Visualizzazione post con etichetta Sao Tomé. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sao Tomé. Mostra tutti i post

giovedì 3 agosto 2023

Appuntamento per sabato



Per tutti gli amici che fossero da queste parti sabato sera, un caloroso invito a partecipare



 

sabato 7 gennaio 2023

Taste of Sao Tomé

 

carne rosata 
del flor de porcelana -
sensuale invito


venerdì 6 gennaio 2023

Il libro su Sao Tomé è finito!

Immagine dal web

 

Il libro è finito. E' sempre una bella sensazione quando porti a termine un lavoro di questo genere, ancor più se, come nel mio caso di tratta di un libro di viaggio, la mia solita falsa guida dove, al ritorno, racconto le sensazioni, le storie e soprattutto le emozioni che ho vissuto e che ormai porterò con me per sempre e credo che proprio questa sia la parte più importante del viaggio. E' un lavoro ormai compiuto nella sua parte fondamentale più onerosa, la sua completa stesura. La bozza c'è ed è stata anche revisionata, corretta, arrotondata, ampliata e impaginata nella sua versione definitiva, manca solamente la scelta delle immagini che, come di consueto mi piace aggiungere a corredo dello scritto e la copertina. In totale all'incirca 350 pagine e direi che per un soggiorno di un paio di settimane non è poco; significa che il paese per quanto piccolo ha avuto molto da comunicarmi. Una cosa che mi impressiona sempre nella rilettura per correggere gli errori e gli strafalcioni più gravi, è che sono sempre presenti in quantità impressionante, se considerate che anche durante la pubblicazione dei post c'è stata una prima correzione, tra l'altro suggerita dal segnalatore automatico di errori, che quantomeno segnala tutti quelli classici, cosiddetti di battitura. Ce n'erano ancora moltissimi, almeno uno o due per pagina, significa che durante la prima correzione ero assolutamente distratto o preso dalla fretta di postare, perché avevo qualche altra cosa da fare. E lo so bene che comunque, se facessi una terza rilettura, ne troverei altri ancora e così ogni volta. E la dannazione del correttore di bozze mestiere ingrato e mi sembra, noiosissimo. Un esperto mi diceva che per scovare tutti gli errori ortografici di battitura, il sistema classico utilizzato dai professionisti era di rileggere il testo parola per parola, ma al contrario, così da non farsi trarre in inganno, dall'automatismo in cui cade la mente, trascinata dal significato delle frasi, che grazie al fatto della loro automatica comprensione, induce a considerare tutte le parole già scritte correttamente. 

In ogni caso ho scoperto che gli errori più frequenti che faccio per distrazione o per l'attenzione che mi porta via la battitura, è l'apostrofo tra UN e la parola seguente iniziante per vocale. Ne ho trovate almeno una ventina con l'apostrofo in un maschile o senza in un femminile, Addirittura in un caso, due volte e opposte tra di loro, nella stessa frase. Ora non è che non conosca la regola, ma come mai faccio questo errore così di frequente? E penso con orrore a quanti ne saranno rimasti, così che i miei eventuali lettori, possano con orrore scovarli e pensare: ma questo ignorantone si permette pure di scrivere libri, che non sa neppure le regole elementari della grammatica, figuriamoci la sintassi e le consecutio... Lo so mi dispiace e me ne scuso, d'altra parte non posso certo mettermi nelle mani di un correttore professionale, dato l'enorme utile che ne ricavo. Pazienza mi prenderò dell'ignorante, ma no ho neppure voglia, adesso che ho scovato centinaia di errori, che ho corretto, eh, nel libro, andare a rivedere ogni post per metterli a posto. Pazienza mi scuserete ed eventualmente mi corriggerete, come diceva uno più importante di me. Comunque sia, il lavoro grosso è finito, e penso che tra meno di un mesetto potò avere tra le mani il volume cartaceo, miracolo ottenibile così facilmente con i mezzi che oggi la tecnologia mette a disposizione e che tanta soddisfazione mi dà. Così lo stuolo di coloro che mi seguono con tanta pazienza, potranno avere la possibilità di averlo anch'essi, spero nel numero di almeno venticinque, così da fermi transitare nel novero dei colleghi di Lisander. E per oggi non voglio aggiungere altro.



giovedì 27 ottobre 2022

STP 4 - Ancora in volo

Aeroporto di Lisbona


 La fila dell'imbarco è un po' una liberazione, il discrimine tra l'attesa e il fatto che ormai il meccanismo non si ferma più, stai salendo a bordo e nessuno si può più mettere in mezzo. Il corridoio del braccio che porta al portellone aperto è un po' la scala santa verso il cielo, in tutti i sensi e la leggerezza con cui lo percorri nell'andata è linimento per l'anima. Intanto salta fuori qualche novità formale: le zone di chiamata che erano 1,2,3 adesso sono diventate A,B,C. Interessante cambiamento, sembra un po' quel che succede in politica, cambiare denominazioni per far vedere di aver mutato qualche cosa, anche se la sostanza rimane la stessa. Una ragazzina francese, intanto, appena fuori dalla coda, si affanna nel tentativo di chiudere una valigia che contiene almeno il doppio delle cose per cui è stata progettata, spinge, tira, si siede sopra, ma poveretta peserà trenta chili vestita e i suoi sforzi appaiono velleitari, quando alla fine come per magia le cerniere scorrono un po' ed il collo si chiude finalmente, tutti gli astanti che partecipavano ansiosamente allo spettacolo tirano un sospiro di sollievo, ce l'abbiamo fatta. Nelle valigie alla fine ci sta sempre tutto, è un po' una metafora della vita. Poi finalmente scorrono gli automatismi della partenza, le assistenti di volo che con aria stanca fanno click clack con le cinture di sicurezza, con un sorriso di circostanza o neppure più neanche quello, la mascherina lasciata cascare verso il basso con noncuranza, i gesti stereotipati che indicano le uscite di sicurezza ed il gonfiarsi nelle gote che riempirebbero il giubbotto. poi solo più ginocchia in bocca ed il carro bestiame prende il volo. 

Mentre senti il rumore secco del carrello che viene ritirato, che bellezza! non puoi non pensare: è fatta, finalmente. Certo qualcosa è cambiato in questi tre anni, neanche più un bicchiere d'acqua, solo un frullare avanti e indietro ad offrire trastulli e amenities alimentari a pagamento, questo è il concetto, racimolare più soldi possibile anche sulle normali compagnie di linea, comportarsi come low cost anche se si tratta di normali voli di linea strapagati. E' stato abolito anche il magazine della compagnia che stava come un breviario nella tasca del sedile davanti a te. Il mondo cambia e questa è la vita, è il mercato bellezza, se non ti va stattene a casa, quindi inutile recriminare. Sono ormai passate le 22 quando sbarchiamo a Lisbona ed al contrario di quanti si affrettano per correre alla ricerca dei gate di transito, noi possiamo prendercela comoda, una lunga notte ci aspetta, emula di altre tristi notti passate in aeroporto. D'altra parte non c'era altra soluzione. Se le tredici ore di attesa tra un volo e quello definitivo, fossero state diurne, avremmo almeno potuto tranquillamente prenderci una pausa in centro città e percorrere un poco le strade di questa bellissima capitale che non vedo da almeno un decennio. Avrei voluto entrare in qualche localino dalle modanature antiche di legno scuro ad assaggiare con un aperitivo davanti, qualcuno degli antipastini che si servono lì, sardine o mariscos, trascurando naturalmente i pasteis di bacalau, che è un pesce che non sopporto, che ci posso fare se è il loro piatto nazionale. Anche in aeroporto, guarda caso, c'è un enorme spazio dedicato alle sardine, scatole di ogni tipo e colore a fare uno spettacolare mosaico a parete, sembra un negozio di profumi o di dolcetti, vedete voi. 

Mi sarebbe piaciuto poi passeggiare un po' e fermarmi davanti ai meravigliosi azulejos che ti compaiono all'improvviso davanti anche nelle vie più nascoste o prendere il tram che sale al belvedere in alto, ma pazienza sarà per un'altra volta. Qui si tratta di organizzarsi perché la notte è lunghissima e quando a poco a poco l'aeroporto si spegne, la gente defluisce e gli immensi spazi diventano sempre più solitari o addirittura deserti. La vita frenetica di poco prima attutisce i rumori e si cristallizza, mostrando solamente più figure isolate e abbandonate sui sedili più nascosti come sacchi vuoti in attesa del passaggio del camion delle immondizie. Anche le luci sembrano diventare più fioche fino a trasformare un ambiente rutilante di luci e di movimento, in un set da film di vampiri, popolato da figure inquietanti. Saranno "normali" quelli che passano la notte in aeroporto o finti aspiranti passeggeri che nascondono la loro essenza da barboni in zainetti mal confezionati e trolley dalle ruote sgangherate? Comunque sia, prima della mezzanotte passi il tempo trascinandoti da un negozio all'altro, chiedendoti, ma chi mai comprerà qualche cosa in questi templi del lusso smaccato. Non riesco a figurarmi un tizio che dia un'occhiata in giro e poi dica: toh, mi compro un Rolex Daytona o un gioiellino di Bulgari, va là, tanto per fare qualche cosa. Eppure ce n'è una fila di queste vetrine, tutte aperte, tutte con commesse elegantissime e con esposizioni sfarzose. Ma a poco a poco le luci si spengono e le commesse se ne vano a casa a dormire; cala il silenzio, e scompaiono anche gli annunci. 

Cerchi di far passare almeno ancora un po' di tempo, visto che l'alba è ancora una speranza lontanissima, al di là di quelle vetrate rese ormai oscure dal buio della notte, con le sagome lontane degli aerei fermi come uccellacci primordiali, archeopterix in attesa di prendere il violo quando tornerà la luce, ma ad un certo punto, diamoci da fare, è meglio cercarsi una poltrona il più possibile comoda prima che vengano tutte occupate. Ci ficchiamo in un angolo, cercando di sonnecchiare alla meglio; per fortuna mi ero portato sudoku e Settimana enigmistica, poi un po' di abbiocco, ma la notte è lunghissima, infinita e popolata di ombre. Inoltre lo zaino a cui appoggiare la testa è duro e pieno di bitorzoli, logico che le macchine fotografiche contenute non siano propriamente cuscini di piuma. Rassegnamoci, in fondo ce lo siamo voluto. In un altro angolo una famigliola di magrebini, cerca di far passare il tempo, la madre ricoperta di creature abbarbicate, che avevano frignato fino a poco prima e con gli occhi ormai chiusi, sedati dalla stanchezza, si tira il velo sulla testa per sprofondare in un limbo almeno visivo, il padre compulsa il telefonino. grande invenzione anche questa per passare il tempo. Anche senza rintocchi arrivano le tre, l'ora della morte, le quattro, le cinque. Arriva qualcuno della security, più addormentato degli astanti, poi quelle delle pulizie, tutte nere e grassissime, segno che sono oramai arrivate le sei. Dei donnoni semiclaudicanti, passi lenti che segnalano la durezza del vivere e che maneggiano scopettoni e moci, come oggetti di maledizione perpetua da affogare nei water e negli angoli più nascosti e segreti, dove appartarsi per preparare cerimonie voodoo. 

Però, queste sedie sono talmente dure da farmi rimpiangere le panchine di pietra della stazione. Capisco che i clienti non premium vadano puniti in qualche modo, niente salette VIP o anche soltanto sale d'attesa business con le poltrone imbottite, ripiene di manager con il laptop aperto, perché ogni stilla di tempo non va perduto inutilmente e bisogna approfittare di ogni momento per aggiungere produttività, per migliorare la performance. E' la maledizione del nostro tempo. Ma qui, tra il parco buoi, siamo al livello della tortura medioevale. Intanto, con qualche cenno sparso, figure che compaiono fugaci, luci che si accendono con lentezza studiata, dopo le sei, l'aeroporto si risveglia; comincia ad arrivare gente, i gate dei primi aerei in partenza si animano, qualche annuncio vola nell'aria, con voci ancora attutite dal sonno come nella reclame del liberanaso. Quando comincia la litania del last call per Amsterdam, c'è già un bel movimento e direi, dopo una sommaria sciacquata alla faccia incartapecorita dal sonno, di trasferirci in zona colazione e mettiamo una faccina che ride come commento di come abbiamo trovato i gabinetti, almeno non contribuiamo a far cazziare sti poveracci. Bisognerà comunque lasciare un obolo dorato anche qui. Sono attirato morbosamente dai pasteis de nata, la specialità lusitana venduta a peso d'oro in diversi angoli bar, da annegare in due falsi cappuccini americaneschi, ormai lo hanno fatto loro come la pizza, bisognerà farcene una ragione e pronunciarlo con accento della west coast, se no sembri fuori dal mondo. 

E lui va giù, bollente come lava fusa con la commistione orrenda di questi falsamente ecologici e insopportabili bastoncini di legno, al posto dei morbidi e lucidi cucchiaini di santa plastica, che raspano lingua e palato in modo talmente fastidioso da farti sparire il piacere della bevanda stessa. Tuttavia la fragranza della pasta sfoglia calda e lo spesso strato di crema vanigliosa che la accompagna, molciscono il fastidio e il secondo ancora più del primo. Davvero buoni anche se pagati come fosse in gioielleria. Comunque l'afflusso della gente è costante, coda infinita a tutte le ore. L'area ristorazione è gremita e fatichi a trovar posto a sedere già alle sette e noi dobbiamo aspettare fino alle undici. Tuttavia adesso l'aeroporto riprende il suo aspetto normale, affollato e cosmopolita, che amo. Vedi circolare di tutto, qui non ci sono le frontiere, è lo spazio del mondo che vorrei, dove ognuno è libero di andare dove gli pare, cosa che credo sia la libertà fondamentale, tutto il resto è noia. C'è il tempo, d'altra parte se no cosa devi fare per passare il tempo, per osservare chi ti circonda e immaginarne le storie segrete, Ragazze fasciate in veli islamici, con le ciglia lunghe e gli sguardi focosi, neri che sembrano usciti da spot rappati, giganteschi omoni tatuati, forse uomini della Wagner in vacanza con le tacche sul cinturone, signore eleganti con le scarpe da ginnastica, famigliole e gruppi di amici e giovani, tantissimi giovani che si muovono, che viaggiano, con zaini e borse, la voglia di viaggio è insopprimibile, ma la gente non lavora a quell'età? e i soldi, di questi tempi, poi, dove li trovano?. Comunque la macchina si muove con un ingranaggio inarrestabile e finalmente il mio volo compare sulla lavagna ed è anche in orario, dai che è ora di andare all'imbarco. Questa volta il salto spazio-temporale è più lungo e il metaverso che mi attende, sarà differente da quello a cui sono abituato. Forza che ce la faremo anche questa volta.




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 25 ottobre 2022

STP 2 - L'avvicinamento

immagine dal web


 Mi sono svegliato presto stamattina, ancora confuso dal fuso (bella eh, questa, ma mi vengono così) e buttando l'occhio dalla finestra ho goduto di quella foschia alessandrina, tipica dell'autunno che non riesce a convincersi che non esistono più le mezze stagioni. Questa fase dura a lungo da noi, a volte tutto l'anno, cambia solo la temperatura, da rigidamente perfida a insopportabilmente afosa, tanto dolce è il permanere di quella nebbiosità che ottunde lo spirito oltre che la visuale esterna, insomma una specie di cappa interiore per sfuggire alle brutture del mondo, che ci paiono sempre più moleste man mano che passano gli anni. Così, una ventina di giorni fa, mentre percorrevo la mia personale via Africagena, il mio peregrinevole Camino de la Malpensa, che traversa le sconfinate risaie del vercellese, ragionavo sulle ragioni della piacevolezza dell'andare verso l'altrove sconosciuto traversando territori misteriosi e appunto avvolti nella caligine delle tante selve oscure, reali od immaginarie di questo mondo. E' forse davvero questa la voglia che ci spinge ad andare verso luoghi sconosciuti o presunti tali, nella intima necessità di trovarli diversi, per scoprirli poi così simili a quelli noti del nostro passato e non ancora evidentemente risolti. Sono i misteri dell'animo umano, che rimangono non spiegati e irrimediabilmente generatori di azioni compulsive, diversamente all'ora della partenza, ti gireresti dall'altra parte del letto, sprimacciando il cuscino per avere ancora qualche ora di buon sonno. 

Tuttavia questa volta, anche per evitare questo pericolo, avevo scelto uno slot di partenza (credo che si dica proprio così) decisamente serotino, per cui non c'era neppure questa scusa per addormentare la partenza, anzi, per tutta la giornata ero stato avvolto dall'adrenalina prodotta in quantità industriali anche dal mio corpaccio in disarmo, visto che dopo tre lunghi anni di quaresima, mi potevo di nuovo avvicinare al desco ricco e bene addobbato di viaggio vero, sensazione che mi è mancata davvero tanto in questo lunghissimo, irrecuperabile periodo. Un volo, finalmente, un balzo al di sopra di quelle nubi, appunto caliginose e tristi, che hanno avvolto la nostra vita così a lungo da far temere che non si disperdessero più e infatti rimangono ancora lì, irrisolte, almeno pare. Un balzo mistico per riguadagnare lo stato di homo viatorius, di viandante spinto dalla conoscenza o dal semplice desiderio di evadere da una gabbia in cui ti senti, anche se carezzevolmente, costretto. Insomma la sto facendo lunga, ma devo confermarvi che mi sentivo davvero eccitato per poter finalmente finalizzare un progetto nato tre anni prima attorno ad un tavolo, prima come semplice esercizio di stile, poi sempre più concretamente fattibile: un salto, anche se breve, all'arcipelago di Saõ Tomé e Principe, isole poco conosciute, forse ancora poco visitate e proprio per questo assai degne di interesse, nonché 112esimo paese da aggiungere alla mia personale collezione di figurine, un mio criticabile vezzo di bimbo boomer. 

Dunque eccomi percorrere il larghissimo nastro di asfalto, tra le risaie dove le grandi mietitrebbie hanno ormai quasi terminato il loro tristo lavoro, con le camere in asciutta punteggiate di rotoloni, che ormai anche tutta la paglia, anche quella meno valorizzabile del risone, si recupera, verso il mio appuntamento consueto al parcheggio della Mariuccia, che poi chissà se esiste davvero ed è la signora bionda che ti accoglie al bancone, oppure solo un nome di fantasia, da riviera romagnola, dato a questo albergo perso nella campagna milanese, anch'essa nebbiosa. E finalmente eccoci, scaricati dal pulmino, Caronte meccanico traghettatore del confine tra il tuo paese e il non luogo aeroportuale, trascinarci la valigia verso il tanto sospirato bancone della Tap Portugal, compagnia che dopo tanto patire, ben due anni di mail compuntamente documentate, mi aveva a suo tempo, restituito i soldi della prenotazione preCovid e per questo non andata a buon fine. Vedremo come si comporteranno questa volta dopo che ho già ridato tutto indietro con abbondanti interessi, ma capirà con il caro carburante e i gasdotti chiusi, aumentano anche la mozzarella e gli zucchini. Intanto visto che le cose sono cambiate, mi sono dovuto attrezzare alla bisogna, che guai a farsi trovare impreparato, oggi, ad ogni virgola fuori posto può saltar fuori la scusa per bastonarti. Dunque assicurazione salute di ferro (non la salute che quella ormai è cagionevole, ma l'assicurazione), comprendente tutti i codicilli; bagagli cocciutamente pesati e misurati, che basta un chilo o un centimetro in più per farti passare la voglia e documenti anche quelli forse inutili, ma controllati e ricontrollati (su questo poi ci sarà da ridere). E' con questo spirito, direi di fiduciosa ma ansiogena attesa che mi avvicinavo al bancone per consegnare l'unico valigione previsto, capirà tutto si paga a parte, un bagaglio in stiva, 70 € a tratta e il checkin preregistrato, stretto nella digitalizzazione ormai invasiva, ma comoda, del telefonino. Lo zaino affardellato in spalla, eventualmente avrei tirato fuori con destrezza la macchina fotografica appendibile al collo (2 kg!). La valigia in una mano, la documentazione nell'altra, mi avvicino al banco dove l'addetta mi accoglie con un luminoso sorriso di benvenuto.


SURVIVAL KIT

Parcheggio Malpensa - Ceriapark da Mariuccia - Malvaglio , Via Pozzi 43. E' leggermente più lontano degli altri (15 min), ma imbattibile sui prezzi per le lunghe soste (Scoperto, 30 Euro + 1 Euro al giorno). Se dovete partire molto presto c'è anche la comodità dell'albergo adiacente con ristorante. Consigliatissimo.

Volo - Tap Portugal - (praticamente unica opzione disponibile per Saõ Tomé, ci sarebbe anche STP la loro linea nazionale, ma fa un solo volo alla settimana e mi sembra a prezzi superiori). Il costo è lievitato e per due biglietti comprati circa 50 giorni prima dopo lungo monitoraggio, MPX - Lisbona - Saõ Tomé e ritorno, partenza 20:30 - arrivo 17:00 del giorno dopo (niente altre scelte)! ho pagato € 1.930, 99 incluso un solo bagaglio in stiva, senza nessun altro frill! Davvero costoso e scomodo e uno dei motivi che possono contribuire a tener lontana la gente da questa meta. Ricordo che in caso di problemi, parlare con la compagnia è praticamente impossibile, al numero di Milano non risponde nessuno, a quello di Roma le attese superano i 40 minuti e arrivano info dubbie quando non sbagliate (verificato personalmente). Alle mail non viene generalmente risposto, arrivano solo quelle generate in automatico. Può essere che questo atteggiamento respingente sia ormai adottato dalla maggior parte delle compagnie in particolare per le Low-cost, ma mi sembra un modus operandi davvero pessimo specialmente per quelle di bandiera e se qualche compagnia adotterà modi più user friendly, secondo me attirerà masse di clientela notevoli, anche se poi alla fine il prezzo è sempre il naturale discrimine.

Assicurazione sanitaria - Ho optato di nuovo per Globy rosso plus - RAS Allianz, in quanto è l'unica (almeno che io conosca) che copre la mia fascia di età e, importantissimo, le malattie pregresse. In particolare sembra essere efficace (ma per fortuna non ho mai avuto modo di sperimentare) sul famoso rientro in aereo sanitario in caso di estrema necessità, unica copertura direi davvero importante per la pelle. Costo € 106 a testa per 15 gg.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 24 ottobre 2022

STP 1 - Il torpore del rientro

Praia Burra - Principe


 Eccomi qua, anche questa volta non vi siete liberati definitivamente di me, ma la mia latitanza, compensata spero dai piccoli rilasci nella blogosfera programmati all'uopo per non lasciarvi completamente soli e spero graditi (sono sensibilissimo, lo so), è definitivamente finita, almeno per un po'. Il rientro, ormai è una abitudine che non dovrebbe sconvolgere nessuno di coloro che sono abituati a muoversi, comporta l'essere precipitato nel girone infernale delle cose da fare, immediatamente e non oltre, col timore di dimenticarne qualcuna di rilevante se non vitale. Almeno questa è la mia situazione regolare ad ogni ritorno, per cui generalmente mi prendo almeno un giorno per ricaricare le batterie, come per quei telefonini esausti che non hai avuto la possibilità di ricaricare e ai quali devi lasciare il tempo di riassorbire il fremito vitale dell'energia che fluisce lungo i fili. Intanto c'è da aprire le valigie, non stramazzare al suolo per i gas venefici emessi in questo caso, mettere a posto le cose, ma a questo ci pensano i miei addetti, ehehehe, io devo cercare di mettermi a posto con la testa, perché diciamo pure la verità, ogni anno che passa mi rendo conto (e questo è un buon segno, il rendersene conto) che è sempre più dura della volta precedente. Al momento tuttavia non voglio come al solito, cominciare a fare considerazioni sul viaggio, in maniera specifica. In questi casi è meglio lasciare decantare un po' il tempo, recuperare la forma, questo non sarà facilissimo, data l'anagrafe, e scriverne con calma a mente più fredda. La prenderemo liscia procedendo con ordine dall'inizio e lasciando per ultimo le considerazioni generali. 

Al momento sono ancora troppo inviperito per ii vari disguidi aerei finali, che confesso, mi hanno irritato parecchio e non voglio che questi inficino più di tanto benessere e giudizi generali sulla vacanza, che diciamolo, deve essere anche una rigenerazione di energia fisica e mentale. Anzi adesso vorrei dedicare qualche momento anche a cercare di ottenere qualche se pur minimo rimborso al quale avrei certamente diritto, anche se è facile da dire, molto più difficile da avere. Ma come sempre importante poter dire alla fine, che nonostante i normali disguidi del viaggiatore, il progetto si è concluso degnamente e si potrà cominciare a raccontarlo, cosa che farò diligentemente nei prossimi giorni. Tuttavia, devo dire che la prima sensazione generale che mi sorge spontanea alla mente è che la gente è stata ripresa, dopo il truce periodo di arresto durato in pratica tre anni, ha una enorme voglia di viaggiare e di muoversi e nonostante tutto portasse al contrario, recrudescenze del virus, periodo di bassa stagione, crisi economiche ed internazionali, ho trovato un sacco di gente in giro, vogliosa e determinata, quasi si volesse recuperare, se possibile, il tempo perduto. Insomma insieme una rivalsa e una brama di andare avanti sulla vecchia strada senza troppi cambi di abitudini. L'altra cosa è che le difficoltà più varie, documentazioni richieste, limitazioni innovative e assolutamente non ultimo, l'incremento dei prezzi, si stanno facendo sempre più importanti, quando generalmente dopo un momento di molla si tenderebbe invece a facilitare per far riprendere i numeri passati. Ma credo che sia un po' come quando l'inflazione si trasforma in stagflazione, invertendo i trend che le logiche suggeriscono in tempi normali. Comunque carissimi, lasciatemi riposare ancora  un poco, che negli ultimi due giorni hop dormito poco e ci sentiamo presto.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

domenica 2 ottobre 2022

Uno sguardo alla storia di Saõ Tomé

 

immagine dal web

Nel capitolo dei preparativi, vi ho fatto cenno sul fatto che bisogna comunque passare un certo tempo ad informarsi non soltanto sulla logistica del viaggio e sulle cose da vedere nel luogo di riferimento, ma anche a leggere qualche cosa che racconti la storia della nostra destinazione, perché anche il vedere ha la necessità a monte di un substrato che consenta di capire. Già perché quello che è accaduto in un paese di solito condiziona un po' tutto quello che ti troverai intorno; quello che è accaduto lì nel passato e non necessariamente soltanto recente, assieme alle oggettive condizioni di clima, di posizione geografica e territoriale, ha prodotto un po' tutto quello che potrai vedere e che probabilmente con una storia diversa, avrebbe una situazione completamente differente. Dunque un po' di tempo l'ho passato a cercare qualcosa su questo argomento e vi confesso che non è che ci sia molto, anche perché la storia di questo piccolo paese africano è piuttosto ristretta, direi una delle più brevi in termini di lasso temporale. Infatti, come vi ho già detto, questo arcipelago, che rimane comunque il penultimo stato africano in relazione alle dimensioni, solo le Seichelles sono più piccole, ha visto il primo essere umano solamente alla fine del XV secolo con lo sbarco il 21 dicembre 1570, il giorno appunto di Saõ Tomé, dell'esploratore portoghese Pedro (o Pêro) de Escobar che un mese dopo, nel gennaio del 1471, sbarcò anche a Principe, l'altra isola dell'arcipelago, allora battezzata Saõ Antonio e nella più lontana Annobon oggi assegnata alla Guinea Equatoriale. Era l'epoca d'oro delle esplorazioni portoghesi che miravano a circumnavigare l'Africa per arrivare alle Indie e il nostro non fu certo uno dei meno importanti, visto che queste spedizioni lo portarono ad esplorare a fondo il golfo di Guinea e soprattutto a trovare sul continente la presenza di oro, proprio in quella che poi fu chiamata Costa d'Oro e a riportare la notizia in patria.

Questa cosa galvanizzò alquanto il paese dando adito a molti investimenti nelle successive esplorazioni, tanto che lo stesso partecipò, dopo il trattato di Tordesillas che nel 1494, appena dopo la scoperta delle nuove terre americane, divise il mondo in due con la scelta del meridiano detto raya che passava attraverso il 46° 32' al largo delle isole di Cabo Verde, affidando l'ovest all'esclusiva pertinenza della Spagna e l'est appunto al Portogallo, alla spedizione di Pedro Cabral, che nel 1500 condusse alla scoperta del Brasile, proprio appena ad est del suddetto meridiano. Nel decennio successivo alla scoperta, le isole rimasero sostanzialmente spopolate, utilizzate solamente come base di rifornimento, ma già nel 1483 Joao de Paiva sbarcò con un piccolo gruppo di coloni e negli anni successivi si avviarono grazie al riconoscimento di un clima favorevole, le prime piantagioni, naturalmente con l'introduzione di schiavi catturati sulla costa, che condusse alla fine del XV secolo all'inizio del flusso verso l'Europa dello zucchero. Cominciò qui dunque la storia delle isole fondata sulle piantagioni e sulla tratta degli schiavi che tuttavia non scorse liscia per molto tempo infatti, un secolo dopo alla fine del 1500, una invasione dalla vicina costa angolana di etnia Ngola che mise sottosopra l'isola e nel 1595 l'indigeno Amador di mise a capo di una sanguinosa rivolta, come sempre accade alle rivolte degli schiavi, finita male. Ma le zone, note per la ricchezza delle piantagioni, facevano gola alle nuove potenze navali che si affacciavano alla storia europea e dopo una incursione le isole divennero olandesi dal 1640 al 1644, poi tornarono al Portogallo, salvo brevi periodi a causa di incursioni da parte dei Francesi nel 1779, anche grazie al fatto che l'arcipelago era completamente privo di difese militari. 

Tuttavia la zona perse di importanza e attrattiva, data la concorrenza alle sue produzione da parte dei nuovi territori americani, per cui le isole rimasero in una sorta di tranquillo torpore teorico per i secoli successivi. Infine, dopo essere diventate Territori d'oltremare nel 1951, in seguito alla caduta della dittatura di Salazar nella madrepatria, nel 1975 il nuovo stato di Saõ Tomé e Principe divenne indipendente ottenendo subito un seggio alle Nazioni Unite. In questo periodo in quasi tutti questi nuovi stati che avevano per decenni aspirato all'indipendenza avevano preso quota movimenti di liberazione di stampo marxista. Anche qui dunque andò al potere uno di questi che tuttavia negli anni immediatamente successivi non riuscì ad ottenere risultati economici accettabili ed il paese precipitò in una forte crisi che condusse, ma senza spargimento di sangue, ad una apertura al mercato ed a posizioni più centraliste, restituendo le proprietà delle piantagioni che erano state nazionalizzate, ai vecchi proprietari. L'abbandono ufficiale dell'ideologia marxista avvenne nel 1989 con l'adozione di una nuova costituzione tramite un referendum popolare, mentre il potere fu preso da un partito dal curioso nome di GR (Gruppo di Riflessione) decisamente più liberista e orientato al mercato. Tuttavia l'economia del paese, legata quasi interamente all'agricoltura di esportazione e quindi molto sensibile alle fluttuazioni del mercato, quando fu messa sotto stress dal crollo dei prezzi internazionali del cacao, la principale risorsa nazionale, provocò di nuovo forti tensioni sociali con scioperi e violenze, causate dall'inflazione col conseguente forte aumento dei prezzi dei beni essenziali. 

Si andò avanti così nei decenni successivi tra rivolte popolari e periodi di calma, con un'alternanza al governo di diverse forze democratiche in alternanza tra Movimento di Liberazione e quello del Movimento Democratico delle Forze per il Cambiamento (Mdfc guarda un po') e qualche tentativo di colpo di stato militare che tuttavia non ebbe mai fortuna, risolti generalmente grazie alla mediazione dell'Angola. Dopo una agitata alternanza, costellata da rivolte popolari, cadute di governi, crisi economiche di ogni tipo, indebitamenti con la Banca Mondiale, debiti in parte condonati per 200 milioni di dollari, al governo è ora del Partito delle Liberazione, storico movimento di sinistra, ma da poco è stato eletto presidente della repubblica tale Vila Nova, esponente dell'avversario partito Azione democratica, pur non essendo un politico di professione, che dovrà quindi esercitare il suo mandato contro un parlamento di opposizione. Situazione molto difficile  per un paese poverissimo come questo e foriera di prevedibili futuri contrasti istituzionali, dati i poteri bilanciati tra Presidenza e parlamento, che avrebbe bisogno quantomeno di una certa qual unità nazionale di intenti, anche per governare quelle che potrebbero essere le nuove risorse del paese, il turismo, le licenze di pesca e anche una certa quantità di idrocarburi off shore recentemente scoperte. Insomma tutte situazioni comuni a molti dei paesi più poveri del pianeta e Saõ Tomé si piazza al 152° posto come PIL procapite e non venitemi a raccontare che i soldi non contano, ma che bisogna badare alla felicità lorda.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 30 settembre 2022

Il vento del sud



 Strano per questo blog e alla fine per me che sono sempre stato più o meno animato e vivificato dal vento dell'est, questo cambio di rotta, tuttavia non del tutto inusuale in quanto altre volte percorso. Tuttavia, complice tutta una serie di fatti, qui già più volte elencati, che vanno dalla insoddisfazione mentale ormai semipatologica che mi ha preso dopo tre anni di catena ai piedi per quanto riguarda il muoversi verso altre terre, alla depressione accumulata con gli avvenimenti politici, bellici, economici ed esistenziali, che mi spingerebbero ad andare dovunque purché lontano e non ultima, una vera e propria ecatombe di amici e conoscenti che in questo nefasto 2022, mi perseguitano un giorno sì e un giorno no, ultimo in termini di tempo, un compagno di scuola non più tardi di ieri, tutte cose che inducono a riflettere sulla caducità della vita e che del doman non v'è certezza, per cui riconfermo e proclamo che è vieppiù necessario partire, andare, muoversi anche per non far indugiare la mente in pensieri grigi. Inoltre nei miei appuntamenti che mi sforzo di rendere di qualche interesse, durante l'anno, sto raschiando il fondo del barile nella scelta degli argomenti per costruire i miei incontri in modo almeno decente, per cui in effetti, cari amici sto solamente lavorando per voi. Dunque come ho già detto, le mie attenzioni si sono rivolte questa volta al sud, la terra da cui spira un vento caldo, carico di profumi forti, cocchi e vaniglia, palme, banani, aroma di caffè e di cacao. Il vento del sud ha, per me almeno, una malia particolare, di terra madre e culla dell'umanità che ti attira come in un grembo primordiale gonfio certo di mali oscuri, guerre, epidemie, fame e miseria, ma rimane sempre un brodo di cultura nel quale immergersi a fondo e rappresenta una sorta di ritorno alla magica fontana della giovinezza, la ricerca di un Graal mille volte favoleggiato e mai trovato, insomma un ritorno alle origini che stimola già solamente all'idea di intraprenderne la direzione. 

Certo galleggia nel fondo e nel non detto quel misto di lievi timori, di pericoli e di paure che l'uomo del nord nutre a priori per le terre selvagge, quelle lontane dalla sua cultura e che le fa inserire in automatico tra i luoghi da cui guardarsi e proteggersi in qualche modo, ma questo se possibile ne aumenta ancor di più il fascino ed il desiderio di raggiungerli e scovarli. L'Africa è per antonomasia la nostra culla primordiale e un poco ne ho percorso i sentieri anche molti piuttosto nascosti, anche se alcuni dei punti che destavano molti dei miei interessi e più volte erano stati messi in agenda, non hanno potuto mai essere realizzati e chi sa se mai lo saranno, per tanti motivi, creati la maggior parte delle volte dalla follia degli uomini che fanno dello scannarsi a vicenda il più trasversale degli sport mondiali, o semplicemente per motivi economici che rendono alcune mete insostenibili per il mio portafoglio. Dunque l'attrazione per la direzione da cui arriva questo vento è sempre stata forte e, venendo al dunque, questa volta si è puntata su un piccolo paese africano, uno tra i più piccoli del mondo, infatti è al 169° posto con solo 1000 km2 di superficie. Si tratta nello specifico di Sao Tomé e Principe, uno stato insulare costituito da due piccole isole di fronte alle coste del Gabon nel golfo di Guinea. Poco conosciuto e ovviamente poverissimo, mi sarei stupito del contrario, anche se ha già ottenuto una volta una cancellazione del debito di 200 mln di $, ha una popolazione di poco superiore agli abitanti della mia città, costituita dai discendenti degli schiavi portati dal continente per coltivare la canna da zucchero alla fine del 1400. 

Infatti le isole erano completamente disabitate, troppo lontane dalla costa per essere raggiunte con le imbarcazioni locali dell'epoca, quindi dopo la scoperta del 21 dicembre 1471, giorno appunto si San Tommaso, da cui presero il nome, da parte di Pedro de Escobar, rimasero possesso portoghese fino al 1975, anno dell'indipendenza. Uno dei pochissimi casi in cui non si è trattato di invasione di terre altrui, ma di vera e propria colonizzazione anche se fatta a spese delle braccia e delle vite di uomini e donne deportati e resi schiavi, cosa del resto abbastanza comune in tutti i  tempi e non pensiamo che anche oggi, in alcuni casi, le condizioni siano poi concettualmente troppo diverse. Si tratta dunque di un piccolo arcipelago vulcanico di natura basaltica, con vette che arrivano ai 2024 metri del Pico Sao Tomé, prosecuzione della dorsale vulcanica del Camerun che si allunga nell'Atlantico fino all'isola di Annobon, di pertinenza della vicina Guinea Equatoriale. Un'altra curiosità è che l'arcipelago nella sua estremità meridionale è uno dei tredici stati del mondo tagliato dalla linea dell'equatore, cosa che provoca un clima molto uniforme per tutto l'anno con una temperatura costante attorno ai 26/27°C e con due stagioni, quella secca e quella umida che comincia appunto a metà ottobre. Quindi possiamo prevedere che mi prenderò pure un po' d'acqua, accidenti e questo non va benissimo dato che l'unica strada carrozzabile che circonda almeno in parte l'isola, si trasforma in questi casi in una pista fangosa e piena di buche. 

Vedremo, io per gli spostamenti in Sao Tomé ho affittato una Jimmy Suzuky 4x4 e dunque speriamo che me la cavo. Le isole, in particolare quella più piccola di Principe che si raggiunge con un aereino locale in una mezz'oretta di volo, dato che dista circa 180 km dall'isola principale, è popolata da soli 6000 abitanti ed è ancora meno toccata dal turismo, sono poco conosciute e quasi mai inserite nei circuite delle principali agenzie, né sui tragitti delle crociere, per cui me ne parlano come di zone molto interessanti e poco battute, anche se potete esser certi che ormai la gente arriva dappertutto e anche con una certa facilità, per cui non mi aspetto di certo l'Eden nascosto da scoprire nelle sue lande inesplorate e selvagge. Di certo si tratta di una meta non consueta che spero abbia spunti interessanti e che non mancherò di raccontarvi diffusamente in queste pagine al mio sperato ritorno. Ieri ho provveduto anche alla quarta vaccinazione per cui spero di non avere problemi prima della partenza, dato che l'assicurazione, fatta tardi, non copre l'annullamento viaggio, ma a questo punto, dopo che lo stesso era stato già annullato una volta a febbraio 2020, quando cominciò la peste, spero in miglior fortuna. Comunque mi rimane ancora qualche giorno per gli ultimi preparativi e per angosciarmi sentendo il telegiornale, poi spero per un po' di rimanere fuori dal radar e non essere inseguito anche là dai cigni neri che volteggiano sulle nostre teste. Oggi tanto per distrarmi prenoterò il parcheggio alla Malpensa, così da completare il cerchio e poi buon viaggio.


SURVIVAL KIT

Parcheggio Ceria Malpensa Express (Hotel Mariuccia) - Via Pozzi 43 - Robecchetto (MI) - A 15 minuti da Malpensa, navetta gratuita 24 h - all'aperto, molto comodo e poco costoso - € 35 + 1 € al giorno. Si prenota online, si paga sul posto. Già provato più volte senza mai problemi. Comodissimo se si deve partire presto dato che si può usufruire dell'Hotel 3* che lo gestisce. Molto consigliato specialmente per le lunghe soste.

Assicurazione Viaggio - Allianz Globy Rosso Plus - Copre tutte le solite garanzie delle assicurazioni viaggio, tra cui la più importante, quella del rientro aereo in caso di estrema necessità, oltre alle consuete bagagli, spese mediche, assistenza ecc. Punti di forza, si può fare anche oltre i 75 anni (cosa che la maggior parte delle altre escludono), copre anche le malattie pregresse oltre a tutte le grane inerenti al Covid e last but not least tutti ne parlano bene. Per due persone 206 €. Per avere anche la copertura sull'annullamento viaggio, bisogna farla mi sembra almeno 3 settimane prima della partenza. 


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!