mercoledì 8 gennaio 2020

Cina 27 - Templi lungo il fiume


L'interno del tempio


Nonna Mei
Costumi Lisu
Mi sono ingozzato di tre uova sode di fila e il thé verde non ne vuol sapere di farmele buttare giù; continuo a deglutire, ma non c'è niente da fare. Sarà per questo che nonostante il mio fluent chinese non riesco a farmi capire dall'addetta alla biglietteria, che a tutti i costi vuol farmi rifare il giro della funivia. Alla fine tra translator del telefonino e l'aiuto di Apple che stava ancora dormendo, riesco ad avere i biglietti e prendo al volo il trenino elettrico che risale il fondo valle. Il paesaggio che ci circonda è sempre bello, ma diciamo la verità dall'alto delle cime è un'altra cosa, qui potrebbe essere un nostro torrentello di qualche valle laterale delle nostre montagne. Dopo l'ultimo ponticello, c'è una fattoria nascosta tra le piante. Salto giù, intanto che il trenino fa le manovre per tornare indietro e entro nel cortile, dove ci sono materiali vari sparsi che sperano che esca un po' di sole per finire di essiccarsi, come si è sempre fatto negli ultimi duemila anni. Però seminascosto dietro il portico c'è anche un piccolo trattore, segno che la civiltà è arrivata anche alla fine del mondo e se non ti muovi, è il mondo stesso che ti lascia indietro. Però dalla casa esce fuori una vecchietta, un po' curva, col costume dei Lisu, pieno di ricami. Ne deve aver portati di pesi sulla schiena, nella sua gerla di vimini per tutta la vita, nonna Mei, però ha ancora la forza di sorridere a questi invadenti Gua Lo che girano per il suo cortile e non hanno niente di meglio da fare che continuare a scattare foto, clik clak, da sotto e da sopra. 

Portale del tempio
La chiesa
Ma sì lasciamoli fare che chissà da dove vengono. Oltretutto la vecchia Mei parla solo il suo dialetto locale e non c'è modo di spiaccicare altro che la lingua dei sorrisi.  Dal largo cappello pendono i fili di perline coi disegni a losanghe che erano della sua nonna e la giacca blu damascata copre appena il giubbetto rosso con le larghe bordure che forse proprio lei ha ricamato con pazienza da ragazza, assieme alla cintura che richiama i motivi del cappello. Sotto, la gonna plissettata è tutta un turbinar di colori. Anche le scarpette di panno nero sono ricamate con cura. Quanto lavoro, che fatica far le cose belle! Oppure è tutto un film che mi sto facendo e la vecchia lo ha comprato bello che fatto al negozio folk di Shi Gu, dove ne vendono a decine ai turisti che arrivano da Shang Hai e da Pekino, anzi, adesso che siamo fuori stagione erano pure in saldo. Il mondo va avanti e bisogna pure arrangiarsi, anzi, adesso nonna Mei sta andando a messa. La chiesetta è un po' più avanti in una deviazione della strada al di là del torrente. Davanti alla porta, c'è già una sua amica, anche lei in costume, se lo mettono sempre per andare alla funzione della domenica mattina, ecco perché sono tutte ben bardate, però invece del cappello tradizionale porta un semplice purillo maoista, non bisogna stare troppo a sottilizzare, si sa i tempi cambiano. La nipotina ha il vestitino nuovo invece, rosso con i volant e si nasconde timida. 

Chiesa Cattolica Patriottica
Ci fanno dare un'occhiata dentro, fino all'altare dove c'è solo una croce e invece della pala con le figure dei Santi e delle Madonne, tutta la parete di fondo è coperta da un poster pubblicitario con le montagne del parco e una scritta che inneggia alla Santa chiesa cattolica patriottica governativa, oppure è solo la reclame del sito, vai a sapere. D'altra parte business is business e quella che conta è l'intenzione. La messa comincerà solo tra un'oretta, loro sono venute a mettere in ordine prima che arrivino i fedeli. Ce ne andiamo dopo i saluti di rito. Ho cercato di spiegare che anche noi siamo un po' della stessa parrocchia, se vogliamo e le ultime frasi che ci hanno rivolto, le interpreto come un invito di portare tanti saluti al Papa. E' plausibile, comunque ha un suo senso e me lo faccio andare bene così, mentre risaliamo la valle per tornare verso la strada che sale verso più alti pascoli. Ma prima di salire in alto c'è ancora un bel tratto lungo la valle dello Yang Tzé che qui ha un corso pigro e piuttosto rettilineo, addirittura un poco anonimo, rispetto alle torsioni che ha fatto poco prima e che farà più avanti. Però lo capisci, dalle sponde e dalle aree di rispetto che qui il fiume quandosi arrabbia, fa danni e anche grossi. Pare che proprio qui, tre anni fa ci sia stata una esondazione piuttosto potente che ha devastato diversi paesi. Adesso non si vede più niente. Tutte le casette sono state rifatte nuove di pacca. Qui si fa tutto in fretta, non c'è tempo da perdere, permessi da chiedere o appalti da fare. 

Lo Yang Tsé
Anche il tempio tibetano più avanti ha solo pochi anni, ma è stato costruito con una certa larghezza di mezzi. Colonne maestose e profusione di ori e statue scolpite con raffinatezza. Nel giardino ordinatissimo, solo qualche monaco pacioso e grassoccio che si muove qua e là tra le siepi. L'aspetto non è certo quella di una minoranza perseguitata. Sarà che qui il Tibet è ancora lontano e il governo ha tutto l'interesse a mantenere una pax virtuosa e condivisa che così anche l'armonia di natura confuciana è più potente. C'è una strana commistione di tutte queste religioni nelle varie parti del paese. Hai l'impressione che la gente, sicuramente molto superstiziosa, se li fa andare bene tutti e dove trova il tempio taotista o buddista o cristiano, entra e fa le offerte e accende qualche bastoncino di incenso, non si sa mai, nel più ci sta il meno e casomai male non fa. Anche il governo approva, se si dà a Cesare quello che è di Cesare e non ficchi il naso nelle decisioni politiche, tutte le religioni sono buone e servono a tenere tranquille le persone, così almeno la vedeva Deng Xiao Ping, almeno in tempo di pace, così se pregano, non vengono fuori troppe teste calde a disturbarla, l'armonia generale. In tempo di guerra meglio di no, che le energie del popolo vanno meglio indirizzate verso il patriottismo e contro il nemico comune. Insomma qui tutti i vari edifici religiosi che vedi sono sempre abbastanza affollati di fedeli osservanti.

Tempio tibetano
Anche in un paesotto poco più avanti, accanto al tempio antico, un po' più sgarruppato, ne è sorto un altro più grande ed imponente con affreschi a tutta parete che raccontano le storie del Budda ed i guardiani di porta mostrano i loro visi più feroci per tenere lontani i malintenzionati e l'inferno con l'elenco delle pene per i reprobi, specialmente quelli che non fanno le elemosine ai monaci. All'interno è un prolufio di tanke, di stoffe di seta damascate che rivestono le colonne; le pareti completamente ricoperte di piccole nicchie dorate che danno spazio ad una miriade di statuette identiche, i cosiddetti diecimila Budda e tutta la facciata è ricoperta dalla classica grande stoffa nera a riquadri bianchi che veste i templi dei Berretti gialli che da queste parti devono avere sterminato a suo tempo le altre varie sette tantriche dai berretti di colori diversi. Adesso che hanno vinto possono predicare la pace e la bontà universale e passare il tempo a pregare sugli stalli ricoperti di cuscini ricamati. Per passare al di là del fiume, che qui è più stretto e pertanto mostra acque più vorticose e turbolente, un ponte sospeso consente il passaggio a motoveicoli e forse anche a mezzi leggeri. Avranno fatti i loro calcoli, penso. Qui se i ponti cascano, gli ingegneri che li hanno progettati fanno una brutta fine, quindi si sta abbastanza tranquilli. Di fianco al ponte un ristorante mussulmano, sembra che siano i migliori, ci dà un gustoso riso fritto con carne secca di maiale. 

Il ponte
Apple e l'autista invece preferiscono sempre la zuppa di noodles e verdure, che presenta bene anche lei, per la verità. Le due signore, servono veloci pescando dal pentolone e poi continuano a ricamare tomaie di scarpine nere, forse come secondo lavoro, visto che ne hanno già diverse impilate dietro la sedia. Subito dopo si può riprendere l'autostrada che sale velocemente di quota, tra non molto dovremmo superare il passo ad oltre 3200 che porta alla grande valle di Shangri La ed al suo lago. Le montagne si fanno più spoglie, gli alberi più radi e scarni, la roccia più nuda ed impervia. La carovaniera di ieri adesso è a quattro corsie e non è più percorsa dai piccoli cavalli carichi di merci ed i piccoli tappetini al posto delle selle. Dove forse c'era un caravanserraglio adesso leggi Hotel e sul terrazzo girato verso la valle, tanti tavoli di legno, dove fermarsi a fare colazione. Superato un ultimo dosso  appare il lago, una grandissima palude dalle rive ricche di erbe palustri dove si nascondono colonie di uccelli acquatici, papere e aironi. Nel cielo linee di gru dal collo nero formano grandi V, il cui vertice è rivolto verso sud in cerca di climi caldi. La strada che porta in città costeggia il lago. Sulla sponda opposta la linea delle abitazioni bianche, delineate dei tetti grigi. In mezzo le gemme dorate delle cime del tempio. Dietro un cielo scurissimo, quasi nero che minaccia un violento temporale. La temperatura è scesa decisamente. I pastori che accompagnano mandrie di yak neri e pelosissimi, camminano veloci in cerca di riparo prima che si aprano le cateratte del cielo.


La facciata


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Portale del tempio

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