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lunedì 3 luglio 2023

Viaggio AMAP 5 - Caserta

La cupola della cattedrale di Caserta vecchia - giugno 23


La reggia di Caserta
Oggi tocca alla provincia di Caserta, non alla famosa Reggia che tutti più o meno già ben conoscono, ma ai dintorni, diciamo che anche in questa regione come in tante altre d’Italia, hai solo l’imbarazzo della scelta e comunque, per quante volte tu ci vada, ti rimangono sempre cose nuove da scoprire, da investigare, da studiare. Dunque risaliamo una strada tutta curve per arrivare a Caserta vecchia, il bellissimo borgo di origine longobarda che sta in cima al colle alle spalle della Reggia che occupa con il suo immenso giardino tutta la parte digradante verso la piana della collina stessa e che si vede bene man mano che si sale di quota. Caserta, nome antico che veniva appunto da Casa Hirta, quindi situata in cima ad un colle a 400 metri di altitudine, è oggi un piccolo borgo di case antiche alcune mantenenti ancora un taglio rinascimentale con le grandi finestre quadrate, costruite nel tufo scuro delle vicine cave e attualmente è un insieme di locali e luoghi di accoglienza che il turismo ormai sempre più presente da queste bande, ha vivificato. Compio con una certa fatica l’erta (appunto) ripida, di almeno 300 metri che conduce dal parcheggio al paese, sostando un poco al belvedere che concede un magnifico colpo d’occhio sull’immensa costruzione della Reggia in basso e poi mi inoltro per le viuzze che conducono al centro del paesino e alla sua bella chiesa dalle forme esterne così vicine ai tanti esempi di romanico padano con la sua facciata tripartita, gli archetti ciechi che scandiscono i contorni, gli animali medioevali fantastici che ne emergono orgogliosi, il bel campanile che sormonta la via con un arco elegante, ma soprattutto la cupola con splendidi ornati che ricordano il lavoro minuzioso di artisti comacini. 

L'ambone della cattedrale

L’interno della cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo, spoglio e severo, ormai privo di affreschi, dove solamente ormai risalta la pietra viva, esibisce una bella serie di colonne e capitelli di recupero, ognuno tratto da qualche scavo tra le mille vestigia che affollavano il territorio circostante, ed è dominato soprattutto dallo splendido ambone colorato che si affaccia alla navata centrale. Insomma un bel pezzo, che l’addobbo floreale di un matrimonio incipiente, lo abbiamo schivato di un’oretta, rende ancora più affascinante. Siamo ad un’ora ancora presta e la poca gente che circola, dà al luogo una magnifica aura di pace serena. Bel posto davvero, quasi dispiace lasciarlo, avrei fatto ancora un giretto per le vie secondarie bordate del tufo nero e dai rampicanti che scendono dagli alti muraccioli di protezione delle case nascoste. Scendiamo dunque rapidamente dalle pendici dei monti Tifatini verso San Leucio dove c’è da visitare un importante complesso monumentale, creato dai Borbone come casa di caccia e residenza di campagna e che rappresenta una spettacolare memoria di quanto il regno fosse avanzato all’inizio di quella evoluzione industriale che cominciava a diffondersi e a cambiare l’Europa. Qui il Re Ferdinando aveva pensatoe trasformato la villa in un vero e proprio centro produttivo, con vedute molto moderne e avanzate rispetto ai tempi, al fine di creare un importante polo nella produzione delle sete. Ancora oggi si possono vedere le case, in pratica vere e proprie villette a schiera per le maestranze, che godevano di protezioni sociali e mediche impensabili per i tempi e udite, udite, con salari uguali per uomini e donne di pari mansioni. 

I telai

La fabbrica destinata a produrre sete e tessuti di altissima qualità e lusso e che potrebbero essere messe in moto oggi, mostra ancora adesso la serie di macchine che hanno prodotto fino ad una cinquantina di anni fa, introducendo via via, meccanismi sempre più automatici e performanti con telai all’avanguardia. Ricca documentazione iconografica e di oggetti tecnici assieme ad esempi di materiali prodotti a testimonianza della raffinatezza della produzione. Insomma davvero si può dire che anche questa è un’ulteriore prova del fatto che il regno di Napoli era in quel periodo la punta più avanzata dell’industria italiana. Nel complesso, che appare davvero come una sorta di palazzo delle delizie, tra parco e giardini, anche una bella chiesa, dove tanto per cambiare si svolge un matrimonio con tanto di strascico di diversi metri. Nel pomeriggio ci tocca la reggia di Portici, l’ennesimo palazzo che testimonia la grandezza dei Borboni. Oggi museo contenente innumerevoli bellezze, al momento ospita una interessante mostra di oggetti di legno ritrovati e miracolosamente conservati dall’eruzione della vicina Ercolano. Il palazzo naturalmente conserva bellezze ed opere d’arte a iosa e anche la breve visita ci ha permesso di apprezzarne in special modo lo straordinario scalone decorato a trompe-l’oeil, di spettacolare impatto. Alle sue spalle l’importante orto botanico, accoglie collezioni di piante grasse e succulente oltre a moltissime specie esotiche. Certo dispiace non avere il tempo per buttare l’occhio in qualcuna delle tante ville che popolano il cosiddetto miglio d’oro che porta da Portici fin verso Napoli. Ma anche oggi è andata.

Lo scalone a Portici

SURVIVAL KIT

Orto botanico
Caserta vecchia - Borgo medioevale a circa dieci chilometri dalla Reggia che si vede dal Belvedere, che risale all'800 è costituito da un piccolo agglomerato di case attorno alla cattedrale molto ben conservata, con imponente campanile. Ci sono anche i resti del castello con una imponente torre. Il borgo è molto omogeneo ed è piacevole passeggiare per le sue viuzze contorte e nascoste.

Re<al Borgo di San Leucio - Stabilimento di seteria nato attorno ad una villa di campagna dei Borbone, collegata all'accesso superiore dei giardini della reggia di Caserta, attraverso una strada di 4 km, che conserva, raccolti in un interessante museo tutto quanto è ruotato attorno a questa attività industriale che poneva il regno ai vertici europei nel campo. Ingresso € 9. 

Reggia di Portici - Residenza estiva della famiglia reale, poi scuola di Agraria oggi sede della Facoltà di agraria. Attualmente il palazzo ospita una bella collezionde di arte e mostre come quella attuale che rimarrà fino alla fine dell'anno intitolata Materia e che espone legni nello stato di conservazione in cui sono stati ritrovati negli scavi della vicina Ercolano. Da vedere anche l'imponente orto botanico adiacenntee le sue serre. Ingresso € 6,50

Il cortile della Reggia di Portici

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Eccellenze campane

Quartieri spagnoli

Verso Salerno

giovedì 29 giugno 2023

Viaggio AMAP 3 - I quartieri spagnoli

Piazza Municipio e fontana del Nettuno- Napoli - giugno 23


Altarini di devozione popolare

 Oggi siamo rientrati presto, rimane il tempo, dato che il turista anziano non ha mai abbastanza, il tempo gli sfugge ed ha perennemete paura di perdersi qualche cosa di essenziale, per fare una scorribanda in città e godersi quella particolare atmosfera che, credo, solo Napoli sappia dare. Dunque eccoci sulla metro fino a Toledo per ammirare la stazione pluricitata che tuttavia, fossi napoletano scambierei volentieri con una maggiore efficienza dei servizi medesimi, ma non facciamo i pistini godiamoci la coreografia di mosaici marini dei tre piani della stazione e poi immergiamoci in quelli che vengono detti Quartieri Spagnoli. Vivacità, confusione, gente di ogni tipo e poi tutta la serie di attività che ci si aspetta in questi ambienti, ma soprattutto una marea di turisti di ogni tipo, razza e religione, si può dire con buona pace del politically correct, che effettivamente permeano il centro cittadino, di certo un po' snaturandolo, ma apportando la vitale linfa del benedetto grano che piove qua e là indistintamente, fornendo finalmente ossigeno ad una popolazione a cui la scarsità di lavoro è sempre stata alla base di tutti i problemi. Assediati dai motorini che sfrecciano in ogni direzione, diciamo così, con una certa sconsiderata naturalezza, percorriamo le vie principali e poi ci inoltriamo nei vicoli laterali, salendo verso la collina, questi un po' meno affollati e nei quali riconosci di più l'autenticità del tessuto cittadino, altalenante tra esercizi paracommerciali, altarini di devozione popolare e inni alla squadra del cuore.. 

Il murale di Maradona

Dalle porta dei bassi occchieggiano anziane sedute ad aspettare il passaggio, qualche auto piazzata in modo da impeditre accessi nonostante cartelli minacciosi, murales distratti e data l'occasione, una massa ininterrotta di striscioni, graffiti, bande biancoazzurre, bandiere che garriscono al vento inneggianti allo scudetto n.3, arrivato dopo tanti anni di attesa. Frasi di ringraziamento e incredulità condite dall'arguzia partenopea campeggiano su ogni spazio libero su muri scrostrati e cadenti, a rappresentare l'orgoglio di una città interea che da questo evento ha saputo trarre comunque il massimo profitto. Non manca dunque una sosta all'ultimo edificio religioso eretto nel quartiere: l'angolo col il murale gigante dell'idolo di tutti i tempi, l'immortale Diego Armando, con contorno di altarini, con tanto di ceri accesi, banchetti di merchandizing, che non guasta mai, ci mancherebbe, d'altra parte anche a Lourdes, e folla festosa che si aggira, fa selfies e viene a porgere il doveroso omaggio all'amato e veeneratissimo idolo delle folle. Tutto quanto fa spettacolo, recitava lo slogan di presentazione di un famoso programma televisivo degli anni '70 e questo di certo lo fa., con buona pace di tutti.  E poi ancora vicoli meno affollati o più popolosi, dove par di vedere ancora gli obsoleti banchetti dellle venditrici di sigarette di contrabbando di famosi film, mentre la Sofia nazionale occhieggia invece solamente da una grande immagine su un muraglione. 

Banco del pesce

Dove invece la vita scorre più intensa ed i localini si susseguono, si affollano le truppe di mangiatori insaziabili che tutto vogliono provare della napoletanità incombente, orda infinita di tritatori di fritti, crocché, pizze al taglio, sfogliatelle e dolci sguaiatamente ridondanti come le panze dei mangiatori stessi che assefiano gli affacci minuscoli, che distribuiscono calorie e squisitezza varie. Sgusciando tra bancarelle di pesce dove trovi gli sgombri a 3 euro al chilo o stalli di frutta bellissima con bassi prezzi rispetto a quelli a cui siamo abituati, che quindi ti fanno riflettere sugli spread a cui si deve sottoporre il turista che invece viene spesso castigato, ma si sa, le maschere si vendono a carnevale e quindi è nella logica che se ne approfitti, prosegui per tratti ininterrotti di esercizi, che immegini abusivi al massimo e invece senza richiederlo rilasciano regolare scontrino, Vai a pensare al bieco pregiudizio. Intanto siamo attirati da una ressa incredibile attorno ad un angolo di strada, che poi invece si rivela essere una quasi ordinatissima fila che prosegue per molte decine di metri nella via adiacente. Non sbaglio se conto almeno un centinaio di persone in coda. Moltissimi stranieri. Un passante locale mi certifica che trattasi del negozio, una salumeria, dove opera un evidentemente famosissimo youtuber, si parla di quasi due milioni di follower, i cui video consistono unicamente nel mostralo al confezionamento di mostruosi panini. 

Vicoli

Lui è appollaiato in fondo al negozietto alle cui pareti grondano serti di prosciutti, salcicce e caciocavalli, porchette e mozzarelle e, mentre la folla rimane in ordinata falange attendendo britannicamente il proprio turno, confeziona a ritmo serrato quello che promette nei video, panini monstre conteneti ogni ben di Dio, che data la dimensione, pongono a mio parere, grossi problemi logistici di masticablità. Al fianco dell'entrata, divisa in due da una barriera, uno spazio minuscolo sormontato da un cartello recita: Chi deve fare la spesa può saltare la coda, perché in fondo l'organizzazione è tutto e bisogna approfittare del momento. L'inventiva è la strada del successo insomma. Continuiamo così a percorrere i quartieri arrivando fino al mare, di fronte alle massicce torri del Castel Nuovo e poco a fianco la sagoma del S. Carlo ed infine Piazza Plebiscito. Piano piano, così sfruttando l'oneroso, per me, cavallo di S. Francesco, riprendiamo la strada del ritorno, seguendo le grandi vie di scorrimento e percorrendo quasi completamente via Umberto primo e alfine riusciamo a raggiungere il nostro hotel coi piedi e la schiena debitamente massacrati, ma felici della bella giornata trascorsa. Rimane giusto la spazio per la cena, prima del giusto riposo che spetta al turista che ha fatto il proprio dovere. Domani ci aspetta un'altra giornata impegnativa, mentre la temperatura non da segno di volersi calmare anzi si prevede un bel + 38°C. Tanti auguri e bona notte.

Un basso


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Eccellenze campane

mercoledì 28 giugno 2023

Viaggio AMAP 2 - Eccellenze campane

Atripalda (AV) - La cantina Mastroberardino


Il museo

Il secondo giorno della nostra settimana campana è stato destinato ad alcune interessanti visite a partire da una incursione nella provincia di Avellino. Il traffico è abbastanza scorrevole ed in poco tempo siamo potuti arrivare ad Atripalda, picolo centro dell'Irpinia, tuttavia già riconosciuto col titolo di città, con un regio decreto del 1867. L'orgoglio del borgo sono le famose e ben conosciute cantine di Mastroberardino, una famiglia presente sul territorio fin dal 1700 e che ha fatto del vino la sua missione, con molte tenute viticole sparse nella zona dove coltiva principalmente vitigni autoctoni, come il Greco di tufo, il Fiano di Avellino ed l'Aglianico, declinati in molte lavorazioni che rendono lo shop di vendita molto affollato di etichette dai prezzi anche altisonanti, ad esempio per alcune riserve di Taurasi, una delle DOCG più titolate del sud d'Italia. Ma lo spettacolo vero sono le cantine parzialmente ricostruite dopo il terremoto dell'Irpinia e splendidamente affrescate da importanti artisti ed il ricco museo della famiglia che racconta la loro storia nel mondo della enoviticoltura, oltre alla zona, simile ai nostri infernot delle Monferrato, che mostrano lal collezione delle bottiglie storiche. Anche la parte tecnica di lavorazione ed imbottigliamento che di certo meno interessa il visitatore comune, ma per me è molto importante a causa dei miei trascorsi lavorativi, è molto moderna con macchinari recentissimi e tecnologicamente aggiornati, che hanno di certo usufruito dei contributi finanziari europei. 

La barricaia

Tutta la fermentazione avviene ad esempio a temperatura controllata, tecnica ormai inscindibile per ottenere un'alta qualità. Certo il visitatore comune rimane colpito soprattutto dai monti di barriques ben allineate e dai sogni di vecchi contadini dalle mani callose che pestano le uve con i piedi e lasciano fare alla "natura". Quanto questi concetti favolistici, basati sul come si stava bene una volta, siano lontani dall'alta qualità, non voglio continuare a spiegarlo, tanto è tutto tempo perso. Lasciamo dunque le favole all'immaginario collettivo se questo fa bene al marketing, che soprattutto di questo poi le aziende hanno bisogno, un congruo ritorno di utili e andiamo avanti. Indubbiamente siamo qui di fronte ad una azienda importante e moderna che ha intrapreso la giusta strada per il successo e che evidentemente sa farsi pagare le sue eccellenze. La degustazione che abbiamo avuto verteva sui tre vini di base prodotti, Fiano, Greco e Aglianico. Mi sarebbe piaciuto assaggiare il Taurasi, ma evidentemente i prezzi di questo prodotto che partono mi sembra dai 48 euro a bottiglia, non lo consentivano. Comunque il colpo d'occhio generale inseriscono queste cantine tra le più belle e coreografiche che abbia visto. Un'altra oretta attraverso questo straordinario territorio di alte colline ricoperte di fittissimi boschi per ritornare in provincia di Napoli quasi vicino al mare, ai piedi dei Monti Lattari, la spina dorsale della penisola sorrentina, un'altro punto focale della Campania, ma che da sola costituisce un viaggio e quindi questa volta è stata giustamente esclusa dal nostro itinerario. Il nostro punto di arrivo è invece la cittadina di Gragnano, che l'importanza sempre maggiore che il marketing riserva agli apetti qualitativi del mondo del food, ha reso arcinota nel mondo per la sua produzione di pasta. 

La collezione storica di Taurasi

E' infatti proprio qui che, fin dal XVI secolo, si è sviluppata una vera e propria industria artigianale con decine e decine di produttori di quelli che si chiamavano maccheroni e che hanno reso famosa la pasta italiana nel mondo. Qui, grazie alla qualità delle acque che scendono appunto dai Lattari, che hanno reso possibile lo sviluppo dell'attività molitoria, dell'aria che spira dal mare che riesce a consentire la migliore essiccazione naturale e l'alta qualità dei grani duri presenti nel territorio, si è sviluppata una filiera che ha consentito di arrivare ad un riconoscimento della pasta di Gragnano IGP, che attualmente rappresenta una potente spinta turistica e commerciale per il territorio. Ma non è solo questa, seppure la più famosa, attività del paese. Infatti quanti conoscono la realtà della produzione di tessuti per costumi da bagno? Sappiate che a Gragnano viene confezionato in piccoli laboratori artigianali, il 20% della intera produzione nazionale. Inoltre l'area è famosa per il suo Gragnano extra DOC, ottenuto dalle sue pergole con un uvaggio tra Aglianico e Piedirosso. Ma rimaniamo alla pasta, argomento che vogliamo indagare attentamente oggi, così eccoci al Pastificio Ducato d'Amalfi, che rappresenta un esempio specifico di artigianalità per la pasta, in cui la manualità, sia nella produzione che addirittura nel confezionamento, così come la lentissima essiccazione naturale rappresenta un plus qualitativo innegabile. 

La cucina del pastificio

Possiamo così assistere dopo un racconto attraverso una piacevolissima realtà virtuale, (che lavorare prendendo tutto il meglio della tradizione, non significa mica rifiutare l'utilizzo del meglio della tecnologia!) alla lenta lavorazione in diretta attraverso antiche trafile al bronzo degli spaghetti, raccolti a mano con le stecche sui quali vengono posti successivamente alla fase di essiccazione e successivamente prendere posto nella grande sala con cucina a vista dove vengono proposti tre tipi di pasta con sughi tipici della zona, per valutarne, a mero titolo di studio, le qualità organolettiche. Devo dire che questa esperienza mi ha dato molto e l'ho particolarmente apprezzata. In particolare ne ho imparato una nuova, infatti mi è stata chiarito il motivo tecnico per cui i grandi conoscitori ed esperti di pasta consigliano le, aborrite dal vulgo, penne liscie (ed in generale la pasta liscia) a quelle rigate. La spiegazione è che le rigate, avendo spessori diversi proprio a causa della rigatura nella stessa pennetta, hanno o una cottura difforme risultando troppo al dente nella parte più spessa e scotte nel punto dell'infossatura delle righe. inoltre se la pasta è di grande qualità, soprattutto ottenuta con la giusta lentezza in fase di trafilatura, avrà una rugosità pronunciata per ottenere una corretta presa del sugo, che comunque non deve mai essere troppo acquoso, al punto da rendere la pasta scivolosa. 

L'essiccazione

Tutto chiaro? Il luogo comunque era affollato di stranieri cosa che sta diventatndo sempre più comune con l'esplosione del turismo post-covid, fortunatamente. Americani mi sembra che mangiavano con occhio assente, pensando forse a succosi hamburgher ed a robuste bistecche di Angus. Noi abbiamo gustato un tipico sartù di riso napoletano (che invece era di pasta), degli straordinari rigatoni al ragù, che aveva pippiato come si dice a Napoli per 18 ore, e anche il sugo ai pomodorini lo producono in proprio e degli squisiti fusilli con crema di melanzane. Fuori, il paese, che si stende pigramente sulla collina, allegro di tutta questa notorietà, non presenta più nella centrale via Roma, la spettacolare sfilata di botteghe di produttori di pasta con le bacchette stese al vento, con gli spaghettoni che asciugano al vento della costa e che ormai si possono vedere solo più in vecchie fotografie ingiallite, dove agli scugnizzi che cercavano di rubacchiare qualche sfrido di pasta rimasta a terra, venivano affibbiati i proverbiali paccheri, due schiaffoni, che poi hanno dato il nome al famoso grande formato, ma una sfilata di locali che propongono appunto questo moderno oro di Napoli, affollate di ghiottoni impenitenti, interessati solo ad ingozzasi di cibo. Ce n'è abbastanza, almeno per noi interessati solo alla conscenza ed alla cultura con la u, per ritornare a Napoli, con la borsa ovviamente gonfia di acquisti e farsi un giro in città in tutta libertà aspettando la cena.

La sala degustazione

SURVIVAL KIT

Cantine Mastroberardino - Atripalda (AV) - Raggiungibile in un'oretta da Napoli, attraversando un meraviglioso territorio di alta collina coperto di bosco verde e fittissimo, le cantine sono al centro del paese e non nei pressi di qualche azienda di produzione. Producono all'incirca 1,5 mln di bottiglie e sono conosciutissimi anche all'estero. Le cantine hanno subito pesanti interventi nel dopo terremoto ma mantengono parti antiche con archi originali. Le volte della barricaia sono completamente affrescate. Interessante il museo. La visita di circa un'ora con la degustazione di base, con i tre vini di cui vi ho parlato costa 32 euro (50 se accompagnata da salumi e formaggi) che non mi sembra pochissimo.

Pastificio Ducato d'Amalfi - Gragnano (NA) - Pastificio artigianale che si è attrezzato per le visite, con ristorante interno dove si possono anche organizzare eventi. La visita guidata comprende una esperienza virtuale che racconta la storia della pasta nel paese, del pastificio con il proprietario che vi farà assistere alla produzione ed un assaggio di tre piatti di pasta, per 37 euro, che non è poco, ma data la richiesta, capirà (e comunque merita). Inoltre potrete acquitare il prodotto in pacchi da 1/2 kg da 3 a 4 euro ed i sughi di pomodoro prodotti nel pastificio stesso. Dato l'ingombro spediscono in tutta Italia al prezzo fisso di 8 euro per qualunque dimensione del pacco.


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martedì 27 giugno 2023

Viaggio AMAP - Arrivo a Napoli

Napoli - Piazza Garibaldi - giugno 23



S. Caterina a Formiello

 Bene anche quest'anno si è felicemente concluso il viaggio di istruxione dell'AMAP, l'Associazione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte, chiamati appunto Campania Felix in omaggio ai luoghi oggetto di visita e accuratamente preparato dalla nostra Presidente Giacomina Caligaris, con l'appoggio della ormai collaudatissima Easynite. Questa volta data la distanza si è scelta la soluzione treno più bus e devo dire che grazie alla comodità dei Freccia Rossa, non ci sono strade alternative. La fauna dei baretti prospicienti alla stazione di Porta Nuova è fatta di gente semiaddormentata che si appresta a cominciare faticosamente la giornata di lavoro trangugiando cappuccino e brioche serviti con un po' di malagrazie, dopo aver schivato qualche giaciglio di cartoni di quei disgraziati che vivono la notte sotto i portici e già non riempiono di buonumore il senso della vita, ma a queste ore antelucane (per me almeno, tutto deve essere accettato. Tuttavia, puntuali come orologi svizzeri, ecco il nostro gruppetto di giovani marmotte, che si trova ordinatamente riunito davanti all'acconcio binario, a prendere il via in una mattina soleggiata, lunedì scorso, che già premoniva sulle temperature che avremmmo incontrato nel sud. Arrivati spaccando il secondo, abbiamo preso possesso degli alloggiamenti scelti con oculatezza di fianco alla stazione, in un punto logisticamente perfetto per posizione centrale e vicinanza alle fermate della metro. Napoli è una grande metropoli naturalmente, città d'arte e di bellezza che si porta dietro ovviamente tutti i problemi dei decenni passati con l'aggiunta delle problematiche che un afflusso abnorme di turismo d'assalto (per carità, meno male che c'è) e che la città affronta ancora con un certo affanno. 

Murales a rione Sanità

Quindi la prima impressione che ti darà, non può certo essere lo straordinario colpo d'occhio del golfo, l'incombenza del Vesuvio e lo spettacolo degli edifici storici, dei musei e delle chiese o delle sue spettacolari regge borboniche, ma purtroppo giocoforza dal negativo impatto che hai all'incontro con i cumuli di immondizie che pare, anche da molte altre parti d'Italia, non si riescano più a raccogliere in maniera dignitosa e dalla inadeguatezza della rete di trasporti pubblici, sed transeamus igitur e smettiamolea di fare i vecchi criticoni da RSA e prepariamoci ad esplorare la città, che invece davvero tanto ha da offrire a chi sa perdonare queste magagnette. Su consiglio del gentilissimo personale dell'Hotel (questa è una cosa che va sottolineata, tutte le persone con cui si viene a contatto a Napoli, siano addetti ai servizi, che è il loro mestiere, siano passanti occasionali, sono di una gentilezza, di uno spirito e di una partecipazione nell'aiutare lo stordito turista, addirittura commovente), cominciamo ad esplorare i dintorni della stazione che ha in comune lo stile di tutte le grandi città italiane, quello dell'immagine di casbah multietnica dove, tra viaggiatori trafelati e ciondolanti nullafacienti, trovi un po' di tutto. In ogni caso, in attesa dell'ora convenuta per il meeting, si approfitta per arrivare fino alla Chiesa monumentale di S. Caterina a Formiello, un bell'edificio, adiacente a Porta Capuana, di impianto rinascimentale, dall'interno completamente ricoperto di affreschi, quadri, statue che danno una bellissima visione di insieme e lo rendono uno degli edifici architettonicamente più interessanti della città. 

Rione Sanità

Qui cominci a respirare il fatto che Napoli è una città che conserva al suo interno una sterminata serie di oggetti di grande interesse artistico, che di certo è impossibile esaurire in pochi giorni, men che meno in questa nostra puntata che in effetti ha calcolato la città quasi esclusivamente come punto di appoggio, concentrandosi di più sui dintorni e come prevede lo scopo, appunto di istruzione, si concentrerà maggiormente sugli aspetti legati alle attività agricole e artigianali. Ma il nostro primo appuntamento è al rione Sanità, una delle zone storiche della città, assai noto per i racconti e le rappresentazioni di Totò che ne ha fatto uno dei palcoscenici della sua comicità. L'area si fa apprezzare infatti proprio per la sua genuinità, i suoi mercati gremiti di suoni e di colore, con le case affollate attorno ai vicoli stretti e nascosti, dai muri, si può dire napoletanamente, sgarruppati e ricoperti di murales, di vario valore, nei quali ci si inerpica slalomeggiando tra i cumuli di spazzatura. Lungo le vie principalii spiccano i grandi portali delle dimore storiche del periodo spagnolo quando questa zona divenne lo sbocco naturale all'espansione di una città in rapida crescita. Palazzi davvero monumentali che tuttavia tradiscono al di là della loro imponenza, la decadenza dell'incuria secolare, pur presentando cortili di eccezionale rilevanza architettonica, come il Palazzo dello Spagnuolo noto per essere stato set di innumerevoli fiction televisive a partire da quello straordinario film Così parlò Bellavista. 

Lo scalone del palazzo dello Spagnuolo

Lo scalone è davvero meraviglioso e qui pare verrà aperto un museo dedicato a Totò, la cui apertura però, slitta di anno in anno. Diamo un'occhiata anche al vicino palazzo San Felice, dalla simile struttura, poi è giocoforza tornare, rinunciando a tutta la parte sotterranea che rinserra una serie di importanti catacombe. Eccoci dunque al guantificio Omega, una piccola realtà si può dire artigiana, che tra le poche prosegue una delle grandissime tradizioni della città, per la quale era nota in tutto il mondo. Qui in un appartamento all'ultimo piano, per poter lavorare alla luce diretta che entra dalle finestre, vive questa impresa che il giovane proprietario Alberto Squillace, che rappresenta la quinta generazione aziendale, riesce a portare avanti; una attività artigianale che punta soprattutto alla qualità assoluta del fatto a mano, partendo dall'acquisto accurato delle pelli, alla loro lavorazione fino al prodotto finale al quale si arriva dopo ben 25 operazioni diverse, condotte da specialisti che fondano sull'esperienza del lavoro di una vita, la loro capacità di produrre oggetti unici e apprezzatissimi, se si pensa che la ditta esporta in tutto il mondo e presso i marchi del lusso più famosi, il 90% della produzione totale, a partire dagli Stati Uniti, alla Francia, alla Corea. Davvero un grande fascino vedere lo scorrere delle mani sulle pelli, sentirne la grana, operare tagli e mettere insieme pezzi che danno vita ad oggetti unici che ben riescono a rappresentare la capacità italiana di creare bellezza. Ripercorriamo poi le vie verso il basso, occupate quasi interamente da localini di street food affollatissimi di turisti di ogni risma, affamati di parteciparre all'ordalia di cibo napoletano, che sembra essere un obbligo assoluto per chi arriva in città.

Il laboratorio del guantificio Omega


SURVIVAL KIT

Guantificio Omega - Via Stella 12 - Rione Sanità - Date un occhiata al sito dove ci sono tutti i contatti per poter prenotare una visita che vi consiglio assolutamente. Il proprietario alla fine vi offrirà pure una tazzurella 'e café nello stile più squisitamente napoletano e oltre all'interesse di conoscere un aspetto artigianale che probabilmente vi sarà inedito, avrete anche l'occasione di portarvi a casa (a prezzo di fabbrica, aspetto molto interssante), qualche pezzo unico, che può anche rappresentare un apprezzatissimo regalo, (per la serie a Napoli non c'è solo Marinella). 

StarHotels Terminus - Piazza Garibaldi 91 - Napoli - Situato strategicamente a fianco della stazione centrale, è comodissimo logisticamente, vicino al centro e di fronte alla stazione Garibaldi della Metro. Ottimo hotel 4 stelle, apparentemente rinnovato da poco, ha belle camere (un po' piccoline, ma ben dotate). Hall maestosa, cassaforte, TV, frigobar, wifi gratuito, AC. Terrazza panoramica e ristorante interno Odeon, in linea con la struttura dove ceni con circa 35 €, ottimo se hai fretta, ma io andrei alla ricerca di locali tipici di cui i dintorni abbondano. Ottimamente insonorizzato pur essendo la nostra camera sulla strada. Personale gentilissimo e ricco di informazioni utili. Colazione ottima con molta varietà e soprattutto le ottime sfogliatelle napoletane. Prezzi variabili tra i 140 e i 230 per la doppia (media 172). 4 € di tassa di soggiorno.

giovedì 7 luglio 2022

Viaggio di Istruzione AMAP 2022 : Douce France 1

 

Chambery - foto Sofi


Con il mese di giugno arriva puntuale l'estate e così allo stesso tempo ritorna la consueta tradizione del viaggio di istruzione annuale dell'Associazione del Museo dell'Agricoltura del Piemonte, guidato dall'infaticabile neopresidente Giacomina Caligaris, che quest'anno ha avuto come meta Bordeaux e la rinomata zona viticola che la circonda, sull'estuario della Garonna. C'è poco da fare il viaggio in pullman ha i suoi ritmi vorticosi, quindi come sempre, alle 6:30 eccoci tutti regolarmente imbarcati, cinture tese, gole ustionate da un cappuccino preso al volo davanti a Porta Susa e occhi semichiusi, perché l'anziano di solito a quell'ora dorme e dopo aver salutato alla meglio i vari partecipanti e scalati i ripidi gradini del mezzo di locomozione, si infossa nella sua poltroncina e aspetta di arrivare, dopo un paio d'ore alla prima area di sosta sull'autostrada, per almeno allungare le gambe e sgranchire i piedi in preda al crampo. Per lo meno non devi guidare tu, mi direte, verissimo e questo è il lato positivo, d'altra parte il bus a queste ore antelucane è una sorta di dormitorio in cui la maggior parte dei terzi trasportati, grugniscono qualche cosa di tanto in tanto fingendo di aver compreso quanto il compito ed efficiente accompagnatore si sforza di comunicare per rendere più informato e gradevole l'inizio del viaggio e anche per ingannare il tempo. La sosta comunque, complici le varie esigenze idrauliche che il club della Prostata ha ben precise e calcolate nella sua logistica, è stata prevista prima del Frejus, cosa che ha dato modo agli amici addormentati di sciamare a terra comunque festosi, ancora in terra italica, là dove il caffè decente ancor suona. 

Mentre la truppa ingorgava l'ingresso del bar, mi duole dirlo, un terzetto di camionisti panzuti e vigorosi, davanti alla cassa ha detto: "Damose da fa' che mo' sta a arrivà un pullman de anziani e non finimo più...". Essendo noi in effetti i giovani del gruppo, imbarcati, credo, anche per abbassare la media dell'età, non posso dire che avessero torto, ma il sentirlo dire tocca corde dolorose, ma pazienza, questa è la vita e bisogna farsene una ragione. Così tra il lusco e il brusco, si arriva a Chambery, gradevole cittadina impregnata di storia savoiarda, in fondo qui affondano le radici del nostro regno sardo-piemontese, che mantiene nel suo vasto centro storico ai piedi del castello, un'aria piacevole e tutto sommato nobiliare, con quel clima alpino di freschi refoli di vento che arrivano dall'arco di montagne in cui è calata. Un bel giro a bordo del classico trenino presente in tutte le città francesi, turistico fin che vuoi ma che ti consente di dare un'occhiata a vol d'uccello a tutte le sue parti più notevoli, poi con calma, ti puoi fare una passeggiata per considerare con maggiore attenzione quello che ti ha più colpito. E' sempre un piacere, partendo magari dalla celebre fontana degli elefanti senza culo, absit iniuria verbis, ma così son nominati, ad esaltazione di evidenti vittorie militari nella lontana India e intrufolandosi nei vicoli più stretti tra una via e l'altra, tra botteghe, vecchi negozi di specialità alpine, brasserie in attesa di clienti, sbucare sulla piazza dell'imponente castello che conserva la cappella dove fu ospitata la Sindone e dove subì i danni di un grande incendio che ne danneggiò alcune parti amorosamente ricamate dalle suore del luogo, prima di approdare definitivamente a Torino. 

In ogni caso il monumento più notevole della città e davvero caratteristico da non perdere è la Cattedrale di Saint François de Sales che oltre ad essere maestosa nella sua severa impostazione gotica presenta una particolarità di assoluto rilievo. Tutta la chiesa infatti, dalle pareti alle volte, all'abside, alle cappelle laterali e ogni pilastro e colonna, è affrescato con uno spettacolare tromp-l'oeil, che appare come un incredibile lavoro di stucchi a rilievo di grande complessità ed eleganza. Solo un esame da vicino, nel quale hai decisamente il bisogno di toccare la parete per constatare che non di rilievo trattasi, ma di semplice abilità di disegno e di tratteggio di ombre e chiaruscuri, ti rivelerà che di pittura si tratta e non di rilievo. Entrare in queste chiese scure dalle altissime volte sostenute dall ogive acute che si slanciano verso il cielo, fiocamente illuminate dal colore delle vetrate che ne riempiono le pareti, mentre i rosoni e gli oculi mandano raggi diretti sui banchi solitari, mentre in sottofondo musiche sacre medioevali e cori polifonici disegnano il sottofondo della tua sosta davanti a qualche cappella solitaria, tutto così comune in queste grandi chiese francesi, è davvero suggestivo e anche se di questi tempi i problemi del mondo si fanno via via più tenebrosi e inclini al malessere, inducono tuttavia ad una visione più serena come quei trionfi di freschi medioevali pieni di danze macabre e anime dannate che precipitano tra le fiamme dell'inferno, da una parte mentre i buoni vengono condotti dalla giusta parte a godere delle gioie del paradiso. Così rasserenato, puoi uscire più contento, ammirare ancora le facciate dei vecchi palazzi e sostare ad una piacevole brasserie, dove gustare una tartiflette tanto per aver sentori savoiardi e una buona fetta di torta normanna per assumere gli zuccheri necessari e acqua di fonte, come dappertutto in Francia, che a lungo illuda la lor sete in via, in attesa di riprendere il lungo viaggio, come in una sorta di pellegrinaggio medioevale che conduca verso il luogo a lungo atteso e meritato a compimento del tuo cammino.


I tromp-l'oeil della Cattedrale

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