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mercoledì 22 marzo 2023

Leb 10 - Una sera di fronte al mare


Tiro - All'ippodromo - Libano - marzo 23


Spiaggetta

Il pomeriggio trascorso passeggiando lungo le vie diritte delle rovine romane e bizantine, scorre via veloce e rimanere fino al calar della sera, tra le sommità smozzicate delle colonne levate verso il cielo, mentre il disco rosso comincia a scendere tra quelle antiche quinte, è particolarmente rasserenante. Guardare il giorno che finisce, seduto sulle alte gradinate dell'ippodromo, ti azzera il tempo, potresti tranquillamente essere qui dopo che le quadrighe hanno finito la loro corsa, il vincitore ha già ritirato il serto di alloro e per carità anche la gonfia sacca di monete d'oro che di certo si sarà portato a casa assieme all'invito per altre pratiche meno confessabili da parte di qualche matrona eccitata, costume che pare fosse molto in uso ai tempi, d'altra parte gli sportivi hanno sempre avuto particolare appeal e la folla è già tutta sciamata verso le vie della città, scarsamente illuminate dalla fioca luce delle torce. E qui troviamo subito una analogia coi tempi odierni, in quanto nel paese caduto, come vi ho detto, in una crisi economica senza pari, lo stato non è più in grado di garantire la fornitura di elettricità agli abitanti, men che meno quella dedicata alla pubblica illuminazione, per cui la città si presenta piuttosto buia dopo il calar del sole, salvo per l'iniziativa degli esercizi privati che per svolgere ld loro attività, sono tutti dotati di proprio generatore, dovendosi tuttavia assicurare il carburante necessario a peso d'oro. Infatti sembra che sia sia creata una sorta di mafia che ha in mano questa distribuzione, quanto mai necessaria e la sfrutta al suo meglio, per lo meno con chi se lo può permettere o è obbligato a farlo. 

Pescatori

Eccoci dunque a passeggiare per le strette viuzze dell'isola sulla quale sorgeva la città antica, ancora più suggestiva in questa atmosfera di scarsa illuminazione, proveniente soprattutto da botteghe e locali, che accendono di giallo, angoli nascosti e facciate di case di pietra antica. E' questo il quartiere vicino all'antico porto detto anche dei pescatori, che per tradizione sono cristiani; qui bisogna sempre ragionare per gruppi e provenienze, mentre gli agricoltori, basati all'interno del territorio, sono in prevalenza musulmani. L'isola dunque, che poi isola non è più da oltre 2000 anni, da quando Alessandro creò il bastione artificiale che la collega all'entroterra, per conquistarla, è diventata un delizioso quartiere antico di casette colorate in cui si sono insediate molte attività turistiche, in particolare locali, bar e ristoranti. Ce n'è uno nuovo e bellissimo, appena aperto, una Pizzeria italiana, nella forma e nei cartelli esposti, diamo un'occhiata, ma i prezzi sono più alti che in Italia, con i primi attorno ai 20 $ tanto per capirci. Sembra che specialmente al sud, la presenza di tanti stranieri, di organizzazioni internazionali, delle truppe dell'UNIFILL e così via, abbia contribuito non poco a creare un ulteriore aumento generalizzato di prezzi, con un'offerta di servizi che vorrebbero andare al di là della semplice situazione locale. Insomma a Tiro la vita costa di più in generale, ma passeggiare tra i vicoli e trovare le stradine che si affacciano sul mare, dove indovini le tracce di rovine che a poco a poco sprofondano tra le acque, non costa nulla e ti immerge in una atmosfera quasi onirica. 

Per le vie

Basta scegliersi un bel baretto con la terrazza che si affaccia su una delle tante spiaggette circondate da muri antichi ed il tempo si ferma, Sedie impagliate color pastello, muri dipinti di colori chiari, ciotole di semi salati da mangiucchiare in attesa che arrivi un aperitivo all'anice o una spremuta di limone e l'atmosfera di Mediterraneo è servita. In fondo questa è anche casa nostra, è la nostra cultura di base dalla quale proveniamo, condita da profumi di agrumi e rosmarino. Chissà perché si sta così bene seduti in faccia al mare a chiacchierare del nulla, o come qui, ad assaporare i racconti di una storia antica, che è necessaria sì a conoscere meglio questa terra che calpestiamo, ma serve soprattutto ad arricchire una atmosfera, un mondo costruito dalle vicende del passato, che comunque sempre condizionano quanto succede nell'attualità. Così passa il tempo, anche se l'aria al calar della luce rinfresca un po', sarà pur già quasi primavera, ma la brezza della sera è umida e la felpina addosso ti fa piacere. Un pescatore, appollaiato sugli scogli, resiste ancora un poco, poi smonta la lunga canna nera e risale alla riva portandosi la piccola cesta col frutto apparentemente un po' scarno di un pomeriggio di tranquillità in riva al mare. Anche noi ce ne andiamo, unici avventori, salutato il proprietario, un ragazzo che rimane appoggiato al tavolo, in attesa speranzosa di qualche altro cliente, che gli giustifichi la serata. 

Al porto

Noi giriamo ancora un poco il borgo fino al porticciolo delle barche, di pescatori in giro a quest'ora ce ne sono  pochi oramai, in cerca del ristorantino di un amico, che messo sull'avviso, ci aspetta per farci stare bene. Siamo ancora fuori stagione e la gente è poca, sui tavolini disposti sulla terrazza davanti al mare, sistemazioni semplici come si conviene ad un locale frequentato anche dai locali. La casa all'interno è antica, con alte volte a botte in pietra e la fuga dei corridoi e delle sale e salette che si spargono su più piani, arredati con cose di un tempo, vecchie foto e memorabilia dei bei tempi andati. Qui diciamo che è bene lasciar fare a chi conosce, se si vuol provare un poco di cucina locale, che evidentemente è il punto di forza del posto. Parleremo ancora della cucina libanese, una delle più famose e reputate del Mediterraneo, una solida reputazione insomma, ma come forse già sapete, la parte dove la fantasia dei cuochi si scatena maggiormente è costituita dagli antipasti, detti mezé, sui quali ci si può davvero scatenare. Quindi, seguiti i consigli di Joelle, non rimane che assaggiare qui e là, salse e salsine dai diversi colori, senza stare a farsi troppe domande, cercando solamente di interpretare i profumi delicati delle spezie orientali, in attesa della portata principale costituta da bei pescioloni grigliati, visto che ci piacciono tanto e che, in fondo siamo al mare. 

Per le vie

Al tavolo vicino, tanto per cambiare senti parlare italiano, anche se non sta bene, mi piace sempre buttare l'orecchio oltre la siepe, tanto per non farmi gli affari miei; in questo caso è una ragazza che conosce la nostra accompagnatrice, evidentemente cliente abituale. Infatti vive qui e lavora per una Onlus internazionale che si occupa di profughi tanto per cambiare. Da queste parti è una situazione abbastanza comune mi sembra. Ma la nostra qui si trova, quasi in una situazione di tutta tranquillità, così almeno ci racconta, dato che negli anni passati si è già scofanato, l'Iraq, il Kurdistan e mi sembra anche il Sudan, tutti posticini dove si fa vita facile. E' davvero incredibile quanta gente, si incontri in giro per il mondo che fa queste scelte di vita, di certo faticose e disagevoli, quando non pericolose, unite forse da una attitudine di base di voler fare qualche cosa per migliorare questo mondo, per stare dalla parte di chi è nato nel punto sbagliato, anche se per carità ci campano comunque, ma mi sembra con un senso di soddisfazione personale, che in molto altri lavori, sento come meno comune. Questa ragazza, almeno mi sembra contenta di quello che sta facendo ed alla fine, tutto ciò dovrebbe essere la cosa davvero importante nella vita. Rimuginando su questi pensieri, non resta che farci l'oretta o poco più di strada per tornare a Beirut, sulla autostrada illuminata solo dai fari delle tante auto che scorrono via veloci nella notte, passando posti di blocco deserti e scorrendo sotto i tunnel bui privi di ogni illuminazione, di questo strano paese.

Contrasti

SURVIVAL KIT

Mezé

Tiro - Quartiere dei pescatori - Zona turistica molto gradevole dove troverete ogni tipo di locale e nella quale è consigliato trascorrere la serata, dopo aver passeggiato qua e là per gustare le antiche case colorate. Vi consiglio il Ristorante al-Fanar all'estremo del porticciolo (appunto Il Faro). Cucina libanese tipica. Posizione splendida con la terrazza direttamente sul mare, dove potrete anche solo fermarvi per un drink, sicuramente ancora più gradevole in estate. Personale gentilissimo. Provate i molti mezé, costituiti dalle diverse salsine di hummus diversi, al pesto, alla menta, alle bietole rosse, i misti con melanzane e yogurt, gli involtini e le polpettine fritte e il tipico tabulé libanese, una insalata con spezie locali. Tuttavia qui il piatto forte è costituito dal pesce molto buono e ben cucinato. Ottima la birra locale. Spesa attorno a i 10/12 $ a testa a secondo di quanto ordinato. 

Ingresso

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Insegna




Leb 7 - Sidone

martedì 21 marzo 2023

Leb 9 - Nostra Signora dell'attesa

Nostra Signora dell'Attesa - Sidone - marzo 23


Il monumento
 Rileggendo quanto vi ho detto nei giorni scorsi, mi accorgo di aver dimenticato di fare cenno ad una tappa piuttosto interessante che si ha l'opportunità di fare appena lasciata Sidone, sulla via del sud, prima di raggiungere Tiro. Si tratta  di un importante santuario Mariano, che può essere occasione per approfondire appunto l'argomento religioso che, come capirete, è fondamentale in questo paese per la sua comprensione. Dunque appena risalita la collina prospiciente alla costa, e qui continuo a sottolineare la vicinanza orografica con la nostra Liguria, si arriva ad un ampio parco dove sorge il Santuario dedicato a Nostra Signora dell'Attesa, meglio conosciuto in arabo come Sayidat al-Mantara. Infatti è noto e riportato diffusamente nei Vangeli, che Cristo venisse a predicare, con i suoi discepoli nella città di Sidone, nella allora Cananea e poiché la città, decisamente pagana, era interdetta alle donne di Israele, si riporta che la Madonna fosse solita aspettare il figlio in una grotta sulle colline nei pressi della città (Marco. 7,3). Il leggendario ritrovamento, un paio di secoli fa, da parte di un pastore in questo luogo di una grotta, avvenuto come sempre a causa della perdita di una capra, in fondo alla quale fu rinvenuta una antichissima icona risalente ai primi secoli dopo Cristo, fu casuale e giudicato ovviamente miracoloso. Il Vescovo Melkita di Sidone, subito richiamato sul luogo, consacrò quindi il luogo alla venerazione dei fedeli che da allora divenne punto di aggregazione consacrato appunto alla Madonna dell'Attesa.  

La basilica

Questo posto è davvero paradigmatico delle aspettative religiose di questo paese. Infatti proprio qui sono stati rinvenuti anche resti di un precedente tempio dedicato alla dea Astarte e risulta che di certo fu punto di attenzione fin dal IV secolo con la costruzione di un primo santuario e di un faro, da parte di Elena, madre di Costantino. La località infatti è ricca di ritrovamenti di epoche varie, non ultime e ben visibili, le rovine di un castello crociato del XII secolo posto a guardia appunto della zona, già allora evidentemente giudicata meritevole di protezione. Comunque l'attenzione moderna crebbe dopo il 1800 e l'area divenne oggetto di venerazione crescente, con le consuete attribuzioni miracolistiche varie che hanno attirato quassù folle sempre maggiori. Già 17 miracoli vengono registrati ai primi del '900, tutti attribuiti alla presenza della antica icona, che rappresenta una immagine cosiddetta Odigitria, con la madonna in manto blu e velo rosso porpora che indica il bambino tenuto sul braccio sinistro, presentandolo come la via della verità. Attualmente nella grotta attrezzata con altare e abside, c'è una grande esposizione di ex-voto a testimonianza della recente e numerosa devozione, ripresa dopo che il luogo era appunto caduto in abbandono per secoli e dimenticato, inclusa una lunga treccia bionda evidentemente sacrificata a grazia ottenuta. 

Un presepe

Recentemente è diventato uno dei punti devozionali cristiani più frequentati del paese; tutta l'area è stata restaurata con l'erezione di un monumento alto 40 metri con una statua della madonna col Bambino già nel 1963 e con la recentissima costruzione di una basilica di grandi dimensioni che data ad una quindicina di anni fa. Un grande belvedere consente di spaziare tutto intorno, di fronte hai la costa che si perde verso sud, fino alla Galilea e davanti spazia sull'abitato di Sidone e oltre, alle spalle indovini le alture ormai digradanti della catena del monte Libano,  che si mostrano di un verde intenso data dalla fitta copertura di cedri, mentre tutto intorno nelle colline più basse, domini tutta una serie di paesi e paesini che le punteggiano. Per la verità al momento della nostra visita non c'è nessuno ed il santuario è addirittura chiuso, ma pare che nei giorni di festa, la folla che vi converge, sia particolarmente numerosa. Ora, al di là del fatto specifico e delle dimostrazioni di fede, iconografia comune a tutti questi luoghi sacri alle varie linee religiose, il momento si presta ad una riflessione su questo argomento che è di particolare importanza per il paese dei cedri. Come punto di partenza cominciamo a vedere quante e quali sia le confessioni religiose presenti in Libano, cosa non facile in assoluto. Guardando qua e là sulla rete, vedo che qualcuno parla di 18, ma mi sembra che questo numero riferisca solo alle principali, infatti se cominciamo a guardare tra i cristiani vedo che superiamo ampiamente la dozzina. 

Sidone

Infatti, tanto per fare un elenco senza troppi commenti, vediamo che tra i cattolici ne annoveriamo già sei: Maroniti, Greco-melchiti, Armeni, Siriaci, Caldei e Latini che poi saremmo noi di Roma. Tra gli Ortodossi ne abbiamo altre quattro: Greci, Siriaci, Copti e Armeni; veramente ci sarebbe anche la chiesa Assira, ma non saprei dove collocarla. Poi c'è la galassia dei Protestanti, divisi in almeno tre gruppi principali: Unione delle chiese Evangeliche (almeno 9 gruppi), Battisti (almeno 30 chiese), Avventisti (altre 4). Poi ci sono gli Ebrei con le loro suddivisioni, che però nel paese sono rimasti non più di un centinaio dopo le guerre che ne hanno convinto il folto numero ad emigrare definitivamente nel vicino Israele. Infine abbiamo gli Islamici con le grandi divisioni, più o meno a metà tra Sunniti e Sciiti, che a loro volta presentano minoranze di Alauiti e Ismailiti, infine i Drusi, una deviazione considerata eretica nata verso l'anno 1000, che non riconosce i cinque pilastri dell'Islam, ma uno soltanto. Ma secondo altri le suddivisioni tra i Musulmani sono almeno dodici. E qui, non ridete, ci siamo fermati solamente ai gruppi principali essendo presenti nel paese anche piccole minoranze di Induisti, Ba'hai, Sikh e Bhuddisti, per non farci mancare nulla. Diciamo che fino al 1800, al di là delle antiche lotte tra Crociati e Saraceni, tutto questo mescolotto conviveva tranquillamente senza apparenti attriti, con una forte mescolanza all'interno delle varie città, anche se in molte zone del paese prevalevano le une o le altre minoranze. 

La Madonna

E' pur vero che le mescolanze in realtà non avvenivano in quanto i matrimoni misti, benché non proibiti da alcuna legge, erano nella pratica molto infrequenti, facendo rimanere i gruppi molto delimitati tra di loro, con scarse infiltrazioni culturali. Le suddivisioni potevano quindi essere sia di posizione territoriale, sia perché portate nel paese dalle tante migrazioni di profughi dai paesi vicini, in seguito a guerre e persecuzioni, ad esempio palestinesi o armeni e più recentemente i siriani, tanto per citarne solo alcune, oppure da semplici ragioni storiche. Comunque sia, l'abbandono dell'area da parte della Francia, nel '46, che aveva contribuito alla creazione del paese come entità geograficamente delimitata già nel 1926 e poi successivamente indipendente dal '43, lasciò un paese molto diviso dal punto di vista religioso, tanto è che si reputò necessario ripartire le varie cariche politiche in base proprio a questo aspetto, costituendo pertanto un parlamento con 64 cristiani e 64 musulmani, un presidente della Repubblica cristiano, un primo ministro sunnita e un presidente del Parlamento sciita. Insomma da quel momento politica e religione sono diventati aspetti inscindibili della società libanese e da allora si è scoperchiato il vaso di Pandora e sono cominciati gli attriti che hanno condotto a lotte e successive guerre sanguinose, che hanno portato come risultato finale ad odi insanabili. Tra le altre cose al momento, bisogna considerare che i rapporti tra la popolazione sono cambiati e la suddivisione tra Cristiani e Musulmani, che era precedentemente al 50%, tra emigrazioni e costumi demografici, è passata a 35 e 65%, suscitando malumori e revanscismi vari. 

Le cupole della Basilica

Così un area che aveva visto uomini di religioni diverse convivere senza problemi per secoli, con moschee, chiese e sinagoghe, dirimpettaie e rispettose delle diverse esigenze dei propri fedeli, che alternavano suoni di campane a richiami dei muezzin, senza il minimo attrito, si sono trovati a spararsi dalle finestre, con massacri epocali, che continuano a minare ancora oggi la vita di questo piccolo e martoriato paese. Bisogna sempre considerare con è così facile, accogliere profughi di religioni che magari un decennio prima ti hanno massacrato parenti o cacciato di casa, riprendendo a dialogare tra persone che si sono combattute aspramente con le armi da un quartier all'altro della stessa città. Per questo il paese rimane perennemente in bilico tra tranquillità e guerre civili latenti, odi conclamati con la creazione di milizie armate dall'una parte e dall'altra, con le diverse fazioni ovviamente sobillate dall'esterno con fondi e propaganda, da stati che possiamo tranquillamente definire canaglia e che hanno l'evidente interesse a buttare benzina sul fuoco per mantenere uno stato perenne di tensione e disordine che evidentemente fa loro aggio. Una situazione generale disagevole che procura alla fine una continua instabilità e a cascata la serie di problemi economici che stanno conducendo il paese alla rovina finanziaria, come vi ho già detto precedentemente. Tutto questo si deve coerentemente ascrivere in toto alla malefica influenza delle religioni e al loro massimalismo che impedisce ogni dialogo concreto e che rimangono, oggi molto più di ieri, fonte insanabile di divisione, violenza e martirio per le popolazioni di ogni schieramento. E mai come qui, politica e religione sono inscindibili, nel bene ma soprattutto nel male, Come ci racconta Joelle, in Libano se si parla di politica, escono subito le pistole sul tavolo, tanto per capirci. 

Sidone 

SURVIVAL KIT

Santuario Mariano di Nostra Signora dell'Attesa - Situato sulla collina a circa 10 km a sud di Sidone. Prendete la deviazione dall'autostrada e risalite sulla altura adiacente, oltre il villaggio di Magdouché, per un paio di chilometri, all'altezza di circa 150 m. Il monumento è visibile dal basso e vi guiderà per le rampe che portano in cima. Bellissimo il panorama all'intorno che spazia sul sud del paese fino alla catena centrale. Il parco che comprende il santuario è di oltre 4000 m2 e comprende oltre alla grotta oggetto di venerazione, e alle attigue costruzioni, il luogo di sosta per i malati richiedenti grazie e le donne che aspirano alla maternità con un portico di tre arcate eretto già bel 1800, la cosiddetta via dei Santuari, una sorta di Via Crucis fatta di diverse sculture, la torre con la statua della Madonna e il moderno santuario. Sarebbe interessante arrivarci in concomitanza con qualche evento religioso, per osservare lo svolgersi delle cerimonie. Merita comunque una deviazione anche soltanto per il panorama.


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Leb 7 - Sidone

lunedì 20 marzo 2023

Leb 8 - La zona archeologica di Tiro

Tiro - La gradinata dell'Ippodromo romano - Libano - marzo 23


Negozio di pescatore

Naturalmente c'è un po' di rammarico a lasciare Sidone, senza approfondire di più. Ci sarebbero ancora diverse cosette da vedere, ma ancor di più forse sarebbe bello lasciarsi andare al piacere di continuare ad esplorare gli angoli nascosti del suq alla ricerca dei quadri della vita reale di tutti i giorni oppure continuare a passeggiare sul lungomare cercando di vedere i mozziconi delle colonne che il mare, nel suo desiderio di unirsi alla terra che si è sdraiata, più in basso sui morbidì canapé di questo immenso divan ottomano che forma un lungo arco davanti alla città, per accoglierlo nel suo abbraccio sensuale, ha, a poco a poco, ha seppellito tra le onde lunghe, facendole proprie per sempre. Il problema è sempre lo stesso, quando visiti un luogo, avresti sempre voglia di conoscerlo meglio, più a fondo, dispiacendoti se il contatto rimane fugace e ridotto, come un incontro desiderato ma che non si prolunga più a lungo dandoti il tempo di apprezzarne come si deve tutti i lati che ti ha promesso. E' il destino barbaro del turista, fatto di toccate e fuga e di rinunce continue all'approfondimento delle conoscenze. Andiamo dunque che un'altra città ci attende, un altro grande e famoso porto dell'antichità, la splendida Tiro o Tyros come adesso si chiama. Solo una quarantina di chilometri lungo questa autostrada litoranea che si arresta proprio ai margini di questa città. 

Tiro - La necropoli
Poco più a sud, forse 10 o 15 chilometri e si trova la Linea Blu, il confine tracciato dall'ONU dopo l'invasione israeliana del 78, avvenuta in risposta ad una azione violenta, con una quarantina di morti da parte dell'OLP, che aveva le sue basi appunto nel sud libanese. L'occupazione si estese allora successivamente a tutto il sud libanese fino a Tiro appunto e fino alle alture del Golan in Siria. L'intervento dell'ONU con le truppe denominate UNIFIL, si interpose dunque tra le truppe e si giunse appunto nel 2000 a definire questa linea di demarcazione riconosciuta che al momento è costituita da un muro di cemento costruito e presidiato da Israele a protezione dei propri confini dalla infiltrazioni Hezbollah, i simpatizzanti sciiti sostenuti dall'Iran. Qui respiri un'aria di vigile e militarizzata preoccupazione. I segnali sono evidenti dappertutto, anche se non riconosci a prima vista se si tratta di bidoni vuoti e cavalli di frisa con fili spinati abbandonati da decenni o roba nuova, come si dice pronta all'uso. I posti di blocchi continui, lungo le strade che apparentemente hanno solamente una funzione di presenza, nel senso che vogliono mostrare di esserci, magari pronti alla bisogna, oppure stanchi epigoni di fatti pesanti del passato recente, ma al momento presenze obbligate e poco più che di facciata. Fatto sta, che la fila delle macchine, passa scorrendo a velocità rallentata, slalomando tra garitte semideserte e soldati, dall'occhio distratto che buttano uno sguardo all'interno dell'auto, facendo il segno con la mano di scorrere e non intasare la strada, ancor prima che tu abbia rallentato. 

Tiro - La via romana

Libanesi, Coreani dell'UNIFIL, tutta erba dello stesso fascio, che popolano una terra dal passato disgraziato in cerca di stabilità. La gente prosegue la sua vita di sempre, ci si abitua a tutto anche ai fili spinati, credo che dopo un poco non li si veda neppure più, annebbiati dalle necessità di ogni giorno, dal premere della vita che incombe e non lascia spazio alla filosofia o ai troppi timori, pensando comunque che la presenza di militari in abbondanza, porta comunque soldi, commercio, aumento del PIL. Tuttavia per chi arriva da fuori e non c'è abituato, tutto questo fa sempre ragionare e suscita moti di inquietudine, per carità, largamente ingiustificata e rimane alla fine solamente come argomento di discussione sulla irrazionalità umana. Intanto arriviamo alla città, più o meno delle dimensioni di Sidone e affacciata sul mare, occupando la stessa area da almeno 5000 anni, che ne fece uno dei più importanti porti fenici del Mediterraneo, senza dimenticare che proprio da qui partirono le triremi che fondarono Cartagine, la più importante colonia fenicia del Mediterraneo centrale, spazio navale che dominò per secoli, ma anche tutta la serie di colonie in Sicilia e in Sardegna, facendo del fenicio la lingua franca del Mediterraneo ed  influenzando col diffondersi del suo alfabeto tutte le culture successive. Se avete voglia di seguirne la dettagliata time line della sua antica storia date un'occhiata qui.

Sarcofago sbozzato

 E' curioso che tutte queste città e porti della costa siano più o meno alla stessa distanza tra di loro, una quarantina di chilometri circa, che corrispondeva dal più al meno ad un giorno di navigazione, formando una rete di città formalmente indipendenti da cui dipendeva però il controllo di tutto il territorio circostante, da Tiro a Sidone, a Beirut, a Byblos, a Tripoli e così via. Questa zona del sud del paese, a maggioranza sciita, tuttavia è stata in tempi recenti luogo di sfogo per i molti profughi palestinesi in arrivo dalla vicina Galilea e questo, con la nascita del movimento estremista degli Hezbollah ed i disordini che ne sono seguiti, ha fatto da freno allo sviluppo economico della regione che è rimasta comunque indietro rispetto alla spinta di Beirut e del nord del paese. Dopo il ritiro degli Israeliani dalla regione avvenuto nel 2000, l'area ha cominciato a riprendersi ed anche il turismo sembra decollare, grazie all'inserimento della città e del suo straordinario parco archeologico, già dall'84, nell'elenco privilegiato dell'UNESCO. Ed è qui che respiri il passato senza paragoni della città. Pluricitata nell'antico e nel Nuovo Testamento, la città rimase a lungo nella sfera di influenza egiziana, poi dopo il devastante tsunami del 1100 circa a.C. passò sotto tutta la serie delle dominazioni succedutesi nel tempo di cui vi ho già fatto cenno, resistendovi più o meno, con cedimenti di convenienza o assedi durati anni, che finivano inevitabilmente con la distruzione della città e della sua successiva ricostruzione, sempre ripresasi, con la sua forza mercantile disposta sempre a pagare tasse e tributi al conquistatori dei turno, purché fosse messa in condizioni di lavorare.

L'arco trionfale

Tutto questo fosse l'assalitore Assurbanipal, Alessandro o i pragmatici Romani, disposti sempre a lasciar fare purché fosse dato a Cesare quel che era di Cesare, come del resto avviene oggi in Cina, fate pure affari e arricchitevi come meglio sapete fare, ma non rompete le balle con la politica, che il primo che parla o contesta, non riuscirà a farlo due volte di seguito, anche perché questa è una cosa che confucianamente, disturba l'armonia generale non va bene. Così ti puoi avviare tranquillamente per visitare questa area immensa che mostra solamente una parte delle grandi culture che si sono sovrapposte in questa terra carica di storia. La prima è costituita da una via sacra molto ben conservata, lunga quasi un chilometro e circondata da una immensa necropoli di epoca bizantina, nella quale si affastellano infiniti sarcofagi di pietra, alcuni già vandalizzati, come si vede bene dagli squarci nella pareti laterali, per esplorarne il contenuto in cerca di tesori, altri apparentemente ancor intonsi, molti dei quali ancora contenenti le ossa dei destinatari. Alcuni sono perfettamente scolpiti nelle loro pareti, con serti di fronde, grandi fiori, teste di animali e iscrizioni, anche minacciose verso i possibili profanatori e cacciatori di tesori, altri appena sbozzati con i rilievi standard, che avrebbero dovuto successivamente essere perfezionati, ma per qualche ragione, chissà, tempistica  o per mancanza di fonti, causa così comune in tutte le stagioni, ma che così sono rimasti. 


L'ippodromo
Molti sono disposti in file ordinate, altri come ammonticchiati alla rinfusa o come precipitati gli uni sugli altri, Non dimentichiamo che questa è terra ballerina dove i terremoti sono sempre stati frequenti e devastanti. Non mancano le sepolture dei più poveri, come si dicono, le piccionaie, sorta di buchi nella pietra dove erano deposte le ossa, in una situazione, diciamo, condominiale, non molto diversa dai nostri ossari. Così percorri lentamente questa strada dei morti, circondato da parallelepipedi di pietra, testimoni del tempo, fino ad arrivare allo spettacolare arco trionfale romano, i rilievi scultorei del quale sono stati erosi dal tempo e dalla forza dei venti e non più riconoscibili, mentre alla sua base puoi vedere bene la differenziazione tra la via bizantina e quella sottostante, quasi un metro, in cui facilmente riconosci le caratteristiche delle pietre romane, del Cardo che incrocia il Decumano, con le sue pietre squadrate con le carrarecce scavate nel vivo delle lastre dalle ruote che per secoli le hanno percorse e porta all'altra meraviglia che si allunga al suo lato sinistro, l'Ippodromo, il più grande e meglio conservato che si conosca. Un grande spazio verdissimo, dove dai rilievi circostanti, e dall'imponente parte di gradinata rimasta, puoi indovinare la straordinaria imponenza. 

Le sottogradinate dell'ippodromo

Al fianco, come in una teoria eretta a bella posta, una infinita serie di archi di pietra necessari a sostenere architettonicamente le altre gradinate che li sovrastavano, ora crollate e non più visibili se non in montagne di pietre altrimenti e da altre mani rubate, vandalizzate, utilizzate per il resto della città, le colonne superstiti e il rilievo della spina centrale, attorno alla quale par di sentire ancora lo scalpitar delle quadrighe lanciate alla conquista della vittoria. Pochi grandi spazi come questo sanno dare una così intensa sensazione di eventi epocali, di folle urlanti, di vincitori acclamati in cerca di serti di vittoria. Non c'è dubbio, l'agone, sportivo che sia o semplicemente spettacolo da circo, è una costante di tutte le culture, di ogni tempo e questi spazi, che siano anfiteatri o stadi olimpici greci o campi per il gioco della palla mesoamericani o moderne arene del calcio moderno, rimangono per millenni a testimoniarlo, mantenendo cristallizzato nell'aria, l'urlo della folla che incita i concorrenti e inneggia i propri beniamini, lo slancio finale della mano protesa del vincitore, il serto dorato o la coppa o la medaglia impareggiabile. Grande sensazione, devo dire, anche se la passeggiata è fatica pesante per l'anziano aduso al riposino pomeridiano. Stiamo ancora un poco qui, seduti sui gradini antichi a sentire la durezza della pietra, a guardare il vuoto di queste infinite corsie dove si sono persi ormai i segni degli zoccoli e le urla degli aurighi famosi.

La via Bizantina

SURVIVAL KIT

Tiro (ma anche صور‎, Ṣūr o in francese Tyr) - A 85 km sull'autostrada a sud di Beirut, raggiungibile in un paio di orette o anche meno a seconda del traffico. La città antica nacque sull'isolotto davanti alla costa, in parte sprofondato nel mare dopo lo tsunami, Distrutta e ricostruita come al solito più volte, ha visto tutte le diverse culture alternarsi. Dopo la distruzione di Alessandro che la assediò per sette mesi conquistandola solo grazie alla costruzione di un terrapieno fatto con le pietre della parte della città sorta sulla costa e che poi quindi unì l'isola alla terraferma trasformandola in penisola. Da non perdere ovviamente tutta l'area archeologica, che si trova nella zona 3 (al-Bass), che può portarvi via anche una intera mattinata (non oso immaginare l'estate col sole a picco nelle ore centrali della giornata) con la sua selva di colonne smozzicate e le centinaia di sarcofaghi e lo strepitoso spazio dell'ippodromo, meglio se potete una intera giornata, passeggiando e stando seduti su antiche pietre a meditare sull'onda della storia. Poi fatevi un bel giro nella parte dell'ex isolotto (zona 1) detto al-Minà che è rimasto quartiere cristiano dalle case coloratissime, oggi zona di locali e ristorantini, dove c'è il porticciolo dei pescatori. Tra questi locali, alcuni nuovissimi e moderni e anche costosi, avrete amplissima scelta, fatevi dunque consigliare da amici che ne sanno, e qui suggerisco vivamente di passare la serata. Inoltre nell'ex-isola, se ne aveste il tempo potrete anche cercare di ritrovare i residuati di una strada di colonne che porta all'antico porto egizio sprofondato nel mare, un'arena romana e le terme adiacenti. Minimo mezza giornata, meglio un  paio di giorni.


Sarcofagi


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