sabato 17 gennaio 2015

L'ombra del lago

Lo zedi della Yadana Man Aung Paya


Apicoltori al lavoro
Ormai quando sei arrivato a questo punto, hai voglia solo di arrivare al lago. Ne hai letto molto, sempre in termini immaginifici, lo hai anche intravisto da lontano, vasta e piatta superficie azzurra che si allunga tra le alte colline verdi, confondendosi coi loro piedi tra canneti ed erbe galleggianti. Guardi ormai solo più di sfuggita la campagna all'intorno ed il gruppo di contadini che si affannano attorno ad una lunga fila di arnie, coi loro grandi cappelli avvolti dal retino mentre le api volano loro attorno. Vanno velocemente avanti e indietro dalle arnie, che il più ardito scoperchia ad una ad una, coi favi ricolmi; altri con un lungo coltello ricurvo provvedono a disopercolarli, gettando i residui di cera in un gran cesto e quindi ad inserirli in un, tutto sommato, moderno smielatore radiale di acciaio. Ancora un'occhiata ai resti della ferrovia che dalla Thailandia, doveva arrivare fino a Yangon, attraversando il famoso fiume Kwei e poi la strada precipita sul fondovalle sfiorando il lago fino al suo estremo nord dove si addensano le case di Nyaung Shwe, un tempo paesotto sonnolento sul bordo del canale che immette nel lago Inle, oggi borgo attivo e popolato dalle orde di turisti che non si vogliono perdere uno dei punti principali di interesse del paese. La polverosa Yone Gyi Road che lo attraversa per il lungo a partire dall'affollatissimo imbarcadero, è tutta una sfilata di negozi, locali, bar e piccoli alberghi, molti in costruzione, altri in rinnovamento. Il business non si ferma mai e quando il grano arriva, ce n'è per tutti. Turisti ciabattati passeggiano spaesati sul bordo della strada guardandosi intorno incerti se entrare nel mercato o sedersi a uno dei tanti tavoli a bersi una birra fresca e a guardare il passaggio. 

La scuola dei monaci
Tutto sommato non è sgradevole starsene lì a guardare. Passa un ragazzone australiano che ha affittato un ciclotaxi e si porta sui due microscopici sedili due robuste fanciullone; anziani tedeschi che litigano tra di loro affrettandosi verso l'albergo; drappelli di francesi in tenuta da trekking che arrivano dal lago; altri nordici con pesantissimi zaini affardellati, appena scesi da qualche pullman che si guardano attorno in cerca di una sistemazione low cost; thailandesi in quantità, più interessati a smanettare sui telefoni e ad esibire capigliature tinte che a guardarsi intorno. C'è davvero molta gente in giro, ma basta fare due passi nelle vie dietro al centro che subito si ritrova la tranquilla pace assonnata dell'oriente ancora un po' frastornato dalla confusione occidentale. Percorri il largo canale dove qualcuno si bagna nell'acqua limacciosa, qualche donna che lava, poi una serie di conventi e templi circondati da bassi muraccioli dipinti di giallo e ocra. Un grande stupa a gradoni, decisamente anomalo per la Birmania, che sembra proteggere un padiglione dove sono esporti i doni e le cose preziose arrivate nei secoli al bravi monaci. Una serie di vetrine polverosissime con antiche statue, collezioni di marionette, lampade, vecchie stoffe. Gli altri monasteri vicini occupano una vasta porzione della città. Poi, passeggiando tra gli zedi acuminati che brillano al sole, odi una voce profonda che recita litanie con cadenza ritmata, subito appresso le risponde un controcanto a più voci, un coro deciso con sonorità cupe da basso continuo. Segui la scia sonora ed ecco in una sala ombrosa, un gruppo di giovani monaci seduti ordinatamente a terra, ognuno con gli occhi fissi su un libro di preghiera a fogli mobili, seguendone le file di caratteri con un dito. Non fosse per la mancanza di aspirate forti e gutturali, potresti essere in una madrassa mussulmana.

Donna Padaung
Il maestro pronuncia l'introduzione e subito dopo gli allievi proseguono scandendo un ritmo consueto con voci di pancia le cui asperità inducono certamente benefici massaggi agli organi interni, in un misto indefinito di studio e di preghiera. Puoi rimanere molto all'ingresso o spiando tra le finestre ad ascoltare questo canto, rumore, melodia quasi ipnotica, nessuno di loro ti guarda o se lo fa, butta soltanto un occhio distratto, ma subito torna a concentrarsi nel lavoro. Di certo è un momento che coinvolge la tua attenzione e fai fatica a liberartene. Andando verso il mercato il suono monocorde ti segue scemando a poco a poco fino a che i rumori più aggressivi e confusionari del mercato centrale non ricoprono tutto. Anche la religione deve cedere in fondo davanti al mercato. E qui tra i banchi girano un sacco di donne coi costumi tradizionali delle montagne, coi grandi copricapi colorati in testa, riottose a lasciare i loro stalli anche quando scende la sera e gli affari sono ormai scarsi, piuttosto continuano a chiacchierare tra di loro prima di cominciare a raccogliere quanto è rimasto invenduto, forse in attesa del marito in motorino che venga a prenderle per riportarle al paese. Rimane da aggiustare la cena. C'è solo da scegliere, alla fine, stanco di sapori d'Oriente mal digeriti, finisci per cascare al Golden Kite ad ascoltare la storia della signora bolognese finita qui per amore, che poi vi ha lasciato tutte le sue ricette, inclusi i vasi di basilico fresco. Il mio albergo è subito dietro, una serie di bungalow sepolti nel verde e nel silenzio, oltre che nel buio. Per fortuna la pila fedele trova facilmente la strada di casa evitando i gruppetti di randagi che sostano ad ogni angolo in cerca di cibo.
Nyaung Shwe - Antichi stupa in rovina


SURVIVAL KIT

Nyaung Shwe - Praticamente il centro in cui si fa base per la visita della zona del lago. Grande scelta tra hotel e ristoranti per tutte le tasche. Si gira facilmente a piedi o affittando una bicicletta per fare puntate nei dintorni.

Mingala Market - Sulla main road, sempre interessante e molto popolato, sede anche del mercato periodico ogni cinque giorni e che occupa anche le vie vicine. Molte donne delle etnie delle colline circostanti. Anche souvenir per turisti . Ricordare di contrattare sempre tra il 50 e l'80% della cifra iniziale richiesta. Sorridere sempre anche quando il prezzo pare offensivo. 

Yadana Man Aung Paya - Zedi dorato a gradoni, unico in Myanmar che domina la città. All'interno piccolo museo di reperti storici raccolti dai monaci

Shwe Gyi Kyaung - Il monastero più grande della città con una scuola di un centinaio di novizi. Verso le 5 del pomeriggio li potrete osservare e sentire intenti allo studio e nelle loro preghiere. Molto suggestivo. Nei dintorni si può passeggiare ed entrare in diversi altri monasteri.

Golden Kite Restaurant - Ristorante italiano. Pasta fresca e pizza discrete. Bruschette all'aglio e piatti vari, di qualità accettabile se non riuscite più a sopportare la cucina cinese e volete un intermezzo a base di gusti familiari. L'ambiente è piacevole con dehor. Gentilissimi come sempre gli addetti. Un piatto di fettuccine e una birra, sui 6000K.
Venditrici di biscotti al Mingala Market


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:




2 commenti:

Pierangelo ha detto...

Sei sempre fantastico nel descrivere i tuoi argomenti. La mia non è un'invidia velata ma decisamente pura (considerando che scrivere non è certamente il mio forte).
Naturalmente gli agnolotti sono una vera bontà, anche se qualcuno alle carni aggiunge la milza.

Enrico Bo ha detto...

@pier - naturalmente mi ero dimenticato di dire che certo, c'era anche la milza! Grazie.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!