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Devozione a Santa Nino - Kakheti - Georgia - Maggio 2024 |
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Il bazar |
E' tutto il giorno che camminiamo, dire che ho i piedi fumanti è un eufemismo, ma questa è una città da vivere a piedi, di quartiere in quartiere, cercando di penetrarli attraverso le viuzze più segrete e nascoste per apprezzarne gli angoli nascosti e le sue belle case tradizionali. poi, quando sbocchi sui grandi viali di scorrimento passi ai palazzi di una grande capitale, svolti altre pagine sempre convincenti alla vista. Così passin passetto, procedendo lungo le mura cannibalizzate da costruzioni parassite che ne hanno via via mangiato dei pezzi o si sono insinuate all'interno delle stesse, arriviamo al cuore della città, quella piazza della Libertà che rappresenta il centro politico e culturale della nazione. Di qui parte il lunghissimo viale Rustaveli, dove si allineano i palazzi del governo e del potere, che la storia ha designato a rappresentare il paese. Così passiamo davanti al Parlamento, dove ogni sera si radunano migliaia di persone per protestare contro la strada filorussa che sta prendendo il governo. In particolare proprio mentre eravamo lì, stava per passare una legge particolarmente liberticida contro giornalisti e agenzie di informazioni con componenti straniere, ricalcata esattamente su quella già in vigore in Russia, poi approvata. Le tensioni sono molto forti e le possibilità di scontri violenti non sono così peregrine, dato che il motivo del contendere pare sia molto sentito, in quanto questo governo presieduto dal partito Sogno Georgiano, aveva ottenuto il consenso dei votanti proprio per la sua distanza dall'ingombrante vicino e per una forte propensione all'avvicinamento all'Europa, cosa che pare sia molto gradita alla popolazione a giudicare almeno dal numero delle bandiere azzurrostellate accoppiate a quelle georgiane che si vedono su ogni lampione.
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Iconostasi di Santa Nino |
Poi, non si è capito con quale motivazione il governo ha cambiato linea e al momento viaggia in direzione contraria. Questo ha provocato un'ondata di proteste piuttosto importanti, che proseguono con una regolarità preoccupante per il governo. La cosa curiosa da un lato e decisamente naif, è che proprio sugli angoli del parlamento, dove si presumerebbe essere maggiori le forze di contenimento (ci sono in effetti parecchie macchine della polizia) e le contromosse governative, ci sono, evidentemente ormai d'abitudine, un folto numero di banchetti che vendono bandiere della UE e della Georgia abbinate, da sventolare nelle manifestazioni giornaliere, che presumibilmente si terranno ogni giorno a venire. Insomma anche nell'agone contestatario il business non molla, capirà, bisogna pur campare. Intanto la folla comincia ad assieparsi per far partire il corteo, noi con prudenza decidiamo di allontanarci nella direzione opposta lungo il grande viale, sfilando i musei più importanti della capitale, dal Museo Nazionale, a quello delle Belle Arti, alla Galleria Nazionale, al Teatro dell'Opera, al MOMA, oltre agli alberghi storici più importanti come il Marriott o il Biltmore e il Radisson. Percorriamo così i quasi due chilometri in leggera salita di questo che è il vialone di rappresentanza della capitale, fino al parco che presenta un'altra bella vista sulla città ed il fiume, con il monumento alla bicicletta, articolo che non mi sembra tra i più gettonati tra la popolazione di Tbilisi.
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La metro di Tbilisi |
Vicino c'è anche la stazione della metro che in un attimo ci riporterà a casa. Entrare in questa stazione mi riporta immediatamente ai miei trascorsi sovietici. Se ne vede subito l'impronta, con le sue scale mobili rettilinee, profondissime e molto veloci, anche se la stazione in fondo, manca di quelle grandiosità architettoniche volute dal senso di grandeur staliniano. Qualche minuto e arriviamo a casa per trascinarci poi fino all'Old Time, gradevole ristorantino dove trangugiamo spiedini di pollo e un paio di croccanti Kachapuri, tanto per mettere sotto i denti qualche cosa. Certo che di strada ne abbiamo fatta oggi, ma quello che ci è passato sotto gli occhi mi ha lasciato decisamente soddisfatto. Ribadisco, Tbilisi è davvero una bella capitale che merita assolutamente di essere vista e vissuta. La notte è passata plumbea e senza sogni, visto che le ore da recuperare erano molte almeno per me, quindi ci siamo messi in moto al mattino verso le nove con molta calma. La prima tappa è il cosiddetto Bazar dei disertori, il più grande della città, un vero e proprio quartiere, dove arriviamo comodamente con la metro. Qui c'è davvero ogni tipologia di merce, ma la parte più interessante è sempre quella alimentare, soprattutto la zona della frutta e della verdura, un vero e proprio mercato generale dove convergono da tutte le parti a scaricare e caricare merci che arrivano da tutto il paese ma anche dai vicini Iran, Turchia, Armenia.
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Chiesa di Santa Nino |
Bisogna subito dire che i prezzi, in particolare della frutta, non sono bassi, soprattutto se parametrati al potere di acquisto di stipendi e pensioni georgiane, tuttavia il movimento è notevole. Un prodotto particolarmente interessante e che sarà una costante del nostro viaggio caucasico, è la frutta secca, di ogni tipo e dimensione a partire dalle albicocche, pesche e molto altro anche difficile da riconoscere, spesso offerto in bellissime confezioni miste dove l'aspetto estetico vuole la sua parte. Non resisto e compro una discreta quantità di cachi secchi dalla forma curiosa, dalla bontà assoluta, che provvediamo subito a degustare assieme ad un delizioso succo di melagrana. Sfiliamo i banchetti con gli articoli turistici, pochi per la verità e poi ci calmiamo i morsi della fame all'estremità del mercato, vicino alla stazione dove ci sono tutta una serie di bancarelle che offrono il solito street food, dalle kachapuri agli hotdog. Certo che in questo modo i costi dedicati al cibo, si ridimensionano notevolmente e contribuiscono a rendere il Caucaso una meta decisamente low cost per i turisti occidentali. Siamo comunque in zona stazione dove abbiamo un mezzo che ci aspetta, a disposizione per il resto della giornata. Prendiamo quindi la strada dell'est verso la regione del Kakheti, una zona di bellissime colline degradanti verso sud dal grande Caucaso, fin verso il confine dell'Azerbaigian. Qui nascono e si estendono i grandi vigneti georgiani che da millenni producono vini famosi e dei quali qualche cosa dovremo pur dire in seguito.
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Succo di melagrana |
Comunque per il centinaio di chilometri che ci separano da Bobde, i paesaggi sono belli e dolcissimi, ma pure nella loro ondulazione ti danno quel senso di grandi spazi che raccontano il passaggio alle terre sconfinate dell'Asia centrale, dove come dicono i Russi, cento chilometri non sono distanza e cento anni non sono tempo. Proprio qui, su una collina tra le altre, tra filari di viti e foreste sorge il monastero di Santa Nino, la monaca che nel IV secolo evangelizzò la Georgia, la prima nazione a diventare ufficialmente cristiana nel 337, dopo che la Santa con alcuni miracoli convinse il re e la regina ad aderire alla nuova fede. Successivamente si ritirò proprio a Bobde dove morì. Qui fu eretto il primo monastero, rinnovato successivamente nel IX secolo, dove è sepolta. La chiesa, rimaneggiata ed ampliata anche successivamente, è uno splendore di pietra scolpita con certosina maestria e tutti i contorni dei portali sembrano trine delicate. Il luogo è piuttosto affollato, ma per la verità intorno, senti solo parlare russo. E' curioso come dopo settanta anni di agnostico ateismo, ci sia stata una ripresa così significativa della fede cattolica e dei suoi riti, anche tra i giovani. Tra le navate infatti non vedi solamente gente col naso all'in su che ammira gli splendidi affreschi, tra i quali un famoso giudizio universale o la altrettanto spettacolare iconostasi, ricca di icone ottocentesche, ma anche molti fedeli in preghiera, riuniti davanti alle icone più venerate o attorno alle piattaforme dove disporre ceri accesi, ma soprattutto la fila è particolarmente numerosa nella cappella laterale dove si venera la tomba della Santa, una lastra di marmo bianco istoriato, davanti alla quale tutti si raccolgono in preghiera.
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Le mura |
Intorno alla chiesa, un bel giardino che digrada dalla collina, concedendo una splendida vista sulla valle dell'Alazani, che si protende lontano verso il confine. Fiori e prati verdissimi, il luogo è anche un magnifico spazio dove passare un pomeriggio nella natura ed in effetti i prati sono pieni di gente seduta che ammira il paesaggio, chiacchiera e lascia giocare i bambini. Lasciamo il monastero dopo un'oretta, mentre sta affluendo sempre più gente, in effetti questa è una delle mete assai gettonate dai turisti, anche perché a un paio di chilometri c'è anche la bella cittadina di Sighnaghi, che merita una sosta. Anche se la cerchia di mura in gran parte percorribile, con le sue torri sono del XVIII secolo, il paese è ormai moderno ed essendo diventato meta di interesse per molti, è pieno di alberghetti e ristoranti di ogni tipo, visto che qui si viene anche per feste e matrimoni piuttosto affollati. Ricordo che un mio amico di Mosca che non amava troppo il Caucaso, affermava che i matrimoni georgiani finiscono sempre a botte e a pistolettate, ma sarà stato sicuramente prevenuto come tutti i moscoviti verso il sud, anche perché di spari non ne abbiamo sentiti. Vero è che qui si beve molto visto che siamo circondati dalle vigne e quindi dopo aver passeggiato per le vie del paese, ammirando tappeti finti e oggetti di artigianato, aver visto la bella chiesetta di San Giorgio, dove sono stato anche cazziato dalla custode perché ho suonato la campanella del campanile ed aver percorso un bel tratto di mura per arrivare alla estrema torre sulla scarpata, siamo andati a cercare una cantina che ci desse l'occasione per degustare i famosi vini del territorio. Lungo la strada un gruppo di anziani mi individua subito come straniero spaesato e un mi chiede se mi piace il vino e procede immediatamente ad invitarci a casa sua, offerta che decliniamo con dispiacere, avendo già appuntamento con una cantina della zona.
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La porta di Sighnaghi |
Il proprietario, che chiameremo Giorgio, ci fa scendere subito in cantina che ha l'aspetto tipico di uno dei nostri infernotti del Monferrato. L'atmosfera è piacevole e sincera e senti solo la voglia del vignaiolo che vuole farti sentire orgogliosamente la sua produzione. Qui ci racconta i suoi prodotti che viene ancora fatta col metodo tradizionale degli orci di terracotta interrati, i qvevri, dove il vino matura per poi passare a botti di rovere per almeno tre mesi, senza aggiunta di lieviti o altre correzioni, dopo di che passiamo agli assaggi. Cerchiamo di capirci, qui non parliamo di attrezzature sofisticate con pigiature soffici e fermentazioni a temperature controllate a cui siamo abituati nella moderna enologia, ma di fare un salto nella tradizione di una terra che il vino lo ha inventato e lo commerciava a livello che possiamo definire preindustriale, oltre tremila anni fa. Quindi possiamo tranquillamente dire che la vinificazione è nata qui e questo solo dà ai prodotti che vieni ad assaggiare una sufficiente patente di nobiltà e quindi il materiale che ci viene offerto oggi merita un assaggio con sincera ammirazione ed anche con una certa curiosità. Ovviamente non sentirete i bouquet complessi dati dal controllo delle temperature, ma le uve di partenza sono molto valide e questi vini hanno struttura e sapori molto interessanti.
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Assaggi |
Partiamo da un bianco che ovviamente è il meno idoneo a mostrare picchi qualitativi, data anche l'assenza di solfiti che ne possano garantire una idonea conservazione, ma i rossi hanno corpo deciso e ottima persistenza. Ne assaggiamo due di 14 gradi, entrambi con una bella personalità, che Giorgio ci declina come Saperavi, dal nome del vitigno di provenienza. La varietà amabile, più leggera, sugli 11 gradi, è poi decisamente beverino e dal sapore gradevolissimo, morbido e suadente, che invita a berne ancora un altro calice, anche se il profumo latita un po'. Insomma una esperienza interessante. Ma il buon Giorgio, che ha capito subito di stare parlando con uno del settore, non ci molla di certo così facilmente e ci mette subito davanti alla sezione superalcolici, a partire da un brandy niente male, complesso e dai molti sapori morbidi e legnosi, di mandorla e vaniglia e poi si passa alla chacha, una serie di grappe e distillati di ogni tipo in cui perdersi e perdere anche i sensi, visto che già la prima al dragoncello marcava 65 gradi, per non parlare della serie dei boccioni allineati alla parete con distillati di tutti i tipi dalla pesca, alla prugna, alle ciliegie e così via. Non ci vuole proprio mollare e mostra alcune bottiglie della collezione cominciata da suo nonno, alcune con più di 70 anni. Insomma alla fine il problema è risalire dalla cantina, che le gambe tremano un po'. Per fortuna non tocca a noi guidare. Alla fine torniamo in città che è notte e la testa gira parecchio, anche se Gianluca brontola che il posto ormai è troppo turistico e non merita la pena, ma noi lo lasciamo dire e poi per fortuna, con un po' di kebab abbiamo attutito il colpo.
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Sighnaghi e chiesa di San Giorgio |
SURVIVAL KIT
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Sighnaghi |
Monastero di Santa Nino - Nella regione vinicola del Kakheti, a Bodbe, a un centinaio di chilometri da Tbilisi, è un monastero situato in luogo molto panoramico e molto visitato sia per motivi religiosi, essendo questa la Santa più importante del paese, che per motivi turistici. Guardate attentamente gli affreschi abbastanza ben conservati. C'è sempre molta gente in visita turistica che in pellegrinaggio. Il monastero vende anche prodotti locali, mieli e conserve. Ingresso gratuito. Calcolate almeno un'oretta.
Sighnaghi - Famoso paese turistico a pochi chilometri dal monastero, praticamente costituito solo più da attività turistiche, locali, alberghi, ristoranti. Interessanti le mura con le torri, la chiesa di San Giorgio, il Museo di storia e folklore al centro del paese e molte cantine che propongono degustazioni di vino prodotto nei dintorni col metodo antico degli orci.
Gio's Wine Cellar - St. Baratashvili 1, Sighnaghi - Presentazione e degustazione di vini prodotti in famiglia, molto autentica e piacevole. Esperienza interessante. Assaggerete 4 vini, un brandy di 7 anni e molti tipi di chacha, distillati di vinacce e di vari tipi di frutta. 25 Lari a testa
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La tomba di santa Nino |
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Panetteria |
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