sabato 28 ottobre 2023

Corea 1 - La sedimentazione delle emozioni


 Ed eccoci qua, dopo quasi un mese di latitanza, a ritrovarci per fare consuntivi, che, essendomi trovato al mio felice arrivo, di colpo calato nel pieno di un'altra guerra, non bastassero quelle che già sono in atto, come non mai questa, pericolosa e foriera di nuvole sempre più nere che oramai non sono solamente più all'orizzonte ma stanno occupando tratti sempre più vasti di cielo, fanno apparire tutte la altre considerazioni che avevo in mente, il tirar delle somme che sempre ti viene di fare alla fine di un viaggio, come operazioni futili e forse per qualcuno addirittura fastidiose. Però questa è la mia natura e mi ci rispecchio appieno. Così ho aspettato un paio di giorni per raccogliere le idee prima di cominciare il racconto di questa mia ultima scorribanda in estremo oriente. Anche perché diciamoci pure la verità, impiego sempre più tempo a tirare il fiato, compiuto lo sforzo e mentre sono ancora qui che boccheggio mi è d'obbligo considerare quanto, ogni anno che passa, ogni mese che passa, diventi sempre più impegnativo percorrere strade che un tempo mi vedevano arzillo e financo molesto nel volerle continuamente rinnovare, progettandone sempre di nuove e più complesse. Era il tempo nel qual il cor non si spaùra, come direbbe il poeta, e bastava l'idea per lanciare il cuore oltre l'ostacolo, adesso invece bisognerebbe fare altre considerazioni,invece pensi sempre di avere venti anni e poi, che cavolo, l'assicurazione sanitaria, l'hai fatta, comprende financo il rientro della salma e cosa altro cerchi, babbione?

Però è sempre così, quando il viaggio è finito rimani lì per un po'in una sorta di limbo atarassico, che da un lato puoi interpretare come una sorta di momento di sedazione necessaria alla mente per assorbire le esperienze, metterle in fila, a seconda dell'importanza e catalogarle, cercando di trarne profitto, assaporando meglio la fortuna di poterle avere vissute, mentre dall'altro può semplicemente significare che stai tirando il fiato e cerchi di recuperare le forze anche mentali necessarie a cominciare un racconto. Già, perché ricordare e compiacersi per cose viste e vissute, non è la stessa cosa che raccontarle, magari banalizzandole in una serie di oh! di meraviglia e di stucchevole autocelebrazione per averle prima immaginate, poi programmate ed infine vissute. Ecco perché continuo a girarci in tondo, lo avrete capto che per me menare il can per l'aia è un invito a nozze, un modo di rimandare all'infinito il punto di inizio, il la che dà il via al concerto sperando di avere accordato tutti gli strumenti in maniera corretta prima del primo attacco. Direte voi, va bene le somme tirale magari alla fine, adesso taca banda, come si dice e parti dall'inizio, quando quasi un mese fa attraversavi la piana vercellese, dove il riso cominciava a cadere sotto gli aspi impietosi delle mietitrebbie, dove la nebbiolina del mattino cominciava a dominare le grandi camere quadre delle risaie nascondendone gli argini lontani alla vista, già con la mente ad altre risaie, lontane immensamente lontane, che hanno chiamato perché ci si potesse fare un paragone, improvvido certo e senza significato particolare se non quello di catalogare, di inserire in un elenco, una lista. 

Già perché questo viaggio, questa meta così lontana ed esotica, è nata decisamente per caso, motivata dal fatto che un altro progetto era fallito, spero non definitivamente per motivi vari, in massima parte economici, ripescando antiche voglie che stavano da anni in un cassetto, completando così l'opportunità di riempire un altro piccolo buchetto sulla carta geografica e dalla casualità di un volo trovato ad un prezzo ancora accettabile, se così si può dire. Così era nata l'idea, semplice e barocca al tempo stesso, in quanto il territorio da esplorare non è tanto, ma le modalità sono quelle che la mia età e la mia condizione fanno apparire sempre meno consigliabili e praticabili. Preparare un viaggio in completa autonomia, con la mia copilota, come sempre motivatissima e che ha contribuito in maniera sostanziale ad annullare i dubbi di fattibilità, non è più facilissimo, perché prevedere molti spostamenti in un paese di cui non conoscevamo assolutamente nulla, con una lingua respingente, senza appoggi e neppure un mezzo di trasporto, che è sempre una gran soluzione per potersi spostare su un territorio incognito, mi era sembrato cosa complessa e tale da motivarmi qualche preoccupazione soprattutto per la parte riguardante gli spostamenti, zaino in spalla, col valigione, che ragazzini proprio più non siamo. Questo andavo ragionando mentre Italo mi sfrecciava di fianco ai trecento all'ora nella sua ansia di raggiungere Milano e consegnare i suoi pendolari ad una giornata produttiva, generatrice di contributi per sostenere l'esangue sistema pensionistico di questo disgraziato paese. 

Il proplema è proprio questo: hai troppo tempo per pensare, considerando tutte le attese che si sommano quanto ti avvii alla partenza. Forse sarebbe diverso se non appena maturata la decisione, potessi salire su quella benedetta scaletta e trovarti già in un attimo a destinazione senza batter ciglio. Invece ore e ore a prepararsi, a percorrere chilometri, lasciar la macchina in luogo sicuro e ormai consueto, arrivare in aeroporto ore prima che non si sa mai, constatando invece che tutto va via come liscio come l'olio. Ormai mostri a malapena il passaporto, dispiaciuto di non essere stato capace di fare il checkin on line, ormai cosa non si fa on line, e invece pare che se hai comprato non direttamente dalla compagnia, i due sistemi confliggono e non ti lasciano fare, boh, misteri dell'informatica, e constatare come Air China, sia decisamente lasca per quanto riguarda i vari problemi di peso e misure e numero bagagli che ormai hanno reso certe compagnie dei cerberi malevoli pronte a succhiare anche qualche ultimo eurino pur di angariarti al massimo, capirà dopo il Covid... Invece le considerazioni sono lampanti, gli aerei sono strapieni, zeppi come agnolotti del plìn, sempre, i servizi sempre meno invece, quindi o il numero dei passeggeri è aumentato in numero esorbitante o le compagnie hanno rottamato gli aeromobili, in ogni caso hanno trovato le scuse giuste e stanno guadagnando come non mai. Questo è il borborigmo dell'utente incavolato che considera il costo dei biglietti andato ormai alle stelle, capisco, ma con qualcuno dovremo pure prendercela, noi poveri viaggiatori vessati. 

Sta di fatto che adesso siamo lì in attesa davanti agli imbarchi, pronti (pronti?) a questa nuova avventura nella quale forzosamente ci siamo trovati in mezzo raffazzonatamente e quindi maturando meno aspettative del solito, cosa sempre buona, ve lo assicuro, così alla fine si gode di più. Certo dovremmo essere qui ad almanaccare le varie cose da fare all'arrivo, la scaletta da non sbagliare proprio nel caso dei viaggi in autonomia, per non trovarsi poi con le sorprese e gli imprevisti che già ci saranno comunque ed invece eccomi qua alle prese con lo zaino che si è completamente sfasciato alla prima presa fatta con una certa energia. Partiamo bene, il famoso zaino in spalla che dovrà caratterizzare questo viaggio giovanilista all'insegna di ostelli e guesthouses, il fondamento basilare attorno al quale si appoggia tutta la filosofia dell'itinerario, ancor prima di salire sull'aereo, ha già uno spallaccio staccato e le zip delle chiusure rotte e completamemte inutilizzabili. Inutile elencarvi la sequela dei te l'avevo detto, ma non mi stai mai a sentire, ecc. ecc., ma ci stanno tutte, fatto sta che siamo qui a tirarci dietro l'ingombrante cadavere e già chiamano per l'imbarco e ovviamente, dato che siamo ormai terzo mondo, anche se i primi della lista, il morto va trascinato non per il breve tratto del braccio mobile, ma lungo le scale fino allo sbuffante autobus, che ci farà percorrere tutta la pista pigiati come acciughe in salamoia per arrivare all'ultima piazzola dove è parcheggiato il nosto passaggio per la via della seta, spargendo come meglio non si potrebbe, poco qui, porco là, i suoi indispensabili contenuti ai quattro venti. Sbattuto alla meglio nella cappelliera tra i ni hao compiti delle gentili addette, stia lì il maledetto che la strada è lunga e magari prima di arrivare si aggiusterà da solo, figuratevi se Marco Polo si preoccupava della tenute delle sue bisacce da cammello prima di arrivare a Samarcanda!


SURVIVAL KIT

Parcheggio Malpensa - Ceriapark da Mariuccia - Malvaglio , Via Pozzi 43. E' leggermente più lontano degli altri (15 min), ma imbattibile sui prezzi per le lunghe soste (Scoperto, 45 Euro + 1 Euro al giorno, è aumentato dopo il Covid). Se dovete partire molto presto c'è anche la comodità dell'albergo adiacente con ristorante. Consigliatissimo.

Assicurazione sanitaria - Ho optato di nuovo per Globy rosso plus - RAS Allianz, in quanto è l'unica (almeno che io conosca) che copre la mia fascia di età e, importantissimo, le malattie pregresse. In particolare sembra essere efficace (ma per fortuna non ho mai avuto modo di sperimentare) sul famoso rientro in aereo sanitario in caso di estrema necessità, unica copertura direi davvero importante per la pelle. Costo, una botta di € 160 a testa per 24 gg. appartenendo La Corea del sud alla categoria Mondo.


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3 commenti:

Simona ha detto...

Non vedo l'ora di leggere tutte le "puntate" del viaggio! Così ripasso la meta, dato che vorrei tanto tornarci

Anonimo ha detto...

Ah...j attendais le récit de la dernière aventure !
jac.

Enrico Bo ha detto...

@ Simo - Ripassa ripassa, anche se c'è tanto altro da vedere in giro per il mondo.

@ Jackie - Je suis parti et encore un gros merci à toi et à ton ami pour tous les reinsegnements qu'il m'a donné

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!