Come vi dicevo ieri, questa stagione non ha uguali per scivolare tra valli e colline e godere di un paesaggio unico, scegliendo la cultura e la bellezza come denominatore unico. Il problema è che anche la cultura è fatica e le calorie vanno come se fossero divorate da un termitaio nel tronco del baobab. Anche il corpo oltre alla mente dunque, abbisogna di carburante ed è giocoforza trovare un distributore a cui rifornirsi. Qui si apre un discorso che va fatto. Non riesco a capire come mai da noi le pizzerie in generale, che si spacciano per ristoranti a basso costo, forniscono quasi sempre un servizio più scarso (o per lo meno abborracciato), cibi qualitativamente inferiori e ambienti dozzinali ad un prezzo proporzionalmente molto superiore ai ristoranti di qualità. Vi faccio un esempio. La settimana scorsa sono stato in una normopizzeria alessandrina, dove tra rumore, TV e puzza di fritto, ho mangiato un primo, una birra e un dolcino industriale (la solita crema catalana) per un bel 17,50 Euro, ovviamente, essendo la ricevuta è oggetto sconosciuto e facendomi largo tra una folla di clienti. L'altro ieri invece, col piede gonfio per le visite, abbiamo scelto il ristorante Il Moro, via Mameli 11 - Asti, nel cuore del centro storico.
Un localino piccolo e piuttosto elegante con tavoli ben preparati che, sia pure con un menù concordato, ci ha servito un classico e delizioso flan di verdure con gustosa fonduta che lo ricopriva ricca e avvolgente, seguito da un pasticcio di funghi porcini, corposo e assolutamente di sostanza. Dopo un bis non rifiutabile, è seguita una specialità del locale, il classico risotto allo champagne, mentre come secondo abbiamo avuto uno stinco di vitello al forno e patate di rara morbidezza e ghiottosità. Al finale uno strudelino fragrante ricoperto di zabajone tiepido al Brachetto d'Acqui che ti ampliava il sorriso e il desiderio di perdonare il mondo per le sue malefatte. Caffé e un buon barbera d'Asti per tutto il pasto, uniti alle coccole dei gestori, hanno completato l'opera costata 25 eurini. Allora c'è proporzione con quanto raccontato all'inizio? A me non sembra, eppure le pizzerie son sempre piene. Tenete conto (tanto per sottolineare il livello del ristorante) che con un sovrapprezzo di 20 euro, ci passavano di fianco piatti di albese e tagliatelle letteralmente ricoperti di tartufo, che una tantum si potrebbe anche fare, visto che siamo nati per soffrire. Comunque questi sono i fatti, poi decidete voi.
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6 commenti:
Immagino che parli di 25 eurini a testa, e sappi che qui, con 25 euro a testa non vai da nessuna parte, se non in pizzeria.
Il solito gaudente!
Cristiana
Le pizzerie sono diventate così care che i ristoranti ormai sembrano economici! Per fortuna ne esistono ancora di oneste, perché al ristorante si mangia bene, ma io alla pizza non riesco a rinunciare :)
@Cri - Mi sembra esagerato per una pizza che ha un costo se va bene di 0,50 di materia prima.
@Cic - Proprio così, eppure le pizzerie sono sempre piene e i ristoranti piuttosto vuoti. E' un mistero.
Smart s'è un iPizza, quasi un mac mal colto: ciao pizzeria, ciao pizza, legno addio; ciao forno che ti ridi d'un'acciuga, ciao margherita liscia che ti godi d'un giovanotto a tiro, al tondàlvolo
Poidopo—un quando dopo—ti sbiascico sul collo, d'SMS
Certa gente non va a "mangiare una cosa", va a "mangiare fuori", per gratificarsi, stanziando una cifra x. Se poi per quella cifra riceve letame o rosolio, chi se ne accorge?
Tra l'altro, in Alessandria c'è un unico posto in cui la pizza ricorda il concetto di partenza e non quella triste ostia molliccia e acquosa che va per la maggiore: ci vado due volte all'anno, mangio la pizza e non prendo neanche il caffè, che è immondo come tutto il resto.
@tent - pizza non amo ormai più, sciocca, molla, immangiabil fredda, caro feticcio.
@Doc - Giusto perché nelle pizzerie il caffè è un immondo spurgo di fognatura? la pizza la faccio a casa , solo farinata all'esterno.
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