Ho acquistato questo libro da estate, assieme ad un mazzetto di altri, convinto soprattutto dal nome proprio dell'autore, Ragnar, che era per la verità a me, lettore stitico, del tutto sconosciuto. La sciocca motivazione non è stata desunta dai risvolti vari in cui viene raccontato come uno dei più noti attuali giallisti del nord, ipertradotto in ogni lingua, ma per una ragione più prosaica. Sono stato attratto dal nome che mi ricordava soprttuto l'appassionante serie Vikings, che mi aveva preso morbosamente per un certo periodo. Devo dire che al di là del fatto di essere normale scrittura di consumo, da passatempo estivo, per carità rispettabilissima, non penso lascerà segni indelebili nella storia della letteratura mondiale. Il fatto è che questi scrittori nordici sembrano un po' tutti uguali, che ripetono all'infinito gli stessi temi, le atmosfere plunbee della lunga notte polare, il freddo, la natura e la continua e ripetuta aspirazione al suicidio, tema sempre presente con costanza insopprimibile e niente altro, se non alcool a fiumi e tuttalpiù droga per farsi passare la depressione. Questo deve per forza essere caratteristica reale nella vita di questi paesi, ad onta di quello che mi dice un amico che si è addirittira trasferito lassù dove dichiara che si sta benissimo e che sono tutti allegri come pasque. Comunque sia, il libretto, scritto senza troppi fronzoli, con un periodare stringato che ti conduce alla fine per lo meno con una certa rapidità, alternando piccoli colpi di scena, violenze e segreti familiari mantenuti per generazioni, vi porterà via non più di tre orette a seconda della vostra velocità di lettura. Per fortuna è roba che costa poco. Vedremo gli altri che ho nella pila.
sabato 16 settembre 2023
Recensione: Ragnar Jonasson - Notturno islandese
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