libertà e Rustaveli avenue con i palazzi del potere. Molte le chiese da visitare, almeno non perdete la Cattedrale Tsminda Sameba (Santissima Trinità), nuova ma imponente essendo la terza come dimensione tra le chiese ortodosse nel mondo, la Basilica Anchiskhati, la Cattedrali Sioni, la chiesa di Metekhi e per gli amatori c'è anche un antico tempio del fuoco. Imperdibile la fortezza di Narikala (accesso in funivia), il ponte della pace sul fiume, con il Rike park e i famosi bagni termali sulfurei nel quartiere di Abanotubani, scendendo a piedi dalla fortezza. Non lasciate i mercati, molto interessanti, incluso quello sotterraneo di Meidan Bazar, il mercato di Ponte secco per i souvenir ed i memorabilia vecchia URSS ed il mercato dei disertori, (desertirebis bazari), il più grande, vicino alla stazione. 

La chiesa di Metekhi

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