|
Verdure |
|
Il giardino della Ghesthouse |
Ho capito. E' inutile svegliarsi troppo presto. E' ancora tutto chiuso e le stradine che ieri sera brulicavano di vita, sono solo un susseguirsi di porte di legno chiuse e serrande abbassate. Dietro l'angolo in fondo alla via forse c'è un caffè dove una donnina assonnata sta aprendo con fatica le porte finto antico, di legno traforato a disegni di fiori e di fenici. Dentro c'è anche il cuoco che sta accendendo fornelli e macchinette. La barriera linguistica persiste con forza e assommata alla cisposità mattutina degli occhi, provoca una doppia ordinazione che, mal compresa porta sul bancone, omelette al formaggio, pancake al miele, due fette di torta alle mele di discrete proporzioni, thé e caffè, tanto per stare leggeri. Ormai è tutto ordinato e pure buono, così i 130 Y se ne vanno giù in men che non si dica. Ma quanto mangiano questi occidentali! Va beh, vada per quando va di magro. Intanto dal cielo grigio grigio comincia a scendere quella pioggerella mefitica che inzuppa le ossa. Inforco l'ombrellino di cortesia che la guesthouse mi ha fornito e seguo la piccola Apple per i vicoli di Dali ancora addormentata. E' uno scricciolo minuscolo, anche se rotondetta, ma sprizza vitalità da tutti i pori, la nostra Melina, come l'abbiamo subito ribattezzata. Ti racconta la sua terra con affetto e passione. Lei è di etnia Bai, quella che assieme agli Yi si divide la maggioranza tra le popolazioni locali tra Dali e Lijang e si vede chiaramente che è orgogliosa di questa sua origine e che tra queste montagne si sente a casa. Piccolina sì, anche se ha più di trenta anni, però fila veloce per i vicoli e fai fatica a starle dietro mentre ti racconta questa terra e questa città ancora addormentata.
|
Antiche case |
Ne attraversiamo le stradine finalmente deserte e adesso ci respiri davvero l'aria di un tempo, quando ancora la gente non arrivava e a quest'ora le venditrici di verdure si preparavano a raggiungere il mercato vicino alle mura nord. Intanto passi una porta rotonda come vuole lo stile tardo imperiale che disegnava le quinte dei giardini Qin e sei subito nei sentieri del parco cittadino, tra cinguettii di uccelli, aiuole fiorite di camelie e alberelli potati in forme fantasiose. Grandi pietre simulano montagne con i piccoli stagni coperti di loti e ninfee ai loro piedi, popolati di pesci colorati dalle pinne sfrangiate. In ogni spazio libero tra i passaggi c'è qualche gruppo che svolge attività fisica. Questa è una costante che ritroveremo dappertutto nel nostro viaggio. Soprattutto anziani, donne e anche qualche giovane; chi fa ginnastica, complici gli attrezzi sparsi lungo i vialetti, sbarre, altalene, bilance; chi seguendo un maestro che ha portato con sé un aggeggio che diffonde musica, si esercita in danze tradizionali. Rimango un poco a contemplare un gruppetto di donne che esegue una routine di qi gong con movimenti lentissimi che sottolineano l'attenzione alla respirazione profonda, propria di questa disciplina, poi la mia attenzione si sposta un poco più in là, verso uno spazio piccolo ed appartato dove un signore sta mostrando ad un allievo alle prime armi la sequenza subito riconoscibile, della forma 24 yang di Tai Chi. Faccio un cenno in cerca di assenso e poi mi accodo immediatamente. Esegue il movimento iniziale, il Qǐ shì - 起式, con grande lentezza, come se volesse sottolineare l'importanza di questo apparentemente semplice movimento e prendere l'abbrivio per una perfetta esecuzione, poi esegue con fluidità i tre movimenti ripetuti del Yě mǎ fèn zōng, seguiti da Bái
hào liàng chì, la gru bianca che allarga le ali e qui si arresta un attimo per seguire con la coda dell'occhio le incertezze dell'allievo che lo segue.
|
Condimenti |
Poi esegue i tre Lōu xī ǎo
bù, per terminare la prima linea con il classico Shǒu huī pí pá. Qui si ferma e dà alcuni consigli al suo allievo prima di ripetere la sequenza. Per me ha un cenno di consenso, evidentemente constatando la mia conoscenza della forma, ma senza stupirsi più di tanto. Il suo viso è quasi fisso nel sorriso che testimonia il corretto approccio alla pratica, l'assenza di ansia, il sereno e rilassante adagiarsi a questa che viene anche chiamata meditazione in movimento. E' ovvio che fare questa pratica nel paese dove questa per secoli è stata studiata ed affinata, ha un suo particolare fascino, ancor di più quando la si esegue in questi spazi così carichi di suggestioni. Ti sembra forse di assorbirne maggiormente il benessere che l'attività promette o forse sono soltanto suggestioni esotiche. Però che bello! Mi allontano con un certo rimpianto; sarebbe stato bello scambiare qualche impressione sull'argomento. Intanto ricomincia a piovigginare. Lasciamo il parco, mentre anche le donne che ballano spengono la radio e si rincalzano nelle giacche a vento, tirandosi su il cappuccio. Non rimane che rifugiarsi nel vicino mercato, che quanto meno ha tettoie e spazi parzialmente coperti. Qui, un po' intabarrati, in quanto evidentemente le temperature vengono considerate piuttosto freddine, i venditori, in prevalenza donne, sono appollaiati dietro i loro banchi dove hanno ordinatamente esposto la merce, generalmente molto bella ed presentata con una certa cura. Come di consueto il mercato è diviso in settori dove si radunano le varie tipologie di merci, dalle verdure alla frutta, che ha uno spazio sempre privilegiato, dato che come ho già avuto modo di sottolineare, viene considerata un po' un bene di lusso.
|
Venditore di thé |
Noti subito che comunque si privilegiano le pezzature molto grosse, addirittura quelle fuori dall'ordinario, mele giganti, uva con acini così enormi che non ho mai visto e via via, cavoli, rape, vari tipi di zucchine, mucchi di topinambour e di patate dolci, aglio, che qui ha un profumo molto intenso assieme a tente altre mai viste e delle quali cerco invano il nome sul traduttore. Anche la zona delle carni appare ricca e mostra grandi quantità di tagli soprattutto di maiale, dei quali vengono esposte orgogliosamente le teste, piramidi di cosce e di filetti, trippe e fegati e poi insaccati, salcicce e affumicati vari. La zona del tofu la senti subito dall'odore, dato che, accanto a quello fresco e praticamente amorfo, ci sono grandi bacili dove staziona quello a lungo fermentato, così puoi girargli alla larga facilmente. Vasto spazio ovviamente alla zona dei noodles, tagliatelle e spaghetti vari che vengono anche prodotti direttamente sul posto in continuazione ed esposti nelle varie forme e pezzature. Insomma come tutti i mercati dell'oriente, il solito grande fascino dell'aggirarsi tra i banchi cogliendo gli aspetti più curiosi e le merci più strane al tuo occhio pur smagato ma sempre vellicato da questi spettacoli. Qui inoltre si aggiunge la presenza di qualche donna, anziana per lo più, in costume, quello coloratissimo degli Yi o di quello più candido dei Bai, che appunto vuol dire bianco. Sono ormai poche anche tra le compratrici e si aggirano tra i banchi come entità residuali di un mondo in via di scomparsa definitiva. Comunque qualcuna c'è ancora.
|
Aspettando il mercato |
Io intanto non resisto e mi compro un grappolone di uva e un pomelo rosa gigantesco, che poi si rivelerà un po' asciutto, ma anche l'occhio vuole la sua parte. Riattraversiamo la città lungo il mercatino del tabacco che qualche contadina offre in lunghi mazzi di foglie seccate e cerchiamo di riguadagnare l'albergo bagnati fradici, in attesa che il cielo cessi almeno un poco di piangere, avrete notato che l'ambiente mi stimola la vena poetica. Ci fermiamo un poco nella chiesa cattolica, semideserta, sedendoci un poco tra i banchi solitari. Anche qui si tratta ovviamente della Chiesa patriottica governativa ufficiale, che comunque raccoglie almeno una decina di milioni di persone in tutta la Cina. Le ultime notizie in merito dicono che si stanno facendo accordi tra Vaticano e Governo per arrivare ad un riconoscimento reciproco tra questa e la cosiddetta Chiesa sotterranea che dovrebbe culminare con l'atteso viaggio del Papa in Cina. Staremo a vedere, anche se si dice che non se ne farà nulla se il Papa non riconoscerà definitivamente i Vescovi di nomina governativa, cosa un po' duretta da digerire. Intanto che ci guardiamo attorno, piove ancora più forte. Noi ne faremmo anche a meno, visto che la regola diceva che a novembre le piogge dovrebbero essere finite da tempo. Ma si sa che il clima è cambiato e tutto non è più come prima. Accettiamolo, tanto non si può fare diversamente. Meglio saltare in macchina e spostarci di una ventina di chilometri lungo il lago Erhai, di cui si continua a vedere solamente lo specchio d'acqua che occhieggia lontano, visto che la strada costiera non è accessibile; la stanno rifacendo come autostrada a sei corsie e bisogna prendere la vecchia statale per arrivare fino al paesino di Xi Zhou.
|
Polvere di peperoncini |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento:
Posta un commento