martedì 7 ottobre 2014

Mozambico 12: Di villaggio in villaggio

Il pozzo di Chimbunila



Marta
Marta è una bella ragazza piccolina e rotondetta. Non ho indagato molto di più sulla sua storia perché se no, sembro essere troppo invadente, ma quello che noti subito è che, come quasi tutti quelli che parlano portoghese al mondo, mantiene sempre un tono di voce basso e gentile e sorride molto. Strano vero, in un epoca in cui tutti cercano di gridare più forte degli altri, ce ne sono altri che invece vogliono abbassare i toni, forse sono solo convinti che il giusto non sta automaticamente dalla parte di chi urla. Chissà chi ha ragione. Intanto lei è responsabile dell'Amoproc per la provincia di Lichinga, una associazione che promuove in Mozambico la crescita dei cittadini. Un compito arduo ad enunciarlo così in due parole, intanto per esempio a dicembre, l'associazione ha promosso nel paese la settimana per la lotta alla corruzione e adesso sta organizzando incontri tra gruppi di cittadini, con i politici eletti nelle municipalità lo scorso anno per chiedere conto e verificare la rispondenza dei fatti alle promesse elettorali. Tentativi velleitari forse, ma intanto un bel gruppo di giovani che con mezzi davvero basici, si danno da fare per informare la gente, riunirli, creare gruppi responsabili delle varie attività nei villaggi. Così questa è parsa l'organizzazione giusta a cui affidare la responsabilità di seguire sul posto i lavori per lo scavo dei tre pozzi e soprattutto, cosa più importante, fare il lavoro di costituzione dei gruppi che dovranno avere la responsabilità della gestione dei pozzi stessi, a partire dal mantenimento dell'efficienza. 

Telefonia cellulare
Questo significa scegliere gruppi di persone della comunità che se ne facciano carico, dare nozioni di igiene e di manutenzione, oltre naturalmente a seguire l'impresa che materialmente effettuerà l'opera. Così andiamo a vedere qualche esempio di quello che è già stato fatto e di cui si dovrà seguire la falsariga. A Chimbunila, qualche centinaio di capanne lungo il nastro di bitume della nuova strada che collegherà Lichinga a Pemba, il pozzo è in funzione da quattro anni. E' praticamente diventato il centro del paese, dove tutti si radunano, attorno alla staccionata dove si aspetta il turno alla pompa. Ormai è il punto di aggregazione effettivo del paese, dove le donne si ritrovano al mattino con le taniche e i grandi secchi di plastica colorata. I responsabili raccontano di come è regolato l'accesso e come viene mantenuto, con la collaborazione di tutti, il buon funzionamento del pozzo ed in effetti, tutto attorno si presenta piuttosto ordinato e pulito. Anche la qualità dell'acqua viene controllata periodicamente e pare che anche i risultati dal punto di vista sanitario siano molto buoni, in linea con quanto avviene in tutte le parti del mondo quando la gente può utilizzare dell'acqua pulita. Sicuramente questo è uno degli aspetti che fa fare il salto di qualità nelle statistiche di mortalità. L'antenna di qualche gestore di telefonia mobile, come un prepotente predatore, spunta proprio dietro un gruppo di alberi che delimitano lo spiazzo attorno al pozzo. 

Impresa industriale
Una sorta di oggetto alieno, incongruo nell'ambiente, ma che sta lì a dimostrare quale sia l'ordine di importanza delle cose nel mondo. Una sistema che mi parrebbe semplice da istituire è questo. Per mettere queste antenne, di certo piuttosto costose, che sorgono praticamente in ogni villaggio, sarà sicuramente necessaria una autorizzazione. Chi la concede, sia essa la municipalità o il consiglio del villaggio, non potrebbe imporre a chi la vuole istallare anche l'obbligo di fare uno o più pozzi? Chissà se qualcuno ci ha pensato, forse è stato zittito da qualche lobby potente o da qualche mazzetta ancora più efficace, il mondo è fatto così, bisognerà farsene una ragione e combattere con le stesse armi. Anche a Machumane, un altro villaggio posto un po' fuori della strada principale, il pozzo funziona da qualche anno. Qui è stato fatto appena fuori dal paese e l'uso di questa acqua, piuttosto abbondante, ha dato luogo anche ad una impresa che possiamo definire industriale. Intorno al pozzo infatti, si nota subito una vasta superficie ricoperta di manufatti rotondi di circa un metro di diametro. Oggetti strani di cui solo da vicino riesci ad intuire lo scopo. Sono coperture per sigillare gabinetti alla turca, dall'apparenza un po'  primitiva, ma molto efficace per migliorare l'igiene generale delle fosse che vengono fatte qua e là nei villaggi tra le capanne. In questi paesi le cose più semplici spesso sono quelle più importanti ed interventi a cui il nostro mondo non pensa più, essendo in generale dati per scontati, sono davvero risolutivi per migliorare le condizioni di vita.
Il pozzo di Machumane

Ritorniamo in città lungo la statale in costruzione; larghi tratti sono ancora da rifinire prima di stendere l'asfalto e la pista laterale è tutta un su e giù di avvallamenti tortuosi, in cui le macchine procedono cercando di non sfondare le sospensioni, in una continua nuvola di polvere rossa. Qualche chilometro più in là, un grande cantiere mostra ordinate file di container separate da aiuole ben mantenute. E' la base della impresa italiana che sta costruendo la strada. E' bastato presentarsi al cancello per un saluto e subito ci invitano a pranzo nella sala mensa. Ci sono tanti italiani che lavorano in giro per il mondo, ragazzi che se ne stanno per mesi in mezzo al nulla, lavorando dodici ore e riposando le altre dodici, senza la possibilità di uno svago che non sia una partita di calcetto alla domenica tra italiani e operai mozambicani. Per fortuna c'è internet, ci dicono, ma forse quel guardare quello che accade al di là dello schermo, senza la possibilità di raggiungerlo mai, è ancora più penoso e alienante. C'è un senso di rassegnazione nei loro racconti, ma assieme ci leggi anche l'orgoglio di chi sta in prima linea a combattere battaglie difficili, tra burocrazie, mancanza di fondi o beghe politiche che passano alte sulle loro teste, quando lì invece c'è la necessità del quotidiano, la difficoltà dell'ambiente e di una cultura diversa, la concorrenza spietata e spiazzante dei cinesi, perennemente affannati nella loro bulimia di occupazione di spazi, ovunque si intraveda la possibilità di trovare qualche pur minima risorsa. 

Ragazzi di Chimbunila
E' come una Cayenna autoscelta ed accettata con motivazioni diverse, per questa gente di frontiera, abituata a stare in queste parti estreme del mondo, sempre pronta comunque a dare una mano, forse per vincere la noia, forse per inclinazione e generosità naturale. Forse proprio loro si presteranno a risolverci gratuitamente il problema della fiscalizasao per i nostri pozzi, la firma per la direzione lavori, obbligatoria per legge. Si ritorna in città alla sera. La sede dell'Amoproc è una baracca ricavata nel cortile di una associazione religiosa. Qualche tavolo, un computer e una stampante, come recita pomposamente l'elenco delle dotazioni, ma anche quattro moto con cui i ragazzi vanno in giro per i villaggi con le copie dei manuali e i volantini per le riunioni. Nei prossimi giorni appena passata la buriana elettorale bisognerà organizzare un incontro con il sindaco per chiedergli conto del rispetto delle promesse elettorali. Le intenzioni sono buone, pare, anche se Marta sospira. Certo, quando avevano anche un auto si riusciva a lavorare meglio. Ma adesso sta "cansada".

Il mercato di Chimbunila


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2 commenti:

cristiana marzocchi ha detto...

Belli loro, bello tu.
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

Grazie Cri, dici che nel mio piccolo faccio la mia porca figura?

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