lunedì 20 ottobre 2025

Azer 5 - Il fuoco eterno della Yanar Dag

Lo Yanar dag - Azerbaijan - ottobre 2025

Aqshim guida veloce ripercorrendo l'autostrada che corre lungo il mare verso la penisola di Absheron e ci chiede se ci è piaciuto la zona dei vulcani. E' un buon diavolo e corrisponde in pieno allo stereotipo che avevo in mente riguardo la fisiognomica azera. Il primo contatto che avevo avuto con questo popolo risale a quando, diciannovenne di balde speranze, ero in un campeggio sui laghi Masuri in Polonia dove c'era una specie di raduno di giovani provenienti dalle varie repubbliche sovietiche. Tra gli altri un gruppetto di ragazzi Azeri che mi sembrarono subito tutti uguali, piccolini e grassottelli, di carnagione scura e con un solo sopracciglio che coronava loro la fronte e questa rigogliosità pilifera era la caratteristica distintiva che mi colpì particolarmente, capelli tagliati a spazzola, che giravano continuamente gli occhi attorno a loro, curiosissimi e ansiosi di comunicare. Aqshim mi sembra uno di loro cresciuto. Ha 35 anni, sposato con due figli piccoli dei quali è come giusto, orgogliosissimo, sembra piuttosto contento della situazione economica, che mi conferma essere ragionevolmente buona nel suo paese, che mi racconta in crescita costante e che presenta buone opportunità di crescita a suo vedere. Soprattutto mi pare molto soddisfatto per il motivo che la guerra sia finita e che soprattutto si è firmato un accordo definitivo. 

Naturalmente mi sembra decisamente nazionalista e vede le situazioni esclusivamente dal punto di vista azero, ovviamente condito con una certa dose di retorica, in cui gli è stato spiegato che la ragione sta come sempre tutta dalla loro parte. Qui la questione è complessa e neppure io conosco bene i dettagli della vicenda che praticamente è stata ignorata dalle nostre parti, così come mille altre guerre regionali dimenticate dopo poche righe subito scomparse dai giornali, eppure il conflitto risale soltanto al settembre 2023, avvenuto dopo la precedente guerra del 1988, durata ben 6 anni, durante il quale l'esercito Azero ha invaso l'enclave Armena del Nagorno Karabag, appropriandosene in un solo giorno e obbligando i circa 100.000 Armeni residenti ad abbandonare tutto, case comprese ed a riparare in territorio armeno, col beneplacito russo che in pratica aveva dato mano libera all'invasione. Il cessate il fuoco ed il recente trattato di pace accettato dall'Armenia, pur tra i forti mugugni della popolazione, ha così definitivamente cancellato il Nagorno Karabag e le sue pulsioni indipendentiste dalla carta geografica, che da enclave Armena, è diventato definitivamente parte della Repubblica Azera, senza problematiche internazionali, visto che già precedentemente questo territorio era stato riconosciuto come Azero a tutti gli effetti, anche se abitato quasi esclusivamente da Armeni. 

Come si vede una questione complessa (che ha molte similitudini con quella Ukraina, in verità) che ha finito come sempre per provocare morti e ingiustizie e dove a pagare è solamente la popolazione che lì abitava da secoli. Comunque sia il nostro Aqshim, che ovviamente sarà fiero portatore della sua parte di verità, non si sbottona un gran che sull'argomento preferendo magnificare le grandi prospettive attuali del suo paese, le cui ricchezze, soprattutto minerarie stanno contribuendo a generare un certo benessere che ricade in qualche modo sui cittadini a prescindere dalla forma di governo. Questa che possiamo annoverare tra le tante cosiddette democrature dell'Asia centrale e Mediorientale, che si è imposta subito dopo la dissoluzione dell'URSS, è tipicamente a chiave familiare. Ricordo infatti che l'attuale presidente è il figlio del primo presidente e che le vie di ogni città sono costantemente cosparse di giganteschi ritratti dei due personaggi appena citati, così come a loro sono intitolati vie principali, parchi, centri artistici ed universitari e così via, secondo il classico stile del culto della personalità così comune nell'Asia centrale e che non stupisce affatto la gente comune, abituata a questo tipo di affermazione. D'altra parte penso che quando le cose vanno bene economicamente, la gente sia ben disponibile ad accettare anche i regimi autoritari senza nessun problema e ritengo che, peraltro, il consenso di questi governanti sia di assoluta maggioranza, non foss'altro perché non ci sono neppure offerte alternative credibili. 

Comunque al momento il nostro amico mi conferma che gli stipendi medi qui viaggiano attorno agli 800/1000 Euro mensili e visto il costo della vita molto basso, vi ricordo che la benzina costa 0,6 € /lt e il diesel 0,5 € e si mangia tranquillamente con 5/8 € dappertutto, si può vivere dignitosamente anche se la maggior parte delle famiglie ha una sola entrata, visto che difficilmente le donne con figli lavorano. Quanto alla posizione femminile, Aqshim mi parla di una situazione ragionevolmente priva di imposizioni, in cui la donna è piuttosto libera di scegliere ed in effetti i capi coperti anche da un semplice foulard colorato che non nasconde nulla, sono molto  pochi, mi sembra meno del 20% ad occhio, specialmente in città e alla sera girando per le strade, incontri moltissime ragazze e signore, da sole o in gruppetti, e non accompagnate. Comunque bisognerebbe avere più tempo per indagare, ma ho osservato che generalmente nei paesi ex-URSS dove per 70 anni, la religione è stata messa in secondo piano, quando non decisamente repressa, il ritorno alle indipendenze locali, anche se ha segnato una rivalsa dei cleri delle varie confessioni, non ha portato ad una ripresa di costumi ormai sfilacciati nel tempo. Almeno così mi sembra. 

Noi intanto siamo arrivati nella penisola antistante Baku, un'area che si prolunga per una sessantina di chilometri ad est nel Mar Caspio e che contiene diverse curiosità interessanti. Come ovvio, data la sua vicinanza alla capitale, rientra nella maggior parte delle offerte turistiche che vengono proposte e noi non saremo certo da meno. Infatti dopo poco nell'intrecci delle strade, quasi tutte nuove e bene asfaltate, arriviamo ad una delle più note tra queste attrazioni, che ha una analogo nel mondo solo nella cosiddetta Porta dell'inferno Darvaza, nel Turkmenistan centrale, almeno a quanto io sappia. Ecco infatti il cartello che recita Yanar Dag e la deviazione porta ad un complesso recente che circonda un'area ormai circondata dalle case del vicino paesetto. Facciamo la nostra fila, nella quale chissà perché veniamo subito identificati come Israeliani. Poi arrivati alla balconata del complesso, che ovviamente è molto gettonata dai turisti che arrivano a Baku, si vede una collinetta di un centinaio metri di altezza che degrada in un tratto pianeggiante alla base della quale noti subito un fronte fiammeggiante che emerge dalle fessure del terreno per un tratto di diverse decine di metri. Lo spettacolo è abbastanza impressionante e nell'aria c'è un certo odore sulfureo. Scendi giù lungo le scale e puoi arrivare piuttosto vicino, se non ché, il calore diventa subito piuttosto forte e ti ricaccia indietro. 

Certo la sensazione di estere arrivati sul ciglio dell'Averno è forte, ma di giorno il fenomeno rimane fine a se stesso, mentre di notte, questa barriera di fiamme che illumina la notte senza sosta è molto più impressionante visto che la barriera di fiamme può alzarsi fino a tre metri di altezza e l'effetto deve essere molto più coinvolgente. Non è chiaro da quanto duri il fenomeno, secondo la vulgata, la montagna è in fiamme da secoli e non accenna a diminuire di intensità; ci è passato pure Marco Polo, tanto per cambiare, attirato evidentemente dalla notorietà del fenomeno, che però non fa cenno specifico al nome del monte in fiamme, ma solamente come già vi ho detto a olio e gas che bruciano. Secondo altri la cosa fu invece provocata da un pastore che si era acceso una sigaretta nelle vicinanze, solo negli anni '50. Sta di fatto che il fenomeno prosegue ininterrottamente con qualunque condizione metereologiche, anche in presenta di forti piogge che non riescono a spegnerlo con buona pace di tutti visto che sarebbe una bella perdita dal punto di vista turistico. In pratica qui siamo in presenza di un rilievo formato alla base, da arenaria porosa dove non c'è fango come avevamo visto precedentemente nei monticelli vulcanici, da cui il gas emerge in bolle, ma la fuoriuscita è continua e costante per cui il fuoco, una volta acceso non si spegne più fino all'eventuale esaurimento del giacimento. 

E' interessante notare che nelle vicinanze oltre alla presenza di sorgenti sulfuree, note fin dall'antichità come curative, ci sono antichi luoghi di sepoltura legati alla presenza zoroastriana, nata proprio da queste parte e sappiamo il legame indissolubile che c'è tra questa antica religione ed il fuoco. Anche Alessandro Dumas nei suoi viaggi, parlò di un fenomeno analogo di fuoco eterno osservato appunto da queste parti in un tempio in cui la fiamma era accesa naturalmente senza essere mai alimentata e da tempo immemorabile. Comunque sia, qui sembra successo naturalmente a differenza del cratere turkmeno che è stato prodotto da un cedimento del terreno e in cui il fuoco è stato intenzionalmente acceso negli anni 70 dagli scienziati che temevano un disastro provocato dal gas che fuoriusciva, senza riuscire a spegnerlo successivamente. Certo che questo legame della forza vitale del fuoco che arde eternamente dalle viscere della terra è quanto di più evocativo, quando si tratta di provocare o addirittura creare i prodromi per una religione ancestrale e in questa terra le premesse ci sono tutte, infatti poco lontano c'è ancora uno dei più antichi templi di Zoroastro e questa sarà l'ultima meta della nostra giornata. Diamo ancora un'occhiata distratta al piccolo museo annesso alla Montagna che brucia, che racconta comunque delle presenze umane antiche rinvenute attorno ad essa e poi giriamo il timone verso est.

Incontri

SURVIVAL KIT

Yanar Dag - La montagna che brucia - A pochi chilometri da Baku. Sito molto noto fin dall'antichità alla base dei culti del fuoco nati proprio qui. La collina presenta un fronte di circa trenta metri con fiamme continue alte fino a tre metri. Si può accedere anche vicino e salire sulla collina da cui si vede il paese vicino. Annesso un piccolo museo dei manufatti ritrovati in zona. Ingresso 9 M., incluso il museo, Calcolate un'oretta. Meglio andarci alla sera. quando la vista è più spettacolare. 

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domenica 19 ottobre 2025

Azer 4 - Il Qobustan

Parco del Qobustan - Azerbaijan - ottobre 2025
 

Usciamo dalla città vecchia soddisfatti anche se la giornata è stata un po' faticosa dopo la notte di volo e quindi un bel taxi per tornare in albergo ci sta tutto. Credo che qui, nella mobilità privata funzioni benissimo Yandex (il succedaneo slavo di Uber e simili) visto che siamo in area russa, ma la nostra imperizia digitale, in assenza della nostra mentore Maria Luisa che ci ha lasciato per tornarsene a casa e continuare a versare contributi in vista del pagamento della nostra pensione, ci impone di tornare alla vecchia maniera e cioè, essendo incapaci di risolverla coi telefonini, rivolgersi vis a vis, al gruppetto di avvoltoi appollaiati fuori della porta delle mura in attesa di spolpare la carne avariata che ancora sta attaccata alle ossa degli anziani turisti che fuoriescono spossati dall'area loro dedicata. Il primo interpellato intanto, mi fa subito presente, dopo la mia richiesta che il tassametro, che fa bella mostra di sé sul cruscotto della sua Mercedes, venga messo in funzione, è solo un oggetto ornamentale come l'elicotterino a lato a cui girano le pale come a me e che qui non si usa, subito appoggiato dal gruppetto di colleghi che assentono con vigorosi cenni del capo, mentre gli ciondolano intorno e mi dice che il nostro lontanissimo hotel (1,7 km) non si può raggiungere se non con la cifra fissa forfettaria di 20 Manat, capirà, e che è ancora un prezzo di favore. 

Lo mando a stendere, piuttosto costringerò la compagnia a ritornare a piedi e proseguo nella piazzetta antistante dove staziona qualche altra macchina, spero un po' meno esosa, man mano che ci si allontana dalla zona squisitamente turistica. Questo altro tizio tenta anche lui di estorcermi la stesa cifra, evidentemente c'è un cartello comune, poi alle mie rimostranze che espongono il fatto che per arrivare dall'aeroporto ne ho spesi 27, alla fine accetta la mia proposta di 10 M, più che generosa e visto che in  giro non ci sono altri polli da spennare, in un paio di minuti ci scodella davanti a casa. Certo che è una lotta continua e anche divertirsi diventa fatica costante. Comunque prima di depositare le stanche membra nel nostro giaciglio di Procuste, sondo il tizio di guardia circa le possibilità di ingaggiare un autista con un auto che ci scarrozzi per tutto il giorno, lungo qualche itinerario stabilito tra quelli che avevo più o meno traguardato prima di partire. Mi propone un suo protetto che, essendo fuori dalle agenzie ufficiali ci porterà per tutto il giorno in giro nella penisola di Absheron e dintorni a 250 Manat, cifra che mi sembra abbastanza congrua e che lui, bontà sua, ci assicura già scontata e scevra da gravami di agenzia e credo ovviamente da tasse, visto che il  pagamento dovrà essere tassativamente cash. 

Dopo di che si può andare a chiudere tranquillamente gli occhi fino a domattina alle 8. Le luci dell'alba ce li riaprono dopo quasi undici ore di deliquio letargico, evidentemente recuperiamo la stanchezza accumulata con sempre maggiore difficoltà, ma pazienza, finché ce la si fa ancora, bisogna tenere a bada la negatività e la pigrizia che ci farebbe girare dall'altra parte e andare ad usufruire delle delizie offerte dalla sala breakfast, che nel Caucaso è sempre ricchissima di deliziosa frutta secca di ogni tipo, che qui alligna come non  mai, alimento essenziale per caricare le energie necessarie a carburare la giornata. Per l'omelette invece, bisogna chiedere, ma te la fanno senza problemi. Vorrei capire come mai, quando siamo a casa, al mattino riusciamo al massimo a trangugiare una lacrima di caffè nero macchiato da un paio di gocce di schiuma di latte e un paio di scarni biscotti se ci sono e quando invece si è fuori e scatta la magia della colazione inclusa, ci si sfonda come se non ci fosse un domani, come se fossimo un dovere di recuperare in anticipo le quattro calorie in croce che consumeremo nei 10.000 passi minimi che ci aspetteranno nel corso della pur lunga giornata. Ma tant'è, sarà la voglia di provare l'offerta locale, sarà la bramosia sempre indotta in automatico dai buffet, ma anche stavolta facciamo il pieno, salvo poi sentirci un po' appesantiti. 

Intanto è arrivato Aqshin, un bravo ragazzo dall'aria paciosa con un lussuoso pulmino Mercedes, spazioso e dall'apparenza efficiente, che parla pure inglese e russo, cosa che ci fa subito capire che pur essendo il suo, un ruolo di semplice autista, in realtà ci sarà utile anche come guida a tutti gli effetti. Ci muoviamo subito quindi per l'itinerario di oggi che ci condurrà nei dintorni di Baku a dare un'occhiata ai quattro siti di principale interesse delle vicinanze della capitale. Se ci soddisferà in questo esperimento, potremo concordare anche altro nei giorni successivi. Anche se sono passate da poco le 9 del mattino, il traffico è già intenso anche se quello più pesante viaggia in direzione a noi opposta, in entrata della città. In fondo questa è una capitale moderna e attiva e queste sono le ore di punta e le vie di scorrimento, pur molto ampie e rettilinee, e stiamo parlando do 4/6 corsie in ogni senso di marcia, sono sempre gremite da un serpentone di mezzi di ogni tipo che accedono al centro. Un parco macchine comunque moderno ed all'apparenza efficiente. Niente o quasi scassoni da terzo mondo, annosi e sbuffanti in attesa di meritata rottamazione, ma veicoli nuovi, molti cinesi, alcuni anche elettrici o ibridi, anche se ho visto ben poche colonnine di ricarica; parecchie auto di lusso, da Porche a Mustang e SUV, nonché numerosissime Mercedes, Audi e BMW anche con sigle elevate.

Si vede che gli idrocarburi hanno comunque una forte ricaduta sulla società. Non manca naturalmente, ancora qualche vecchia Zigulì e qualche Lada Niva dalle lamiere un po' corrose ed approssimative, a ricordo di un passato sovietico che non vuol saperne di morire, anzi resiste con una certa pervicacia, come a dire, noi abbiamo resistito cinquant'anni, vedremo voi, tutte così lucide e smargiasse quanto durerete! Noi intanto usciamo dalla città percorrendo la direttrice sud, che è circondata lungo i suoi bordi da una successione di avveniristici grattacieli di vetro, disegnati evidentemente da famosi architetti che sfoggiano firme molto plastiche ed originali. Non ci sono dubbi che queste sono le moderne cattedrali del nostro tempo, dove l'estro artistico dell'architetto moderno trova sfogo e l'utilizzo di nuovi materiali che gli danno possibilità prima negate, lo lasciano libero di sfruttarne i vantaggi per creare forme nuove ed inusitate, che come sempre ricordano che l'uomo, anche nelle opere di utilità, non riesce a privarsi del desiderio di unirvi anche la sua propensione alla bellezza o quantomeno quella che lui ritiene tale in quel periodo storico, anche se questa è tecnicamente inutile ai fini della praticità del manufatto. Questo ci distingue, io credo dagli animali. 

Ecco così che si vedono nascere edifici dalle curve sinuose e perfette, piani che salgono con una torsione che ne avvolge a crescita come se l'intera costruzione stesse cercando di liberarsi dalle viscere della terra come una statua incompiuta di Michelangelo emerge dalla pietra; volumi che offrono le loro superfici traslucide ai raggi del sole perché le colpisca e li rifletta più oltre; aperture ardite che paiono sfidare la gravità; insomma, opere che mostrano l'ambizione di trovare un loro posto nei libri d'arte. Anche la grassa Trump tower, già ce n'è una anche qua, caso mai ci dimenticassimo dove sta andando il mondo, si impone sulle più basse costruzioni circostanti, una serie di palazzi ancorati a uno stile di epoca passata con l'orgoglio di che dice: adesso comando io e si fa alla mia maniera. Oggi pare ospiti un albergo di lusso. Ma ancora altri di questi aspetti vedremo nei prossimi giorni, adesso invece che ci stiamo allontanando, la via si trasforma subito in una sorta di autostrada che corre quasi lungo il mar Caspio, in un territorio piuttosto brullo e privo di alberi.. Alla nostra sinistra cominciano ad apparire grandi piattaforme di estrazione al largo, che spiegano la natura della ricchezza che ci circonda. Subito fuori città vedi anche enormi complessi che altro non sono che i terminali degli oleodotti e dei gasdotti che lasciano il paese per raggiungere i nostri mercati avidi di energia a qualunque costo. 

Alla nostra sinistra basse colline che un erosione continua degli agenti atmosferici ha arrotondato nelle sue rocce più tenere di conglomerati dovuti al fatto che questa area è un misto di grandi eruzioni vulcaniche e di depositi sul fondo marino dell'epoca in cui il Caspio era decisamente più esteso. Arriviamo dopo poco all'ingresso del parco ed al centro che ospita un interessante museo che racconta con i manufatti ritrovati nell'area, strumenti in pietra, protoceramiche e oggetti di ornamento vari, molto ricchi sebbene, come ci sarà fatto notare in ogni museo che visiteremo nei prossimi giorni, i pezzi più belli sono stati presi dai Russi e adesso si trovano esposti all'Ermitage, di quelli, qui, se va bene, rimangono delle copie. All'esterno inizia un percorso circolare attraverso un costone roccioso che affaccia sulla pianura che ha fornito riparo in epoca preistorica ad innumerevoli tribù. Così ecco emergere dalla roccia una impressionate serie di magnifici petroglifi (la forma di arte in cui i disegni sono scavati nella roccia con una linea che evidenzia il soggetto rappresentato) che raffigurano gruppi di uomini che danzano per propiziare la caccia, animali di ogni tipo, tra i quali enormi ed elegantissimi bovidi che ricordano nelle forme possenti quelli delle grotte francesi e spagnole, figure femminili in cui sono evidenziate steatopigia e i simboli della fertilità, lotte tra uomini, carovane e imbarcazioni di vario tipo che raccontano di come, già allora, era navigato questo mare.

Non fatichi ad indovinare quei raduni antichi di uomini attorno ai fuochi, qui sono stati ritrovati anche molti resti umani di sepolture, che svolgevano i loro riti agli ordini dello sciamano, raffigurato con la testa coperta, sperando in una caccia fruttuosa oppure le cerimonie funebri che accompagnavano i ritorni da quelle sfortunate. E poi le rocce con le coppelle per raccogliere l'acqua piovana sparse qua e là. Devo dire che dei molti siti simili che ho visto nel mondo, questi sono tra i più leggibili ed affascinanti, oltre che artisticamente più evoluti. Anche la ragazza che ci accompagna, col suo sorriso radioso, ha contribuito di certo a farceli meglio apprezzare, tuttavia, anche se non si tratta di cose di clamorosa importanza vale comunque la pena di venire a darci un'occhiata. E comunque ci sono un sacco di visitatori segno che di turisti ce ne sono, in prevalenza Russi ma anche, sorpresa, Israeliani e il sito è uno dei più gettonati. Ci spostiamo poi nell'area poco lontana dove il vulcanismo della regione è ancora attivo se pure in forme leggere. Per la verità lungo il percorso si vede bene un'area off limit dove una recente eruzione di fango ha riempito quasi completamente il fianco di una collinetta e adesso viene considerato molto pericoloso avvicinarsi per cui la zona è stata bandita. ma nel luogo accessibile sembra che non ci siano problemi di sorta. 

Coppelle per raccolta acqua

Intanto il nostro Aqshin telefona come previsto, ad un tizio munito di un fuoristrada, la appunto famosa Lada Niva, perché per percorrere la decina di km che conducono ai campi eruttivi, bisogna percorrere un sentiero disagevole e addirittura impraticabile durante i periodi piovosi nei quali si trasforma in una sorta di palude. Naturalmente come concordato si deve pagare un sovrapprezzo di 40 M in aggiunta i 20 già concordati per vedere anche la zona cosiddetta grande. Il ragazzo arriva subito e saltiamo sul baraccone che mi ricorda tanto i bei tempi passati, gli spigoli vivi e taglienti di lamiera che se non stai attento emergono malefici dai bordi e la rigidità benemerita del mezzo che la raffigura come un fuoristrada vero, di quelli di una volta insomma. Il terreno su cui ci avventuriamo è piuttosto accidentato, un su e giù per qualche chilometro non lontano dal mare che ci porta dopo un po' in un area glabra e spoglia fatta di monticelli dall'apparenza fangosa. Di tanto in tanto abbiamo incrociato qualche altro mezzo che tornava, ma mi sembra che qui arrivi un po' meno gente. Dopo un po' si giunge ad un gruppo di monticelli di fango che fumano circondati da un gruppetto di auto. Per la verità ci sono anche parecchi mezzi normali, anche se scassatissimi. Noi andiamo avanti ed arriviamo solitari a una grossa protuberanza grigio nera alta una decina di metri davanti ad un grosso lago fangoso ed altrettanto scura.

Uno Stige largo una trentina di metri, una pozza che, a guardarlo bene, ribolle quasi al centro con costante implacabilità. Visto da vicino, l'acqua è quasi trasparente e si vede il fondo a non più di qualche decimetro di profondità. Non si sentono odori particolari ed a sorpresa l'acqua e di conseguenza il fango stesso sono freddi. Si tratta di una pasta quasi oleosa che scorre sulle mani come una crema e sporca immediatamente, ma pare che faccia un bene che levati! Una vera e propria mano santa, migliore dei prodotti coreani, tanto che qui vengono addirittura a farci il bagno come mi mostra il ragazzo in alcuni filmati. Non capisco come facciano poi a pulirsi ma evidentemente è cosa consueta. Saliamo sulla montagnola e qui il fenomeno è più intenso, sulla cima un piccolo cratere di poco più di un paio di metri di diametro è colmo di fango denso sul punto di traboccare, come risulta da qualche colatura nel lato più basso. Poi, d'un tratto, sulla superficie liscia quasi da essere cresciuta solida, si gonfia una serie di bolle grandi che scoppiano poi di colpo senza il minimo rumore, in un silenzio quasi lunare. La sensazione è quella di essere in un luogo totalmente alieno, che un poco impaurisce. Quale creatura infernale uscirà da quella pozza maligna o sarà un gas mefitico che ti corroderà le mani o altro? In effetti il luogo inquieta anche perché siamo soli, in attesa che il pianeta vomiti i suoi borborigmi. Quando arriva un altra auto ce ne andiamo alla chetichella.

Intanto nella zona dei conetti, le altre auto se ne sono andate quasi tutte e riusciamo così ad avvicinarci ai più grossi, ad uno in particolare che ribolle in continuazione, colando fango lungo un fianco, dove naturalmente finisco con una scarpa inzaccherandola tutta. Figuriamoci, figuriamoci se il vegliardo non mette un piede in fallo, va già bene che non è caduto nella caldera. Siamo tutti sulla cima, il ragazzo tira fuori un accendino e sfrutta le fuoriuscite di gas che escono tra una bolla e l'altra che si accendono con un piccolo impressionante scoppio. E' metano e gas affini che evidentemente la terra continua ad elargire qui anche inutilmente, per carità, ma certo fa comunque un po' impressione. Il vento forte che aumenta la sensazione del pianeta alieno, impedisce una accensione facile, ma con l'aiuto di un innesco di carta continuiamo gli esperimenti. Ce ne andiamo dopo un po'. Certo, mi direte, ne abbiamo anche noi a bizzeffe e anche di più significative, da Pozzuoli, a Ischia, alle Eolie, ma il fenomeno è comunque interessante da vedere. Ce ne torniamo indietro per la stessa strada a balzi e sussulti, evitando le larghe pozze d'acqua che le ultime piogge hanno lasciato e che non si  capisce quanto siano profonde. Aqshin ci aspetta alla grande rotonda, dopo che i manati sono passati di mano e la Lada se ne fila via, alla massima velocità che ancora riesce a fare.


SURVIVAL KIT

Riserva statale del Qobustan - A circa 60 km a sud di Baku, sito Unesco dal 2007, fa parte del classico giro dei dintorni della capitale, al pari del tempio del fuoco Zoroastriano di Athasgah e della montagna Yanar Dagh nella penisola di Absheron. Comprende due zone. Quella dei graffiti rupestri che, con oltre 200.000 petroglifi incisi nella roccia di un canyon di circa un chilometro con grotte e spaccature tra i 5.000 ed i 20.000 anni fa, racconta come questo sito fosse molto antropizzato fin dal paleolitico e quella non lontana dei vulcani di fango che sorgono come coni di varia dimensione in numero di circa 300. Ingresso 10 M a persona + 15 per essere accompagnati da una guida in inglese che mostra il bel museo con i molti ritrovamenti dell'area ed il sentiero del percorso di circa un'ora, che conduce ai petroglifi più interessanti, mostrandoli all'attenzione dei visitatori anche quando non sono di immediata identificazione. 



Cinghiale


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sabato 18 ottobre 2025

Azer 3 - I palazzi e il lungomare

Giovani azere - Baku - Azerbaijan - ottobre 2025

 

Il Caspio

Eccolo lì infatti, quel Mar Caspio, che ho sempre sfiorato e mai visto direttamente, né toccato con mano, eppure nelle mie peregrinazioni lavorative nello scorso millennio ed oltre, ci ho girato intorno parecchio arrivando quasi fino a lambirlo, tuttavia senza mai arrivarci; ecco perché leggevo con ghiotto ed insaziato desiderio queste pagine del mio amico Marco, ormai mi sento di chiamarlo solo in questo modo. Al capitolo 22 del Milione infatti quando arriva davanti a questo immenso lago, pur già allora ben conosciuto, così ne parla: 

- E sappiate che il mare ch'i vi ho contato si chiama Mare di Gheluchelan (appunto il Mar Caspio) e gira 700 miglia ed è di lungi da ogni mare bene dodici giornate; e venev'entro molti grandi fiumi. E nuovamente molti mercatanti di Genova navica per quello mare. E abiamo contado de li confini che son dell'Arminia verso tramontana...-

Il boulevard

Insomma se ne deduce che allora questa era terra armena a tutti gli effetti, quella grande Arminia, che poi pezzo a pezzo è stata erosa dai suoi ingordi vicini, fino a ridurla alla piccola dimensione attuale, che hanno via via accampato diritti di primogenitura, spesso solamente sognati e mai esistiti, ma ottenuti esclusivamente con l'uso della forza. Ma si sa che ogni equilibrio geopolitico si basa soltanto su questi contrappesi di potenza e di uso delle armi, certo senza l'utilizzo di quella del diritto, che viene sempre interpretato a seconda di chi racconta la storia da vincitore. Poi veniamo a sapere anche che queste zone, Mar Nero incluso, erano un poco sotto la presenza dei Genovesi che imperversavano da queste parti lasciando all'influenza dei Veneziani, soprattutto il Mediterraneo orientale. Insomma gli Italiani nel medio Oriente ci hanno sempre ficcato il naso a fondo negli ultimi mille anni e anche se contavano poco dal punto di vista politico, molto brigavano sul lato commerciale. Adesso questo mare sta lì, con le sue ricchezze, di certo parleremo, in perenne pericolo di ecosostenibilità, visto che è un mare chiuso e pochissimo profondo, sempre sottoposto da almeno un millennio a processi progressivi di sfruttamento che non hanno mai conosciuto sosta. 

La torre della vergine

Baku ci si affacciava con questo rilievo che oggi è la città vecchia, quando i suoi delicati flutti la lambivano fino alla Torre della vergine e alla parte meridionale delle mura che oggi non esistono più, prima di ritirarsi un poco lasciando una spiaggia rocciosa che compie un arco quasi perfetto abbracciato dalla città nuova che è cresciuta via via nell'ultimo secolo attorno ad esso. Qui è stato creato un parco cittadino verde e magnifico, una larga striscia di giardini e vialetti che forma una passeggiata perfetta lunga quasi un paio di chilometri, detta Boulevard e nella striscia che scorre proprio lungo il mare, la Promenade, ricca di chioschi, bancarelle, punti di ristoro, che richiama molta parte della popolazione in cerca di distrazione e per passare un po' di tempo in un luogo ameno, con le sue grandi scacchiere dove i ragazzini si esercitano tra le aiuole. Vedi coppiette sedute in riva al mare, bordeggiato da una specie di scalinata, quasi una platea teatrale di fronte al grande palcoscenico della distesa azzurra punteggiata di navi lontane; gruppi di ragazzi che scherzano e smanettano sui telefonini, famigliole coi passeggini che tengono i bambini per la mano, insomma l'immagine di un paese senza troppi problemi apparenti. Una sensazione di gradevole tranquillità che ti induce a goderti il pomeriggio aspirando la brezza che ti accarezza il viso e se la avverti un tanino fresca, basta sollevare un poco l'orlo del bavero per recuperare quel senso di benessere che solo la riva del mare riesce a darti. 

Il boulevard

Anche se al largo non sono più velieri genovesi carichi di stoffe e di bucherame, ma più prosaiche bettoline unte di oli petroliferi, che se aguzzi la vista, lontano, al largo vedi piccole piattaforme, torri metalliche che raccontano storie moderne, ma poi non così tanto, di trivelle e affini. Già, non giriamoci troppo attorno, perché questo benessere apparentemente diffuso, questa ricchezza a volte ostentata da questa città, nella imponenza e nella modernità della sua skyline, è alla fin fine, dovuta esclusivamente agli idrocarburi, gas e petrolio, che qui sgorgano senza sosta, quasi da soli sotto i primi centimetri di terra. E qui ancora ci viene in soccorso il nostro viaggiatore mercante che così racconta poco prima, al cap. 21:

- Ancor vi dirò che in questa grande Erminia... che di verso tramontana confina con Giorgiens (la attuale Georgia), e in queste confine v'è una fontana ove surge tanto olio e in tanta abondanza che cento navi se ne caricherebboro alla volta. Ma egli non è buono a mangiare, ma sì da ardere e buono da rogna e d'altre cose; e vegnoro gli uomini molto da la lunga per questo olio e per tutta quella contrada non s'arde altro olio. -

Anziani che giocano a backgammon

Ora una predizione più potente di questa si vede raramente nei racconti dei mercanti, pure abituati a valutare ogni cosa col metro del prezzo e del possibile guadagno, ma in quell'altre cose, già leggi tutta la potenzialità di questa ricchezza che assommato pure al gas, che piove sempre sul bagnato, ha reso questa terra scrigno e forziere stracolmo di ricchezza quasi gratuita, visto che già 8oo anni fa e anche prima, usciva fuori dalla terra senza sforzo, come una fontana! Insomma il nostro, vedeva lontano. Una benedizione dunque per chi riesce ad appropriarsi di questa terra, farla sua e sfruttarne le ricchezze. Ne parleremo ancora, che qui non ci si può esimere dal farlo, visto che tutta l'economia del paese gravita attorno all'idrocarburo. Allora per il momento rientriamo nella città a perderci per vicoli e piazzette, che appunto i proventi dell'oro nero, hanno consentito di ricostruire con puntiglioso investimento e forse anche fantasia interpretativa, come sono tutti i restauri ricostruttivi e non solamente conservativi. Sfiliamo l'antica moschea, al momento chiusa, con il suo minareto che i russi alla fine del '700 bombardarono dal mare e che miracolosamente rimase in piedi fino ad ora e proseguiamo verso la cima dell'altura dove giganteggia il Palazzo dello Shirvanshakt, anch'esso completamente restaurato e che ospita un interessante museo di materiali storici medioevali. 

Dal cortile e dalle torri difensive, puoi vedere, nella collina successiva, traguardando dietro le massicce cupole della adiacente moschea, le torri della modernità, quelle torri fiammeggianti di vetro azzurro, il nuovo simbolo della opulenza cittadina, che attendono solo il calare delle prime luci della sera per infiammare le loro lucide superfici di un fuoco che evoca un insieme di pulsioni, da quelle lontanissime delle fiamme di Zoroastro che qui vide la nascita di una delle prime religioni concettuali e filosofiche, interpretando la forza del fuoco che forse preveggente vedeva emergere dalle profondità di questa terra fino ad alimentare i bracieri dei suoi templi  primigeni, a quelle della ricchezza insospettata che oggi fuoriesce quasi per magia da un sottosuolo che altrimenti si presenterebbe come povero e selvatico. Un connubio tra nuovo ed antico legato a doppio filo in questo paese, curioso sotto ogni punto di vista, non si può certo negare. Davanti alla collina lontana, si estende la distesa di tetti marroni, di pietre antiche usate per rifare luoghi della memoria e piacevoli scorci ad uso del pittoresco turistico che possa contribuire ad aumentare il business, in fondo tutto serve per ingrassare il PIL in questo mondo moderno in cui conta solo la crescita. 

Per le vie della città vecchia

Noi allora ripercorriamo la discesa lungo le mura per arrivare alla porta di nord est, tutto un seguito di negozietti e ristorantini, come si usa in ogni località turistica che si rispetti, dove un bancarellaio offre mirabolanti occasioni di calamite da frigo, l'ormai imperdibile gadget di cui non si può fare a meno quando arrivi in un nuovo paese e poi andiamo a posare le stanche membra in un bel ristorante di fianco all'hammam, mentre calano le luci della sera e l'atmosfera si fa romantica, tra spiedini, braciole e fumi di griglia decisamente accattivanti. I camerieri sono volenterosi anche se un po' in difficoltà con le lingue, ma i volti si stendono in larghi sorrisi quando spiaccico qualche frasetta nel mio povero russo acquisito in altri tempi. Sembrano dire, finalmente una lingua amica, e ci servono con maggiore affetto, quasi che l'appartenenza ad un mondo classificato come fratello e protettore, metta al riparo dalle pretensioni di altri vicini meno amici. Il boccone di caldo pane lavash del Caucaso, riempie la bocca come una carezza croccate e preziosa e subito ti lasci andare ai sapori forti di questa terra dai contrasti così stridenti e vivi, da riportarli in tutti gli aspetti della vita di ogni giorno, anche sulla tavola. Poi sarà il momento di tornare.

Città vecchia

SURVIVAL KIT

Un pozzo del palazzo

Palazzo degli Shirvanshakt - Al centro della città vecchia, rappresenta il più importante monumento storico della città e testimonianza dell'architettura del XV sec. della zona, restaurato di recente dopo essere rimasto in rovina per secoli. Oltre alle stanze del palazzo, il complesso comprende il Divan per i ricevimenti, una massiccia moschea (che nasconde particolari artifici acustici) con minareto, un mausoleo di un importante Sufi, i resti delle terme e il bellissimo cortile porticato da cui si accede al palazzo stesso. I pozzi all'interno danno acque ritenute terapeutiche. Attualmente è il contenitore del Museo che espone gli oggetti di questa dinastia che regnò nel paese per oltre 700 anni, dall'800 al 1500 circa. Di particolare interesse la serie di gioielli femminili delle donne di corte e dei preziosi finimenti dei cavalli dello Shah. Ingresso 15 M. Calcolate almeno un'ora per la visita.

Antiche case coi balconi terrazza


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venerdì 17 ottobre 2025

Azer 2 - La città vecchia di Baku

La città vecchia, Baku - Azerbaijan - ottobre 2025

Il risveglio è stato difficile come si confà a chi è abituato ad andare a dormire verso la mezzanotte o poco più e non alle 6 di mattina; comunque, fatta di necessità virtù e trascinatomi fino al buffet della colazione, questo un poco rincuora sempre, ho cominciato assieme ai miei accompagnatori, a riprendere vita e a definire il programma di giornata, esplorare, con calma, con molta calma, una prima parte della città. Prima però ci sono ancora dei dettagli pratici da sistemare, quindi su consiglio del banconista dell'albergo andiamo a vedere di riuscire a comprare una SIM, visto che la eSim che avevamo comprato per l'Uzbekistan, non siamo riusciti a prenderla anche per qui. Facciamo il giro in un paio di punti vendita sulla strada che va verso il centro, ma i prezzi sono elevati e non è possibile farla per meno di un mese. Alla fine, come si dice, dobbiamo mordere nell'aglio e dire che è dolce e prenderne una della Azer Telekom, che dura appunto un mese con addirittura 30 inutili Giga a 43 M, che comunque funzionerà benissimo. Cambiamo ancora un po' di soldi nella banca vicino all'hotel, anche qui in pochi minuti, dando davvero la sensazione che nei paesi dove le cose vanno bene dal punto di vista economico, e qui si galleggia su gas e petrolio e quindi non potrebbe andare diversamente, la burocrazia inutile viene ridotta al minimo. 

Comunque riusciamo a metterci in marcia solo verso mezzogiorno, ma d'altra parte oggi abbiamo deciso di prendercela comoda e di assaporare le prime atmosfere della città, soprattutto nella parte che circonda il centro e la città vecchia. Per la verità vedi subito anche senza andare ancora nelle zone più moderne e che trasudano ricchezza intorno alle costruzioni modernissime e sfacciate, che anche solo osservando il parco macchine che circola, puoi dedurre che qui il grano circola e anche abbondantemente. D'altra parte, scendendo verso la zona centrale, l'alternarsi dei negozi con le più note griffe mondiali rafforza la sensazione. Tuttavia, complice, una bellissima giornata di cielo sereno e di una temperatura di inizio autunno davvero piacevole, passeggiare in questi grandi viali ariosi, alternati a giardini molto curati, con un arredo urbano tutto sommato in buono stato, ti presenta una città non troppo congestionata e dalle linee molto gradevoli. I grandi viali che scendono verso il mare sono circondati da sfilate di palazzi di epoca zarista oppure di successiva appartenenza sovietica, ma anche qui un conto è vedere file di krushiovke fatiscenti che cascano a pezzi, un altro è vedere che i soldi sono stati impiegati, almeno nel centro per restaurare e anche molto bene, le strutture esistenti che quindi danno una impressione subito positiva. 

Mi dicono, per la verità, che molti palazzi preesistenti, anche di cultura armena, con la scusa del restauro siamo in realtà stati abbattuti e ricostruiti in una sorta di falso stile storico russo ottocentesco ed in effetti, il vederli così perfetti ed in buono stato, "quasi nuovo", fa pensare che questo sia vero, ma bisogna dire che l'impressione generale è di una città ordinata, pulita e vivibile al tempo stesso. Oltre a questo non si avverte un gran ché, la presenza islamica nelle acconciature femminili, visto che gli hijab sono praticamente assenti ed i foularini, in genere colorati e intorcinati sulle cofane di abbondanti capelli per il resto esibiti in vista, assieme invece a jeans strizzachiappe in abbondanza, sono limitati a non più del 10/15 % della popolazione femminile, almeno ad occhio. Forse ne vedi di più in certi quartieri di Torino. Ma di questo parleremo più avanti quando avrò occasione di fare qualche domanda a chi, tra i locali che incontreremo, mi verrà a tiro. Intanto che ci si guarda intorno, abbiamo fatto il paio di chilometri lungo la Jabar Jabbarli street, che ci separa dalla città vecchia, la parte monumentale di cui Baku va molto fiera, patrimonio Unesco, rientrata nell'elenco nel 2010 dopo che aveva corso il rischio di esserne esclusa per degrado eccessivo. 

Siamo intanto passati sulla piazza dove campeggia la stazione della metro di Nizami, che non avremo comunque occasione di vedere neppure nei prossimi giorni, anche se mi dicono che come in quasi tutte le città ex sovietiche, le stazioni delle metropolitane fanno un po' parte esse stesse, di un giro turistico a parte, visto che sono state costruite con una certa ambizione artistica dal regime di quel periodo. Superata la zona pedonale di Nizami street e la piazza delle fontane, gremita di locali e ristoranti, arriviamo al giardino a ridosso delle mura a cui si accede tramite larghe scalinate. La città vecchia è la zona più antica della città, quella che ha dato origine all'agglomerato urbano primigenio e che è stata in tempi recenti quasi completamente restaurata, creando una sorta di cittadella tondeggiate del diametro di poco più di 500 metri che tra ricostruzioni bene eseguite e parti di edifici conservate ha consentito di ricavare una città nella città completamente dedicata a fini turistici con negozietti, locali e bancarelle che consentono ai turisti di passeggiare in una atmosfera somigliante a quella del passato della città. Le mura nella loro parte verso il mare non esistono più, visto che le loro pietre sono state cannibalizzate dagli abitanti nell'800 per costruire altri edifici lungo il cosiddetto Boulevard che costeggia il  mare. 

Questo nucleo cittadino, è comunque molto antico, pare risalga addirittura al settimo secolo, ma poco si riconosce di quanto c'era prima dell'800, quando larga parte degli edifici, la massima parte in rovina sono stati sostituiti da costruzioni zariste e da edifici di foggia europea di quell'epoca, molti dei quali hanno resistito al terremoto del 2000 che devastò la città, lasciandola in stato di quasi completo abbandono. Successivamente molto è stato restaurato, ricostruito e completamente rifatto, creando di fatto una "nuova" Città vecchia, che attualmente, pur non dando la possibilità di riconoscere agevolmente il rifatto dall'antico, costituisce un insieme perfettamente adatto alle esigenze turistiche odierne. I negozi di souvenir pullulano, assieme ai locali ed ai ristoranti di specialità "locali" e fanno comunque della zona un luogo molto piacevole in cui passeggiare in stradine in salita lastricate di pietra, vecchie moschee, caravanserragli di cui non indovini ormai più la struttura originaria e belle case che presentano ancora le larghe balconate tipiche del Caucaso. I due punti che la fanno decisamente da padrone sono la Torre della Vergine, un possente edificio carico di leggende, sulla punta orientale della città, alto una trentina di metri che domina le mura e consente dalla cima di godere del panorama di tutta la città e del mare. 

Ci sediamo in un bel caffè proprio sotto la torre che vede un continuo afflusso di turisti bramosi di salire fin sulla cima, dove possiamo goderci la vista della massiccia costruzione e dell'allegato contrafforte che si prolunga verso il mare e che probabilmente, assieme ad altre malizie antisismiche, ideate nel XII secolo, pensate un po', il periodo in cui la torre è stata sviluppata, l'hanno probabilmente salvata dal crollo, al contrario degli altri edifici, durante il famoso terremoto. Certo un tempo il mare arrivava ai piedi della torre, la cui storia è di sicuro ancora più antica, visto che si pensa sia sorta sul sito di un precedente tempio zoorastriano, e non fatichi ad immaginare come sia nata la leggenda della ragazza, sorella o figlia di un re crudele che qui la confinò per negarla al suo innamorato e mentre lui arrivava a salvarla, credendo fosse invece il cattivaccio, si gettò tra i flutti sottostanti sfracellandosi sulle rocce. La severità del monumento induce ad ammantare la leggenda di tristi considerazioni, tuttavia quando i bolidi di formula uno girano proprio qui attorno prima di lanciarsi ai 300 all'ora sul rettilineo successivo, anche le ipotetiche grida della vergine si perdono tra la risacca dei petrodollari che invece fluiscono più copiosi delle sue lacrime, irrorando la città di fertilizzante benefico. Di fianco si vedono ancora gli archi rimasti e le cupole rimaneggiate dell'antico hammam e del bazar, ricoperte invece di tappeti meravigliosi, visto che qui se ne producono alcuni tra i più belli e raffinati del mondo, tanto per rimanere in linea con la leggenda di cui sopra. Ma noi prima di risalire le erte viuzze che portano alla sommità del borgo andiamo almeno fino a percorrere un tratto della stupenda passeggiata di quel favoleggiato Mar Caspio che si stende all'orizzonte piatto come una lastra di acciaio molato.

SURVIVAL KIT

Baku -. La città vecchia -  A pochi passi dal mare e dalla magnifica passeggiata giardino detta il Boulevard. Rappresenta uno dei punti turistici principali della città e si gira senza problemi a piedi, magari procurandosi una cartina all'infopoint turistico situato vicino alla porta di ingresso. I punti essenziali da vedere sono la Torre della vergine del XII sec., che contiene un museo della storia della città e, salendo una faticosa scala fino in cima regala un bel panorama su tutta la città vecchia (10 M ingresso). Al fianco le rovine dell'Hammam e del Bazar. Al centro, il Palazzo dello Shirvanshakt del XV sec. che contiene anch'esso un museo, le mura con le due porte principali che circondano oltre metà del borgo e la Moschea Muhammad con un famoso minareto danneggiato dalle cannonate russe, del XI secolo, la prima costruzione araba dell'Azerbaijan. Poi  perdetevi nei vicoli e fate il vostro mestiere di bravo turista tra i mille locali ed i negozietti di souvenir.



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mercoledì 15 ottobre 2025

Azer 1 - L'arrivo


Azer Airlines


Quando lavoravo, in un altra vita, nel mondo agricolo dei Consorzi agrari, c'era una bella frase che si scriveva nei contratti sulle merci che arrivavano via mare. Si doveva infatti obbligatoriamente scrivere nelle clausole: Al felice arrivo della nave xyz al porto di xyz. Una frase che è un poco una via di mezzo tra l'augurio di buona sorte e lo scongiuro della disgrazia che incorre nei rapporti mercantili. Certo che se il naviglio naufragava, la derrata non poteva essere consegnata e questa clausola esentava così il venditore dal dover riparare il danno della mancata consegna, lasciandogli la possibilità di invocare la cosiddetta Force majeure. E così eccomi qua, visto che invece la mia nave volante è felicemente arrivata e ormai non posso continuare a sottrarmi ai miei doveri di raccontatore di storie, che ormai mi è consona ed è diventata un obbligo a cui non riesco più a sottrarmi, per la verità talvolta anche benevolmente richiesto quando non pressato amorevolmente dai tanti amici che mi circondano. Quindi chiuso il viaggio che mi ha portato a percorrere l'ennesimo tratto della Via della seta, un logo che oramai mi perseguita e che spero continuerò ancora a calcare anche il prossimo anno, ecco che sono in grado di riprendere un discorso lasciato solo temporaneamente in sospeso, quando lo scorso anno lasciai lo straordinario spazio del Caucaso.

Ero allora rimasto orbo di una piccola parte mancante e che quindi andava giocoforza riempita, non tanto per apporre solamente, con spirito collezionistico, una spunta ad uno spazietto bianco ancora libero della carta geografica, tanti ancora ce ne sono, ma soprattutto per completare il racconto su uno straordinario territorio così ricco di storia, di arte e soprattutto di contrasti, celati tra montagne selvatiche e misteriose, spazi desertici e purtroppo niente affatto sconfinati, ma anzi, con la presenza costante e spesso dolorosissima di confini destinati come sempre a produrre contrasti e tragedie, sempre pronti a ripetersi nel tempo, visto che la storia nulla insegna e comunque viene sempre riscritta, edulcorata e parziale, da chi vince e sto parlando anche di storia molto recente. Dunque ecco che una casualità, poi mica tanto casuale, visto che da un'annetto la curavo continuamente seguendo piste diverse sul web, mi ha fornito l'aggio di perseguire il progetto in questo delizioso autunno che i cambiamenti climatici o quello che sono, hanno reso estremamente piacevole. Dunque, tanto per non menare il can per l'aia, come mio solito, ecco che è saltato fuori un volo particolarmente scontato per l'Uzbekistan, meta che ho scoperto essere diventata incredibilmente di moda, che, essendo operato da Azerbaijan Airlines, consentiva, praticamente senza aggravio di costi, uno stop over, che io ho reputato sufficiente (ma non potevo far di più), proprio in quell'Azerbaijan che mi mancava per concludere l'epitome caucasica.

In verità mancherebbe ancora un capitoletto sull'Abkhazia, che non è escluso si possa ancora fare in seguito, non appena ne avrò, se ne sarò ancora in grado, l'opportunità (la strada mi è già nota comunque e le modalità anche). Questo mi consente di portare a termine la mia consueta falsa guida riguardante questa terra misteriosa e (un tempo) poco battuta di una Colchide favolistica, terra di miti lontani e congerie di popoli che hanno passato gli ultimi duemila anni a darsele di santa ragione. In pratica l'occasione era ghiotta, anche perché essendo questo un paese tutto sommato a basso costo e risultando il trasporto aereo quasi gratuito, mi ha consentito di compiere la tappa con un aggravio finanziario davvero risibile, tanto per capirci, questa tappa è venuta a costare attorno ai 300 € a testa, tutto compreso. Inoltre se è vero che io già conoscevo l'Uzbekistan per motivi lavorativi, che tuttavia mi aveva consentito di vedere assai poco ed inoltre in un altra epoca, aggiungeva un oggetto del desiderio assai gradito ai miei accompagnatori che infatti hanno accolto la mia proposta con un certo entusiasmo. Dunque esaurita la prima tappa di cui vi parlerò a suo  tempo, ecco che, tanto per cambiare nel cuore della notte, le ruote della nostra nave volante strisciano finalmente l'asfalto dell'aeroporto di Baku, meraviglia di una modernità ormai ineluttabile per tutti i luoghi baciati dal petrolio e dalla volontà di mettersi al pari coi tempi, che più non ci stupisce essendoci già passati all'andata. 

Intanto il fasto e le linee sinuose che le moderne archistar gli hanno conferito, ti fanno subito comprendere che siamo in un paese ricco dove sono arrivati i tempi della spesa facile per mettersi al passo coi tempi, poi benché si stia parlando di un paese che negli ultimi tempi non ha vissuto momenti molto tranquilli, tra guerra appena conclusa, rapporti fragili con ingombranti e potentissimi vicini ed una situazione di cosiddetta democratura (il presidente è il figlio del primo presidente dopo l'indipendenza) che impone comunque sistemi come si dice, spicci, nella soluzione delle cose, l'ingresso, con il conseguente attraversamento della frontiera, dall'area in fondo sempre extraterritoriale dell'aeroporto, si rivela sorprendentemente semplice e privo di lungaggini. Niente formalità doganali, né fogli da compilare e anche il visto obbligatorio, ma ottenuto rapidamente via web, rimane un foglio aggiunto distrattamente al passaporto ed a malapena guardato. Il poliziotto che sta al di là del vetro alle 4 di mattina, ti inquadra per la foto automatica e appone il timbrino con polso stanco e privo del rigore classico di quei begli stati autoritari che c'erano una volta. Altro sintomo, al baracchino di cambio appena fuori mentre aspetti le valigie, arraffano i tuoi Euri e ti rifilano i Manati corrispondenti senza neppure chiedere il passaporto, segno che una certa burocrazia inutile è ormai stata bypassata. 

Una cosa strana è che all'arrivo, come si pensa sia logico, non si vedano banchetti che offrono le ormai onnipresenti Sim locali, senza le quali non  puoi più muoverti nel mondo; necessarie, visto che il nostro analfabetismo digitale che aggredisce in massima parte noi vecchietti, non ci ha consentito, leggi non siamo stati capaci, di caricare una eSim analoga a quella che invece ci aveva così ben servito nella precedente tappa uzbeka. Insomma tutto ok, quindi assonnati ma assolutamente tranquillizzati dall'andamento delle cose, fuoriusciamo dallo spazio aeroportuali convinti che anche questa volta abbiamo fatto le scelte giuste. E qui ci aspetta subito la prima delusione. Infatti del tassista della cui presenza mi ero così tanto raccomandato presso il contatto dell'hotel che avevamo prenotato, non c'è traccia. Cerco invano da ogni parte il grato cartello recante il tuo nome anche storpiato, ma in chiare lettere, accoppiata ad un bel viso pacioso e sorridente, che quando arrivi in un nuovo aeroporto ti fa sentire subito accolto e sotto l'ala protettrice di qualcuno che sa di te e ti aspetta per condurti a salvamento, ma niente da fare; come si dice nel freddo gergo degli operatori turistici: No show. Avrei dovuto sospettarlo visto che il contatto con l'hotel, che sembrava sufficientemente titolato, era stato decisamente difficile.

Infatti all'inizio non mi avevano risposto in nessun modo, né nell'apposita casella di contatto del loro sito, né via mail, né in tutti gli altri metodi consueti e solo dopo un sollecito ad Expedia si erano decisi a rispondermi con un laconico whatsapp, che si è rivelato appunto inutile carta elettronica straccia, che diceva di non preoccuparmi. Va beh, in questi casi non c'è comunque mai da aver timore, forti del biglietto di prenotazione, del grano in  tasca e della lingua in bocca, prendiamo il primo taxi della fila, una curiosa macchina elettrica di certo cinese, fatta  a somiglianza dei taxi inglesi, ma coloratissima che marcia comunque a tassametro, quindi tranquilla e via nel cuore della notte verso il centro della città. Il nostro autista fa una certa fatica a trovare la strada segnata sul foglio, segno che l'hotel non è tra i primari e tra i più conosciuti di Baku, ma alla fine si dirige con una certa sicurezza lungo le strade spaziosissime e pluricorsia che portano nel cuore della capitale. Sfilamo una serie di grattacieli che ormai disegnano la skyline di ogni città pregna della moderna ricchezza e ne scandiscono il fasto e si potrebbe dire l'orgoglio di essere una delle partecipanti a questa sagra del lusso moderna e qualche volta un po' pacchiana e raggiungiamo le vie centrali di quella che è la Cosiddetta città nuova, quasi ai margini di quella che invece identifichiamo come la Città vecchia

E' una filata veloce, vista l'ora praticamente sgombra dal traffico che invece troveremo costante nei prossimi giorni, ma che è così gradita quando hai invece gli occhi che si chiudono dal sonno e vuoi solamente arrivare all'agognata destinazione, che facciamo ancora un attimo di fatica a trovare visto che è sì, sul corso, ma affiancata da una serie di altri due o tre alberghetti come il nostro, decenti anche se non troppo appariscenti. Licenziato il tassista che comunque sui rivelerà assolutamente onesto, visto che è costato la metà di quanto previsto per il transfert non avvenuto da parte dell'albergo, quindi meno male, accediamo finalmente al nostro bancone, che temevamo ancora chiuso, vista l'ora, siamo arrivati prima delle 5 del mattino e nei tre stelle non si sa mai, anche se questo vantava, l'apertura costante di 24 ore, ma visto che non aveva dato buoni segnali nella gestione del transfert, non si sa mai, però troviamo tutto in piena attività, visto che questa è evidentemente un'ora in cui i voli arrivano come le mosche ed infatti ci sono diversi ospiti appena sbarcati a cui vengono distribuite le chiavi. L'albergo si rivela essere tutto sommato molto carino e in linea con le attese, le pratiche svolte velocemente e dopo pochi minuti dal nostro arrivo eccomi dunque stramazzare tra le candide lenzuola del mio lettuccio, come corpo morto cade. Rimandiamo a domani ogni velleità di programmazione e lasciamoci prendere tra le braccia di Morfeo, che ci incateni al letto almeno per qualche ora, visto che diciamola tutta, non abbiamo più l'età per questi strapazzi.


SURVIVAL KIT

Parcheggio Malpensa - Questa volta abbiamo scelto GP Parking, Via del Ticino 10, Somma Lombardo, VA, che offriva una tariffa di 49,99, abbandonando dopo anni il Ceriapark dell'albergo Mariuccia dato che ha aumentato vistosamente i prezzi, diventando decisamente non competitivo sui viaggi brevi, dato che il prezzo vienen computato applicando un fisso iniziale, arrivato a75 € + 1 € al giorno, (in questo caso arrivando a superare addirittura i 90 €). Il servizio è stato in linea con i requisiti del caso

Volo - Azerbaijan Airlines con stop over proveniente da Taskent, meta primaria (Andata Malpensa - Baku- Taskent e ritorno Taskent- Baku - Malpensa). Costo andata 340 € + bagaglio in stiva 70. Analogo per il ritorno Taskent- Baku - J2 532 delle 2:20 (arrivo alle 4 del 7-10) e Baku - MPX  - J2 035 delle 07:10 (arrivo alle 10:25 del 12-10).

Cambio - Sempre velocissimo senza passaporto neanche in banca dove è ma di poco più conveniente. Qualche baracchino in città. Attualmente 100 € = 194 Manat. In pratica potete considerare 2 manat per 1 Euro, tanto per non sottilizzare troppo.

Transfert da aeroporto - Ottimi i taxi che portano in città, marciano a tassametro e hanno sette posti, molto spaziosi. A noi è costato 27 M. sono circa 30km, mezz'ora di notte senza traffico. Quelli che ti chiamano dagli Hotel costano sui 50 M.

Hotel Parkway Inn - Jafar Jabbarli 29, Baku - 3 stelle Trovato casualmente su internet, si è rivelato molto buono in riferimento alle aspettative. Camere piccoline ma pulite, moderne e ben dotate. AC, grande TV, free wifi ben funzionante in camera. Dotazioni bagno ottime. Cassaforte e pantofole. Letto normale. Cambi regolari. Due bottiglie di acqua in camera ogni giorno e frigorifero. Moquette pulita, lo dico per chi non  la ama. Colazione non ricchissima ma adeguata (omelettes su richiesta). Addirittura piscinetta e Spa inclusi nel prezzo di cui non abbiamo usufruito. Anche se sei leggermente fuori orario qualcosa ti danno. Aiutano e danno indicazioni per reperimento tassisti ed escursioni. La posizione non è ideale e per arrivare in centro e la zona di vita pedonale ci vogliono quasi 2 km. Sceglierei per questa ragione una cosa più vicino alla Fountains Square. Prezzo ottimo: la doppia 36,50 € inclusa colazione, le tasse che ci segnalavano avremmo dovuto pagare in struttura non ci sono state richieste anche se erano poca roba. Aperto 24 ore. Nessun problema se arrivate ad ore strane. Non affidabile per la presa in aeroporto e per i contatti. Comunque consigliato.




Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 122 (a seconda dei calcoli) su 250!