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martedì 4 dicembre 2012

Aflatossine 2012.

Larva di piralide in azione - dal web.

Penso che molti tra coloro che mi seguono, non conoscano o non abbiano mai sentito parlare di aflatossine. E' un argomento interessante per capire la mentalità della gente e del sentire comune, per cui ci perdo un attimo, se permettete. Dunque, il granoturco, che in minima parte serve a fare la polenta, ma ha centinaia di usi alimentari diversi (dall'olio, all'amido, ecc.) serve nella quasi totalità per l'alimentazione degli animali. In Italia se ne producono da 6 a 10 milioni di tonnellate, più o meno per semplificare, circa la metà di quanto serve, il resto lo importiamo. Essendo una pianta totalmente artificiale (che non esisteva in natura) ma che è stata creata dall'uomo in 10.000 anni di miglioramento genetico, è, come tutti gli artifici, molto produttiva ma molto delicata e soggetta ad innumerevoli nemici animali e vegetali. Il più importante è la Piralide (Ostrinia nubilalis), una farfallina apparentemente innocua che deposita le sue uova sui residui di mais dell'anno precedente che rimangono nei campi durante l'inverno. Le sue larve scavano lunghe gallerie nelle pannocchie (che in realtà si chiamano spighe) e nei teneri culmi di mais che poi si spezzano al minimo soffio di vento con una perdita di produzione. E chi se ne frega direte voi, saranno cavoli del contadino. 

No, non è così, sono cavoli vostri perché all'interno di queste gallerie (in misura più o meno maggiore a seconda dell'umidità delle estati) si formano dei funghi (del genere Aspergillus), delle muffe insomma, che lasciano come residuo delle tossine, le famose aflatossine di cui vi ho detto, che sono uno dei più potenti cancerogeni naturali conosciuti (molto di più, tanto per dire, della diossina). Queste, dopo la trebbiatura passano dunque nelle farine e rimangono nei vari prodotti derivati fino a trasmettersi quasi inalterate nel latte degli animali che poi noi consumiamo (non nelle carni per fortuna). Ora, da tempo in Italia e in molti paesi del mondo, la questione è seguita con molta attenzione e ben monitorata, i controlli sono assolutamente stringenti e così è praticamente impossibile (se non con dolo) che nella filiera industriale passi un chilo di granoturco con un contenuto di aflatossina superiore alla quantità certamente non nociva, quantificata in 20 ppb (parti per miliardo). Naturalmente questi controlli non sono previsti, o sono meno esaustivi, in tutte quelle quantità che vanno direttamente dal produttore al consumatore (ehehehehe) o in quelle filiere "biologiche" e non "industriali" che amano appunto fregiarsi del lasciar fare alla natura e nelle cui situazioni si è obbligati a non combattere i parassiti delle colture con tradizionali pesticidi, preferendo sistemi "naturali". 

Ma quale è il problema di quest'anno? Data una estate particolarmente avversa alla produzione del granoturco, con basse rese, risulta che quasi un terzo di tutta la produzione italiana stoccata (quasi 2 milioni di tonnellate), presenta dopo i controlli, una quantità di aflatossine che supera le 20 ppb, il limite giudicato pericoloso (dati da L'Informatore Agrario). Capirete che non è possibile buttare via un terzo della produzione italiana, così come niente. Un decimo circa, potrebbe essere usato negli impianti a biogas, anche se con perdita di valore (circa 200 milioni di euro, non noccioline). Ma del resto che se ne fa? Ecco dunque spuntare la proposta per alzare i limiti a 100 ppm quantità certamente dannosa per l'uomo, ma di cui si potrebbe autorizzare l'uso nella produzione di alimenti per animali da carne, in cui come abbiamo detto non rimangono residui. Soluzione praticabile certamente in sicurezza, ma di cui si potrebbero avere ricadute pesanti in termini di immagine sul prodotto italiano di qualità, essendo i consumatori psicologicamente piuttosto sensibili a queste deroghe, più che alla dura realtà dei fatti. Questione piuttosto spinosa, non vi sembra? Con notevoli pericoli comunque, che ingenti quantità sfuggano ai controlli successivi, per incuria o per dolo. 

Naturalmente nessuno, in particolare le associazioni agricole, colpevolmente schierate in questi problemi, solleva la questione che in Italia sia vietato l'uso di mais OGM nelle varietà BT, costituite appunto per non essere attaccate dalla piralide e quindi praticamente esenti e senza uso di specifici pesticidi da questo problema, che avrebbe ridotto notevolmente questo problema. Così come, ben uniti a tutti i biotalebani,  fanno ben finta di non ricordarsi che quasi tutto il mais che importiamo (abbiamo detto circa il 50% del fabbisogno) è OGM appunto di questo tipo (e usatissimo nell'alimentazione degli animali che producono le nostre eccellenze, formaggio grana o prosciutto in prima fila, tanto per dire). Così per dare retta a Capanna e i suoi adepti, siamo in questo trappolone. Banditi gli OGM, che rientrano poi dalla finestra dell'importazione, e pieni di aflatossine cancerogene. Pensate che questa gente, non sapendo più a che santo votarsi mettono addirittura in dubbio la pericolosità delle aflatossine, attribuendole ad una invenzione delle cattive multinazionali per diffondere l'uso dei perfidi e questi sì pericolosissimi OGM! Non puoi metterti contro la religione, non c'è niente da fare, ti bruceranno sul rogo. Meditate gente e occhio comunque, alla polenta biologica del contadino.



cfr. Informatore Agrario - n. 45/2012 - pag. 15


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domenica 19 giugno 2011

E.Coligia comparata.

Con buona pace di chi ci ha lasciato la pelle, anche il batterio della cacca, se ne sta andando nel dimenticatoio, divorato da altre più importanti notizie, come Pontida. Non ce l'ha fatta, poveraccio, lui, così abituato ad ambienti scuri e sgradevoli, anche se ci si trova benissimo, a far fuori quella specie rognosissima che è l'Homo. Quello ha sette vite, non ci sono né radiazioni, né veleni, né attacchi biologici che tengano, Ne fai fuori un po' e lui, zac, subito si adatta, resiste, come tutte le male piante e dopo un po' non gli fa più né caldo e né freddo. E continua a moltiplicarsi implacabile, mangiandosi, come tutti i bravi parassiti che si rispettino, l'organismo che lo ospita. Non irritatevi, è la sua natura. Al contrario, questo poveraccio di Escherichia si è modificato geneticamente, come succede tranquillamente in natura e questa volta ha voluto tentare anche uno sberleffo crudele. Stanco forse di sentire scemenze interessate sul biologico, biodinamico, macrobiotico, sano e naturale come una volta, ha pensato bene di saltar fuori proprio in uno di quei posti che vengono creati come templi newage dai seguaci delle nuove religioni. Pensa un po', proprio per irridere i cultori del naturale a tutti i costi, che fa bene proprio come categoria filosofica, è andato a ficcarsi dove la natura lo vuole, sui teneri germogli naturali, che fanno tanto bene,  per fare il lavoro che faceva tranquillamente fino a non molti decenni fa, quando non imperava ancora la cattiva tendenza a lasciare un po' da parte la natura, spesso matrigna, e a introdurre un po' di tecnologia e pratica igienica.

Certo la maggior parte moriva attorno ai 50 anni, ma vuoi mettere come mangiavano sano e naturale! E che sapori, che profumi! Certo, si faceva del vino che oggi lo sputeresti subito per terra, ma vuoi metter che lo si faceva pigiando con i piedi sull'aia. L'olio di oliva era talmente acido da far paura e in quasi totale assenza di controlli, te lo rifilavano sfuso (che belli quei tempi senza tutti questi imballaggi inquinanti) tagliandolo come meglio credevano, per non parlare del latte, che tra febbri maltese e tubercolosi era una meraviglia per nonni e parenti del nostro povero Escherichia. Ma anche questo lo resuscitiamo con gli altarini degli erogatori del crudo, così i nuovi adepti, come baccanti invasate, se lo bevono senza bollirlo, vuoi mettere che sapore, come quello che mi dava la mia nonna! Lui ha tentato di mettercela tutta, stavolta, povero batterio, anche se la gente, giornalisti compresi non sapevano neanche chi era, né di averne qualche miliardo ciascuno nella pancia, tanto che dai telegironali più sprovveduti si è sentito dire "epidemia di i.coli", così fai vedere che sai l'inglese; ma mi sa che ha fallito anche questa volta.

Tra pochi giorni non ce ne ricorderemo più e potremo tornare ai supermercati a controllare che sulle etichette dei succhi di frutta ci sia scritto "naturale senza colesterolo" o come ho visto su un pacchetto di carote secche per bambini, comprati in Inghilterra: "junk food 0%".  L'importante è épater le bourgeois, seguire l'onda, non contrastare la credulità popolare. Non si fanno i soldi andando controcorrente. Giustamente le tanto aborrite multinazionali, che saranno bastarde ma non sceme, stanno aprendo di gran carriera intere sezioni di cibo naturale, biologico e chi più ne ha più ne metta. Intanto le legioni di Escherichia Coli che si satollano nelle nostre pance tenteranno, ogni tanto, tra i miliardi di modificazioni genetiche che "secondo casualità e natura" avvengono ogni giorno, di tirarne fuori qualcuna davvero letale. Ma è fatica sprecata. Siamo ossi duri, qualcuno sopravviverà lo stesso. E' la natura.


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martedì 10 agosto 2010

Fahrenheit 451.

Uno come me, che pretende di essere un osservatore critico ma il più possibile asettico e non passionale dei fatti e della storia, non dovrebbe farsi trascinare dai sentimenti, eppure oggi sono un po’ più triste del solito. Una squadraccia, al soldo di interessi economici e politici forti, e come potrebbe essere altrimenti, ieri ha distrutto un campo dimostrativo di mais BT in Friuli, perfettamente legale, come ben sa chi ha solo voglia di essere correttamente informato (per chi vuole maggiori dettagli vedere qui). I picchiatori e i battaglioni punitivi ci sono sempre stati, in tutte le epoche e in tutte le dittature, religiose o secolari che fossero, ma quando questi squadroni hanno l’approvazione pubblica del potere, la cosa comincia a diventare pericolosa. In tempi difficili come il Ventennio del secolo scorso, la politica faceva finta di non vedere o quantomeno non riconosceva ufficialmente le squadracce che pure finanziava e appoggiava.

Già nelle settimane scorse, diverse mosche cocchiere avevano cercato di surriscaldare gli animi con le consuete menzogne e mezze verità usate di solito in questi casi, per dare poi atto e giustificazione all’azione diretta, quindi già si sapeva come sarebbe finita, però quando si vede materialmente il gruppo dei manganellatori all’opera, gli occhi accesi della violenza integralista, mi coglie sempre una infinita tristezza, un senso di impotenza forse uguale a chi in altri tempi vedeva portare al rogo chi sosteneva la ragione contro la superstizione, a chi vedeva innalzarsi le pire di libri proibiti, a chi assiste oggi alle pretese di controllare internet, dalla Cina all’Iran , al Blackberry negli Emirati, sirene a cui non è immune il buon Obama con la scusa della sicurezza, sempre usata sia da zio Adolf, che da papà Stalin e già in proposta anche da noi. Quando si bruciano il sapere, la cultura, i libri, poco dopo si passa alle persone, il passo è sempre breve.

Per chi volesse saperne qualche cosa di più, ma chi vuole ed è in buona fede lo sa già, il mais BT è un prodotto davvero intelligente e ben studiato, frutto della stessa scienza e cultura che ha trasformato in 4000 anni il teosinte, pianta dell’America Meridionale con tre o quattro granelli sul pennacchio nella meravigliosa pianta di mais attuale, totalmente e artificialmente costruita dall’uomo e addirittura incapace di riprodursi senza la presenza attiva dell’uomo stesso. In questa pianta, con una ricerca mirata ad una particolare attenzione per l’ambiente e la salute, per ridurre al massimo l’impiego di antiparassitari, si è riusciti ad inserire la capacità di autoprodurre le sostanze rilasciate dal Bacillus Turingensis (appunto BT) grande scoperta degli ambientalisti seri e scientifici, utilizzato per sostituire l’uso dei pesticidi nella lotta biologica ed attualmente approvatissimo proprio nelle culture bio e compagnia bella. L’uso di questo mais quindi, non dà solo un vantaggio economico e sanitario con una quasi completa abolizione dei trattamenti antiparassitari, ma evitando la presenza più pericolosa della piralide, elimina dalle farine le micotossine notoriamente cancerogene, spesso presenti nei prodotti non trattati e cosiddetti “sani”.

Ci si aspetterebbe un peana di approvazione entusiastica da ambientalisti, verdi, greenpacisti, wweffisti, fanatici del “sano e naturale”, teobio e altri talebani di questo club, invece sono partite subito lancia in resta le squadracce luddiste per la messa al rogo, prima verbale, poi effettiva. Pazienza, anche questo serve. In generale ed in tutti i tempi questi fenomeni spariscono in una ventina d’anni assieme ai regimi che se li sono allevati con cura e interesse e il mondo va avanti in pace, la ragione ha il sopravvento sulla superstizione, la scienza sui maghi sacerdoti e dalle caverne si passa alle case in muratura con buona pace di tutti. Gli eccessi rimangono sui libri di storia, esecrati da tutti, pronti ad essere ripetuti appena l’ignoranza riprende, per poco generalmente, il potere.


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Viva la patata!

venerdì 31 luglio 2009

Vitamine e oligoelementi sì! Grassi e zuccheri no.

Oggi la giornata è cominciata bene. Un titolo del giornale mi ha subito aperto il cuore e mi ha fatto considerare come non sia sempre vero che i giornalisti scrivano delle varie cose di cui non capiscono quasi nulla, seguendo solo il vento e la moda del momento. Infatti a pagina 12 della Stampa di oggi campeggiava un bel :”Il biologico? Fa bene solo a chi lo produce”. Un articolo equilibrato che finalmente evidenzia un importante studio inglese che mette insieme i risultati di 50 anni di ricerche sui cibi cosiddetti biologici confermando quello che già sanno benissimo tutti coloro che hanno verso il problema un approccio non parareligioso, new age o semplicemente fideistico e cioè che non emerge prova di alcun beneficio per la salute dal nutrirsi con alimenti cosiddetti biologici. Non solo ma anche alle prove organolettiche, non si evidenzia nei test ciechi alcuna differenza considerabile rispetto agli alimenti derivanti da agricoltura tradizionale. Naturalmente tutto ciò non ha alcuna importanza per i veri credenti che continueranno a pensare di spendere bene il loro denaro in questa direzione e non è addirittura escluso che un effetto placebo li faccia anche sentire meglio. Le reazioni stizzose provengono di più da coloro che su questa religione ci marciano e fanno affari e sono quindi preoccupati che ci sia al problema un approccio più ragionato o almeno interessato a distinguere tra le frasi fatte e i fatti. Che poi questa industria sia particolarmente prospera in Italia, mi sta benissimo, specialmente se contribuisce a far vendere all’estero qualcosa, visto che da noi di inventiva ce n’è parecchia e quella scientifica sembra non interessare al potere costituito e non merita investimenti. Se si riesce a rifilare per il mondo la polenta “biologica” ricca di aflatossine cancerogene, con la scusa che ha il sapore del buon tempo antico, mi sta benissimo, basta che non la rifilino a me (l’altro giorno ho dovuto rifiutare cortesemente in un ristorante un pane fatto con farina biologica garantita sulla parola, tra la meraviglia della ristoratrice, che certo non ha colpe, se lo piazza meglio, ben fa a rifilarlo ai suoi avventori, ben contenti). Come sempre sono felice se c’è spazio per tutti, basta che non limitino il mio, imponendo a furor di talebanesimo luddista divieti di produzione e soprattutto di studi e di indagine seria su biotecnologie, OGM e che sui media riescano a trovare spazio anche quelli si avvicinano al problema in maniera seria e non solo con le chiacchiere. Da una parte un approccio scientifico, dall’altra uno scritto di chi dice, sic “i cibi biologici sono prodotti derivanti da tecniche di coltivazione o allevamento che rispettano la natura, bandendo l’utilizzo di qualsiasi additivo chimico. Questo permette di ottenere prodotti gustosi, sicuri e nutrienti perché ricchi di vitamine, sali minerali e oligoelementi. Lo studio inglese nega questo aspetto (ma quando mai?) perché cerca l’introvabile, la presenza di più proteine, grassi o zuccheri!”. Mi sono permesso di mettere in grassetto quelle che per questa religione sono le parole buone e in corsivo quelle che sono considerate parole cattive, il male da evitare, anzi da bandire con anatema, basta con le proteine, i grassi e gli zuccheri e avanti con gli oligoelementi e le vitamine. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere, un riso amarognolo, ma così va il mondo. Quasi quasi, vado ad attaccare alla bacheca del bar l’articolo. Ma chissenefrega, se uno ha piacere di pagare il doppio per mangiarsi le pesche mezze marce, saranno affari suoi, no?

mercoledì 24 giugno 2009

Seminare per il futuro.

Archiviata dunque la Slovenia, è gradevole, anche perchè la temperatura si è moderata, girolare lungo le provinciali a guardare campi. Che belli i quadrati d'oro quasi perfetti con i bordi ricchi di spighe! E' questione di giorni ormai, nella Fraschetta, dove i terreni sono più leggeri e secchi, piegano già la testa da ogni lato, si arrendono alla loro sorte, mature, cariche di cariossidi che hanno rassodato completamente la loro anima lattea e cerosa. Frumento da farina e frumenti da seme anche. Sul blog di Bressanini (cliccare qui), da un qualche giorno si è riaccesa la polemica tra chi cerca di affrontare il discorso "naturale/OGM" in modo circostanziato, valutando i fatti e i teobio, resi più arditi dalla vicinanza del solstizio che probabilmente inclina a a irrigidimenti newage. Quindi oggi vorrei fare un riassunto sull'argomento semi per coloro che, magari meno informati, sono comunque interessati alla cosa. Le sementi coltivate si dividono in due categorie: ibridi (il principale il mais, poi il girasole e molte orticole) e non ibridi (come frumento, orzo, avena, ecc.), le OGM invece non possono per legge essere studiate, riprodotte e vendute in Italia (possono invece essere acquistate all'estero, come la soia ed essere usate per alimentare bestiame con cui si fanno carne, latte, formaggi, parmigiano, ecc. ma basta essere contenti). Le prime sono molto complesse e costose da produrre e ne parleremo magari un altra volta. Le seconde provengono da lontano nel tempo. Quando 10.000 anni fa circa, qualcuno capì che si poteve prendere un seme ed invece di mangiarlo conveniva metterlo nella terra e aspettare una stagione per avere a portata di mano molto più cibo, cominciò la cosa più contronatura del pianeta, l'agricoltura. Quando un altro, forse suo cugino capì che una parte di quel prodotto che aveva in più, dopo averne mangiato a sazietà, poteva essere scambiato con il vicino cacciatore con una zampa di antilope o meglio ancora con la sua figlia migliore, diventò anche un'operazione economica. Da quel momento iniziò un tormentone che prosegue tuttora, aumentare la produzione ed il reddito possibile. Questo è il fine ultimo reale di ogni agricoltore. Nessuna delle piante che oggi mangiamo esisteva allora. Sono tutti organismi pesantemente modificati dal punto di vista genetico. Come è accaduto? Per migliaia di anni il nostro contadino sceglieva le spighe migliori, più grosse, più resistenti o i semi dei frutti più buoni praticando la cosiddetta selezione massale. Capì presto anche che era nocivo riseminare nella propria azienda il proprio seme (solo i più sciocchi del villaggio lo facevano) e iniziò a scambiarlo coi vicini (più lontano erano meglio era) dando vita ad una prima seria pratica agronomica. Si arrivò pianino pianino verso la fine del secolo scorso, quando si cominciarono a capire i misteri della genetica. C'erano voluti quasi 10000 anni per passare da piccole bacche a mele succose e da pianticelle con tre/quattro granelli in punta a spighe piuttosto rigonfie, e la produzione di un ettaro di frumento (tanto per esemplificare) era ormai arrivata a 10/15 quintali per ha e a questi livelli produttivi erano sufficienti il basso apporto azotato di una letamazione (più che altro con funzione ammendante) e di adeguate rotazioni di leguminose; ma cominciando a capire come stavano le cose, la ricerca prese un ritmo ben diverso. Comparve quindi il Costitutore, che accortosi (senza ancora capire bene come succedeva) che gli organismi si modificavano geneticamente con grande frequenza o per naturale debolezza della catena del DNA (che manco sapeva esistere) o per il bombardamento dei raggi cosmici, girava per i campi scegliendo ad esempio, le spighe di frumento che gli parevano diverse in modo vantaggioso, più grosse, più resistenti, con una granella di migliore qualità. Le raccoglieva e seminava secondo il metodo della riga-spiga (in ogni riga tutti e solo i granelli di una spiga) e dopo un anno controllava se tutte le spighe della riga fossero uguali o se qualcuna avesse perso il carattere utile per cui erano state scelte (aveva imparato ormai molto da Mendel). Così dopo due o tre anni il carattere era fissato e a questo punto si potevano fare gli incroci con spighe che avessero un altro carattere interessante, ad esempio una bassa di taglia e molto resistente con un'altra che aveva molti più granelli e di ottima qualità molitoria. Cappello a tesa larga in testa per il sole che picchia sempre forte nei campi e poco dove si chiacchiera, piccole forbicine e tanta pazienza il nostro Costitutore faceva un piccolo taglio nelle glumelle e con un pennellino minuto raccoglieva il polline con cui andava a sporcare l'ovario della spiga che avrebbe funto da femmina riproduttrice. Le calzava sopra una bustina per proteggerla da qualche insetto o dal vento birichino, se era una specie anemofila, che volesse portare un indesiderato polline di qualche Papi presente nei dintorni e ripeteva questa operazione un migliaio di volte. Da questo seme ottenuto in meno di 20 o 30 casi si ottenva una modificazione genetica utile e assolutamente casuale. Da questi, ancora due o tre anni per fissare il carattere (riga-spiga) finchè non rimanevano due o tre linee che, fissate nei caratteri venivano moltiplicate per provare in campo la validità di quel che si era ipotizzato. Alla fine come per Highlander, ne rimaneva solo una ed erano passati una decina di anni. Se era valido, di quell'OGM casuale (perchè di questo di trattava in effetti) veniva prodotta una generazione detta di pre-base che serviva al costitutore a mantenere la purezza della cultivar nel tempo; la seconda generazione detta di Base veniva ceduta alle aziende sementiere he la davano da moltiplicare ad agricoltori che conferivano quindi la R1 (prima riproduzione) che opportunamente mondata da scarti, semi estranei, parassiti eventuali veniva e viene venduta all'utilizzatore finale (che come dice Ghedini non ha quindi nessuna colpa) meglio se in una zona lontana da quella di produzione. Il costo di tutta questa operazione è moderato e rende antieconomico oltre che agronomicamente sbagliato, il riutilizzo di seme auto moltipicato in azienda, per cui, in pratica dal dopoguerra, quasi il 100% degli agricoltori compra seme selezionato e certificato. Negli anni 70, per rendere più efficace la ricerca si pensò di aumentare le possibilità di variazione genetica che si trovavano casualmente per i campi e si utilizzò per un certo periodo un sistema aggiuntivo. Come in natura si trovano con molte di queste variazioni a causa dei raggi cosmici che colpiscono i campi, si bombardarono le sementi con fasci di raggi gamma (in quel periodo l'ecologismo doveva ancora nascere e i figli dei fiori pensavano di più a sesso, droga e Rock&roll) per stimolare le modificazioni genetiche casuali, procedendo poi con il sistema sopradescritto. Nacque così il grano duro Creso e tutti i suoi figli che rappresentano oggi la quasi totalità del grano duro coltivato con cui si fa la pasta. Intanto la produzione era arrivata in un secolo a superare i 60/80 ql /ha, che data la quantità di azoto, fosforo e potassio che asportavano dai terreni, necessitavano di una adeguata concimazione, per non impoverire gli stessi. Nulla si crea e nulla si distrugge, se io asporto da un campo, portandomi a casa la granella, 100 unità di azoto, 100 ne devo rimettere con buona pace di tutti. Oggi, la migliore conoscenza del meccanismo ha dato una nuova e molto interessante possibilità. Non più scegliere a casaccio tra variazioni genetiche casuali, ma utilizzare geni isolati e bene identificati, con caratteristiche note, come la resistenza ad un parassita, alla siccità, alla mancanza d'acqua (bene sempre più prezioso), alla carenza vitaminica e così via, per avere una variazione genetica molto più mirata e certa. Si chiamano OGM senza rendersi conto che sono gli stessi di prima, solo molto più puri, identificabili e controllabili. Il teobiodinamicismo è una strada per far soldi su una nicchia di mercato che sfrutta l'aria newage del momento. Ognuno sia libero di seguire la sua strada. Mai come oggi il business dei maghi e delle fattucchiere prospera, è un bisogno dell'uomo, ben fa chi cerca di soddisfarlo. Ma questa è l'agricoltura. Una attività contronatura, che se non si fa per hobby deve avere un riscontro economico. D'altra parte l'uomo, creatura allotrofa, deve per vivere come tutti i parassiti, predare altri organismi viventi e la sua unica possibilità di sopravvivere al corpo che lo ospita è autoregolare il proprio numero (volontariamente o involontariamente) in base alle capacità tampone del pianeta di sopportarne la presenza. E questa non mi sembra religione, poi ognuno faccia quel che gli pare.

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