mercoledì 7 febbraio 2024

Recensione - L- See - Le madri di vento e di sale

 

Un libro straordinario ed avvincente che ti colpisce come un pugno allo stomaco sotto molti punti di vista. La vicenda umana, che racconta la storia attraverso ottanta anni di vita di due amiche simbiotiche travolte dagli orrori e dagli errori della vita stessa; la vicenda storica che spiega i fatti, per noi praticamente sconosciuti che hanno insanguinato la Corea ed in particolare la piccola isola di Jeju negli anni dell'invasione giapponese, della guerra mondiale e della successiva spaventosa guerra civile che ha travolto il paese ed infine l'aspetto etnografico, altrettanto poco conosciuto delle donne pescatrici di Jeju, che al pari delle Ama giapponesi, hanno da secoli creato un clan matriarcale o meglio matrifocale, molto interessante sulle coste di questa piccola isola del mar del Giappone, formando una sorta di società dove le donne sono le componenti fisicamente forti della coppia e si sobbarcano il lavoro e la responsabilità della famiglia, mentre gli uomini, considerati deboli e poco decisi, cucinano e si occupano solo della custodia dei figli. Il libro si divora in poche ore e le vicende delle due amiche scorrono veloci, inattese e terribili fino alla fine, quando la protagonista ultraottuagenaria riesce finalemente a chiudere con il proprio dolorosissimo passato. Questo libro apre uno squarcio sui fatti della guerra civile che dal '47 in avanti insanguinò la piccola isola dove, su una popolazione di 300.000 abitanti, quasi un terzo perse la vita trucidata dai componenti della fazione opposta, in soli due o tre anni e cosa ancora più incredibile e termenda, per decenni la cosa fu negata dal governo e anzi il solo parlarne era passibile di arresto e solo dagli anni 2000, poco alla volta, si è potuto fare luce sull'accaduto. Ancor di più questo libro vi apparità straordinario se avete visitato o pensate di andare sull'isola. Riconoscete ogni luogo, le scogliere e le baie dove le Haenyeo, le donne tuffatrici, ancora oggi si immergono per raccogliere a mani nude i molluschi nelle profondità dell'oceano; gli "olle", i centenari sentieri in pietra che percorrono le coste, dove le protagoniste bambine si inseguono prima di prepararsi alle immersioni; il monte Holla, dea protettice degli abitanti dell'isola e del clan delle pescatrici; i villaggi della costa; i crateri spenti che raccontano la storia geologica di questo mondo emerso dal mare. Non so se sia meglio leggerlo prima di arrivare laggiù e rendersi conto di cosa è successo in quella terra sfortunata e meglio empatizzare con quanti incontrerete oppure, come ho fatto io, leggerlo al ritorno, scoprendo man mano tutto lo spaventoso orrore, che oggi copre come una patina di oblio un mondo che può apparire solamente un oleografico residuo di tradizioni passate. I visi delle donne che ho visto e con le quali ho anche parlato, spiegano molto bene queste pagine e pensare che qualcuna di queste per età e condizioni, potrebbero essere tranquillamente le protagoniste di questo libro, lascia senza fiato. Mi spiace solo di non aver potuto vedere laggiù il Parco della pace dell'Incidente del 3 Aprile, eretto a ricordo dei fatti che diedero il via alla carneficina e che solo da pochi anni è stato eretto a ricordo di tutte le vittime dell'eccidio, per lungo tempo nascosto, come del resto l'altra vicenda coreana tristissima delle "ragazze di conforto". Ve lo suggerisco caldamente. 







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