Un boma masai. |
Kosumba si sveglia presto al mattino, appena il sole, spuntando dietro la cresta di Ngorongoro rischiara il cielo di lampi rosati. E' abituato così fin da bambino, quando ancora dormiva con sua mamma, nella quinta capanna di destra del boma dell'Acacia gialla. E' stato un bambino coraggioso come tutti i Masai del resto e già a cinque anni portava al pascolo il gregge di capre del padre, senza paura di incontrare animali selvatici pericolosi, anche se in verità di leoni non ne ha mai visto nessuno. D'altra parte lui è figlio del capo del villaggio e, anche se non ha per questo meriti particolari, si è sempre sentito un po' più importante degli altri ragazzini del boma. Quando, con gli altri giovani è stato mandato fuori dal villaggio per i sei mesi che hanno preceduto la sua iniziazione a guerriero giovane, ha affrontato la prova con divertimento. E' stato bello vagare per la savana assieme agli altri Moran con la faccia dipinta di bianco, cantando canzoni e facendo il verso alle ragazze che andavano a prendere l'acqua e poi, quando ha affrontato la circoncisione, non ha tradito neppure con un piccolo lamento, il dolore che provava, come deve fare un vero uomo.
Anche quando l'oloibon, l'anziano che li iniziava, gli scarificò gli zigomi e le spalle e gli perforò i lobi delle orecchie non uno spillone, inserendovi prima spine di acacia e poi oggetti sempre più grandi per formare il grande lobo penduto da ornare di begli orecchini eleganti, non mostrò paura o sofferenza. Ma Kosumba non è soltanto coraggioso, è anche piuttosto intelligente, lo hanno capito subito alla missione; quasi tutti i villaggi del circondario sono ormai cattolici, anche se poi al mattino appena alzati si rivolge sempre un pensiero a Enkai, l'unico dio vero dai molti colori, che in verità però, non si occupa molto del mondo degli uomini. Lì infatti, ha rapidamente imparato un poco di inglese, la lingua dei wazungu che arrivano sempre più spesso alle falde della montagna. Tutte razze inferiori certo, come le cento tribù della pianura che addirittura si piegano a coltivare la terra o a lavorare per altri, tutte cose impensabili per un Masai, ma questi poi sono in genere pallidi e bruttissimi, bassi e grassi, anche se portano con sé un sacco di cose interessanti e soprattutto il denaro, che ha presto imparato a conoscere come veicolo per avere tutto quello che si può desiderare.
Il padre di suo padre, anche lui capo del villaggio, otteneva le cose di cui aveva bisogno solo barattando carne e pelli e quando la grande siccità aveva ucciso quasi tutta la sua mandria non era stato in grado di evitare che la maggior parte della tribù morisse di fame. C'era voluta tutta la vita di suo padre per rimettere insieme bestiame e ricchezza, tanto che non era riuscito a comprare che altre due mogli oltre a sua madre. Ma adesso se vuoi un bel mantello rosso a quadretti o hai bisogno di un paio di ciabatte di copertone (non si gira più a piedi nudi come un tempo) devi andare al mercato con un po' di soldi in tasca per comprarle. Già, il denaro dei wazungu, con tutte quelle macchine fotografiche appese al collo, che non vogliono fare altro che scattare e scattare. Quando era moran aveva capito che farsi fotografare era il modo più semplice per ottenere denaro, poi tornato al villaggio ha convinto il padre a fare come aveva sentito dire come cosa comune per diversi villaggi lontani. I bianchi, vogliono venirci a vedere, guardare cosa facciamo, fotografare i nostri bambini?
Bene, apriamo il villaggio, chi vuole venga, gli facciamo fare un bel giro nelle capanne, le donne cantano in circolo, li facciamo saltare un po' coi ragazzi e loro pagano una bella tariffa fissa senza fiatare e facciano tutte le foto che vogliono e le ragazze venderanno anche un po' di collanine che tanto farle non costa niente. Il padre di Kosumba è anziano di secondo grado e toccherebbe a lui prendere le decisioni, anche per il fatto che è capo di villaggio, ma ha capito subito che il suo ragazzo ha buone idee, così tutti i giorni, per lo meno nelle stagioni secche, ogni tanto si ferma una macchina davanti alla siepe spinosa del villaggio dell'Acacia gialla, da cui scendono incerti certi ciccioni ridicoli bardati di tutto punto. Kosumba e gli altri ragazzi devono farsi forza per non ridere troppo, ma vanno loro incontro, fanno loro chiedere formalmente il permesso al padre, poi lui li accompagna al di là della siepe, le donne pronte in fila fanno un bel canto di benvenuto e i ragazzi ballano la danza dei salti, quella che si fa per mettersi in mostra davanti alle ragazze; chiama nel cerchio qualcuno di loro a partecipare, c'è da morir dal ridere, riescono appena a fare qualche saltino con tutta quella ciccia traballante tanto che ridono anche le donne; mostra le mazze yawara, il bastone di legno duro, il lungo coltello che porta al fianco fin da ragazzo, qualcuno glielo vuole addirittura comperare.
Poi ognuno si prende un mzungu e se lo porta in giro nelle capanne. Pili, il suo amico del cuore, se li porta sempre in quella di Yapori, la sua moglie più bella, alta e con le ciglia lunghe che gli ha già dato un maschio e che è davvero la più bella del villaggio, in fondo gli piace dire che è sua moglie e che le facciano tutte quelle fotografie, a lei e al bambino che è di certo il più bello del mondo. Poi li portano a vedere la capanna, appena fuori dal boma dove da un po' hanno aperto una piccola scuola, ci sono le panche e anche una lavagna e una ragazza del villaggio che insegna a scrivere e a leggere. Quelli si inteneriscono sempre davanti ai bambini e lasciano anche una donazione, poi se ne vanno contenti. Suo padre è molto soddisfatto di come vanno le cose, il villaggio prospera e le mandrie sono sempre più numerose, si possono comprare n sacco di cose al mercato con tutti quei soldi; il suo ragazzo ha dato buoni consigli anche se è così giovane.
Di certo sarà lui, il prossimo capo. Adesso che è guerriero di secondo grado con buone sostanze a disposizione, investirà presto una ventina di vacche per comprarsi una seconda moglie, anzi ha già adocchiato Pambira, due begli occhi in un villaggio vicino, che ha visto ad una festa ed ha già saltato davanti a lei. Certo è un po' vanesio come tutti i guerrieri; sa di appartenere alla razza il cui modo di vivere è l'unico degno di essere vissuto e alla fine gli piace tanto mettersi in posa davanti agli ospiti e farsi fotografare. Gli piace esibire con sguardo fiero le collane di osso, i bracciali di perline coloratissime, segno del clan, il mantello rosso fuoco con le sottili righe blu appena comperato. Sta lì fermo e diritto appoggiato al lungo bastone da pastore, poi si gira appena mostrando il suo gioiello più prezioso che gli pende dal lungo collo elegante, un iPhone nuovo in una custodia di plastica rosa. Poi Kosumba si siede davanti al villaggio con gli altri, ad aspettare la prossima macchina.
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4 commenti:
Scrivi così bene che i tuoi articoli meritano di essere ampiamente condivisi. Come finalmente mi sono deciso a fare. Certo, aiuterebbe la presenza di qualche bottoncino già qui da te...
@Adri - Grazie davvero, ho messo quello di Fb , per gli altri non son capace a metterli...sai com'è l'età...
Enrico, sempre piacevole ed interessante...........ma io aspetto il prossimo libro.....non ce lo farai mancare , vero ?????
Gianna
@Gianno - Non dubitar...
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