domenica 5 gennaio 2020

Cina 26 - Il parco Lao Jun Shan di Li Ming


Turtle rock


Il cerchio
La casa dovrebbe essere una specie di centro comunale di aggregazione ed è dotata di un grande cortile interno, con un porticato all'intorno. Al centro un pentolone di ferro nel quale è stato acceso un grande fuoco che rischiara tutto lo spazio. Intanto la gente sta arrivando alla spicciolata, un po' di turisti e poi quella che sembra gente del paese, tra i quali almeno una trentina di donne in costume Lisu, quello col cappello che sembra un abat-jour tanto per intenderci, un largo cerchio calato sulla testa con tutto attorno fili di perline che pendono. La musica è diffusa tramite un altoparlante e tutti si mettono subito in cerchio a ballare. Non si tratta di uno spettacolo, semplicemente chi vuole si unisce al cerchio e balla con gli altri. I movimenti non sono complessi e la bramosia coreutica di esibizione delle donne è uguale in tutto il mondo, infatti i cerchi si fanno sempre più larghi e tutti, guidati dalle ragazze in costume, sembrano divertirsi un mondo. Gli uomini partecipano meno, al solito e guardano da fuori commentando forse l'avvenenza delle ballerine, forse l'entusiasmo partecipativi dei turisti, tutti cinesi ovviamente. Si va avanti per un'oretta almeno, poi, quando il fuoco comincia a spegnersi, piano piano si spegne anche la festa e la gente se ne va alla spicciolata. Insomma, una cosa per far divertire i turisti locali, ma anche la gente del posto, decisamente genuina, evidentemente pratica tipica nei paesi di campagna, come si vedrà anche da altre parti. Mentre ce ne torniamo a casa, il paese è ormai completamente deserto anche se non sono ancora neanche le 9.

Donne Lisu
Però qualche cosa bisogna pur buttare giù, anche se i vari locali sembrano tutti ormai deserti e sul punto di chiusura. Ci fermiamo in uno a caso. Dentro solo più la tenutaria con una bambina, entrambi stese sui cuscini del fondo, che si stanno guardando una telenovela sul telefonino, la mamma e un cartone la bimba. Già, un'altra cosa notata nei vari villaggi già incontrati nel viaggio è che non ci sono né televisori nei locali e nei negozi, né antenne sui tetti. O sono state tutte dismesse o si tratta di un altro step tecnologico completamente saltato, come i telefoni fissi. Comunque la signora si stacca a fatica dal suo schermino e viene a sentire cosa vogliamo a quest'ora. Questo è un locale specifico. I tavoli sono costituiti da una specie di stufa che si alimenta a carbone dal fianco, mentre sopra ha una superficie che si arroventa e sulla quale si dispongono i pezzi di carne che scegliete. La barriera linguistica è potente, ma i miei sforzi, con le poche parole che conosco, unite alle mie notorie abilità di mimo di animali, tra grugniti e coccodè, riescono a procurarci una serie di spiedini che prendo direttamente dal frigo, scelti più che altro per la forma che fa riconoscere pezzi di maiale, molto grasso e ali di pollo, ma non è che ci sia molta altra scelta, tralasciando quelli che potrebbero essere porzioni di trippe e altre frattaglie incognite. Intanto la madama ha pulito la piastra e alimentato il fornello che a poco a poco si arroventa.

Una cima
La carne o quello che è, comincia a sfrigolare e bisogna girarla man mano con le bacchette fornite, poi man mano che  i pezzi sembrano abbastanza rosolati, li tiri via e dopo averli pucciati in una bagna scura te li mangi. C'è più grasso che altro, ma bisogna fare di necessità virtù, certo che così non si ingrassa di certo. In albergo integriamo con un po' di frutta comprata al mercato, mandarini e pomelo, un po' secco in verità, prima di addormentarci al gorgogliare del ruscello che scorre in giardino. Al mattino, fa piuttosto fresco e andiamo a fare colazione al centro di accoglienza del parco dove avevamo già prenotato i biglietti ieri. La macchinetta elettrica che si tira dietro quattro vagoncini è semivuota e per una mezz'oretta si inerpica nella valle laterale che porta ai piedi dell'anfiteatro di roccia rossa, che il verde intenso dei pini fa ancora di più risaltare. Da qui parte una cabinovia di ovetti che ti fa arrivare senza fatica fino alla cima della montagna. Dici, almeno la parte più faticosa me la sono levata e invece qui comincia il calvario di una serie infinita di scale, molto ben preparate per carità, che in un continuo su e giù ti portano tutto attorno alla cresta permettendoti la vista nei punti più panoramici sulle montagne e sulle pareti circostanti, nonché sulle formazioni rocciose più spettacolari che il particolare tipo di materiale e l'erosione degli elementi naturali ha conformato in modo del tutto unico e presente solo tra queste montagne.

Erosione dell'arenaria
Il vento e la pioggia che cade copiosa durante la stagione primaverile, ha corroso questi monti di arenaria dalla forma vagamente tondeggiante segnandone profondamente la superficie in solchi regolari quasi squadrati fino a formare una infinita serie di bubboni a loro volta tondeggianti e poi ancora in frammentazioni più piccole con una andamento frattale che fa apparire queste superfici glabre come una infinita processione di minuscole tartarughe in marcia verso il sole del tramonto, che alla sera le colora, complice la struttura chimica della roccia di un rosso vermiglio davvero straordinario. Cammini lungo le scale appositamente stese negli spazi tra le rocce, per non consentire il calpestio di questa delicata superficie, cosi che puoi ammirare da ogni angolo, da ogni direzione, la bellezza e l'assoluta unicità della montagna delle mille tartarughe (千龟山, qian gui shan). La fatica dei gradini è lenita dal fatto che sei sempre fermo a guardarti intorno per non perdere nessun punto di vista, nessuno tra i tanti scenari che ad ogni rampa, ad ogni svolta ti si parano dinnanzi, sempre diversi. Attorno sei circondato dalla rugosa superficie, di fronte, al di là del vallone, gli spettacolari strapiombi della muraglia di monti che emergono dalla foresta. Pinnacoli rossi che la combinazione tra vento, acqua e temperatura ha spaccato in faglie taglienti e ripidissime fino a creare forme curiose e apparentemente innaturali, a cui sono stati dati nomi di fantasia, dal Budda in preghiera al Pilastro degli amanti che simula una coppia strettamente abbracciata che il sole della sera avvolge di rosso.

La roccia degli amanti
Una valle
Alla fine il tempo passa veloce e arriviamo alla cabinovia appena prima della chiusura delle 17. Forse è proprio questo avvertimento che gracchiavano gli altoparlanti mente tiravo il fiato sul culmine della montagna in cima alla scalinata infinita, "occhio al tempo" insomma, visto che ci sono telecamere dappertutto che non si sa mai. Mentre scendi ti godi tutta la valle che sprofonda nell'oscurità mentre il sole scompare dietro le creste più alte. Subito dopo gli addetti chiudono la baracca e arrivano anche loro a valle. Appena in tempo insomma, se no, oltre ai duemila gradini circa, ti dovevi beccare anche la discesa fino a fondo valle. Mentre si torna verso il centro si vedono le vie ferrate che definiscono la palestra di roccia attraverso spaccature che si insinuano verticali nella montagna e che sembrano piuttosto gettonate dagli amanti delle arrampicate estreme. Tentiamo ancora una passeggiata nella valle ad ovest del paese, lungo il torrente che ha scavato a fondo la stretta valle a V, in cerca di case sparse, di donne in costume e di un ipotetico paesino che pare nascondersi in una deviazione dopo un ponticello che scavalla il fiumiciattolo. Camminiamo per circa un chilometro, ma del paese nessuna traccia, mentre la strada continua a salire in curve continue e quindi rinunciamo anche perché sta calandola sera. Però il posto è talmente bello che non senti neppure la fatica, stasera però bisognerà spalmarsi le gambe di Tiger Balm, la panacea orientale che guarisce tutti i mali e ci addormenteremo tra gli effluvi di canfora che riempirà la stanza, dopo la doccia bollente che ristora il corpo e la mente.

Il sole cala
SURVIVAL KIT

Li Ming Nuomadi Inn (诺玛底客栈) - In mezzo al paese (a cento metri dopo il centro accoglienza del parco). E' uno dei più belli, con le camere attorno ad un bel giardino con vista delle montagne. Camere piccole (sui 300 Y la doppia) in legno rinnovate da poco, bagni nuovi e puliti, ben curati. Free Wifi in camera. Colazione inclusa al centro visitatori. Personale molto gentile.


Le valli del parco


Strapiombi
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