La battigia |
Il
tempo è immobile qui, sono sicuro che se avessi un orologio, ma l’ho lasciato
da tempo in un cassetto, con la scusa che mi dava fastidio al polso,
continuerei a guardarlo con il solo risultato di vedere sempre la stessa ora,
lancette ferme, forse anche perché non lo ricarico da anni ormai, il mio cronometro
Poliot, reperito su una bancarelle dell’Arbat tanti anni fa assieme all’amico
Gianni. Davanti al mare anch’esso immobile, neppure l’onda si muove; è quel momento
magico dell’anno durante (ma che senso c’è a usare avverbi di tempo) il quale
leggo, io che di norma leggo pochissimo purtroppo, con la scusa che non ho
tempo e invece sono solamente pigro. Di solito riesco appena a scartabellare i
libri che durante l’anno mi regalano e qualcosa che in determinate occasioni mi
incuriosisce particolarmente, meno di venti libri all’anno insomma, un
cosiddetto lettore stitico. Ma quest’anno, complice la Fiera del libro di
Fenestrelle, mi sono caricato un po’ di più e riconfermo che non c’è nulla di
più piacevole di leggiucchiare libri di consumo, roba non troppo complicato,
per me insomma, sotto l’ombrellone, l’occhio bovinamente semichiuso che ogni
tanto si solleva per perdersi nell’infinito, la temperatura perfetta, gli
addominali al contrario fieramente esposti e debitamente unti, ai raggi
settembrini quelli che scottano meno e carezzano di più.
Mi
sono portato dietro roba davvero poco impegnativa ed in tre giorni ne ho già
sorbiti un paio, con piacevole soddisfazione e di cui vi darò conto nel corso
dei prossimi giorni. A questo serve anche la spiaggia, dove ormai i vicini sono
doverosamente lontani senza pericolo quindi che cerchino di attaccare bottone,
a destra sullo sfondo un gruppetto di locali sfuggiti al campetto della petanque,
tutte facce da Le Pen, che qui sulla Côte allignano in grande maggioranza;
sulla sinistra gli ultimi residuati bellici italici, abbandonati qui dai figli
e soprattutto dai nipoti ormai tornati a scuola che aspettano di svernare. Nell’acqua
oggi piacevolmente meno fredda di ieri, scorre orizzontalmente parallelo alla
battigia, un piccolo cormorano nero, emergendo solo di quando in quando col
lungo collo, che volge al cielo il becco che ingordamente trangugia le
arborelle che zigzagano nell’acqua bassa cercando vanamente di sfuggirgli.
Traversa tutto il tratto di spiaggia senza incontrare un bagnante, che sia uno
e poi si dirige versi gli scogli forse sperando di incontrare un nero in fuga
da Ventimiglia per becchettarlo e ricacciarlo giustamente verso gli italici
lidi. Nel cielo azzurro, solo piccole nuvolette bianche che, ordinatamente
schierate, traversano dal monte verso il largo, neanche uno dei droni
antimigrante promessi da Macron per difendere la verginità di questo
dipartimento, bastano i gendarmi schierati alla frontiera. Ma come si sta bene!
La montagna sarà pur bella, ma al mare, diciamola tutta, c’è il mare e non vi
paia una banale ovvietà.
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