L'ultima volta che eravamo entrati in argomento, vi avevo buttato lì che i biglietti erano stati comprati e quindi come facilmente avrete capito, che una volta messi in tasca bisogna utilizzarli e quindi eccoci qua, ormai siamo anche tornati e, passato qualche giorno nel disbrigo in quelli che si dicono affari correnti, che ti aspettano feroci non appena torni a casa da qualunque posto tu sia andato, quasi come una penitenza dovuta al fatto che sei andato a divertirti e quindi, come la si vedeva nel medioevo, tocca fare la giusta penitenza compensativa, viene finalmente anche il momento dei bilanci complessivi. Diciamo subito che anche se rispetto al grande progetto che, come già dettovi, avevo in mente prima del Covid (che era stato stoppato appena un attimo prima di comprare proprio i biglietti) e che comprendeva addirittura tre paesi e tre territori, le pretese si sono dovute mestamente ridurre a due target, perché nel frattempo uno dei territori è addirittura sparito grazie all'ingordigia del prepotente vicino, che se lo è mangiato, con una bella guerra, cacciando via tutti gli abitanti, nuovi profughi per l'ammasso di questo mondo che non conosce pietà; negli altri due è praticamente impossibile andare se non entrando dalla Russia, nella quale in questo momento ci sono altri problemi e per l'Azerbaijan, diciamo che se arrivi dagli altri due rimaneti paesi, non sei vistò di buon occhio, almeno per il momento.
Quindi il nostro giro dalle grandi ambizioni, si è ridotto a Georgia ed Armenia, che comunque, con una ventina di giorni a disposizione, di cose da vedere e di interessi storici e culturali, ne presentano davvero molti. Da bravi ragazzi abbiamo quindi ottemperato nei giorni precedenti a tutte le obbligatorie precauzioni del caso, tra cui l'ormai obbligatoria assicurazione sanitaria, vista l'età, e la prenotazione del parcheggio alla Malpensa dalla solita Mariuccia di cui siamo ormai clienti affezionati. Per il volo ci siamo dovuti accontentare di quello che offriva il convento, come si dice; addio alle invitante tariffe di Ryanair, che per il momento ha rinunciato a fare voli da quelle parti (nel '19 c'erano opzioni a 50 Euro a tratta, forse per la litigiosità sempre latente tra questi stati e quindi abbiamo trovato quel che si è potuto, pur partendo parecchio tempo prima con le prenotazioni. Siamo caduti quindi su Lot per l'andata da Malpensa a Tbilisi e su Flyone per il ritorno da Yerevan, una lowcost armena, dagli orari poco affidabili, infatti dopo averceli cambiati un paio di volte (ecco perché è necessario avere una SIM locale, per rimanere connessi anche per questi avvisi) abbiamo avuto un ritardo di 5 ore, non rimborsabile secondo le convenzioni internazionali perché la compagnia non è riconosciuta dalle nostre parti. Quindi se per la LOT, su cui avevo poche aspettative non posso che dire bene, sulla seconda forse era meglio beccarsi Wizzair, che anche lì tra ritardi e cancellazioni andiamo bene.
Comunque sia, siamo sia andati che tornati sani e salvi anche se un po' acciaccati dagli orari e fiaccati nel portafoglio perché anche se low cost si definiscono, alla prova dei numeri lo sono solo teoricamente e nella scarsità dei servizi inclusi. Va bene, tutto fa parte della dura vita del viaggiatore aeroportuale che ormai deve abituarsi ad essere sottoposto alle angherie ed alle arbitrarietà dei prezzi, che sono schizzati alle stelle in modo che queste povere compagnie possano rifarsi con gli interessi delle perdite causate ipoteticamente a suo tempo dal virus. E poi diciamola tutta, è proprio lo stile un po' protervo e un po' furbesco che utilizzano per succhiarti i soldi. Prima le piattaforme che danno prezzi civetta che poi un attimo prima della conclusione dell'acquisto cambiano, poi lo stile di cercare di gabbarti due euro qua, quattro euro là con qualunque scusa possibile, è diventato veramente insopportabile. Ci sono decine di trappole grosse e piccole alle quali devi stare attento, rifiutandole specificamente se non vuoi che il prezzo finale non sia aumentato a dismisura. Pochissime sono poi le compagnie che ti danno il prezzo con l'inclusione del bagaglio in stiva, che poi trovi successivamente da aggiungere a prezzi di affezione. Tutte furbate diciamo pure fastidiose ed antipatiche, ma nelle quali ti troverai ad inciampare continuamente.
Comunque sia devi, come si dice nel mondo dei Mandrogni, mordere l'aglio e dire che è dolce, perché non ci sono altre scelte. Quindi alla fine eccoci qua, depositati dal pulmino di Mariuccia, davanti allo spazio partenze, a cercare la coda per lasciare la valigia. L'altro patema naturalmente era dato dal fatto che a Varsavia, il volo in coincidenza aveva solo 1:10 di tempo utile ed invece, tutto è filato liscio, nessun ritardo e facilità ad arrivare al gate di reimbarco, d'altra parte l'aeroporto non è grande e noi, nonostante l'età, riusciamo ancora a correre, più o meno velocemente. Per le valige si spera sempre, ma quando alla fine le vedi scendere dal nastro bagagli, ti rassereni subito e come ogni volta ti chiedi come sia possibile organizzare tutto questo. Comunque eccoci qui, arrivati a Tbilisi secondo i piani alle 4:25 di mattina, ora ottimale direte voi per guadagnare la giornata, ma che volete, io, che non riesco a dormire neppure un minuto in un posto che non sia un comodo letto, a saltare la notte, non è che sono molto contento e quindi poi parto già col malumore in tasca, ma si sa se hai il braccino corto e vuoi risparmiare, alla fine devi anche un po' soffrire e quindi mentre il cielo appena si rischiara, mostrando tuttavia quella che sarà la prima di molte giornate piuttosto uggiose, questo è un po' un anno così per il tempo, inutile lamentarsi, ecco che ci viene incontro il nostro Gianluca, che non si è fatto spaventare certo dall'orario, tanto ormai tra prendere i bagagli e timbrare i passaporti, sono già venute le 5:30 e la giornata è pronta ad incominciare.
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