Qui io sono facile preda. Amo le storie di scrittori indiani,
anzi, come in questo caso scrittrici, perché in generale, oltre alla storia,
raccontano sempre diffusamente di un mondo che amo e del quale mi piace sentire
le descrizioni più accurate. Mi pare sempre di essere trasportato come per
magia in quella terra che per me ha un fascino irresistibile, con i suoi odori,
i suoi rumori, il suo rigoglio sempre presente. Così tra contrasti e vicende
tristissime, gli scrittori indiani amano sempre le tinte forti e le tragedie
familiari, usando topos da noi magari abusati da secoli, ma che in fondo sono
sempre in prima fila nel provocare emozioni e attenzione al lettore. Questa è
la storia di una ragazza americana di origine indiana, carica di problemi e di
grane familiari, che in seguito alla morte del nonno indiano decide di tornare
alla terra dei suoi avi che non conosce per nulla ed alla quale si crede completamente
estranea e qui, naturalmente ritroverà se stessa. Una trama classica da vendere
tal quale a Bolliwood, che tuttavia, chi ama l’India leggerà molto volentieri
delibandone con gusto ogni parte ed ogni descrizione. I grandi segreti della
famiglia verranno a galla a poco a poco, tra drammi, lacrime e sangue,
contrasti di casta e amori sensualissimi, cosa per cui nel subcontinente vanno
sempre pazzi, fino alla fine attesa e naturale. Insomma a me, da come avrete
capito è piaciuto.
mercoledì 20 settembre 2023
recensioni - S. Badani - La cacciatrice di storie perdute
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