La spiaggia di Da Nang |
Passo delle nuvole |
Le strade del Vietnam centrale, sono forse quelle dove spira la storia più antica del paese. Qui sorgeva l'impero dei Champa citato da Marco Polo, poi sono passati i Viet, i Cinesi e tutti gli occidentali che qui hanno cercato di penetrare l'Asia arrivando dal mare. Questo era il cuore degli affari. Qui è passata la divisione, la contrapposizione delle idee e quindi la furia della guerra. Ad ogni piccolo paese che attraversi, appena fuori le case, dietro la fila di palme che le separano dalla risaia e dall'acqua delle lagune, c'è sempre un piccolo cimitero che raccoglie i tanti ragazzi morti cinque decenni fa, un po' di rispetto alla sacralità della morte, un po' di monito verso la follia della guerra. Ma il tempo spinge, non si ferma, l'orologio della storia va sempre avanti anche se ti dimentichi di ricaricarlo. Da Nang è tutto un fermento, costruzioni e moderno che avanza. Magari bloccato dalla crisi, con le ville milionarie rimaste senza compratore che stanno lì a guardare, ma fino a quando? Prima o poi il giro riprenderà, tutti ne sono certi e si ricomincerà a muoversi per fare soldi, tanti soldi. L'ideologia non c'entra, i concetti filosofici di base saranno pure belli, ma i soldi di più, così la corruzione corre come in tutti i paesi, immune da ideologia. E' un virus sottile ed aereo che passa di bocca in bocca, solo respirando, non è necessario il contatto, peggiore di ebola. Sta nelle menti, magari silente per anni, fino a quando non scatta l'opportunità, l'occasione dorata. Colpisce il pensiero e la cura è ancora sconosciuta. Si dice, ma di certo non sarà vero, la gente esagera sempre quando si parla di queste cose, che per entrare nella pubblica amministrazione si debba pagare. Le famiglie (in Vietnam la famiglia rimane fondamentale e magari se hai proprio dei legami familiari paghi meno) raccolgono i soldi per il figlio che cerca il lavoro e con 5000 dollari, sempre loro quei maledetti foglietti verdi, trovi posto da insegnante. Per fare il poliziotto stradale invece ce ne vogliono 30.000, pare.
La torre di guardia cinese |
Strano. Non tanto se passi in macchina e noti che in ogni paesetto anche minuscolo incontri due o tre pattuglie che fermano le macchine e carpiscono multe salatissime. Gli autisti osservano i limiti di velocità ed i vari divieti in maniera maniacale. Essere fermato vuol dire lasciarci lo stipendio, quindi forse quei 30.000 possono rientrare in fretta. Honi soit qui mal y pense. Però non è neanche giusto farsi condizionare da questi mal pensieri. Devi fermarti invece sull'immensa spiaggia del lungomare e stare lì un po' a godere della brezza e del polverino umido delle onde che si frangono. L'onda lunga dell'oceano che si è fatta strada anche tra il frastagliamento delle coste, cercare bellezza anche nella foschia lontana che confonde l'orizzonte. Quando la strada sale in una serie di curve tortuose per superare gli ultimi contrafforti della catena montuosa di Truong Son che arriva fino al mare, giungi fino al passo di Hai Van, il Mare di nuvole, e ad ogni curva vorresti fermarti per goderti il paesaggio, i picchi che sfumano tra le nebbie, le spiagge sottostanti che compaiono e scompaiono alla vista. Grigio e azzurro si mescolano fino ai 500 metri del passo da cui abbracci a tratti i due versanti, la vera separazione tra i due Vietnam, a destra il calore umido del sud, a sinistra le brume dei venti freddi che giungono fin dalla Cina. Questo è sempre stato confine anche psicologico. Le rovine delle torri che ne governavano il passaggio sono crivellate dai colpi delle pallottole degli eserciti che qui si sono incontrati. Quella cinese antica, di cui indovini insegne e stemmi, sormontata dal forte francese vasto e prepotente, a sua volta violato dal cemento successivo dell'esercito americano e sudvietnamita. Adesso è tutto sporcizia, rovina, abbandono come meritano forse tutti i luoghi in cui traspare il negativo dell'umanità. Rimane però sempre il senso di aggressività latente, per lo meno nella marea di bancarelle e di venditori che aspettano ogni macchina con turisti a bordo che si fermi sul piazzale del passo.
Villaggio di pescatori |
Un'altra piccola guerra, di scaramucce continue questa volta, a desiderare l'afflusso continuo degli invasori, dai portafogli carichi di dollari invece che di bombe, nella speranza che finalmente qui vengano sganciate. Chi lavora ormai non passa più di qui. Il progresso ha fatto una nuova galleria che attraversa il monte e riduce la strada di un'ora. Il tempo è importante nella nostra epoca, non rimane spazio per sedersi un attimo a pensare davanti al Mare di Nuvole. Poco oltre comincia il susseguirsi delle lagune e delle lingue di sabbia coperte di palmeti e di case di pescatori. Lang Co è una striscia di case tra il verde, assediata alle spalle dallo specchio di turchese della laguna e dall'altro da una decina di chilometri di spiaggia semideserta che invita a fermarti in una delle piccole guesthouses, che non sono ancora finite nell'obiettivo rapace degli investitori che, tranquilli, prima o poi arriveranno per "valorizzare" la zona. Attenzione non vorrei essere frainteso, non voglio dire che in questo modo gli abitanti della zona non staranno molto meglio economicamente se da poveri pescatori o contadini con le gambe a mollo nel fango dal mattino alla sera, apriranno piccoli ristoranti o fruiranno del benessere diffuso che comunque porta il turismo di massa, è per i visitatori che si perderà qualche cosa. Il tutto detto senza nostalgico e fasullo richiamo al buon tempo antico. Io, se abitassi da quelle parti, sarei il primo a dire al saccente viandante, senti, domani vienici tu ad abitare nella mia capanna dal pavimento di terra, a trapiantare il riso e a tirarmi su le nasse per due dollari al giorno, che a prendermi un mojito in un resort di Mui Ne invece ci vado io e i due dollari li lascio di mancia alla camerierina del salone dei massaggi. Poi rimani pure a goderti il tramonto sull'amaca, se ti va, quello è gratis, compreso nel prezzo. E' la globalizzazione ragazzo, fai godere un po' anche me. Intanto, tra un pensiero e l'altro, arrivi a Hué, dal fascino antico, una donna meravigliosa addormentata sulle rive del Fiume dei Profumi.
La punta di sabbia a Lang Co |
SURVIVAL KIT
La strada tra Da nag e Hué è di un centinaio di chilometri, ma se la fate in bus, farete la strada nuova perdendovi il passo delle nuvole. Ci vuole forzatamente una macchina privata. I bancarellari sul passo sono piuttosto insistenti, mostratevi subito decisi a rifiutare se non intendete comprare, se no vi seguiranno per tutta la passeggiata senza lasciarvi apprezzare il paesaggio. Invece se capiranno che è inutile perdere tempo si attaccheranno ad un altro turista.
Lang Co è assolutamente delizioso, varrebbe la pena passarci una notte. Evitando i resort, ci sono molte Guesthouses spartane tra i 6 e 10 $ a nord del paese lungo la spiaggia, per sentire il senso della spiaggia dei tropici bevendo latte di cocco sopra un'amaca tra le palme.
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2 commenti:
Malinconico anch'oggi, Enrico, oppure triste
Nonostante
E lo Honi soit qui mal y pense che insegue, non perdona, affardella in un eguale questo mondo di sapiens,le giarrettiere — chi ce l'ha, chi è che ne può avere — messe, all'ora t'acchiappo, opportuniste, noncuranti e lasche
@tent - stato d'animo non sgradevole, né sgradito, incombe fievole, forbito. Lo lascio stare, intanto che vado a desinare (così almeno pare).
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