Chambery - foto Sofi |
Mentre la truppa ingorgava l'ingresso del bar, mi duole dirlo, un terzetto di camionisti panzuti e vigorosi, davanti alla cassa ha detto: "Damose da fa' che mo' sta a arrivà un pullman de anziani e non finimo più...". Essendo noi in effetti i giovani del gruppo, imbarcati, credo, anche per abbassare la media dell'età, non posso dire che avessero torto, ma il sentirlo dire tocca corde dolorose, ma pazienza, questa è la vita e bisogna farsene una ragione. Così tra il lusco e il brusco, si arriva a Chambery, gradevole cittadina impregnata di storia savoiarda, in fondo qui affondano le radici del nostro regno sardo-piemontese, che mantiene nel suo vasto centro storico ai piedi del castello, un'aria piacevole e tutto sommato nobiliare, con quel clima alpino di freschi refoli di vento che arrivano dall'arco di montagne in cui è calata. Un bel giro a bordo del classico trenino presente in tutte le città francesi, turistico fin che vuoi ma che ti consente di dare un'occhiata a vol d'uccello a tutte le sue parti più notevoli, poi con calma, ti puoi fare una passeggiata per considerare con maggiore attenzione quello che ti ha più colpito. E' sempre un piacere, partendo magari dalla celebre fontana degli elefanti senza culo, absit iniuria verbis, ma così son nominati, ad esaltazione di evidenti vittorie militari nella lontana India e intrufolandosi nei vicoli più stretti tra una via e l'altra, tra botteghe, vecchi negozi di specialità alpine, brasserie in attesa di clienti, sbucare sulla piazza dell'imponente castello che conserva la cappella dove fu ospitata la Sindone e dove subì i danni di un grande incendio che ne danneggiò alcune parti amorosamente ricamate dalle suore del luogo, prima di approdare definitivamente a Torino.
In ogni caso il monumento più notevole della città e davvero caratteristico da non perdere è la Cattedrale di Saint François de Sales che oltre ad essere maestosa nella sua severa impostazione gotica presenta una particolarità di assoluto rilievo. Tutta la chiesa infatti, dalle pareti alle volte, all'abside, alle cappelle laterali e ogni pilastro e colonna, è affrescato con uno spettacolare tromp-l'oeil, che appare come un incredibile lavoro di stucchi a rilievo di grande complessità ed eleganza. Solo un esame da vicino, nel quale hai decisamente il bisogno di toccare la parete per constatare che non di rilievo trattasi, ma di semplice abilità di disegno e di tratteggio di ombre e chiaruscuri, ti rivelerà che di pittura si tratta e non di rilievo. Entrare in queste chiese scure dalle altissime volte sostenute dall ogive acute che si slanciano verso il cielo, fiocamente illuminate dal colore delle vetrate che ne riempiono le pareti, mentre i rosoni e gli oculi mandano raggi diretti sui banchi solitari, mentre in sottofondo musiche sacre medioevali e cori polifonici disegnano il sottofondo della tua sosta davanti a qualche cappella solitaria, tutto così comune in queste grandi chiese francesi, è davvero suggestivo e anche se di questi tempi i problemi del mondo si fanno via via più tenebrosi e inclini al malessere, inducono tuttavia ad una visione più serena come quei trionfi di freschi medioevali pieni di danze macabre e anime dannate che precipitano tra le fiamme dell'inferno, da una parte mentre i buoni vengono condotti dalla giusta parte a godere delle gioie del paradiso. Così rasserenato, puoi uscire più contento, ammirare ancora le facciate dei vecchi palazzi e sostare ad una piacevole brasserie, dove gustare una tartiflette tanto per aver sentori savoiardi e una buona fetta di torta normanna per assumere gli zuccheri necessari e acqua di fonte, come dappertutto in Francia, che a lungo illuda la lor sete in via, in attesa di riprendere il lungo viaggio, come in una sorta di pellegrinaggio medioevale che conduca verso il luogo a lungo atteso e meritato a compimento del tuo cammino.
I tromp-l'oeil della Cattedrale |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento:
Posta un commento