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| Masazir Golu - Azerbaijan - ottobre 2'25 |
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| Il lago Nohur |
Il Caucaso è uno dei pochi luoghi al mondo dove ancora puoi renderti conto di cosa fosse una delle istituzioni più classiche della vita sovietica, il Sanatorj. Contrariamente a quanto il nome potrebbe suggerire, non si trattava certo di luoghi di cura, ma queste erano le Case di vacanza per i lavoratori, una sorta di grande albergo, grande perché doveva contenere moltissime persone e dove si trascorreva un periodo di due o tre settimane, in pratica quasi gratuitamente perché eri stato meritevole, leggi obbediente e non avevi creato grane nel tuo luogo di lavoro, il zavod, la fabbrica, posto mitico e idealizzato dove tuo capo aveva dato parere favorevole. In pratica ti poteva capitare ogni due o tre anni a seconda del fatto che tu fossi più o meno ben visto. Naturalmente questo non corrispondeva alla stessa opportunità per il coniuge al quale magari toccava nell'anno successivo. Questi luoghi di vacanza erano ovviamente posizionati nei posti più belli del paese, in particolare quelli che andavano per la maggiore erano tra le montagne degli Urali e del Caucaso, zone ricche di sorgenti termali dove il soggiorno era in pratica una sorta di periodo dedicato al benessere fisico, che beneficiava soprattutto della Spa della struttura, poi il top delle richieste andavano ovviamente alla Crimea ed al suo mare.
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| Il resort |
Quindi il Caucaso era letteralmente cosparso di queste stazioni di vacanza, sia nelle repubblichette del nord, tra le quali la più famosa era a Kislovodsk, località già nota ai tempi dello zar, una specie di Montecatini, dove l'imperatore arrivava direttamente con la ferrovia e il vagone regale ed al sud specialmente in Georgia, dove erano sorti degli edifici belle époque davvero sontuosi, come quelli della zona di Tskaltubo, costruiti attorno agli anni 20 e che oggi sono stati disgraziatamente lasciati cadere in rovina e si possono ancora visitare come testimonianza, di quella che potremmo chiamare archeologia turistica, di un'epoca perduta e vista nel suo totale stato di abbandono. Vero è che mi dicono che i più famosi stanno per essere ristrutturati e trasformati in resort di gran lusso e questo è infatti proprio il caso di questo, dove noi siamo appena stati, in riva al lago Nohur, che pare, oggi ospiti tutto il bel mondo Vip dell'Azerbaijan. Certamente il luogo è magnifico e il periodo autunnale, con il turbinio delle foglie che scendono dalla foresta come coriandoli a carnevale, contribuisce ad aumentarne il fascino. E procedendo ancora verso la montagna il panorama è ancora più bello, i contrafforti coperti di querce diventano sempre più densi di vegetazione e la sensazione di luoghi popolati solo di animali selvatici si fa più viva.
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| Qabala |
A Qabala poi, siamo nel centro di quella che un tempo era chiamata l'Albania caucasica, toponimo che non ha nulla a che vedere con la nostra Albania, ma deriva da una errata translitterazione dalla lingua armena. Questa corrispondeva grosso modo alla Transcaucasia orientale e alla parte meridionale della repubblica del Daghestan e proprio questa città ne era la capitale. La zona è diventata oggi molto popolare in quanto è stata costruita recentemente una importante e moderna stazione sciistica che attira vacanzieri invernali da tutto il mondo in special modo da quello russo, che è anche, come si sa, quello più spendereccio. Una moderna funivia porta fino ai 1900 di un monte dove comincia il comprensorio sciistico, poi con un secondo tratto si scende fino in fondo alla valle a 1200 metri circa ed eventualmente si può proseguire fino ad un bel paesetto che si vede alla chiusura della valle. L'ambiente è superbo con boschi a perdita d'occhio che risalgono i fianchi piuttosto ripidi delle montagne circostanti, mentre in basso noti subito tutto un sistema di modernissimo sviluppo di sport legati alla montagna con affitto di quad, e strutture nuovissime pronte ad accogliere un turismo anche internazionale disposto a spendere. In giro senti solo parlare russo e bisogna quindi concludere che il paese dipende molto dalla situazione del potente vicino e che quindi, conviene loro tenerselo buon amico.
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| La stazione sciistica |
Il foliage tutto attorno è maestoso ed il solo percorso in seggiovia, faccia al versante di fronte che scorre verticalmente a te mentre sali o mentre scendi nella valle successiva, vale il costo del biglietto (per inciso 19 M) Credo che anche come stazione invernale sia un luogo che può dare soddisfazione, vedi ai fianchi le tracce delle piste segnate che si snodano tra gli alberi, con belle pendenze. Penso che per un appassionato, il Caucaso di inverno possa dare soddisfazioni intense; io ricordo la mia visita a Dambay in Circassia e so che il figlio di un amico ha lavorato in elicottero per gite in helisky fino al monte Elbruss, che deve essere indubbiamente una bella esperienza, a parte il costo che non oso immaginare, naturalmente. Comunque noi a questo punto torniamo lentamente verso Baku godendoci i colori dell'autunno mentre scendiamo di quota e ci fermiamo ancora sul bordo di una lunga costa davanti alla foresta mentre gli ultimi raggi del sole scendono, aumentando ancor di più se possibile l'intensità del rosso che attraversa il fogliame e colora le vigne ormai secche e prive di grappoli che popolano in piccoli appezzamenti i fianchi della collina esposta al sole. Arriviamo in città che è ormai buio e il traffico del rientro è quasi scemato. Rimane solo il tempo per un boccone e poi si va a nanna, visto che domani sarà il nostro ultimo giorno azero, per cui si è deciso di fare un giro fino alla cittadina di Quba, altra nota provenienza per i tappeti caucasici, in alternativa a bighellonare per la città, perché troppo stanchi.
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| Diabet Aptek |
Vorrà dire che ci riposeremo a casa. In effetti le gambe un po' si piegano eppure il lavoro lo ha fatto quasi tutto il mezzo meccanico e in nostro Aqshim che lo ha guidato per 500 chilometri, le nostre gambe invece, non hanno compiuto grossi sforzi. Proprio di fianco al nostro albergo c'è una Diabet Aptek, farmacia specializzata insomma, sembra che da queste parti sappiano il fatto loro, d'altra parte con tutti i dolcissimi dessert al miele, lokum, baklava e halva, tanto per nominare soli i più noti, che girano da queste parti e sto parlando proprio della pasticceria che sta di fianco al nostro hotel, ci sarebbe da,fare il pieno. Va bene, ci penseremo a colazione, tanto domani abbiamo meno strada da fare e possiamo partire alle 8:30. Stavolta prendiamo la strada che quasi costeggia il Caspio verso nord, di nuovo verso il confine daghestano. Il territorio subito fuori città è come sempre secco e semidesertico, ma ci fermiamo subito davanti ad una zona umida. Qui al bordo della penisola di Abshalom, è pieno di laghetti salati, residuo evidentemente del ritirarsi del mare, che ha lasciato pozze e stagni di varie dimensioni, nei quali vanno a posarsi molti esemplari di uccelli di ogni tipo. Ma questo specchio, il Masazir Golu ha una caratteristica particolare, è molto povero d'acqua, di cui conserva solo un sottile velo, mentre subito sotto e ai fianchi la forte presenza salina ha formato una solida crosta rosata, quasi fosse un branzino appena uscito dal forno che aspetta di un bel colpo di mazzuolo per spaccarne la superficie.
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| Sale rosa |
Da lontano il colore è una sfumatura delicatissima che si perde nel cielo, da vicino invece i cristalli hanno formato blocchi consistenti che appaiono come minerali da collezione. Non resisto alla tentazione di coglierne un pezzetto, altro che sale rosa dell'Himalaya, qui ci sarebbe davvero da fare il business, basta raccogliere e insacchettare, poi comincia la pacchia. Forse non ci hanno ancora pensato, eppure gli ossidi di ferro che sfumano così delicatamente questi cristalli artisticamente disposti, come opere di un designer famoso, sono certamente della stessa natura. Mah, prima o poi qualcuno prenderà in mano l'affare, noi andiamo avanti. Poco più avanti invece c'è un altro lago, immenso questa volta, che serve, debitamente filtrato e potabilizzato a far bere tutta la città a valle. Poi la strada prosegue riempiendo le ondulazioni di infiniti frutteti che producono ogni varietà di mela. Continuamente ai lati della strada, banchetti carichi di cassette che espongono in serie le tante colorazioni delle diverse varietà coltivate nei dintorni, stanno lì ad aspettare clienti con relativo bimbo di ordinanza che attende di caricare i bagagliai delle macchine dei turisti domenicali che arrivano dalla capitale. Noi proseguiamo, Quba ormai, non è più molto distante.
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| Il lago Masazir |
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