lunedì 29 aprile 2013

Cronache di Surakhis 55: Il pianeta degli avvelenatori.

Lo chiamavano anche il pianeta degli avvelenatori. In realtà era Boot IV, un piccolo mondo periferico dalle usanze particolari, ma noto in tutta la galassia per il Grande Gioco, un evento che si svolgeva periodicamente e che attirava spettatori da ogni parte dell'universo. La popolazione si divideva in squadre che lottavano tra di loro e chi vinceva governava per un certo pericolo, ponendo in schiavitù gli sconfitti. Le tecniche messe in atto nella gara erano quelle tipiche della loro tradizione, il tradimento, gli accordi tra fazioni, l'uso spensierato di ogni genere di veleno con cui uccidere o mettere fuori combattimento gli avversari. Era davvero un grande ed istruttivo spettacolo. Paularius, che non se ne perdeva una edizione da decenni, da molti giorni se ne godeva ogni momento da una grande sala multischermi per ospiti di riguardo nella capitale. Le dodici amazzoni linguiste sdraiate mollemente sui divani, facevano parte dell'arredo dell'appartamento, comprese nel prezzo del pacchetto de luxe. Questa edizione del Gioco era stata fino a quel momento, davvero superba, per colpi di scena e soluzioni inedite e fantasiose. La cerimonia di apertura soprattutto era stata bellissima, con tutte le squadre che sfilavano nello stadio del Mons Cytorius, spargendo veleni a contatto dove si pensava che gli altri avrebbero messo i piedi. Tutti recitavano a squarciagola il mantra "Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità" danzando a ritmo di reggae.

Erano morti, eliminate da veleni istantanei antichi gruppi e se ne erano formati di nuovi del tutto inediti che utilizzavano di preferenza pozioni ancor più mefitiche di nuova generazione, che si trasmettevano direttamente con la parola, tramortendo di colpo gli avversari. Gli schieramenti tradizionali erano sempre i più forti, ma avevano perso consistenza perché, avendo avvelenato i loro stessi sostenitori per anni, non erano più riusciti ad avere la forza sufficiente per togliere di mezzo subito i vecchi avversari. I Puri e Duri, che inglobavano tra le loro fila le più varie correnti, dai Fiorellini, che usavano solo veleni gentili che uccidevano senza sofferenze, per credo religioso, fino ai Semper Liberi, abituati a metodi più spicci, polveri o liquidi che facevano cadere il nemico in piazza, di fronte alla folla festante, erano presi da lotte interne cruente e spettacolari. Dall'altra parte gli storici loro avversari, i Putaneros De la Luz, affermavano pubblicamente di aver abolito l'uso dei veleni per convincere i passanti ad entrare nelle loro case  dove veniva loro somministrata da ancelle fedeli, una pozione che ne ottundeva per sempre ogni senso morale, trasformandoli durante eleganti orge collettive, in automi che osannavano il loro leader in continuazione e recitavano chiocce giaculatorie. Il nuovo gruppo, i Piati Zbiezdi spargevano invece i loro veleni ricavati da varie specie di Digitale direttamente attraverso l'etere. Paularius non ricordava una cosa del genere.

Un vero spettacolo. Le fazioni dei Duri e Puri, incuranti degli attacchi esterni, si decimavano tra di loro ed eleggevano un capo dopo l'altro solo per sopprimerlo subito. Avevano eliminato l'Uomo del Mare, un loro vecchio capo, ripescato per caso, somministrandogli un alga mortifera che lo aveva tenuto in vita tra grandi sofferenze un paio di giorni. Subito dopo era stato acclamato come nuovo capo, un antico e prode militante, invitto in ogni battaglia contro il nemico. La mattina dopo era stato trovato riverso a terra, soffocato dalle fette del salume tipico di Boot IV e trafitto da oltre cento colpi di lama avvelenata alle spalle. Un coup de theatre avvero spettacolare. Ma adesso il Gioco stava per finire. I due gruppi, tra grandi dichiarazioni di affetto e di amore universale, si erano accordati per dichiararsi vincitori entrambi e si apprestavano a governare il pianeta per gli anni successivi, anche se evitavano il contatto fisico tra di loro, timorosi dei veleni di contatto. Paularius si adagiò meglio tra i cuscini, lasciando che le linguiste continuassero il loro lavoro. Quasi quasi conveniva prolungare il soggiorno, era molto probabile che il nuovo Gioco sarebbe ricominciato prestissimo e non valeva la pena tornare a Surakhis. Accarezzò sorridendo la testa della linguista più brava e la lasciò lavorare tranquilla. Ne avrebbe viste ancora delle belle.


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