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mercoledì 19 ottobre 2011

Addirittura una recensione?

Guardate un po' cosa gira sulla rete? Attenzione che qui continuano ad accadere cose strane. Il libro è stato recensito ufficialmente e non da baubau micio micio, ma addirittura dal Barozzi, il poeta scientifico del web. Questo è davvero troppo, non so se resisterò a lungo a queste emozioni!!!!! Vi riporto il tutto pari pari.


Popinga: BoIn anni lontani, in uno “storico bar” di Alessandria, i cattivi studenti passavano le ore a giocare a Majong, un gioco praticato nel Celeste Impero e, curiosamente, anche in quello storico bar di Alessandria. Il Majong è un gioco da tavolo per quattro giocatori, in cui si guadagnano punti creando opportune combinazioni di tessere e rimuovendole dal gioco. Chi ha la posizione detta “Vento dell’Est” gode di una posizione di vantaggio.


Uno dei perdigiorno impegnati in tali ludi orientali, una volta raggiunta la privilegiata condizione di pensionato in buona salute, decise di mettere a disposizione degli altri la sua saggezza di tuttologo e di aprire un blog che chiamò, appunto, Soffia il vento dell’est. Un tuttologo, per definizione, si occupa di tutto, perché di tutto sa quel poco sufficiente per sostenere una discussione, al contrario di un povero specialista, che il più delle volte è costretto a star zitto perché sa tutto di poco e nulla del resto.

Scrivere di tutto è una vocazione per la quale ci vuole talento: bisogna aver molte cose da raccontare, è necessario essere aggiornati su ciò che succede, ci vuole una certa maestria per dire le cose senza annoiare il lettore. Erano tutte doti che il pensionato alessandrino, ex giocatore di Majong, aveva sviluppato nel corso di una vita invidiabile scandita da viaggi, di lavoro e di piacere, in ogni parte del mondo (ma proprio tutto), facendo mestieri che avevano valorizzato la sua naturale tendenza al rapporto umano.

Nel suo blog, che progressivamente si allargava da pochi intimi a una cerchia sempre più ampia di lettori (me compreso), l’alessandrino, che per semplicità chiameremo Enrico Bo, scriveva, ovviamente, di tutto: le vicende fantascientifiche ma reali dell’imprenditore Paularius, tiranno del pianeta Surakhis; il significato degli ideogrammi cinesi e la poetica libertà di quella lingua; le sue avventure nei paesi dell’est europeo prima, durante e dopo il crollo della “cortina di ferro”; i ricordi di viaggi nelle altre parti del mondo; le sue intelligenti considerazioni sull’attualità politica e scientifica; lo smascheramento di allarmismi ingiustificati e luoghi comuni in tema di nuove tecnologie applicate alla produzione alimentare, eccetera, eccetera. Il tono e lo stile erano quelli di un’amichevole chiacchierata tra amici, una delle migliori forme di trasmissione di cultura, esperienza e calore umano.

Consapevole che un blog è spazio troppo ristretto quando si hanno tante cose da dire, convinto che le parole hanno bisogno di essere assaporate lentamente come un buon bicchiere di cognac e non consumate nella fretta imposta dalla pagina elettronica, il nostro protagonista, che continuiamo a chiamare Enrico Bo per comodità espositiva, un giorno decise di raccogliere su carta i primi due anni di articoli di Soffia il vento dell’est, e ne fece un libro che intitolò come il sunnominato blog.

Il libro è tra le mie mani, un tomo di 384 pagine con una bella copertina tratta da una foto dello stesso autore, che mi ostino a chiamare Enrico Bo, forse per affinità intellettuale. La sua lettura ha accompagnato la mia estate, sera dopo sera. È facile da leggere, per il brio, il linguaggio adottato e per la struttura, che permette anche una lettura non continuativa e lo spiluccamento goloso. Mi è piaciuto molto, e mi sento di consigliarlo a tutti coloro che, come me, vogliono immergersi in storie vere, raccontate con intelligenza e garbo.

Sono commosso, ma soprattutto gonfio come un pavone, tra un po' scoppio, meglio che da domani cambiamo discorso, eh.


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domenica 15 maggio 2011

Recensione: Marco F. Barozzi (Popinga) - Giovanni Keplero aveva un gatto nero.

Mica deve essere vero che la gente non legge più. A giudicare dalla ressa che c'era ieri al salone del libro di Torino, con una bella mezz'ora di coda alle casse (almeno una decina) direi che la gente si ammazza per comprarli 'sti libri. Voi direte che questo non prova che poi vengano letti. Si dice che il 90% degli acquirenti del Cimitero di Praga poi non l'abbia neppure sfogliato, infatti. Ma tant'è, che piacere passeggiare tra torme di assatanati consultatori delle montagne di libri che emergevano dagli stand e mamme e bambini incuriositi qua e là, attente pusher per nuovi consumatori. I molti spazi con autori che presentavano i loro lavori, erano costantemente gremiti di gente e non solo quelli importanti. Però, in fondo lo scopo della mia scampagnata, oltre a quello di andare a dare un'occhiata alla Boopen, l'editrice virtuale del mio libro, che invece è reale, guarda un po', arrivando addirittura a parlare con chi del mio volume aveva seguito la stampa (che emozione!), era proprio quello di andare ad assistere alla presentazione del libro Giovanni Keplero aveva un gatto nero, del mitico Popinga, oltre che conoscerlo di persona, ottenendo, cosa non secondaria, di arraffarne una copia ad ufo, alla faccia dell'"aiutare l'arte".

A mia parziale scusante, va detto però che ho contribuito a piazzarne una ulteriore copia al mio accompagnatore. Gran bel lavoro quello di Marco, che, noto a chi già lo conosce ed apprezza, non mancherà di affascinare i suoi nuovi lettori. Presentare gli argomenti scientifici, matematica e fisica, nei loro aspetti più complessi con uno stilema poetico scherzoso e divertente era tratto comune anche di scienziati del passato e Popinga, nel suo volume ne riprende i metri più classici, il limerick o il clerihew, senza trascurare l'haiku o altre forme di strutture assai adatte all'argomento come il fib, che usa versi con un numero di sillabe corrispondente alla serie di Fibonacci o il verso malthusiano, gradito ai futuristi, riuscendo tra nonsense e scienza a strappare sempre un sorriso quando non una risata, a riprova che non è vero che gli ingegneri non sono spiritosi. Potrebbero addirittura essere adatti alla politica. Ve ne riporto qui solo un trio per non togliervi la voglia di avere il libro nelle mani, un tenero haiku e due limericks, il primo matematical-politico, l'altro di ordinaria lotta tra i sessi.

Ormai tra di noi
forze di Van der Wall.
Stanco amore.

L'autoritario

Un > dall'aria marziale
dava ordini al povero =
"Con la democrazia
solo licenza e anarchia!"
"Da un -1 sarai capovolto, maiale!"

Lite coniugale

Il lato del quadrato alla diagonale:
"Sei sempre la solita irrazionale"
"Caro, ciascuno ha le sue
e se tu valessi radice di due?
Il maschilismo in geometria non vale!"

La presentazione poi, e qui lo dico ad appannaggio di tutti gli amici del web che lo seguono, troppo pigri o distanti per partecipare, ma che vogliono una relazione puntuale, è stata simpatica e coinvolgente come ha dimostrato una platea attenta e numerosa (posti in piedi) e tra l'altro composta quasi completamente di giovani, probabilmente affascinati dall'argomento accattivante. Fossi in voi il deca glielo darei e vi dà anche il resto!



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