Mui Ne - ore 6 |
Lo spazio antistante il giardino verdissimo, (che contrasto il limite tra sabbia e prato, quasi come quella tra natura e civiltà) è gremito di massaie moscovite che lanciano gridolini di meraviglia e si spiaggiano felici. Arrivano le ragazze delle magliette, respinte con perdite, poi quelle delle perle, subito circondate. L'assedio si presuppone lungo. Intorno corpi nudi, carni generose ricoperte appena da minime fettucce di stoffa, di là membra esili e minutissime, completamente ricoperte, calze spesse, maniche lunghe, guanti e maschere che appena scoprono gli occhi, terrorizzati di subire un raggio di sole che scurisca la pelle, la renda rugosa al tatto, una condizione che renderebbe la ragazza assolutamente indesiderabile ed equiparata ad una contadina china da mane a sera nel fango della risaia, condizione piuttosto dequalificante per chi aspira ad un buon marito.
Concluse le faticose trattative, i gruppi si separano, da un lato sulla sabbia, piccole statue scure immobili come ragni sotto il cappello a cono ad aspettare nuove vittime, occhi immobili ma vigili, sguardi da vietcong geneticamente pronti a balzare fuori dai loro cunicoli, ad attaccare senza quartiere il nemico in arrivo, con la benedizione dello zio Ho. Un carretto passava e quell'uomo gridava "cocco fresco", le ragazze sui bilanceri hanno frutta e fiori non ancora appassiti. Sui lettini, chiappe lattee straripanti che quasi a vista d'occhio si colorano di rosa, poi di un rosso vivo che lascia immaginare il vermiglio che, nonostante litri di Nivea, di certo tarocca, vendura all'ingrosso dai banchetti sulla strada, promette una notte di dolore cercata e meritata.
1 commento:
Che piacevolezza indolente ci comunichi! La tua scrittura - sempre così sapiente - ci fa sentire l'impalpabilità della sabbia, la carezza del sole all'alba, il raggio forte che colpisce la vista, il rullìo del mare. E tutto quello che c'è intorno.
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