lunedì 19 febbraio 2024

Nebbia bassa

da Milano today

 

Direi che oggi la nebbia dagli irti colli è scesa decisamente alla terra tra i due fiumi e a questo punto io non vedo neppure la casa di fronte alla mia, visto che al fiume ci sono assai vicino. Qui, nonostante la diceria comune sono anni che non vengono più quei bei nebbioni di una volta, quelli per cui se seguivi una macchina, rischiavi di ritrovarti nel cortile della sua cascinotta. Quando ero giovane capitava con una certa frequenza e mia moglie, fresca sposina rimase piuttosto impressionata quando arrivati a casa dal viaggio di nozze per quattro giorni consecutivi non vide la ringhiera del balcone. Ma dove mi hai portato? Poi si abituò e forse per questo neppure si rese conto che anno dopo anno mentre i nostri capelli si ingrigivano, la nebbia diventava sempre meno invasiva, anzi ce n'era di più a Moncalieri. E' il climate change, ragazzo, fattene una ragione. Ti ricordi quando facevi arrivare le patate da seme nel magazzino di Castelnuovo a gennaio e irrimediabilmente tutti gli anni gelavano aprendo i portelloni dei vagoni ferroviari? Accidenti i bei freddi di una volta, nella Merla c'era sempre da -10°C a -20°C. Nevicava fitto e poi giorni di ghiaccio per terra. Mi ricordo la mia mamma che per andare in via San Lorenzo, si metteva un paio di calze vecchie sopra le scarpe per non scivolare. 

E se si invertisse la tendenza? Mica impossibile, già è capitato tante volte in passato, come verso la fine del '400, quando è cominciata la cosiddetta piccola era glaciale durata più di 300 anni. Ci vuole un attimo a tornare indietro, qualcuno addirittura l'aveva prevista per il 2030 questa svolta, altro che auto elettriche e le altre baggianate velleitarie su cui i grandi interessi lobbistici spingono sull'ala del favore popolare, a cui i politici come sempre, cani da tartufo di voti, si accodano. Va bene, io non la vedrò di certo, la neve che ritorna prepotentemente sulle Alpi. Ieri ero a Sestriere e devo dire che i contrafforti oltre i duemila metri esposti al sole, facevano proprio pena, spelacchiati e neri. a metà febbraio! Sotto, pieno di disperati in coda per scivolare su una striscia di neve finta, dura come il cemento e poi subito marcia come a maggio. Oppure vedremo i passi nello stato in cui erano duemila anni fa, quando da quelle parti Annibale fece passare i suoi elefanti, completamente privi di ghiacciai e neve di sorta; pietraie desolate da traversare facilmente prima di scendere nella assolata pianura seccagna a bastonare i Romani. 

Difficile capire se l'uomo riuscirà ad intervenire in questa situazione climatica con prospettiva concrete e non solo con proclami tromboneschi ed azioni velleitarie a cui non credono neppure i proponenti, mentre i tre quarti del mondo neppure stanno a sentire e nello stesso tempo continuano a moltiplicarsi come conigli, aumentando il danno, mentre gli altri non si moltiplicano più creando il danno contrario ed illanguidendo l'economia. Che bel problema da risolvere; sembra un bel gioco di ruolo nel quale tanti sbraitano facili e impossibili soluzioni. Certo anche se magari non servirebbe a nulla qualunque intervento, perché il pianeta va avanti comunque da solo come ha sempre fatto in passato in una sinusoide tra grande freddo (la terra era completamente ghiacciata fino all'equatore) e caldo torrino (nel carbonifero era più caldo di oggi di circa una dozzina di gradi), verrebbe da dire che è meglio provarci, ma non di certo con le linee suggerite al momento, assolutamente inutili, se non in alcuni casi produttrici di effetti addirittura contrari. 

A mio modestissimo parere, anche se capisco che non è fattibile nella pratica, punterei tutte le risorse nella ricerca sulla fusione nucleare, unica possibilità di produrre la sempre maggiore quantità di energia necessaria e richiesta dall'umanità, magari ci si riesce ad arrivare in 30 anni invece che in 150 e contemporaneamente investirei nella semina a pioggia per via aerea, di migliaia di trilioni di piante a rapido sviluppo in tutte le aree incolte disponibili, dall'Africa, all'Australia, all'Asia centrale. Ci sono essenze adattabili anche a terreni marginali e difficili per temperature e aridità. Ci vuole però un grande investimento e poi, per rispondere alle richieste di derrate alimentari, necessarie sempre in maggiore quantità, una agricoltura sempre più tecnologica, sempre più intelligentemente intensiva, con varietà nuove da modificazioni genetiche ottenute con una ricerca sempre più affinata e veloce. Non certo con le farneticazioni di colture biominchiatiche che riducendo la produzione avrebbero ancora maggiore necessità di occupare sempre più spazi, consumando suoli e risorse. Esattamente il contrario di quanto si propone ogni giorno insomma. Bah, una lotta inutile e donchichottesca, contro mulini a vento eretti da lobbies potenti. Pazienza, tanto non sarà un mio problema e tranquilli, intanto, se non l'uomo, il pianeta se caverà comunque e vedo che mentre si chiacchiera, la nebbia si sta alzando un poco. 


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